Cambiare il mondo con uno scatto | Antonio Amendola | TEDxLakeComo
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0:09 - 0:10Diciotto minuti
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0:10 - 0:15per cercare di parlare
del buon uso del mondo, quando - -
0:15 - 0:17a poca distanza dal quale -
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0:17 - 0:21abbiamo distrutto il nostro mondo,
della Liguria, di Genova. -
0:21 - 0:2318 minuti non per parlare di fotografia
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0:23 - 0:26ma per parlare, per cercare
di convincerci, se ce la farò, -
0:26 - 0:30di come piccole e grandi fotografie,
o grandi e piccole fotografie, -
0:30 - 0:33possono portare un piccolo
cambiamento sociale -
0:33 - 0:36e cambiare non il mondo ma dei mondi.
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0:37 - 0:3917 minuti e 30 secondi adesso,
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0:39 - 0:42per parlarvi della nascita
di questa mia idea, -
0:42 - 0:43della fondazione di Shoot4Change
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0:43 - 0:45di come l'ho avuta,
di come l'ho sviluppata, -
0:45 - 0:47di come sta crescendo
e di come si sta consolidando. -
0:47 - 0:51Shoot4 Change nasce, in realtà,
quasi per caso, -
0:51 - 0:54come spesso accade
alle, ex post, buone idee, -
0:54 - 0:56nasce con un blog.
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0:56 - 0:58Provenendo da una vecchia tradizione,
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0:58 - 1:01una vecchia storia di blogging
e di fotografie di viaggio, -
1:01 - 1:04comincio, subito dopo
il terremoto a L'Aquila, -
1:04 - 1:05e poco prima dell'avvio
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1:05 - 1:08della "Marcia Mondiale per la Pace
e la non Violenza" due anni fa, -
1:08 - 1:13a bloggare sul potenziale
di cambiamento sociale -
1:13 - 1:15delle grandi fotografie del passato.
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1:15 - 1:18In poco tempo, comincio
a creare una community, -
1:18 - 1:20anche se non ne avvertivo la presenza.
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1:20 - 1:21In concomitanza, appunto,
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1:21 - 1:23con la Marcia Mondiale
per la Pace e la non Violenza -
1:23 - 1:25partita da Oakland due anni fa,
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1:25 - 1:28mi contattano gli organizzatori,
da Oakland, della marcia, -
1:28 - 1:31e mi chiedono di poter
coprire fotograficamente -
1:31 - 1:34il passaggio della marcia
nella tappa di Roma. -
1:34 - 1:37Avendo poi altre vite parallele,
perché Shoot4Change è la vita, -
1:37 - 1:38la seconda vita parallela.
-
1:38 - 1:42Certe volte mi sento non tanto
quanto come Clark Kent e Superman -
1:42 - 1:45ma più come Paperino e Paperinik
o Pippo e Superpippo, -
1:45 - 1:47per le vite parallele,
le vite a castello che conduco. -
1:47 - 1:50Mi chiedono quindi di fotografare
il passaggio della marcia, -
1:50 - 1:52io ricordo che non potevo,
in quel giorno a Roma, -
1:52 - 1:56e faccio un post che adesso
affettuosamente ricordo di aver chiamato, -
1:56 - 1:59probabilmente anche in maniera
un po' troppo provocatoria, -
1:59 - 2:01"Chiamata alle Armi Fotografiche".
