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L'identità lettone | Vaira Vīķe-Freiberga | TEDxRiga

  • 0:22 - 0:24
    Signore e signori,
  • 0:24 - 0:30
    sono qui in rappresentanza dell'elemento
    terra e dell'identità lettone.
  • 0:30 - 0:33
    Eppure, la persona qui davanti a voi
  • 0:33 - 0:39
    lasciò la sua città natale, Riga,
    a sei anni
  • 0:39 - 0:43
    per poi tornarvi solo a 60 anni
  • 0:44 - 0:48
    ed essere eletta presidente
    soltanto otto mesi più tardi,
  • 0:48 - 0:53
    senza essere mai stata membro
    di un partito politico,
  • 0:53 - 0:58
    senza aver condotto
    una campagna elettorale,
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    cosa che solitamente pensiamo come
    normale in un processo democratico,
  • 1:02 - 1:06
    e senza aver speso un soldo
    per le elezioni:
  • 1:06 - 1:10
    certamente un processo politico
    molto atipico.
  • 1:11 - 1:16
    Tuttavia, il cammino che ho seguito
  • 1:16 - 1:21
    mi ha regalato esperienze
    e lezioni di vita uniche.
  • 1:21 - 1:24
    Oggi sono qui
    per condividerle con voi,
  • 1:24 - 1:29
    sebbene la terra su cui sono nata,
  • 1:29 - 1:33
    che i miei piedi hanno calpestato
    per la maggior parte della mia vita
  • 1:33 - 1:36
    non è stata quella
    della mia terra nativa,
  • 1:36 - 1:42
    bensì quella di sei paesi diversi
  • 1:42 - 1:44
    su tre continenti diversi.
  • 1:44 - 1:46
    In questi paesi
  • 1:46 - 1:50
    ho dovuto imparare
    cinque lingue diverse
  • 1:50 - 1:53
    e abbandonarne alcune
    che non ho mai parlato fluentemente.
  • 1:54 - 1:59
    Com'è stato possibile,
    dopo un percorso così singolare,
  • 1:59 - 2:02
    diventare presidente di un paese
  • 2:02 - 2:05
    e esperta della sua identità?
  • 2:05 - 2:08
    Può sembrare un paradosso,
  • 2:08 - 2:13
    ma in realtà è il risultato di uno dei tre
    percorsi di formazione dell'identità
  • 2:13 - 2:18
    sviluppati dal popolo lettone
  • 2:18 - 2:20
    a seguito degli eventi storici
  • 2:20 - 2:25
    determinati
    dalla Seconda Guerra Mondiale.
  • 2:25 - 2:30
    Dopo la prima occupazione e l'annessione
    da parte dell'Unione Sovietica,
  • 2:30 - 2:32
    la successiva occupazione
    da parte dei nazisti,
  • 2:32 - 2:37
    il coinvolgimento dei lettoni in entrambe
    le parti in guerra,
  • 2:37 - 2:39
    che violava le convenzioni internazionali,
  • 2:39 - 2:42
    si sono sviluppati tre percorsi.
  • 2:42 - 2:46
    Alcuni, come i miei genitori
    e quelli di mio marito,
  • 2:46 - 2:51
    sono andati in esilio con i figli,
    sperando di tornare una volta
  • 2:51 - 2:56
    che la comunità internazionale garantisse
    di nuovo l'indipendenza della Lettonia,
  • 2:56 - 2:57
    cosa che ovviamente non è mai successa.
  • 2:57 - 3:00
    I poveri esiliati
    non avevano mai sentito parlare
  • 3:00 - 3:04
    dei protocolli del patto
    Molotov-Ribbentrop
  • 3:04 - 3:08
    o di Yalta e Teheran,
    che avevano coinvolto gli Alleati.
  • 3:09 - 3:15
    Il secondo percorso era
    la deportazione forzata in Siberia.
  • 3:15 - 3:19
    Queste vite sono state documentate
    con film e documentari.
