Return to Video

Come può una società perdonare i criminali? | Chloé Deambrogio | TEDxLakeComo

  • 0:13 - 0:14
    Il perdono,
  • 0:14 - 0:19
    un sentimento celebrato da millenni
    da filosofi, teologi e leader religiosi.
  • 0:20 - 0:23
    Spesso descritto
    come un atto nobile, umanitario,
  • 0:23 - 0:26
    capace di elevare moralmente
    lo spirito dell'uomo.
  • 0:27 - 0:29
    Eppure, così difficile da sentire,
  • 0:30 - 0:34
    specialmente quando il responsabile
    si è reso colpevole di atti gravi,
  • 0:34 - 0:38
    che non possono, e non devono,
    essere giustificati o dimenticati.
  • 0:40 - 0:44
    Nei prossimi minuti, vorrei parlarvi
    delle origini di questo sentimento,
  • 0:44 - 0:48
    e rivelarvi in che modo, credo,
    possa e debba essere sviluppato,
  • 0:49 - 0:53
    anche quando la gravità della situazione
    può renderlo difficile e controverso.
  • 0:55 - 0:57
    Perché penso che il perdono
    debba essere sviluppato?
  • 0:58 - 0:59
    Sicuramente,
  • 0:59 - 1:02
    abbiamo tutti vissuto l'esperienza
    di essere trattati ingiustamente,
  • 1:02 - 1:03
    qualche volta.
  • 1:04 - 1:07
    Magari siamo stati abbandonati
    da un caro amico, nel momento del bisogno,
  • 1:08 - 1:11
    oppure traditi da una persona
    che amavamo molto.
  • 1:12 - 1:14
    Come ci siamo sentiti, in quel momento?
  • 1:14 - 1:17
    Probabilmente, la tristezza,
    la rabbia e il risentimento
  • 1:17 - 1:19
    hanno iniziato a tormentarci,
  • 1:20 - 1:21
    e magari abbiamo anche iniziato
  • 1:21 - 1:24
    a desiderare di vendicarci
    contro chi ci ha ferito.
  • 1:25 - 1:27
    Chi hanno danneggiato, però,
    questi sentimenti?
  • 1:28 - 1:31
    Le persone che ci hanno fatto del male,
    oppure soltanto noi stessi?
  • 1:33 - 1:35
    È su questa domanda
    che vorrei riflettere con voi oggi,
  • 1:36 - 1:37
    perché sono convinta che,
  • 1:37 - 1:40
    come disse una volta
    il grande scrittore americano Mark Twain,
  • 1:41 - 1:43
    "La rabbia è un acido
  • 1:43 - 1:46
    che può provocare più danno
    al contenitore che la custodisce
  • 1:46 - 1:50
    che a qualsiasi oggetto
    sul quale venga versato".
  • 1:51 - 1:52
    Ma qual è l'origine della rabbia?
  • 1:53 - 1:56
    E se ci provoca tanto danno,
    come possiamo superarla?
  • 1:57 - 2:00
    Ricerche condotte nel campo
    della psicologia sociale
  • 2:00 - 2:05
    hanno dimostrato che rabbia e risentimento
    scaturiscono, principalmente,
  • 2:05 - 2:08
    dal modo in cui spieghiamo
    le azioni di chi ci ha ferito.
  • 2:09 - 2:10
    Secondo questi studi,
  • 2:10 - 2:13
    quando ci troviamo
    nella posizione della vittima
  • 2:13 - 2:17
    tendiamo a dipingere erroneamente
    chi ci ha fatto del male
  • 2:17 - 2:19
    come una persona fondamentalmente cattiva.
  • 2:20 - 2:21
    Per esempio,
  • 2:21 - 2:24
    l'amico che ci ha abbandonato
    è descritto come un opportunista,
  • 2:25 - 2:27
    il genitore che ci ha fatto
    un torto, come un egoista,
  • 2:28 - 2:31
    e il nostro marito e nostra moglie
    che ci ha tradito come un infedele.
