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La Cranbrook Academy of Art è dove
ho fatto gli studi post-laurea.
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È stato un po' scioccante, credo, all'inizio
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perché ero l'unico di una minoranza.
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Questo era nel 1988.
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Mi consideravo solo un altro artista
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che era lì con altri come me.
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E credo fosse difficile perché
era la prima volta
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che affrontavo la mia identità
come maschio nero.
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Mia madre mi aveva spiegato, quando
avevo circa otto anni,
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la complessità di cosa avrei affrontato.
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E saperlo mi faceva pensare:
"Devo farmi venire la pelle dura".
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"Devo riuscire a cavarmela in un mondo…"
[RIDE]
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"…che potrebbe funzionare contro di me
invece che per me".
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Come reagisco a tutto questo?
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So bene cos'è il racial profiling.
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Stavo tornando a casa da lezione
con la mia cartella.
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Mi hanno fermato… circondato,
poliziotti in borghese, dicendo
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"Sdraiati per terra"--
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perché c'era stata una rapina
al negozio lì vicino.
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Questa è stata la mia realtà.
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Bisogna farsi coraggio.
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Psicologicamente, devo farmi coraggio.
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E devo stare tranquillo---
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metterlo in prospettiva
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e, in un certo senso,
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non farmi prendere dalla rabbia.
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E se mi prende la rabbia,
la esprimo creando queste cose.
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Tutto quello diventa l'impulso per creare.
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Non considero divertenti i "Soundsuits".
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Nascono da esperienze difficili.
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Nascondono genere, razza, classe.
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E ti constringono a guardarli
senza dare giudizi.
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Tendiamo ad assegnare categorie a tutto.
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Vogliamo sempre trovare un posto a tutto.
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Come facciamo a sentirci in sintonia con
qualcosa che non è familiare?