  • 3:21 - 3:24
    Se resterete in Lettonia,
    avrete modo di vederne
  • 3:24 - 3:29
    durante il nostro Festival della Canzone
    che avrà luogo tra qualche settimana.
  • 3:29 - 3:32
    Infine, la maggior parte delle persone
    naturalmente è rimasta in Lettonia
  • 3:32 - 3:37
    ma è rimasta in un paese
    schiacciato dal totalitarismo,
  • 3:37 - 3:40
    un'occupazione straniera
    e una presenza militare
  • 3:40 - 3:44
    che hanno imposto un'ideologia
    e un sistema economico.
  • 3:45 - 3:48
    Io dico questo, naturalmente,
    più che altro da una prospettiva,
  • 3:48 - 3:51
    quella di chi innanzitutto
    è andato in esilio,
  • 3:51 - 3:56
    ma anche di chi è tornato
    e ha tentato di risanare
  • 3:56 - 4:00
    le parti separate del nostro popolo,
  • 4:00 - 4:03
    i rami che erano stati tagliati
    dal ceppo comune,
  • 4:03 - 4:08
    e a ricordare loro che sono cresciuti
    dallo stesso antico suolo,
  • 4:08 - 4:11
    lo stesso passato,
    le stesse tradizioni culturali,
  • 4:11 - 4:16
    e che sono quelle, in fondo,
    che ci danno la nostra identità.
  • 4:16 - 4:21
    Ma la formazione della mia identità
    non è stato un cammino facile,
  • 4:21 - 4:25
    ed è per questo che ho usato gran parte
    del mio tempo libero,
  • 4:25 - 4:28
    oltre a dedicarmi con devozione
    e discreto successo
  • 4:28 - 4:34
    alla mia attività accademica
    presso un'università canadese --
  • 4:34 - 4:40
    ho passato molto tempo sforzandomi
    di educare i miei figli,
  • 4:40 - 4:44
    nati all'estero
    secondo la prospettiva lettone,
  • 4:44 - 4:48
    a Montreal,
    e quindi Canadesi per nascita,
  • 4:48 - 4:49
    e altri:
  • 4:49 - 4:53
    i figli di tanti altri lettoni
    in diversi continenti,
  • 4:53 - 4:58
    in America Latina, Australia, Europa,
    Stati Uniti, Canada --
  • 4:58 - 5:00
    mi sono sforzata di spiegare loro
  • 5:00 - 5:04
    cosa veramente significa
    essere lettone, e perché.
  • 5:04 - 5:11
    E sono giunta alla conclusione
    che l'identità è un processo complesso
  • 5:11 - 5:13
    in cui essere lettoni,
  • 5:13 - 5:19
    o tedeschi, o americani,
    o cinesi, eccetera,
  • 5:19 - 5:24
    è soltanto uno degli strati della psiche,
    come in una cipolla.
  • 5:24 - 5:29
    Ognuno di voi, ognuno di noi
  • 5:29 - 5:33
    fa parte di tanti gruppi,
  • 5:33 - 5:38
    conglomerati, associazioni, identità.
  • 5:38 - 5:41
    Apparteniamo a tante persone diverse
  • 5:41 - 5:46
    con cui possiamo identificarci
    in una molteplicità di modi.
  • 5:46 - 5:52
    In realtà, somigliamo più al bulbo
    di un giglio che a una cipolla.
  • 5:52 - 5:55
    I gigli hanno tutte quelle scaglie,
  • 5:55 - 5:58
    e quelli sono tutti i diversi aspetti
    della nostra personalità.
  • 5:58 - 6:03
    Ma ci sono alcuni elementi essenziali
    dell'identità che sono costanti.
  • 6:03 - 6:07
    Uno di questi è quello
    che io chiamo l'automatico.
  • 6:08 - 6:14
    L'identità naturale che i bambini
    acquisiscono crescendo
  • 6:14 - 6:20
    con la propria famiglia
    e chi sta loro intorno,
  • 6:20 - 6:22
    i parenti,
  • 6:22 - 6:25
    l'asilo, la scuola,
  • 6:25 - 6:28
    gli altri bambini del vicinato,
    poi tutta la società,
  • 6:28 - 6:31
    e oggigiorno sempre di più
  • 6:31 - 6:36
    i vari mezzi
    di comunicazione elettronica.