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2:01 - 2:04Vedete come questo ossimoro
ritorna spesso nella nostra terminologia. -
2:04 - 2:06Già Shoot4Change è un ossimoro,
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2:06 - 2:09perché in inglese "shoot"
significa, allo stesso tempo, -
2:09 - 2:11scattare una fotografia ma anche sparare,
-
2:11 - 2:14e change è il cambiamento sociale
ma anche i soldi. -
2:14 - 2:15Tanto è vero che, all'inizio,
-
2:15 - 2:17alle prime settimane di vita
del nostro network, -
2:17 - 2:20che è diventato un network
internazionale di volontariato - -
2:20 - 2:22avevo un grosso picco
di accessi da Washinghton. -
2:22 - 2:24Evidentemente pensavano, temevano,
-
2:24 - 2:26che fossimo un gruppo di mercenari
che sparavano per soldi. -
2:26 - 2:29Poi si sono tranquillizzati,
e hanno capito che, in realtà, -
2:29 - 2:31siamo solamente
dei poveri fotografi di strada. -
2:32 - 2:35Quindi ho fatto questa
"chiamata alle armi" fotografiche, -
2:35 - 2:38e in poche ore mi hanno
letteralmente intasato la casella postale, -
2:38 - 2:39da tutta Italia,
-
2:39 - 2:40e siamo riusciti in pochi giorni
-
2:40 - 2:43a coprire fotograficamente
non solo Roma, non solo Milano -
2:43 - 2:46ma gran parte del nord Italia
fino ad arrivare a Lecce. -
2:46 - 2:50New York, San Francisco,
fino ad arrivare alla fine in Argentina - -
2:50 - 2:52su dei picchi delle montagne
dell'Argentina - -
2:52 - 2:54dove la marcia ha concluso il suo cammino.
-
2:54 - 2:58Bene, lì ho capito
che forse si poteva fare qualcosa. -
2:58 - 2:59Ho capito che la gente aveva voglia
-
2:59 - 3:03di scendere per strada
e raccontare la propria storia. -
3:03 - 3:05Le proprie storie,
dal proprio punto di vista. -
3:06 - 3:09Allora abbiamo cominciato,
continuato a bloggare, -
3:09 - 3:10chiedendo alla gente di -
-
3:10 - 3:13non solo di raccontarci
le loro storie di prossimità - -
3:13 - 3:16uno dei nostri slogan, dei nostri claim
è "Shoot Local, Change Global"- -
3:16 - 3:19ma di venire a farlo con noi,
-
3:19 - 3:20o di chiederci un aiuto
-
3:20 - 3:24quando non fossero stati in grado
di farlo da soli. -
3:25 - 3:27Uno dei messaggi che cerco di dare,
che cerchiamo di dare, -
3:27 - 3:30con le nostre attività
e con i nostri reportage -
3:30 - 3:33è non solo di par - ma di non illudersi,
-
3:33 - 3:34di doversi mettere necessariamente
-
3:34 - 3:37nei panni del grande fotografo
del National Geographic - -
3:37 - 3:40che peraltro molti di loro
sono nostri membri volontari, -
3:40 - 3:43da Ed Kashi a New York
per National Geographic USA, -
3:43 - 3:47a Alfonso Rodriguez,
National Geographic Spagna, -
3:47 - 3:49e altri grandi professionisti -
-
3:50 - 3:52ma che al grido
"Shoot Local, Change Global" -
3:52 - 3:54è sufficiente scendere sotto casa,
-
3:54 - 3:56magari armati di una macchina
fotografica compatta, -
3:56 - 3:57o di uno smartphone,
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3:57 - 3:59e raccontare le storie di prossimità.
-
3:59 - 4:02Quello che abbiamo chiamato
la "Fotografia Sociale a Kilometri Zero". -
4:02 - 4:05Da qui il claim
"Shoot Local, Change Global". -
4:05 - 4:09La finalità , o meglio alla fine
il risultato che abbiamo ottenuto -
4:09 - 4:11e che stiamo ottenendo,
e che stiamo consolidando, -
4:11 - 4:16è un invito alla sensibilizzazione
ad un'osservazione più puntuale -
4:16 - 4:18e più - scusate il gioco
di parole - sensibile, -
4:18 - 4:20della realtà che ci circonda,
-
4:21 - 4:24chiedendo alla gente
di prendere parte attiva a un cambiamento. -
4:24 - 4:26Per noi, il nostro concetto
di fotografia sociale -
4:26 - 4:28non è solamente stimolare,
-
4:28 - 4:30dare un cazzotto
nello stomaco dell'osservatore -
4:30 - 4:33facendo leva sulla classica
estetica del dolore, -
4:33 - 4:35la drammaticità delle immagini,
delle tragedie. -
4:35 - 4:37Noi chiediamo di portare un contributo.
-
4:37 - 4:39E soprattutto cerchiamo di raccontare
-
4:39 - 4:42quelle storie positive,
ordinarie o straordinarie, -
4:42 - 4:44che nel nostro piccolo, dietro casa,
-
4:44 - 4:49portano un sollievo, un beneficio
nelle situazioni di disagio sociale. -
4:49 - 4:51Ci sono una miriade di storie.