  • 2:33 - 2:34
    Al contrario, però,
  • 2:34 - 2:39
    quando siamo stati noi a tradire qualcuno,
    o a ferire qualcuno in qualche modo,
  • 2:39 - 2:42
    in genere tendiamo
    a dipingere le nostre azioni
  • 2:42 - 2:44
    come risultato di accadimenti esterni
  • 2:44 - 2:47
    e circostanze al di là
    del nostro controllo.
  • 2:48 - 2:51
    Per esempio, ci giustifichiamo
    dicendo che la nostra
  • 2:51 - 2:54
    è stata soltanto una reazione
    al comportamento negativo dell'altro,
  • 2:55 - 2:57
    oppure che in quel momento
    eravamo sotto stress,
  • 2:57 - 3:00
    o che stiamo attraversando
    un periodo difficile.
  • 3:01 - 3:03
    La ricerca dimostra, quindi,
  • 3:03 - 3:07
    che le persone tendono ad attribuire,
    erroneamente, il comportamento degli altri
  • 3:07 - 3:10
    a caratteristiche fisse
    della loro personalità,
  • 3:10 - 3:13
    e il proprio comportamento
    a circostanze esterne.
  • 3:14 - 3:18
    Gli esperti chiamano questa tendenza
    "errore di attribuzione".
  • 3:19 - 3:20
    La mia idea è che,
  • 3:20 - 3:23
    se vogliamo lasciare andare
    la rabbia e il risentimento
  • 3:23 - 3:26
    che ostacolano lo sviluppo del perdono,
  • 3:26 - 3:28
    dobbiamo correggere
    l'errore di attribuzione.
  • 3:29 - 3:31
    Secondo questa idea, quindi,
  • 3:31 - 3:34
    l'errore di attribuzione
    è uno dei principali ostacoli al perdono,
  • 3:35 - 3:39
    e la causa di molti conflitti
    che ci tengono separati l'uno dall'altro,
  • 3:39 - 3:41
    sia a livello individuale
    che a livello collettivo.
  • 3:43 - 3:45
    A livello individuale, queste tendenze
  • 3:45 - 3:49
    portano a una separazione concettuale
    tra il sé e l'altro.
  • 3:50 - 3:53
    L'altro diviene il sito
    delle nostre proiezioni negative,
  • 3:54 - 3:57
    viene rappresentato come qualcosa
    di diverso dal sé,
  • 3:57 - 4:00
    come un entità separata
    che non merita rispetto.
  • 4:01 - 4:04
    Ferendo i nostri sentimenti,
    e sfidando i nostri valori,
  • 4:04 - 4:06
    l'altro perde la sua dignità
    di essere umano.
  • 4:07 - 4:09
    E può essere, quindi,
    trattato di conseguenza.
  • 4:11 - 4:14
    A livello collettivo,
    queste tendenze psicologiche
  • 4:14 - 4:17
    portano da un lato
    a guerre e scontri interminabili,
  • 4:17 - 4:19
    come il conflitto israelo palestinese,
  • 4:19 - 4:21
    la guerra civile in Siria e il terrorismo.
  • 4:22 - 4:24
    Dall'altro portano alla creazione
  • 4:24 - 4:27
    di sistemi di giustizia
    eccessivamente punitivi,
  • 4:27 - 4:30
    che prevedono pene carcerarie
    severe e prolungate
  • 4:30 - 4:31
    anche per crimini minori.
  • 4:34 - 4:37
    Eppure, come dimostrano
    gli altissimi livelli di recidiva
  • 4:37 - 4:40
    registrati tra i condannati
    in vari paesi del mondo,
  • 4:40 - 4:43
    queste misure punitive non sono in grado
  • 4:43 - 4:45
    né di trasformare
    il comportamento dei trasgressori,
  • 4:45 - 4:49
    né di porre fine ai conflitti sociali
    e creare un mondo più sicuro.
