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Caro rispettato Thay
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cara sorella
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perché c'è solo una sorella monaca qui
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e cari amici
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oggi è giovedì 1 dicembre 2016
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siamo al New Hamlet
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questa mattina, quando è sorto il sole
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ho guardato fuori
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la prima cosa che ho notato è stato il
cielo azzurro
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ed immediatamente mi è venuta
in mente una canzone
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"La mente è un limpido cielo blu"
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C'è qualcuno qui conosce la canzone?
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alcuni, più di uno
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forse la possiamo cantare in inglese
e in francese
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la mente è un limpido cielo blu
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la mente è un limpido cielo blu
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i pensieri vengono, i pensieri vanno
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la mente è un limpido cielo blu
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in francese
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l'’ésprit est un ciel tout bleu
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l'’ésprit est un ciel tout bleu
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les pensées vont et viennent,
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l’ésprit est un ciel tout bleu,
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grazie molte
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in questo ritiro invernale
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stiamo esaminando il nobile
ottuplice sentiero
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abbiamo già esaminato della retta visione
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e abbiamo iniziato ad esaminare
il retto pensiero
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oggi vorrei condividere un po' di più
sul retto pensiero e sul pensiero in generale
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c'è cosi tanto da dire che ho
difficoltà a scegliere di che cosa parlare
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il Dharma è profondo e amorevole
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il punto non è di cosa parlare,
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ma su cosa condividere
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vorrei iniziare condividendo alcune
esperienze personali
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che riguardano la mente ed il pensiero
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quando ero giovane, attorno ai
vent'anni
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sono stata colpita da
forti episodi di emicrania
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e ho trovato un modo per guarire la
mia emicrania
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l'unica cosa che potevo fare quando avevo
l'emicrania era
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sdraiarmi - ma non completamente, un po'
sollevata -
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tenere la stanza completamente al buio
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e con un po' di aria fresca
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se c'era anche solo un po' di luce, questa
avrebbe peggiorato l'emicrania
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non potevo sopportare l'incenso:
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l’incenso, o un profumo forte,
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andavano direttamente su dal naso fino
alla testa peggiorando la mia emicrania
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un giorno mentre ero sdraiata nella stanza
buia
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al fresco, senza rumori o odori,
né luci
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ho notato che se la mia mente era molto
tranquilla e calma
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il dolore si calmava
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e potevo effettivamente essere e consapevole dei pensieri
che passavano come nuvole nel cielo
-
e di tanto in tanto era come se 'afferrassi'
una nuvola ed entrassi in relazione con essa
-
cioè era come se saltassi
su quel pensiero
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e nel minuto - o nel secondo in cui facevo questo
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mi veniva un dolore in testa,
come un lampo,
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ed era così doloroso che mi dicevo:
"Non pensare"
-
e immediatamente lasciavo andare
-
e tornavo a questo spazio dove
potevo vedere le nuvole cha passavano
-
all'epoca non meditavo "ufficialmente"
-
quindi volevo dare parole
a questa esperienza
-
e dopo averla sperimentata
per la prima volta,
-
lo facevo più volte quando
emergeva l’emicrania:
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mi sdraiavo in una stanza buia
-
e andavo in questo spazio dove potevo
osservare le nuvole
-
o piuttosto, dove ero consapevole
dei pensieri che passavano nella mente
-
e ogni volta che mi coinvolgevo con un
pensiero
-
mi dicevo: "Non pensare", e tornavo
immediatamente a quell'altro spazio
-
Quindi ho pensato: ho scoperto
che ci sono due modi di pensare,
-
e uno l'ho chiamato pensiero passivo
-
i pensieri che vanno e vengono
come le nuvole nel cielo
-
l'altro tipo di pensiero l'ho chiamato
pensiero attivo
-
quando mi sentivo coinvolta in uno dei
pensieri che mi passavano per la mente
-
Ogni volta che avevo un emicrania,
-
praticavo – ora direi così -
-
e lentamente i periodi tra un emicrania e
e l'altro si allungarono
-
non era più ogni due settimane ma una
volta al mese, ogni due mesi
-
e improvvisamente una volta ho pensato
-
“oh, non ho più avuto l’emicrania da sei mesi”,
-
e poi un intero anno
-
e poi ho dimenticato completamente
di aver mai avuto delle emicranie.