-
4:51 - 4:55Di tantissime piccole, o piccolissime,
o minuscole, in alcuni casi -
4:55 - 4:57associazioni di volontari
che nessuno conosce. -
4:57 - 5:00Noi raccontiamo gratuitamente,
ci prestiamo gratuitamente -
5:00 - 5:02a realizzare servizi
professionali fotografici -
5:02 - 5:04a chi non se lo può permettere.
-
5:04 - 5:05Dando quindi accesso,
-
5:05 - 5:08in una logica di vero
"citizen journalism" all'informazione, -
5:08 - 5:09a tutte quelle storie
-
5:09 - 5:12che non vengono considerate remunerative
dall'informazione Main Stream, -
5:12 - 5:13e sono tantissime.
-
5:13 - 5:16Alcuni ci hanno accusato
all'inizio soprattutto, -
5:16 - 5:19di essere quelli che lavorano gratis
e che distruggono il mercato, -
5:19 - 5:23e distruggono le agenzie fotografiche,
o i giornali, perché lavorano gratis. -
5:23 - 5:24Non è così.
-
5:24 - 5:29Io rispondo spesso a queste persone:
"Ma tu racconteresti mai
la storia di un centro per senza dimora?" -
5:29 - 5:29Dicono: "No".
-
5:29 - 5:30"E perché no?"
-
5:30 - 5:31"Perché non me le comprerebbe nessuno."
-
5:31 - 5:32E noi lo facciamo.
-
5:32 - 5:35"Entreresti mai
in un centro per rifugiate?" -
5:35 - 5:36"No, non lo farei mai
-
5:36 - 5:38perché nessuno mi comprerebbe
quelle fotografie." -
5:38 - 5:39Noi lo facciamo.
-
5:39 - 5:42E col tempo ho sviluppato
questo concetto di Crowd Photography. -
5:42 - 5:45Ricordo spesso,cito spesso
in occasioni del genere, -
5:45 - 5:46il vecchio e famoso detto africano:
-
5:46 - 5:50"Se vuoi andare veloce, vacci da solo.
Se vuoi andare lontano, vacci con altri". -
5:50 - 5:53Normalmente, un fotografo va bene
per raccontare una storia. -
5:53 - 5:54Due fotografi vanno meglio.
-
5:54 - 5:55Tre fotografi sono ancora meglio.
-
5:55 - 5:57Quattro forse sono ancora meglio.
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5:57 - 5:59Poi si comincia a fare casino ovviamente.
-
5:59 - 6:00Però più si è meglio è,
-
6:00 - 6:06perché ogni storia ha almeno 360 gradi,
360 punti di vista per essere raccontata. -
6:06 - 6:08E questo arricchisce il racconto.
-
6:08 - 6:10Il concetto di Crowd Photography,
-
6:10 - 6:13è un concetto in base al quale
quasi tutti i nostri progetti - -
6:13 - 6:14noi ci proviamo, non sempre ci riusciamo -
-
6:14 - 6:18sono il risultato dell'apporto creativo
di persone che magari non si conoscono. -
6:18 - 6:22E credetemi, il nostro metodo,
sta crescendo e si sta consolidando, -
6:22 - 6:25non solamente con i fotografi,
ma con creativi di tutti i generi. -
6:25 - 6:28Abbiamo pittori, abbiamo designer
che ci regalano i loghi. -
6:28 - 6:30Abbiamo musicisti che compongono
-
6:30 - 6:32e ci regalano le musiche
per i nostri Slide Show. -
6:32 - 6:34Abbiamo giornalisti, abbiamo scrittori.
-
6:34 - 6:38Abbiamo tutti quelli che hanno voglia
di mettere le idee in rete e condividerle, -
6:38 - 6:40e aggiungere un tassello
alla storia, con le loro idee. -
6:41 - 6:44Cerchiamo di essere non convenzionali,
nei nostri racconti. -
6:44 - 6:48Anche qua, spesso ci riusciamo,
a volte non ci riusciamo. -
6:48 - 6:53Ad esempio - questo è giusto
un esempio che vi ho portato - -
6:53 - 6:55può una foto di un cavallo,
-
6:55 - 6:56o una serie di foto di cavalli denutriti,
-
6:56 - 6:59raccontare la recessione
economica in Europa? -
6:59 - 7:00Sì.