  • 4:51 - 4:54
    Allora forse dovremmo chiederci:
    la punizione e il carcere
  • 4:54 - 4:58
    sono davvero gli unici sistemi
    a nostra disposizione per fare giustizia?
  • 4:59 - 5:00
    O esiste forse una maniera alternativa?
  • 5:02 - 5:05
    In effetti, esiste una strada alternativa.
  • 5:05 - 5:08
    Una strada che sfida
    le nostre idee prestabilite
  • 5:08 - 5:10
    su come gli individui, e la società,
  • 5:10 - 5:12
    dovrebbero rispondere
    alla violenza e al conflitto.
  • 5:14 - 5:16
    Secondo questa idea,
  • 5:16 - 5:19
    se l'obiettivo è di portare
    pace e armonia nella nostra società,
  • 5:19 - 5:21
    i trasgressori devono essere aiutati
  • 5:21 - 5:24
    a sviluppare l'empatia
    verso le loro vittime,
  • 5:24 - 5:26
    e a capire il danno
    che le loro azioni hanno provocato.
  • 5:28 - 5:29
    A loro volta,
  • 5:29 - 5:30
    le vittime devono essere aiutate
  • 5:30 - 5:34
    a sviluppare la compassione e il perdono
    verso i trasgressori,
  • 5:34 - 5:36
    nonostante la difficoltà della situazione.
  • 5:38 - 5:42
    Ma perché le vittime dovrebbero aspirare
    a perdonare chi gli ha fatto del male?
  • 5:43 - 5:46
    La ricerca psicologica ha dimostrato
  • 5:46 - 5:49
    che trasformare rabbia e risentimento
    in compassione e perdono
  • 5:49 - 5:53
    contribuisce positivamente
    al benessere psicologico
  • 5:53 - 5:56
    e alla salute fisica
    delle vittime nel processo.
  • 5:58 - 6:02
    I sostenitori del modello tradizionale
    di giustizia sostengono, però,
  • 6:02 - 6:04
    che perdonare chi ha commesso un crimine
  • 6:04 - 6:08
    è irrispettoso nei confronti
    del dolore della vittima
  • 6:08 - 6:09
    e dei valori della società.
  • 6:10 - 6:12
    A mio avviso, però, queste critiche
  • 6:12 - 6:16
    si basano su un'idea della relazione
    tra il trasgressore e l'atto criminale
  • 6:17 - 6:21
    che non riconosce la fondamentale
    giustificazione morale del perdono.
  • 6:23 - 6:26
    Infatti, mentre il sistema tradizionale
  • 6:26 - 6:29
    tende a identificare
    il peccato col peccatore,
  • 6:30 - 6:33
    per riuscire a perdonare
    senza però giustificare
  • 6:33 - 6:36
    dobbiamo separare l'atto criminale,
    che può essere condannato,
  • 6:36 - 6:41
    dalla persona responsabile di tale atto,
    che può invece essere perdonata.
  • 6:42 - 6:46
    Condannando il crimine ma non la persona,
    da un lato manteniamo intatto
  • 6:46 - 6:50
    il rispetto per il dolore della vittima
    e i valori della società
  • 6:51 - 6:56
    e dall'altra aiutiamo il trasgressore
    a non identificarsi con il suo errore,
  • 6:56 - 6:59
    e la vittima a perdonare
    il suo malfattore.
  • 7:00 - 7:04
    È sostenendo la separazione concettuale
    tra il crimine e la persona
  • 7:04 - 7:06
    che il ruolo del sistema giudiziario
  • 7:06 - 7:09
    può risultare determinante
    per lo sviluppo del perdono.
  • 7:11 - 7:13
    Ma il nostro sistema giudiziario
  • 7:13 - 7:16
    è in grado di sostenere
    questa separazione concettuale?
  • 7:17 - 7:20
    Nel modello retributivo tradizionale,
  • 7:20 - 7:22
    l'equilibrio della bilancia
    della Giustizia
  • 7:22 - 7:26
    si ottiene infliggendo
    una punizione al trasgressore
  • 7:26 - 7:29
    commisurata al danno sociale
    provocato dal crimine.