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questa è un'esperienza che ho fatto con
l'emicrania
-
o con il pensiero
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poi mi sono iscritta ad un gruppo
che praticava meditazione
-
l'insegnante parlava di diversi tipi
di scuole di meditazione
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e un giorno parlò del fatto che
nella tradizione zen giapponese
-
i praticanti non pensano, - questo è zen,
non pensi -
-
così pensai
-
"io so come si fa e penso
che andrò in Giappone"
-
non avevo mal di testa e quindi non so
quanto fossi motivata al non pensare
-
tornerò su questo più tardi
-
quindi [questa è] un esperienza con il pensiero che
ho chiamato pensiero passivo e attivo
-
man mano che continuavo
la mia pratica di meditazione
-
sono tornata lentamente a
focalizzare la mente su una sola cosa
-
il mio respiro
-
e usavo parole per accompagnare il mio
respiro, come: inspiro/espiro
-
questo è stato prima di
venire a Plum Village
-
“inspiro, espiro”, finché la mia mente
si focalizzò soltanto su “inspiro, espiro”,
-
poi lasciavo andare spontaneamente
[le parole] “inspiro, espiro”
-
e restavo ancora in questo spazio dove
i pensieri semplicemente passano.
-
Alcuni anni dopo, e dopo altre
esperienze di vita
-
stavo facendo un ritiro silenzioso
di un mese
-
avevo avuto dei momenti difficili nella
mia vita
-
e quando praticavo la meditazione seduta
mi sforzavo veramente di concentrarmi.
-
e ogni volta che notavo che la mia mente
vagava, dicevo: no, torna indietro,
-
questo è l’argomento, è su questo che
mi sto focalizzando, la meditazione”.
-
Dopo una settimana di quel ritiro
silenzioso di un mese,
-
ogni volta che andavo a sedermi sul cuscino
immediatamente mi veniva un mal di testa lancinante
-
e ci sono volute alcune meditazioni sedute
scoprire che avevo creato un conflitto
-
in me stessa, mi sforzavo
-
non stavo guardando quello che sorgeva
nella mente,
-
lo sopprimevo e cercavo con forza di
focalizzarmi sull'inspirazione e sull'espirazione
-
per porre rimedio a questo decisi,
che ogni volta
-
che praticavo la meditazione seduta avrei
lasciato che la mia mente andasse dove voleva andare
-
lasciandola vagare in qualunque luogo
-
restando semplicemente
consapevole di dove andava
-
se era lì, se stava pensando al domani, se
stava pensando al giorno prima,
-
oppure magari se era spaventata da qualcosa
che stava succedendo in sala…
-
Dopo alcuni giorni in cui facevo così,
-
- e alcuni giorni significava parecchie
sessioni di meditazione seduta -
-
ho potuto andare, sedermi sul cuscino
e concentrarmi
-
tornare al respiro e davvero
respirare con gioia.
-
Un altra esperienza, è qualcosa che può
capitare anche ad altri qui tra noi:
-
ho avuto un periodo di depressione
-
ero realmente sorpresa perché amo
la natura
-
e passavo del tempo in natura
ma immusonita
-
non consapevole di niente,
-
ma fuori dalla casa dove vivevo,
-
c'erano due bellissimi alberi di
ciliegio
-
era aprile ed erano entrambi fioriti,
completamente fioriti
-
uno con fiori bianchi e l'altro rosa
-
quindi pensai: “Quei due
alberi di ciliegio,
-
ogni volta che li guardo, ogni anno
in aprile , li guardo con gioia,
-
ma ora esco, li vedo, e dico
‘uffa e allora?’
-
Forse li guarderò e mi fermerò
semplicemente per un attimo a guardarli,
-
solo a guardarli;
-
so che c’è gioia in quegli
alberi di ciliegio,
-
l'ho sperimentato questo per molti anni".
-
Quindi lo facevo ogni volta che uscivo
dalla casa, guardavo gli alberi,
-
li guardavo semplicemente,
-
e dopo non molti giorni sono uscita
li ho guardati, ho detto “oh!”,
-
[poi di nuovo] “uffa”,
-
un momento in cui ho detto “bellissimo”,
poi basta, proprio un secondo,
-
ma nel secondo in cui avevo di nuovo
sperimentato la gioia, ho capito
-
che c’era gioia negli alberi di ciliegio
e ho continuato a farlo.