  • 6:36 - 6:39
    Il bambino diventa cosciente di sé.
  • 6:39 - 6:44
    Ogni bambino si guarda allo specchio
    a un certo punto e dice:
  • 6:44 - 6:50
    "Ah, questa è Anna", o Sara,
    o Marco.
  • 6:50 - 6:54
    Si accorgono che si stanno riconoscendo,
  • 6:54 - 6:57
    e acquisiscono una coscienza di se stessi.
  • 6:57 - 7:01
    Ma è solo più tardi che quel senso
    individuale di appartenenza,
  • 7:01 - 7:05
    appartenenza alla mamma, al papà,
    al nonno o alla nonna,
  • 7:05 - 7:09
    a una certa strada o un certo paesaggio,
  • 7:09 - 7:12
    viene esteso
    a un gruppo di persone più ampio.
  • 7:12 - 7:16
    Il momento esatto dipende
    dalle circostanze.
  • 7:16 - 7:18
    Nel caso della mia generazione,
    noi bambini in esilio,
  • 7:18 - 7:24
    quando incontravamo bambini di nazionalità
    diversa per la prima volta
  • 7:24 - 7:28
    sviluppavamo quello che io chiamo
    una identità reattiva.
  • 7:28 - 7:31
    Quando qualcuno punta il dito verso di te
  • 7:31 - 7:34
    e ti chiama brutto straniero, o sporca
    polacca, e tu rispondi,
  • 7:34 - 7:37
    "Ehi, non sono polacca, sono lettone",
  • 7:37 - 7:40
    capisci veramente chi sei,
    che tu lo voglia o no.
  • 7:41 - 7:42
    A volte lo vuoi,
  • 7:42 - 7:45
    perché vogliono giocare con te
    e sono abbastanza amichevoli.
  • 7:45 - 7:47
    A volte invece no,
  • 7:47 - 7:49
    perché ti vogliono tirare sassi addosso,
  • 7:49 - 7:51
    correrti dietro e picchiarti.
  • 7:51 - 7:54
    E così scopri che non siamo tutti uguali,
  • 7:54 - 7:59
    e che, come nella tua comunità del resto,
    c'è chi, ad esempio -
  • 7:59 - 8:04
    nel mio caso, frequentavo una scuola
    lettone in un campo profughi in Germania -
  • 8:04 - 8:08
    c'è chi è più amichevole e chi meno,
    anche tra gli stranieri.
  • 8:08 - 8:11
    Poi diventai amica
    di una ragazzina estone,
  • 8:11 - 8:13
    che aveva un curioso berretttino di lana
  • 8:13 - 8:17
    con un disegno geometrico
    e una sorta di corona in cima,
  • 8:17 - 8:22
    come Anna Bolena, se avete presente
    i suoi ritratti.
  • 8:22 - 8:24
    Era un berretto di lana con disegni
    geometrici,
  • 8:24 - 8:28
    e lo trovavo carino, quindi le chiesi:
    "Perché porti questo cappello,
  • 8:28 - 8:31
    e tutte le altre ragazze estoni
    portano questo cappello?"
  • 8:31 - 8:32
    A me piacevano.
  • 8:32 - 8:35
    Lei rispose: "Beh, le estoni li usano."
  • 8:35 - 8:39
    E quando chiesi a mia madre se potessi
    avere un cappello così,
  • 8:39 - 8:43
    mia madre mi disse: "Le estoni li portano,
    le lettoni no."
  • 8:43 - 8:46
    Era semplice. Anche se il cappello mi
    piaceva, mi fu detto:
  • 8:46 - 8:48
    "No, tu non sei estone,
  • 8:48 - 8:52
    quel cappello è per le ragazze estoni:
    le ragazze lettoni non lo portano."