  • 7:31 - 7:34
    Secondo alcuni critici,
    focalizzandosi esclusivamente
  • 7:34 - 7:37
    sull'azione da compiere
    nei confronti del trasgressore,
  • 7:37 - 7:41
    il modello tradizionale tende a ignorare
    i bisogni delle vittime, nel processo.
  • 7:42 - 7:47
    Infatti, privando le vittime
    di una voce nel procedimento,
  • 7:47 - 7:49
    il sistema penale tende a negare loro
  • 7:49 - 7:53
    la possibilità di esprimere
    i propri sentimenti e le proprie paure.
  • 7:53 - 7:56
    E di superare, così,
    il trauma provocato dall'evento.
  • 7:58 - 7:59
    Per risolvere questo problema,
  • 7:59 - 8:03
    questi critici propongono
    un modello alternativo di giustizia,
  • 8:03 - 8:05
    basato sulla riparazione del danno
  • 8:05 - 8:08
    provocato dal crimine
    alle vittime e alla società,
  • 8:08 - 8:12
    anziché sulla quantità di punizione
    da imporre al trasgressore.
  • 8:12 - 8:14
    [GIUSTIZIA RIPARATIVA
    DANNO - RIPARAZIONE]
  • 8:14 - 8:17
    Ci sono vari metodi
    per implementare questo modello:
  • 8:17 - 8:19
    ma quello che sicuramente
    ha avuto più successo
  • 8:19 - 8:21
    è la conferenza riparativa.
  • 8:22 - 8:25
    La conferenza riparativa cerca di riunire
  • 8:25 - 8:27
    le vittime, i trasgressori
    e i loro familiari
  • 8:28 - 8:30
    per tovare insieme
    una soluzione costruttiva
  • 8:30 - 8:32
    ai danni provocati dal crimine,
  • 8:33 - 8:37
    aiutati da un mediatore imparziale -
    in genere, un agente di polizia.
  • 8:38 - 8:41
    Mentre il sistema tradizionale si basa
  • 8:41 - 8:45
    su una relazione antagonistica
    tra lo Stato e i trasgressori,
  • 8:45 - 8:50
    le conferenze riparative cercano di creare
    una relazione di cooperazione
  • 8:50 - 8:54
    tra tutte le parti coinvolte,
    in una dinamica di carattere circolare.
  • 8:56 - 8:57
    La mia idea è che,
  • 8:57 - 9:00
    mentre l'approccio antagonistico
    del sistema tradizionale
  • 9:00 - 9:03
    raramente stimola il condannato
    a chiedere scusa,
  • 9:03 - 9:04
    e le vittime a perdonare,
  • 9:05 - 9:09
    la natura cooperativa e circolare
    della conferenza riparativa
  • 9:09 - 9:12
    crea l'ambiente ideale
    affinché avvenga questo scambio.
  • 9:15 - 9:20
    Questa idea si basa su una serie di studi,
    condotti in Australia e Nuova Zelanda,
  • 9:20 - 9:23
    che hanno dimostrato le straordinarie
    potenzialità trasformative
  • 9:23 - 9:24
    di questo modello.
  • 9:26 - 9:30
    Come abbiamo visto, per esempio,
    per riuscire a perdonare
  • 9:30 - 9:33
    la vittima deve riuscire a separare
    l'identità del criminale
  • 9:33 - 9:34
    dal suo comportamento.
  • 9:34 - 9:37
    Per esempio, identificando
    le circostanze esterne
  • 9:37 - 9:39
    che possono aver contribuito
    alle sue azioni.