-
E dopo che i ciliegi avevano smesso di
fiorire, ho guardato altre cose
-
attorno alla casa, cose che amavo
-
e dopo poco tempo
mi sentivo già molto meglio
-
all'epoca ho anche realizzato
-
che in tutte le meditazioni
sedute che avevo fatto,
-
concentrare la mente, essere in questo regno
dove in cui i pensieri passano come nuvole
-
in realtà non avevo imparato
molto della mia mente
-
così ho iniziato a cercare luoghi in cui
praticare, sono arrivata a Plum Village
-
e qui ho trovato quello
che stavo cercando.
-
A Plum Village noi pratichiamo yoniso
manaskara che significa "attenzione appropriata"
-
portare l'attenzione alle cose che
nutrono il nostro benessere
-
che ci aiuteranno ad aiutare gli altri a
nutrire il loro benessere
-
prestare attenzione in un modo che ci aiuterà
a guarire e a trasformare la nostra sofferenza
-
e condividerlo con altri, in modo che anche loro
possano trasformare e guarire la loro sofferenza.
-
Mi sono resa conto che
-
quando uscivo dalla casa
-
e guardavo agli alberi di ciliegio
-
stavo praticando yoniso manaskara,
-
anche se non ne sapevo nulla
ufficialmente,
-
quindi, quando osserviamo la nostra mente
-
poniamoci la domanda
-
quale è l'attuale inclinazione della
nostra mente
-
quale è l'attuale tendenza della nostra
mente
-
vediamo delle possibilità
-
o vediamo dei problemi
-
le situazioni che incontriamo
durante la nostra vita quotidiana,
-
tendiamo a vederle come difficoltà o come
opportunità, come possibilità?
-
il Buddha disse:
-
“Qualunque cosa noi pensiamo
o su cui riflettiamo frequentemente
-
diventa l’inclinazione della nostra mente”.
-
E come possiamo sapere qual è
l’inclinazione della mente, come lo scopriamo?
-
Come scopriamo questa inclinazione
della mente?
-
Il discorso sul modo migliore
per vivere soli
-
il Buddha insegnò le seguenti cose sul
modo migliore per vivere soli
-
Non inseguite il passato
-
Non perdetevi nel futuro
-
Il passato non c’è più
-
il futuro non è ancora arrivato
-
Osservando a fondo la vita così com’è
-
proprio qui e ora,
-
il praticante dimora
nella stabilità e nella libertà
-
Dobbiamo essere diligenti oggi,
-
domani sarebbe troppo tardi:
-
la morte arriva inaspettata.
-
Come si può scendere a patti con essa?
-
Il saggio chiama una persona
che dimora
-
nella presenza mentale notte e giorno
-
“colui che conosce il modo migliore
per vivere soli”
-
che cosa si intende con
inseguire il passato?
-
Quando noi consideriamo come
era il nostro corpo in passato,
-
come erano le nostre sensazioni in passato
-
come erano le nostre percezioni in passato
-
come erano le nostre formazioni
mentali in passato
-
come era la nostra coscienza in passato
-
quando consideriamo queste cose
-
e la nostra mente è oppressa
e attaccata a queste cose
-
che appartengono al passato
-
allora quella persona sta
inseguendo il passato.
-
Non dice che non possiamo pensare
al passato,
-
dice: "siate consapevoli di come pensate
al passato",
-
possiamo pensare al passato,
-
possiamo osservare a fondo le
esperienze del passato
-
e capire come quelle esperienze sono
venute in essere
-
e quello che possiamo aver imparato da
quelle esperienze
-
quindi pensare al passato
-
è qualche cosa che io talvolta chiamo
-
"un tentativo di riscrivere la storia",
-
ho passato molte ore a cercare di farlo,
-
ma non sono riuscita a cambiare nulla,
non sono andata lontano...
-
Perciò, quando notiamo questa tendenza,
-
la pratica è esserne consapevoli
e tornare al momento presente.
-
Tornare al momento presente per
praticare yoniso manaskara
-
l'attenzione appropriata
-
e nutrirci in un modo
-
da trovare pace e calma
-
quando la nostra mente è calma ed in pace
-
abbiamo chiarezza
-
e possiamo praticare yoniso manaskara
-
e vedere le cose del passato
-
e osservare a fondo come sono successe,
-
e non ne saremo trascinati via.