  • 8:52 - 8:56
    Più tardi, viaggiando per i vari
    continenti,
  • 8:56 - 8:59
    dopo la chiusura dei campi profughi
    in Germania,
  • 8:59 - 9:04
    ci furono tanti altre storie altrettanto
    tragiche, o comunque tristi,
  • 9:04 - 9:08
    di ragazzine che cominciavano ad andare
    a scuola, negli Stati Uniti ad esempio,
  • 9:08 - 9:11
    le cui madri spiegavano loro
  • 9:11 - 9:13
    che le ragazze per bene
    quando vanno a scuola
  • 9:13 - 9:17
    devono avere le trecce con i fiocchi
  • 9:17 - 9:20
    e grembiuli bianchi con polsini.
  • 9:20 - 9:23
    Quando arrivavano a scuola,
    era uno shock, perché tutti
  • 9:23 - 9:25
    puntavano il dito contro di loro:
  • 9:25 - 9:29
    erano totalmente diverse dalle altre
    ragazzine della scuola.
  • 9:30 - 9:34
    Quando poi dicevano alle madri che non era
    così che le ragazze americane si vestivano
  • 9:34 - 9:37
    quelle rispondevano: "Ma tu non sei
    americana, sei lettone."
  • 9:37 - 9:41
    E la povera ragazzina doveva scegliere
  • 9:41 - 9:44
    se restare diversa e obbedire alla mamma,
  • 9:44 - 9:47
    rimanendo così nella comunità lettone,
  • 9:47 - 9:51
    o ribellarsi appena l'età lo permettesse,
  • 9:51 - 9:54
    voltare le spalle alla società
    e all'identità lettone
  • 9:54 - 9:57
    e dimenticarle prima possibile.
  • 9:57 - 9:59
    Durante tutta la mia vita
  • 9:59 - 10:04
    ho provato a convincere giovani
    di origine lettone,
  • 10:04 - 10:06
    a cominciare dai miei figli,
  • 10:06 - 10:10
    ma anche a convincere me stessa,
  • 10:10 - 10:15
    visto che sono cresciuta all'estero
    e non nella mia terra nativa,
  • 10:15 - 10:19
    che esiste una terza forma di identità,
    quella che si sceglie liberamente.
  • 10:19 - 10:23
    Quella che nasce quando ti accorgi
    che appartenere a un gruppo,
  • 10:23 - 10:28
    etnico, culturale o linguistico -
  • 10:28 - 10:32
    lo si può definire in vari modi,
    ma comunque
  • 10:32 - 10:36
    ti apre porte che altrimenti
    troveresti chiuse.
  • 10:36 - 10:39
    Ti accorgi che apprendere
    la lingua lettone,
  • 10:39 - 10:43
    anche se si potrebbe dire che è parlata
    talmente poco nel mondo
  • 10:43 - 10:47
    che sarebbe meglio imparare
    il cinese, sicuramente...
  • 10:47 - 10:51
    Ma vale la pena per la tua identità
    e il tuo benessere,
  • 10:51 - 10:55
    per il fatto che ti dà accesso
    alle tue radici,
  • 10:55 - 11:00
    per quel senso di appartenenza
    a una comunità
  • 11:00 - 11:04
    a cui appartieni per diritto di nascita.
  • 11:04 - 11:09
    Queste cose sono uniche e insostituibili.
  • 11:09 - 11:11
    Puoi diventare canadese,
  • 11:11 - 11:15
    puoi diventare cittadino americano,
  • 11:15 - 11:19
    puoi viaggiare in tanti paesi
    e vivere bene,
  • 11:19 - 11:21
    e sposare qualcuno del luogo,
    e adattarti.
  • 11:21 - 11:23
    E io ho sentito dire tanti lettoni:
  • 11:23 - 11:26
    "Ho trovato una ragazza americana
    e l'ho sposata,
  • 11:26 - 11:30
    ma a lei non piaceva
    che io partecipassi a eventi lettoni
  • 11:30 - 11:33
    con altri lettoni.
