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Plum Village, Francia, il Maestro Zen
Thich Nhat Hanh risponde alla domanda:
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Come possiamo lasciare andare la rabbia?
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Caro Thay, Oprah Magazine chiede:
"Come lasciare andare la rabbia,
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che sia diretta a membri della famiglia
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o a chi ci ha fatto un torto in passato?
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E' facile lasciarsi consumare
dalla rabbia.
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Come possiamo evitarlo?
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Lasciare andare la rabbia
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è diverso da perdonare e dimenticare".
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Oprah Magazine chiede della rabbia
verso i familiari
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o verso chi ci ha fatto torto in passato,
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e se si può far qualcosa
per trasformarla,
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lasciarla andare.
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Perdonare non sembra essere sufficiente.
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E' una domanda molto importante.
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La prima cosa da fare quando la rabbia
sta per manifestarsi
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è tornare al nostro respiro e inspirare
in consapevolezza.
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La rabbia è come un temporale
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che ...
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ci manda avvisaglie.
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Quando avvertiamo che la rabbia
sta per manifestarsi,
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essa invia segnali dal profondo
della nostra coscienza.
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Quando il temporale sta per scoppiare,
noi lo sappiamo.
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Riconosciamo i segni del temporale.
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Dunque, ci dobbiamo preparare
per poter resistere al temporale.
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Ci possono volere due o tre secondi
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prima che la rabbia si manfesti.
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In quell'intervallo di tempo,
possiamo tornare al respiro e inspirare.
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Invece di concentrarci sulla rabbia,
ci concentriamo sul respiro.
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Non abbiamo paura della rabbia,
perche' sappiamo come occuparcene.
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La prima cosa da fare è inspirare
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e concentarci sul nostro respiro.
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Nel fare ciò,
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riportiamo la mente al nostro corpo
e siamo completamente presenti,
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diventando forti abbastanza
da prenderci cura di noi stessi.
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Poi possiamo guardare chi pensiamo
sia la causa della nostra rabbia,
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che sia un membro della nostra famiglia
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o qualcuno che ci ha trattato
ingiustamente.
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Con la consapevolezza del respiro
possiamo guardare l'altro
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e vedere che in lui c'è sofferenza.
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Il respiro consapevole
ci aiuta a vedere
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che quella persona non è felice.
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In quella persona ci sono violenza
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e percezioni erronee.
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Col respiro consapevole, possiamo vedere
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la sofferenza nell'altro.
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le sue percezioni erronee,
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e vedere che, quando quella persona
agisce con violenza
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e dice cose poco gentli,
in lei non c'è bellezza.
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Allo stesso tempo, vediamo che
noi non vogliamo essere così.
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Non vogliamo essere vittima
di rabbia e violenza.
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Desideriamo solo essere un fiore.
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Guardando l'altro
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vediamo la sofferenza,
la mancanza di bellezza.
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Guardando noi stessi, sappiamo che
non vogliamo essere così:
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non vogliamo essere posseduti da
rabbia e percezioni erronee.
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Vogliamo essere freschi,
come un fiore.
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Un solo respiro consapevole può già
aiutarci a vedere chiaramente.
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Quando vediamo chiaramente,
la rabbia non può impadronirsi di noi,
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e vogliamo fare o dire qualcosa di bello
per aiutare l'altro a soffrire meno.
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Ciò significa che dobbiamo essere in grado
di generare compassione in noi.
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La compassione è un'energia che può
immediatamente porre fine alla sofferenza:
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è il nettare della pace e della felicità.
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La compassione nasce quando siamo in grado
di vedere la sofferenza dell'altro
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e vogliamo aiutarlo.
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Ognuno di noi può fare questo.
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Facciamo un esempio:
quando pensiamo di non piacere all'altro
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e che l'altro voglia farci del male,
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si potrebbe trattare
di una percezione erronea.
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Magari l'altro non vuole farci del male,
ma noi pensiamo di sì.
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Però, le percezioni erronee causano rabbia
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e desiderio di punire l'altro.
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Vogliamo far del male all'altro
prima che l'altro faccia del male a noi.
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E' così che una percezione erronea
ci fa arrabbiare e rende violenti.
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Da una percezione erronea
possono nascere rabbia e paura.
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E' questo il caso
per molti terroristi.
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Essi hanno molte percezioni erronee.
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Credono che gli altri vogliano distruggere
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la loro religione, il loro modo di vivere,
la loro cultura e la loro nazione.
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Gli altri, però,
non hano affatto questa intenzione.
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Dunque, se crediamo che qualcuno
voglia distruggere
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la nostra religione, cultura o civiltà,
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proviamo grande rabbia
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e vogliamo distruggere l'altro
prima che l'altro distrugga noi.
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E' così che succede per molti terroristi.
Vedendo questo,
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possiamo capire che un terrorista
è vittima di percezioni erronee,
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vittima di rabbia e violenza.
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Non proviamo più il desiderio di punire
o uccidere.
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Invece, vogliamo aiutare l'altro
a rimuovere le sue percezioni erronee.
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Due modi per farlo sono ascolto
compassionevole e parola amorevole,
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che possono aiutare qualcuno
a rimuovere le proprie percezioni erronee.
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E' questo il modo migliore
di affrontare il terrorismo,
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che non può essere rimosso con bombe
e armi,
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ma con la parola amorevole
e l'ascolto profondo,
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in modo da rimuovere
le percezioni erronee.
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E' per questo che dovremmo
respirare e guardare in profondità,
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così da vedere che l'altro è vittima di
percezioni erronee, violenza, sofferenza.
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Questo genera compassione e,
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quando la compassione si manifesta,
la rabbia si trasforma e viene eliminata.
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In questo modo,
non soffriamo più,
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e vogliamo invece aiutare l'altro,
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che sia un membro della nostra famiglia
o qualcuno che ci ha fatto soffrire
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a causa delle sue percezioni erronee
e della sua sofferenza.
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Per qualche giorno possiamo
praticare in questo modo:
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pensare a chi ci ha fatto soffrire mentre
meditiamo seduti o camminando da soli.
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Guardando in profondità, possiamo vedere
sofferenza e percezioni erronee dell'altro
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e, dopo averle viste,
siamo motivati dal desiderio
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di tornare dall'altro e aiutarlo
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a rimuovere
percezioni erronee, violenza e rabbia,
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in modo che possa soffrire meno.
Se abbiamo questa intenzione,
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significa che la compassione
è già nata nel nostro cuore.
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In presenza della compassione,
la rabbia scompare.
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Questa è la mia risposta per
"Oprah Magazine" e i suoi lettori.
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Pensi che vada bene?
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Grazie per aver posto la domanda.
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(Campana)