-
Il Buddha continua così:
-
"Quando consideriamo il modo
in cui era il nostro corpo in passato,
-
le nostre sensazioni in passato,
-
le percezioni
-
le formazioni mentali
-
la coscienza
-
quando consideriamo queste cose,
-
ma la nostra mente non é schiava né
attaccata
-
a queste cose che appartengono al passato
-
allora non stiamo inseguendo il passato.
-
Quindi guardare a fondo come sono
successe queste cose,
-
è guardare nel passato senza
inseguire queste cose
-
che appartengono al passato.
-
Cosa si intende per perdersi nel futuro?
-
Quando consideriamo il modo in cui
il nostro corpo sarà in futuro,
-
come saranno le sensazioni, le percezioni,
le formazioni mentali, la coscienza,
-
quando consideriamo queste cose
-
e la nostra mente è oppressa e fa
sogni a occhi aperti su queste cose
-
che appartengono al futuro, allora
ci stiamo perdendo nel futuro.
-
Questi sono gli scenari
che riguardano il futuro.
-
Ho scritto molti scenari sul futuro
-
e forse non sono l'unica.
-
A seconda dell'inclinazione della nostra
mente,
-
questi scenari sono scenari di disastro,
-
oppure sono eventi splendidi, fantastici.
-
gli scenari disastrosi ci causano
molta paura
-
ci rendono spaventati del futuro
-
e ci portano via la capacità
di essere nel momento presente.
-
Quando arriva il momento
presente nel futuro,
-
cioè quando il momento presente
diventa futuro -
-
visto che abbiamo programmato
la nostra mente pensando
-
che sarebbe stato un disastro,
-
oppure abbiamo completamente
sopravvalutato il futuro -
-
quando esso diventa presente
-
e siamo davvero messi davanti a
quello che sta succedendo nel presente,
-
potremmo cadere di colpo sul pavimento
-
o potremmo non essere in grado di
vedere che cosa sta succedendo davvero,
-
e come per lo scenario disastroso
-
non saremo in grado di reagire in modo
-
da dare una risposta appropriata alla
situazione.
-
Poi continua: “cosa significa
non perdersi nel presente?
-
Quando noi pensiamo:
-
questo corpo è me;
-
io sono questo corpo
-
Queste sensazioni sono me
-
io sono queste sensazioni
-
Questa percezioni sono me,
-
io sono queste percezioni,
-
questa formazione mentale è me,
-
io sono questa formazione mentale,
-
questa coscienza è me,
-
io sono questa coscienza,
-
allora siamo sopraffatti dal
presente”;
-
quando facciamo il contrario
non siamo catturati dal presente.
-
Il retto pensiero significa
-
retta visione
-
il retto pensiero deriva dalla
visione
-
e retta visione significa
-
vedere la natura dell'interessere di
tutto ciò che è
-
vedere la natura impermanente e di non sé
di tutto ciò che è
-
vedere che il se è fatto di elementi
di non sé.
-
Abbiamo un canto bellissimo
-
che si chiama
-
"Il sutra della visione profonda che ci
conduce all'altra riva"
-
conosciuto anche come
-
"Sutra del Cuore"
-
quando leggiamo il Sutra del Cuore,
o lo cantiamo,
-
possiamo essere molto colpiti
-
dalla visione veramente profonda
-
degli esseri illuminati
-
che hanno composto questo testo.
-
La visione profonda che ci porta
all'altra riva
-
è una pratica
-
è una guida alla pratica
-
Corpo, sensazioni, percezioni, formazioni
mentali
-
e coscienza
-
sono vuote di un sé separato;
-
non sono entità con un sé separato
-
quando abbiamo realizzato questo
-
allora abbiamo il retto pensiero
-
Quindi come scopriamo qual è l'inclinazione
della nostra mente?
-
Se vogliamo imparare a conoscere la mente
-
dobbiamo osservare la mente
-
e possiamo farlo durante la meditazione
seduta,
-
ma non solo durante la meditazione
seduta,
-
possiamo farlo anche nella nostra vita
quotidiana
-
naturalmente quando sediamo
possiamo osservare
-
quali sono i nostri pensieri
-
e quando vediamo un pensiero
-
possiamo dire: bene,
-
qual è la natura di questo pensiero?
-
In altre parole:
-
che cosa sto pensando e come sto
pensando a qualcosa,
-
come sto pensando quello che sto pensando?
-
Di nuovo, vedo possibilità
-
o vedo dei problemi?