-
7:00 - 7:03Questo è un reportage
che un nostro membro italiano - -
7:03 - 7:05ma vive da tantissimi anni,
giovanissimo, in Irlanda - -
7:05 - 7:08non è mai riuscito a piazzare
a Dublino in alcuna rivista, -
7:08 - 7:11perché in Irlanda non vogliono parlare
di queste storie sociali -
7:11 - 7:15perché, dicono le riviste,
danno un'immagine distorta dell'Irlanda. -
7:15 - 7:16Lui ha scoperto
-
7:16 - 7:21che una delle conseguenze inaspettate
della recessione economica -
7:21 - 7:22è che gli irlandesi,
-
7:22 - 7:25che tipicamente sono sempre stati
molto propensi ad acquistare i cavalli, -
7:25 - 7:28quindi a vivere l'outdoor
in maniera molto piena, -
7:28 - 7:31vendono, o meglio svendono i loro cavalli
-
7:31 - 7:33in alcune fiere gestite
dalla malavita irlandese -
7:33 - 7:34nei sobborghi di Dublino.
-
7:34 - 7:38E li vendono a 20, 30, 40 euro
cavalli già malnutriti. -
7:38 - 7:41I ragazzini ovviamente,
spinti dall'entusiasmo, -
7:41 - 7:43li acquistano o li barattano
con cellulari; -
7:43 - 7:45salvo poi, dopo due o tre giorni,
-
7:45 - 7:47non potendo più permettersi la gestione,
-
7:47 - 7:48non sapendo dove metterli,
ovviamente, in casa, -
7:48 - 7:50li abbandonano nelle periferie di Dublino.
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7:50 - 7:53È una storia che nessuno voleva comprare.
-
7:53 - 7:54Noi l'abbiamo pubblicata.
-
7:54 - 7:57Ha fatto il giro di internet,
ed è una maniera non convenzionale -
7:57 - 8:00di raccontare un episodio,
purtroppo, di cronaca mondiale, -
8:00 - 8:02come la recessione economica.
-
8:03 - 8:05Ma facciamo anche cose non tristi.
-
8:05 - 8:08Raccontiamo non solo torie tristi
ma anche storie molto positive. -
8:08 - 8:11Questa è una dei mille esempi
di progetti che noi teniamo ogni giorno. -
8:11 - 8:14Insieme all'associazione
sportiva Liberinantes, -
8:14 - 8:17che noi seguiamo da anni, ormai, a Roma.
-
8:17 - 8:21È un'associazione composta
da rifugiati politici e richiedenti asilo, -
8:21 - 8:23che usa lo sport per affrancarsi
-
8:23 - 8:25dal ricordo delle tragedie
dalle quali scappano. -
8:25 - 8:29Siamo entrati in un centro
di accoglienza a Roma, La Casa di Giorgia, -
8:29 - 8:30composto da rifugiate,
-
8:30 - 8:33che da accoglienza a rifugiate,
donne, e richiedenti asilo, -
8:33 - 8:36e abbiamo scoperto
che queste donne, queste ragazze, -
8:36 - 8:39non erano mai state nel centro di Roma
-
8:39 - 8:42nonostante fossero arrivate a Roma
-
8:42 - 8:44già da mesi - in alcuni casi
anche da un anno - -
8:44 - 8:48per paura del traffico, della città,
dell'inquinamento, degli italiani. -
8:48 - 8:52Erano imprigionate nella loro gabbia,
che si erano auto costruite, -
8:52 - 8:53di luoghi comuni.
-
8:53 - 8:56Allora noi le abbiamo divise
in vari gruppetti, -
8:56 - 8:59abbiamo regalato a ciascuna di loro
delle macchine fotografiche compatte, -
8:59 - 9:02le abbiamo fatte affiancare
da alcune nostre ragazze fotografe, -
9:02 - 9:06anche per una questione
di maggiore facilità -
9:06 - 9:09di raggiungere una fase di empatia
tra docente e allievo. -
9:10 - 9:12Gli abbiamo insegnato,
grossolanamente e velocemente, -
9:12 - 9:15a usare una macchina fotografica;
-
9:15 - 9:19e siamo andati in giro con loro
nell'arco di un mese e mezzo -
9:19 - 9:20tutti i fine settimana a Roma,
-
9:20 - 9:24portandole letteralmente con noi,
trascinandole con noi. -
9:24 - 9:26Si sono divertite tantissimo.