  • 9:41 - 9:43
    Gli studi australiani, e neozelandesi,
  • 9:43 - 9:46
    dimostrano che la maggioranza
    delle conferenze riparative
  • 9:46 - 9:50
    sono in grado di sostenere
    questa separazione concettuale:
  • 9:51 - 9:53
    infatti, quasi il 70 percento
  • 9:53 - 9:56
    delle vittime intervistate
    in Nuova Zelanda
  • 9:56 - 10:00
    descrivevano il trasgressore
    con una persona fondamentalmente buona
  • 10:00 - 10:02
    che aveva però compiuto
    un'azione sbagliata,
  • 10:03 - 10:05
    mentre le vittime
    intervistate in Australia
  • 10:05 - 10:08
    raramente disapprovavano
    il trasgressore come persona.
  • 10:11 - 10:14
    D'altro canto, come abbiamo visto,
    per riuscire a chiedere scusa
  • 10:14 - 10:16
    i trasgressori devono riuscire
  • 10:16 - 10:19
    a sviluppare l'empatia
    verso le loro vittime
  • 10:19 - 10:22
    e a capire il danno
    che le loro azioni hanno provocato.
  • 10:23 - 10:26
    Gli studi australiani dimostrano
    che le conferenze riparative
  • 10:26 - 10:30
    sono più efficaci
    dei processi penali tradizionali
  • 10:30 - 10:32
    nel facilitare questo tipo
    di trasformazione.
  • 10:34 - 10:39
    Infatti, mentre nei processi
    penali tradizionali
  • 10:39 - 10:45
    soltanto il 19 percento delle vittime
    riportava di aver ricevuto delle scuse,
  • 10:45 - 10:47
    nelle conferenze riparative
  • 10:47 - 10:49
    queste percentuali schizzano
    al 72 percento.
  • 10:52 - 10:54
    Questo dato è molto significativo,
  • 10:54 - 10:55
    perché la ricerca ha dimostrato
  • 10:55 - 10:58
    che le vittime sono
    molto più inclini a perdonare
  • 10:58 - 11:01
    quando ricevono delle scuse,
    come possiamo anche immaginare.
  • 11:02 - 11:07
    Infine, per riuscire a perdonare,
  • 11:07 - 11:09
    le vittime devono riuscire
    a lasciare andare la rabbia
  • 11:09 - 11:12
    e a sviluppare la compassione
    verso i trasgressori.
  • 11:13 - 11:15
    E ancora una volta,
    gli studi condotti in Australia
  • 11:15 - 11:18
    dimostrano l'efficacia
    della giustizia riparativa
  • 11:18 - 11:20
    per sostenere questa
    trasformazione emotiva.
  • 11:22 - 11:25
    Infatti, mentre prima
    delle conferenze riparative
  • 11:25 - 11:30
    il 63 percento delle vittime
    provava rabbia verso il trasgressore,
  • 11:30 - 11:33
    dopo le conferenze
    queste percentuali si dimezzano,
  • 11:33 - 11:36
    calando drasticamente al 29 percento.
  • 11:37 - 11:40
    Viceversa, se prima
    delle conferenze riparative
  • 11:40 - 11:45
    soltanto il 19 percento delle vittime
    provava compassione verso il trasgressore,
  • 11:46 - 11:49
    dopo le conferenze
    queste percentuali raddoppiano,
  • 11:49 - 11:51
    raggiungendo il 48 percento.
  • 11:52 - 11:54
    Come dimostrano questi studi, quindi,
  • 11:54 - 11:58
    se completata con successo,
    una conferenza riparativa
  • 11:58 - 12:00
    può contribuire alla creazione
  • 12:00 - 12:03
    di una nuova relazione
    tra la vittima e il criminale.
  • 12:04 - 12:07
    E, col tempo, portare
    al perdono e alla riconciliazione.
  • 12:10 - 12:13
    Alcuni critici sostengono, però,
    che la giustizia riparativa
  • 12:13 - 12:16
    è basata su idee
    un po' ingenue e utopistiche.
  • 12:18 - 12:21
    Essi enfatizzano l'egoismo
    che pervade molte relazioni sociali,
  • 12:21 - 12:24
    sostenendo che queste smentiscono
  • 12:24 - 12:28
    la fiducia nelle doti empatiche dell'uomo
    su cui si basa questo modello.