-
Il mio pensiero esprime la
visione profonda
-
che non sono
un’entità senza un sé separato,
-
oppure il mio pensiero esprime
l'esperienza di essere catturata dall'idea
-
di essere un'entità con un sé separato?
-
Di essere catturata dall'idea di avere
un se separato
-
che non ha niente a che fare con
nessun altro?
-
Forse possiamo ascoltare un
suono di campana.
-
Quindi, quando stiamo pensando
-
a qualcosa che è accaduto nel passato
-
qualche cosa che abbiamo fatto,
-
qualcosa che abbiamo detto,
-
qualcosa che abbiamo fatto o detto
-
di cui non siamo veramente contenti,
-
e ci biasimiamo, e ci incolpiamo
tutto il tempo
-
ci giudichiamo,
-
ci diciamo che siamo cattivi,
-
terribili
-
- questo è quello che chiamiamo
dialogo interiore
-
è un modo di parlare a noi stessi,
-
molto negativo;
-
abbiamo sviluppato la tendenza
-
nella nostra mente
-
a parlare a noi stessi in modo negativo
-
Nel 1990 nel primo ritiro dei 21 giorni
-
dal 6 di giugno sino alla fine di giugno,
-
Thay ci diede da fare una meditazione di
gentilezza amorevole.
-
Ho portato i miei appunti dell'epoca
-
è una buona idea tenere gli appunti e
riguardarli di tanto in tanto
-
[per ricordare] che cosa Thay ci
ha insegnato
-
di tutte le cose che abbiamo ricevuto,
-
e che cosa davvero pratichiamo.
-
Thay ci diede una meditazione sulla
gentilezza amorevole
-
e ci chiese di osservare a fondo
-
come siamo diventati.
-
Una meditazione di maitri, che facciamo
prima per noi stessi
-
e poi per gli altri,
-
e Thay ha detto: Prima
di tutto visualizza te stesso,
-
visualizza il tuo fisico, il tuo corpo
vedi te stesso,
-
così come sei ora,
-
guarda il tuo stato di salute
-
così come è adesso,
-
e poi guarda il tuo
stato di salute com'era
-
all'epoca di un particolare evento della
tua vita di cui non sei molto contento;
-
poi osserva il tuo stato mentale
-
com'è ora,
-
e ricorda com'era all'epoca di
quell'episodio;
-
osserva anche la tua situazione economica,
nella vita,
-
così come è ora
-
e com'era all'epoca di quell'evento;
-
poi osserva la tua situazione sociale
-
così com'è ora e com'era
all'epoca di quell'evento.
-
Allora capirai
-
che qualunque siano state
le tue azioni all'epoca,
-
sono state così per tutte quelle
cause e condizioni:
-
la tua salute fisica,
-
il tuo benessere mentale,
-
il tuo ambiente sociale,
-
la tua situazione economica
-
tutti quegli elementi sono le condizioni
che ti hanno formato a quell'epoca.
-
In questo modo possiamo
acquisire una migliore comprensione
-
del perché abbiamo pensato, detto, e fatto
qualunque cosa abbiamo fatto,
-
così possiamo generare comprensione e
compassione per noi stessi.
-
Inoltre un elemento importante è questo:
-
all'epoca abbiamo avuto accesso a
qualunque tipo di insegnamento
-
che ci aiutasse a capire noi stessi?
-
Questo è un elemento chiave,
-
e capendolo possiamo anche capire che,
-
considerando tutte quelle condizioni,
-
abbiamo fatto del nostro meglio.
-
Qualche volta si dice: " non avrei dovuto
dire quello,
-
non avrei dovuto fare quello",
-
si, adesso abbiamo la visione profonda
-
che forse non è stato il modo più abile
di agire,
-
adesso,
-
ma in quel momento non avevamo quella
intuizione profonda,
-
non sapevamo come reagire
a quella situazione
-
non sapevamo come guardarla
per capirla,
-
ed è così che sorge la compassione.
-
Poi Thay ci ha chiesto di fare
la stessa cosa
-
per gli altri.
-
Per quello che riguarda il nostro
ambiente sociale
-
ci è stato anche chiesto di considerare
com'è stata la nostra infanzia,
-
come siamo stati condizionati dalla nostra
infanzia.