-
9:26 - 9:30La macchina fotografica con la quale,
poi, hanno raccontato la loro Roma, -
9:30 - 9:36e stato un filtro che le ha concentrate
a guardare Roma attraverso una scatoletta. -
9:36 - 9:37La tesi del nostro progetto
-
9:37 - 9:40è che una città che conosci
è una città che col tempo riconosci -
9:40 - 9:42e una città che riconosci
-
9:42 - 9:44-anche attraverso
le tue stesse fotografie - -
9:44 - 9:47è una città nella quale
trovi un livello di fiducia tale -
9:47 - 9:49che ti consente di ricreare
-
9:49 - 9:51e di riappropriarti
di alcune dinamiche sociali -
9:51 - 9:52e quindi di inclusione.
-
9:52 - 9:56La piccola mostra fotografica
che abbiamo lanciato dopo questo progetto -
9:56 - 9:59ha fatto il giro di Roma,
e comincerà a girare adesso per l'Italia. -
9:59 - 10:00È stato un successo enorme,
-
10:00 - 10:02ce lo stanno chiedendo
in tantissimi altri centri. -
10:02 - 10:05Queste piccole fotografie, forse,
hanno cambiato il loro mondo. -
10:05 - 10:07Adesso cercherò nei pochissimi minuti -
-
10:07 - 10:09che non vedo più,
tra l'altro, sullo schermo - -
10:09 - 10:12che mi rimangono,
sette minuti e 48 secondi, -
10:12 - 10:13di smantellare il concetto.
-
10:13 - 10:15Probabilmente non è vero,
vi ho detto delle fesserie, -
10:15 - 10:17la fotografia non cambia il mondo.
-
10:19 - 10:24Invece, questa persona per esempio,
-
10:24 - 10:27l'ho conosciuta nella "città dei morti"
a Il Cairo, qualcuno forse la conoscerà, -
10:27 - 10:29è il vecchio cimitero
monumentale del Cairo -
10:29 - 10:33dove nel corso degli anni
centinaia di migliaia di persone, -
10:33 - 10:35in gran parte proveniente
-
10:35 - 10:37dalle prime ondate
di profughi palestinesi, anni fa, -
10:37 - 10:42ha trovato alloggio
nelle tombe, nei mausolei -
10:42 - 10:44del vecchio cimitero
monumentale del Cairo, -
10:44 - 10:48creando una vera e propria società
all'interno del Cairo. -
10:48 - 10:51Il Cairo considera queste persone
dei reietti della società, -
10:51 - 10:53li considera immorali
perché vivono tra i morti. -
10:53 - 10:55Loro hanno ricreato un loro ecosistema,
-
10:55 - 10:57un loro ambiente sociale
assolutamente in equilibrio. -
10:57 - 10:59Eppure non esistono, per gli altri.
-
10:59 - 11:01Questa persona vive lì.
-
11:01 - 11:04Aveva cominciato come custode
di questo mausoleo, -
11:04 - 11:07e negli anni si è trasferito
a vivere in questa tomba -
11:07 - 11:08con la sua famiglia.
-
11:08 - 11:11Ho scattato una fotografia,
ha fatto il giro di internet, -
11:11 - 11:14non ha cambiato né il mio,
né il suo mondo né il mondo in generale: -
11:14 - 11:16io sono tornato e lui è ancora lì.
-
11:16 - 11:20Anche queste persone
vivono nella città dei morti, -
11:20 - 11:23e quando le ho chiesto
di fargli un ritratto fotografico -
11:23 - 11:28questa signora anziana col nipotino
si è messa in posa vicino a questa tomba, -
11:28 - 11:31diciamo la tomba di famiglia
nel loro cortiletto. -
11:31 - 11:33Io ho chiesto se fosse un loro parente,
-
11:33 - 11:34e mi hanno detto no,
non è un nostro parente. -
11:34 - 11:36Ma viviamo qua da tanti anni,
è come se lo fosse ormai. -
11:36 - 11:37Vorremmo un ritratto con lui".