  • 11:33 - 11:36
    Voleva che ci rinunciassi,
    ma io mi sono detto:
  • 11:36 - 11:39
    'È lei che sta rinunciando alla mia
    identità.
  • 11:39 - 11:42
    È lei che sta rinunciando a chi sono io.'"
  • 11:42 - 11:45
    Ma "chi sono io"
    non è così facile da definire.
  • 11:45 - 11:49
    Una delle cose che, secondo me,
    definisce chi sono in un senso etnico
  • 11:49 - 11:52
    è, naturalmente, l'eredità culturale,
  • 11:52 - 11:56
    la conoscenza della lingua e della storia.
  • 11:56 - 11:58
    Per noi, conoscere il folclore
  • 11:58 - 12:00
    è una grande parte della nostra eredità.
  • 12:00 - 12:05
    È questa la ricchezza
    a disposizione di coloro
  • 12:05 - 12:09
    che aprono la porta di appartenenza
    al popolo lettone
  • 12:09 - 12:14
    liberamente, senza dover fare
    una scelta forzata.
  • 12:14 - 12:20
    Anche se diversi dagli altri,
    si può convivere bene con gli altri.
  • 12:20 - 12:21
    Se sei lettone,
  • 12:21 - 12:24
    in molti paesi puoi passare
    quasi inosservato:
  • 12:24 - 12:26
    nessuno saprà solo guardandoti
  • 12:26 - 12:28
    che sei lettone o di origine lettone.
  • 12:28 - 12:30
    Ma puoi coltivare,
  • 12:30 - 12:33
    ed è di questo che ho provato
    a convincere
  • 12:33 - 12:38
    per anni i giovani
    che ho incontrato in vari paesi,
  • 12:38 - 12:41
    puoi coltivare queste radici
    come un giardino segreto:
  • 12:41 - 12:44
    la tua propria
    ed individuale identità lettone.
  • 12:44 - 12:47
    E, naturalmente,
    noi saremmo ben felici
  • 12:47 - 12:50
    di condividerla con il resto del mondo,
  • 12:50 - 12:54
    se potessimo aiutare gli altri
    a superare la barriera linguistica
  • 12:54 - 12:58
    per far loro conoscere
    quello che ha da offrire.
  • 12:58 - 13:01
    Io, personalmente,
    ho fatto anche questo.
  • 13:01 - 13:06
    Nel mio piccolo, ho contribuito
  • 13:06 - 13:11
    scrivendo articoli e libri accademici
  • 13:11 - 13:15
    sulla cultura e l'identità lettoni,
  • 13:15 - 13:19
    in particolare su quello che rende
    le nostre canzoni folcloristiche
  • 13:19 - 13:24
    così speciali e straordinarie,
  • 13:24 - 13:29
    così degne
    di essere conosciute e analizzate,
  • 13:29 - 13:34
    nonché degne di essere incluse nella lista
    dei patrimoni orali e immateriali
  • 13:34 - 13:38
    stilata dall'UNESCO ormai da anni.
  • 13:39 - 13:43
    A chi di voi resta in Lettonia
    nelle prossime settimane,
  • 13:43 - 13:49
    consiglio di andare al Festival
    della Canzone Lettone,
  • 13:49 - 13:52
    oppure di guardarlo
    alla televisione o online.
  • 13:52 - 13:54
    Il Festival della Canzone Lettone
  • 13:54 - 14:00
    incarna la tradizione canora
  • 14:00 - 14:04
    che è un pilastro dell'identità lettone
  • 14:04 - 14:06
    da secoli e secoli,
  • 14:06 - 14:10
    da prima ancora che la Lettonia
    diventasse una nazione.
  • 14:10 - 14:12
    Nel diciannovesimo secolo,
  • 14:12 - 14:18
    quando i lettoni erano essenzialmente
    ancora un ceto oppresso della società,
  • 14:18 - 14:22
    cominciarono a cantare in cori.