-
Questo è successo 26 anni fa,
-
io penso che possiamo riscrivere quella
meditazione
-
e inserire tutti gli elementi
-
che nel frattempo abbiamo già capito,
-
per esempio l'importanza dell'innaffiare
in modo selettivo
-
i semi della nostra
-
coscienza deposito
-
attraverso yoniso manaskara,
l'attenzione appropriata.
-
L'inclinazione della nostra mente
-
è fondamentalmente un espressione
-
della manifestazione dei semi più forti
-
della nostra coscienza deposito;
-
i semi che emergono di più,
-
questi sono l'inclinazione
della nostra mente;
-
quindi se non siamo tanto felici
dell'inclinazione della nostra mente,
-
controlliamo per vedere quali semi
stiamo innaffiando in noi nella giornata.
-
Pratichiamo la consapevolezza dei pensieri
-
che emergono
-
e quando vediamo che un certo pensiero
è un pensiero
-
che non porta benessere a me stesso
o agli altri,
-
pratichiamo quello che viene chiamato
"cambiare il piolo" o cambiare la traccia di un CD,
-
non so come lo chiamate adesso,
-
o un MP4,
-
di qualunque cosa si tratti,
-
cambialo, ascolta qualcos'altro,
scegli qualcos'altro.
-
Per essere in grado di scegliere, dobbiamo
-
essere in grado di tornare
al momento presente,
-
essere nel momento presente
-
ed è questo che facciamo quando
ascoltiamo la campana.
-
Quando ascoltiamo la campana,
-
che ascolteremo tra un attimo,
-
portiamo la mente a casa nel corpo,
-
diventiamo consapevoli che il nostro corpo
respira,
-
che siamo vivi
-
e possiamo semplicemente dire:
bene, cosa sto pensando?
-
Qual è la tendenza della mia mente
proprio in questo momento?
-
Qual è l'inclinazione della mia mente
-
espressa da questo pensiero?
-
Forse possiamo ora ascoltare un suono
della campana
-
e fare esattamente questo.
-
Una domanda: quando stavamo tornando a
casa in noi stessi
-
diventando consapevoli dei nostri pensieri,
-
stavamo praticando yoniso manaskara?
-
Che cosa avrebbe dovuto essere
yoniso manaskara
-
in quel momento?
-
"Non dovrei pensare a quella cosa"
-
sarebbe definibile come yoniso manaskara?
-
Non necessariamente.
-
Qualunque cosa io stia pensando,
questo è quello che sto pensando
-
e va bene,
-
il punto fondamentale è che io lo sappia,
-
questo è yoniso manaskara.
-
Quindi quando ascoltiamo il suono
della campana,
-
pratichiamo il tornare a noi stessi,
-
diventiamo consapevoli di quello che
stiamo pensando
-
e abbracciamolo con gentilezza
amorevole
-
parliamo a noi stessi in modo amorevole:
-
questa è attenzione appropriata.
-
Poi potremmo dire:
-
"Quel pensiero che è emerso,
-
è emerso perché il seme di quel pensiero
è molto forte";
-
quando nell'arco della giornata divento
consapevole
-
di quel tipo di pensiero che emerge,
-
posso dire: " Bene posso pensare
-
a qualunque cosa io stia pensando,
ma in modo diverso?".
-
Vediamo qualcuno,
-
per esempio vedo una delle mie sorelle
-
che attraversa la sala da pranzo
-
mette qualcosa sul tavolo
-
e poi esce dalla sala da pranzo,
-
e il mio pensiero è questo:
-
" Sta lasciando le cose in giro,
-
non è il posto per lasciare le cose".
-
Questo pensiero da dove arriva?
-
Questa è una mente giudicante,
-
ma posso anche pensare:
-
"Sta andando da qualche parte
-
ha messo lì le cose per qualche motivo,
-
probabilmente ha un buon motivo per
metterle lì,
-
tornerà e le raccoglierà,
-
e altrimenti posso sempre prenderle io e
metterle dove devono andare",
-
va bene, no?
-
In questo modo sto innaffiando
un altro seme
-
il seme della comprensione,
-
della gentilezza amorevole
-
e della compassione,
-
e più innaffiamo quel tipo di seme
-
e più emergerà e diventerà
-
l'inclinazione della nostra mente,
-
il che è meraviglioso per noi stessi
-
e per gli altri.