-
11:37 - 11:40Questa mia fotografia
non ha cambiato il loro mondo, -
11:40 - 11:43loro vivono ancora lì tra i morti.
-
11:43 - 11:45Quest'altra persona, invece, è Sergei.
-
11:45 - 11:50Sergei vive in un centro di accoglienza
per senza fissa dimora. -
11:50 - 11:53Già questo dal punto di vista semantico
è una cosa che mi fa imbestialire. -
11:53 - 11:56Abbiamo bisogno di definire una persona
per quello che non ha, -
11:56 - 11:58invece che per quello che ha:
senza fissa dimora. -
11:59 - 12:00È russo.
-
12:00 - 12:02Da tanti anni, ormai,
è in mezzo a una strada -
12:02 - 12:04e non parla più della sua famiglia.
-
12:04 - 12:05Quando mi ha chiesto un ritratto,
-
12:05 - 12:07mi ha chiesto di fargli un ritratto a metà
-
12:07 - 12:09perché dice che gli manca
qualcosa nella sua vita, -
12:09 - 12:10ovviamente gli manca tantissimo.
-
12:12 - 12:13Sono tornato a casa, lui è ancora lì.
-
12:13 - 12:16Questa foto, probabilmente bella
o non bella, ha fatto il giro di internet, -
12:16 - 12:17non ha cambiato il suo mondo.
-
12:18 - 12:21Anche Carmine vive
in quel centro d'accoglienza. -
12:21 - 12:24Vive in un mondo tutto suo:
-
12:24 - 12:27dice che coltiva api, ama le sue api,
non parla più della sua famiglia, -
12:27 - 12:32si chiude in un silenzio imbarazzante
quando gli si chiede la sua storia. -
12:32 - 12:35Questa foto non ha cambiato il suo mondo,
vive ancora per strada. -
12:37 - 12:39Ci sono tanti esempi,
accelero un pochettino. -
12:39 - 12:42Queste sono delle foto
delle barche, dei trabiccoli, -
12:42 - 12:45con i quali i profughi dal Medio Oriente
arrivano a Lampedusa. -
12:45 - 12:47E continuano ad arrivare ogni giorno.
-
12:47 - 12:51Scappano dalle loro situazioni,
dalle loro tragedie umane e sociali. -
12:51 - 12:54Questa foto non ha cambiato il loro mondo,
e continuano ad arrivare, -
12:54 - 12:55eppure l'ho raccontata.
-
12:56 - 12:57Non è servito a niente.
-
12:57 - 13:00Questa persona vive invece
in un campo profughi di Bourj el-Barajneh, -
13:00 - 13:02nella periferia di Beirut.
-
13:02 - 13:03È un Campo profughi grandissimo,
-
13:03 - 13:06ma che non è mappato
nella carta di Beirut. -
13:06 - 13:11Lui vende, al caldo, gira per il Campo
vendendo gelati e coni gelato. -
13:12 - 13:14Suda, suda tantissimo.
-
13:14 - 13:18Cammina e vende gelati in un campo
dove tutti crescono senza diritti sociali. -
13:18 - 13:19Questa foto non ha cambiato il suo mondo.
-
13:19 - 13:21Lui è ancora lì che vende,
proprio in questo momento - -
13:21 - 13:22beh adesso starà dormendo,
-
13:22 - 13:25ma domani mattina si alzerà
e continuerà a vendere gelati. -
13:26 - 13:28Nello stesso Campo
ho conosciuto questa bambina. -
13:28 - 13:33Per lei quel Campo Profughi,
mi raccontava - cioè mi traducevano - -
13:33 - 13:34era il suo grande parco giochi.
-
13:34 - 13:36Lo trovava smisurato, enorme.
-
13:36 - 13:39Non sa ancora che sta crescendo
senza nessun diritto -
13:39 - 13:43in un Campo neanche, come vi ho detto,
mappato, nella città di Beirut. -
13:43 - 13:46Probabilmente rimarrà là
tutta la sua vita, senza diritti. -
13:46 - 13:48Questa foto, non solo
non ha cambiato il suo mondo adesso, -
13:48 - 13:51ma non l'avrà cambiato
neanche nei prossimi 20, 30 o 40 anni. -
13:51 - 13:53Quindi il loro mondo non è cambiato.