  • 14:22 - 14:29
    Quandi i cori si riunivano
    a livello regionale per festival canori
  • 14:29 - 14:31
    si accorsero
  • 14:31 - 14:36
    che una figlia era nata a Riga
    e un'altra a Valmiera,
  • 14:36 - 14:38
    ma che cantavano la stessa canzone.
  • 14:38 - 14:42
    E si posero la domanda che appare
    in una delle canzoni:
  • 14:42 - 14:45
    "Sono figlie della stessa madre?"
  • 14:45 - 14:47
    Sì, sono figlie della stessa madre,
  • 14:47 - 14:49
    che è il popolo lettone.
  • 14:49 - 14:54
    Il riunirsi per cantare fu l'elemento
    che permise loro
  • 14:54 - 14:57
    di prendere coscienza
    di questa identità lettone.
  • 14:58 - 15:01
    Permise loro di prendere coscienza
    della ricchezza
  • 15:01 - 15:04
    offerta dalla loro identità,
  • 15:04 - 15:07
    ben diversa dalla condiscendenza
  • 15:08 - 15:13
    e dalla denigrazione
    frequentemente perpetrate
  • 15:13 - 15:18
    dai ceti più alti della società
  • 15:18 - 15:21
    nel corso dei secoli,
    con tutte le forze occupanti.
  • 15:22 - 15:27
    I lettoni ritrovarono
    l'orgoglio per loro stessi,
  • 15:27 - 15:32
    non solo la coscienza
    di se stessi come popolo.
  • 15:33 - 15:36
    E attraverso questa coscienza
    capirono
  • 15:36 - 15:39
    che come popolo
    avevano gli stessi diritti
  • 15:39 - 15:43
    di tutti i popoli del mondo.
  • 15:43 - 15:46
    E in diversi modi questo riunirsi
    per cantare
  • 15:46 - 15:49
    portò ai primi venti
    d'indipendenza lettone
  • 15:49 - 15:51
    e alla creazione di una nazione
    lettone indipendente.
  • 15:51 - 15:57
    Questa tradizione è riuscita a resistere
    a varie occupazioni straniere
  • 15:57 - 16:01
    e a ideologie imposte dall'alto,
  • 16:01 - 16:07
    ha resistito in Australia,
    America, Europa,
  • 16:07 - 16:10
    al di là della cortina di ferro,
  • 16:11 - 16:15
    e ci ha aiutati a preservare
  • 16:15 - 16:19
    le nostre radici, il nostro legame
    con un passato,
  • 16:19 - 16:24
    la coscienza di avere un'eredità
    che ci spetta:
  • 16:24 - 16:27
    questo era per noi essere lettoni.
  • 16:27 - 16:32
    Ed è questo, naturalmente, che ci rende
    anche europei in tutto e per tutto.
  • 16:32 - 16:36
    È per questo che come presidente
    mi sono impegnata affinché
  • 16:36 - 16:39
    la Lettonia diventasse un paese membro
    dell'Unione Europea.
  • 16:40 - 16:44
    È per questo che fin dalla fine
    del mio mandato come presidente
  • 16:44 - 16:47
    sono stata una grande sostenitrice
    dell'unità europea.
  • 16:47 - 16:51
    Ma devo dire che oltre a questo,
  • 16:51 - 16:56
    grazie alla mia esperienza
    come presidente di una nazione
  • 16:56 - 17:03
    ho appreso molte cose che possono
    essere utili altrove nel mondo,
  • 17:03 - 17:07
    e quindi faccio parte di più di tre club
    e numerose organizzazioni
  • 17:07 - 17:10
    a livello internazionale
  • 17:10 - 17:13
    che si impegnano per migliorare
    la condizione femminile
  • 17:13 - 17:17
    e per aiutare la transizione
    verso la democrazia in vari paesi.
  • 17:17 - 17:21
    Oggigiorno, mi trovo,
    con la mia identità lettone,
  • 17:22 - 17:25
    a lavorare nella vigna del Signore,
  • 17:25 - 17:29
    che poi non è che la vigna
    di un cittadino del mondo.