  • 12:30 - 12:32
    La ricerca psicologica
    e sperimentale dimostra, però,
  • 12:32 - 12:34
    che se trattiamo le persone in modo onesto
  • 12:34 - 12:38
    queste saranno a loro volta più inclini
    a comportarsi in modo onesto.
  • 12:39 - 12:41
    Se le trattiamo
    come se fossero affidabili,
  • 12:41 - 12:43
    queste saranno a loro volta
    più affidabili.
  • 12:44 - 12:47
    E se diamo loro una responsabilità attiva
  • 12:47 - 12:49
    queste la assumeranno
    in maniera costruttiva.
  • 12:51 - 12:54
    Fidarsi della capacità umana all'empatia
    non è quindi ingenuità,
  • 12:54 - 12:57
    ma una scelta basata
    su un accurata osservazione
  • 12:57 - 12:59
    dei dati a nostra disposizione.
  • 13:00 - 13:03
    La giustizia riparativa
    non è neanche una proposta utopistica.
  • 13:04 - 13:06
    Anzi, questo modello è oggi sviluppato
  • 13:06 - 13:10
    in vari paesi anglosassoni,
    come gli Stati Uniti e l'Inghilterra,
  • 13:11 - 13:13
    in paesi devastati dalla guerra civile,
  • 13:13 - 13:14
    come la Rwanda,
  • 13:14 - 13:17
    e in varie altre parti del mondo,
    tra cui anche l'Italia.
  • 13:19 - 13:22
    Nonostante questi progressi, però,
    siamo ancora a uno stato embrionale.
  • 13:23 - 13:26
    Il sistema giudiziario è oggi
    più che mai pieno di problemi:
  • 13:28 - 13:30
    per esempio, come molti
    probabilmente sanno,
  • 13:30 - 13:32
    negli ultimi anni abbiamo assistito
  • 13:32 - 13:36
    a una crescita esponenziale
    nel numero di carcerati
  • 13:36 - 13:38
    e altissimi livelli di ricaduta
    dopo il rilascio.
  • 13:40 - 13:42
    Etichettando i trasgressori
    come criminali,
  • 13:42 - 13:46
    li abbiamo di fatto spinti
    a identificarsi con le loro azioni,
  • 13:46 - 13:48
    impedendo ogni possibilità di cambiamento.
  • 13:49 - 13:54
    Al contrario, se riusciamo a separare
    l'identità del criminale dalle sue azioni,
  • 13:54 - 13:57
    e a ripensare che cos'è la giustizia
  • 13:57 - 14:00
    e che cosa vogliamo ottenere
    attraverso il suo utilizzo,
  • 14:00 - 14:02
    possiamo creare un modello alternativo
  • 14:02 - 14:04
    che miri non tanto
    all'inflizione della pena,
  • 14:05 - 14:09
    quanto al benessere e alla maturazione
    di tutte le parti coinvolte:
  • 14:09 - 14:11
    vittime, trasgressori e collettività.
  • 14:13 - 14:15
    Fino ad oggi, ci siamo sempre chiesti:
  • 14:15 - 14:18
    quanta punizione dovremmo infliggere
    per questo crimine?
  • 14:19 - 14:21
    E se invece iniziassimo a chiederci:
  • 14:21 - 14:24
    che cosa possiamo fare,
    per ristabilire l'armonia perduta?
  • 14:25 - 14:27
    Grazie.
  • 14:27 - 14:29
    (Applausi)
Title:
Come può una società perdonare i criminali? | Chloé Deambrogio | TEDxLakeComo
Description:

Chloé è una ricercatrice al Centre for Criminology dell'Università di Oxford.
Nel suo talk, spiega come la giustizia riparativa possa aprire nuovi percorsi di riconciliazione tra vittime e aggressori, con risultati molto promettenti sia per le parti coinvolte che per la società nel suo complesso.

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx, che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

more » « less
Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
14:33

Italian subtitles

Revisions