-
13:53 - 13:56La fotografia, probabilmente,
non è servita a niente. -
13:56 - 13:58Le mie fotografie sono
state un buco nell'acqua -
13:58 - 14:00e probabilmente hanno
semplicemente assolto -
14:00 - 14:05al loro compito di solleticare
il mio egocentrismo nel mostrarvele dopo. -
14:05 - 14:08Peraltro un fattore
molto tipico di noi fotografi, -
14:08 - 14:09essere piuttosto egocentrici.
-
14:10 - 14:11Loro sono ancora lì.
-
14:11 - 14:14Quello che invece,
probabilmente, è cambiato, -
14:15 - 14:16è nel chi ha scattato la fotografia.
-
14:17 - 14:20Perché io sono tornato,
io adesso conosco quelle storie. -
14:20 - 14:23So che loro, domani mattina,
si alzeranno e sono ancora lì. -
14:23 - 14:25So che c'è qualcuno che vive ancora
là sotto, per strada, -
14:25 - 14:27dietro l'angolo di casa mia.
-
14:27 - 14:28So che se voglio scendo
-
14:28 - 14:31e ci sono mille situazioni
di disagio sociale -
14:31 - 14:33che posso, e devo raccontare.
-
14:34 - 14:38Quindi, voi adesso -
in qualche maniera vi ho fregato, -
14:38 - 14:39perché vi ho detto
-
14:39 - 14:41che la fotografia sociale
non cambia il mondo; -
14:41 - 14:44ma vi ho raccontato delle storie,
quindi anche voi adesso le conoscete. -
14:44 - 14:46Perché, come diciamo spesso anche noi,
-
14:46 - 14:50ci sono storie che devono
e possono essere raccontate. -
14:50 - 14:54E probabilmente è il raccontare
queste piccole grandi storie, -
14:54 - 14:55chiedendo alla gente
-
14:55 - 14:58di scendere per strada
e raccontarle con noi, -
14:58 - 14:59che cambia il mondo alla fine.
-
14:59 - 15:02Questo è il nostro concetto
di buon uso del mondo. -
15:02 - 15:04È un buon uso, non di persone naif.
-
15:04 - 15:08Non siamo sognatori, non siamo idealisti,
non siamo attivisti, -
15:08 - 15:12noi non prendiamo parte
nei cambiamenti sociali, -
15:12 - 15:14nei movimenti politici ecc ecc.
-
15:14 - 15:15Noi raccontiamo le storie.
-
15:15 - 15:18Lo facciamo in maniera neutra,
neutrale e gratuita -
15:18 - 15:19per chi non se lo può permettere.
-
15:19 - 15:22Perché ci sono storie
che devono essere raccontate, -
15:22 - 15:26storie che vogliono essere raccontate
e storie che devono essere conosciute. -
15:26 - 15:27Grazie.
-
15:27 - 15:29(Applausi)
- Title:
- Cambiare il mondo con uno scatto | Antonio Amendola | TEDxLakeComo
- Description:
-
41 anni passati tra leggi, decreti, nuove tecnologie, macchine fotografiche, blog, viaggi, vecchie mappe e GPS. Fondatore di Shoot 4 Change (www.shoot4change.net), una rete internazionale di fotografi sociali volontari, iniziato come un blog e diventato un movimento fatto di persone straordinarie che lavorano per cambiare il mondo. Convinti che la vita è bellissima e che ciò si possa comunicare attraverso "brutte" fotografie in grado di ispirare gli altri ad operare un cambiamento sociale all'interno delle loro comunità.
In the spirit of ideas worth spreading, TEDx is a program of local, self-organized events that bring people together to share a TED-like experience. At a TEDx event, TEDTalks video and live speakers combine to spark deep discussion and connection in a small group. These local, self-organized events are branded TEDx, where x = independently organized TED event. The TED Conference provides general guidance for the TEDx program, but individual TEDx events are self-organized.* (*Subject to certain rules and regulations)
- Video Language:
- Italian
- Team:
- closed TED
- Project:
- TEDxTalks
- Duration:
- 15:36
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