  • 17:29 - 17:34
    E così, dopo essere tornata
    come Ulisse alla mia terra natale,
  • 17:34 - 17:39
    dopo aver potuto esprimere
    la mia identità lettone,
  • 17:39 - 17:44
    come l'essere nata qui
    mi ha predestinato a fare,
  • 17:44 - 17:50
    mi sono trovata a sostenere
    il progetto europeo.
  • 17:50 - 17:55
    Ma, soprattutto, credo
    che tutte queste esperienze,
  • 17:55 - 17:59
    quelle del mio popolo,
    quelle mie come singolo individuo,
  • 17:59 - 18:01
    quelle dei miei compatrioti
    che hanno subìto
  • 18:01 - 18:05
    deportazioni e repressioni,
  • 18:05 - 18:07
    tutta questa sofferenza
  • 18:07 - 18:11
    che altri popoli in Europa e altrove
    hanno dovuto sopportare...
  • 18:11 - 18:15
    Credo che tutto questo abbia contribuito
  • 18:15 - 18:19
    ad accrescere il nostro senso di umanità.
  • 18:20 - 18:22
    Vorrei lasciarvi con questo pensiero:
  • 18:22 - 18:27
    qualunque sia la vostra identità,
  • 18:27 - 18:31
    deve essere basata sulla consapevolezza
    del vostro valore intrinseco
  • 18:31 - 18:35
    come persona e come essere umano,
  • 18:35 - 18:38
    come cittadino del mondo,
  • 18:38 - 18:40
    come membro della razza umana.
  • 18:40 - 18:45
    È questo senso di appartenenza,
    di fratellanza e sorellanza,
  • 18:45 - 18:49
    con persone che possono apparire
    completamente diverse da voi,
  • 18:49 - 18:52
    che a volte hanno valori diversi,
  • 18:52 - 18:54
    che sicuramente
    hanno esperienze diverse,
  • 18:54 - 18:57
    ma che tuttavia hanno seguito
  • 18:57 - 19:01
    lo stesso percorso di vita
    di tutti gli altri umani.
  • 19:01 - 19:05
    Dalla nascita allo sviluppo,
  • 19:05 - 19:10
    all'età adulta, al lavoro, le esperienze,
    le gioie e i dolori, fino a quando,
  • 19:10 - 19:13
    naturalmente, lasciamo il palcoscenico,
    come dice Shakespeare,
  • 19:13 - 19:16
    visto che non siamo che attori
    su di un palcoscenico.
  • 19:16 - 19:20
    Vi auguro di poter passare la vostra vita
  • 19:20 - 19:23
    cercando quel terreno solido
    sotto i vostri piedi,
  • 19:23 - 19:26
    quello che la vostra identità vi dà.
  • 19:26 - 19:31
    E, ricordate: non ne avete solo una,
    ma molte,
  • 19:31 - 19:35
    e nel corso della vostra vita
    potete continuamente scegliere.
  • 19:35 - 19:39
    Potete costruire chi siete
    e chi volete essere.
  • 19:39 - 19:42
    Buona fortuna a tutti voi.
  • 19:43 - 19:44
    (Applausi)
Title:
L'identità lettone | Vaira Vīķe-Freiberga | TEDxRiga
Description:

Questo intervento si è tenuto ad un evento TEDx locale, organizzato in maniera indipendente dalle conferenze TED.
Vaira Vīķe-Freiberga è un'attivista impegnata nella politica e nel sociale, scienziata, professoressa con all'attivo lauree 'ad honorem' presso diverse università. Dopo essere rientrata dall'esilio in Canada, Vaira Vīķe-Freiberga ha diretto il Latvian Institute, dove ha lavorato fino a quando è diventata presidente della Lettonia. Il suo intervento racconta la costruzione dell'identità lettone. Dopo aver vissuto in sei paesi diversi su tre continenti, parlando cinque lingue diverse, Vaira Vīķe-Freiberga fece ritorno al suo paese di cui divenne presidente nonostante lo avesse lasciato all'età di sei anni per poi tornarvi soltanto a 60 anni.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
19:54

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