-
Il corpo e la mente
-
con cui viviamo la nostra vita quotidiana
-
è lo stesso corpo e mente
-
che portiamo sul cuscino quando
-
pratichiamo la meditazione seduta
-
qualche volta diciamo:
-
"mi siederò, voglio avere un po' di pace"
-
e andiamo, agitati, camminiamo
molto velocemente
-
verso l'angolo tranquillo in cui sederci,
-
e mentre ci sediamo possiamo
ancora sentire
-
questa energia nel corpo,
-
questa irrequietezza,
-
questa agitazione nella nostra mente
-
ed è qui che subentra di nuovo
-
la pratica di abbracciare.
-
"Bene, sono qui,
-
il mio corpo non è ancora calmo,
-
la mia mente non è ancora calma,
-
l'abbraccerò e starò con lei".
-
Ispirando, sono consapevole del corpo/
-
Espirando, lascio andare la
tensione nel corpo.
-
Inspirando, sono consapevole delle
mie formazioni mentali/
-
Espirando, calmo le mie formazioni mentali.
-
Calmare le formazioni mentali.
-
per esempio l'agitazione, l'irritazione,
forse la rabbia,
-
respirando e abbracciandole con
il nostro respiro:
-
possiamo farlo come pratica mentale,
-
essendo consapevoli di quello
stato mentale
-
ed abbracciandolo con il nostro respiro.
-
Possiamo anche controllare
-
per vedere dove questa agitazione,
questa irritazione, questa rabbia
-
si esprime come sensazione fisica
nel mio corpo:
-
è un senso di tensione al petto,
-
al plesso solare?
-
Nell'addome, nelle spalle?
-
Qualunque cosa ci sia nella mente
è anche nel corpo,
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quello che c'è nel corpo è nella mente.
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Se scopriamo che pratichiamo,
che cerchiamo di praticare,
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abbracciando la formazione mentale
ad un livello mentale,
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continuiamo ad essere trascinati via dalla
narrazione
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e forse investiamo più energia
nella storia,
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rendendo così ancora più forte la
formazione mentale,
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allora potrebbe essere bene
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controllare dove e come si esprime
nel corpo
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e respirare con quella sensazione fisica.
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Ogni volta che la nostra mente vaga
verso la storia
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diciamo: "sto respirando con te"
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prendendoci cura della sensazione fisica.
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Nella mia esperienza,
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quando la sensazione fisica si calma,
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quando in un certo senso si scioglie
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e se ne va, miracolosamente
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anche l'agitazione nella mente si calma,
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e allora sono pronta a guardare
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come si è verificata,
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cosa è successo davvero.
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Forse possiamo goderci un altro
suono di campana
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Il retto pensiero
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vuol dire anche essere
consapevoli dell'impermanenza;
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c'è una frase che uso quando
vengo catturata dal pensiero
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che le cose resteranno così per sempre.
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Quando mi trovo in una situazione
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che ritengo difficile, mi dico:
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"anche questo passerà"
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e questo mi dà energia,
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non sono più persa nella disperazione.
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Quando sono in una situazione che mi piace
davvero molto:
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essere con il sangha,
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un tempo meraviglioso,
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un bel ritiro,
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mi dico:
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"anche questo passerà"
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e così no spreco il mio tempo
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e me lo godo davvero,
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mi permetto di esserne nutrita:
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questa è l'impermanenza.
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Il retto pensiero è anche espressione
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del non sé,
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è sapere che la felicità non è una
questione individuale.
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Quando mia sorella non è felice,
non posso essere felice;
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per quanto io mi sforzi
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in qualche modo il suo dolore
è il mio dolore,
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benché io non voglia necessariamente
accettarlo,
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ma la mia esperienza è
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che non posso essere felice davvero.
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Il tempio cinese Bailin
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è un tempio dove un maestro chiese
ad un praticante:
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"Hai visto l'albero di cipresso nel cortile"
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E' un koan. Sul cancello di entrata ci sono
due parole in cinese
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"non due",
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non dice uno, dice "non due"
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penso che mia sorella ed io non siamo due,
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non siamo esattamente uno,
ma non siamo due,
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e questo mi aiuta, se ho una difficoltà,
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a sedermi e a pensare qual è veramente
questa difficoltà, che cos'è,
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qual è "il problema"?
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Qualche volta noto che sto cercando
la risposta al di fuori del problema,
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come se da una parte ci
fosse il problema e la soluzione
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fosse da un'altra parte,
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ma ho scoperto che se voglio conoscere la
soluzione al problema,
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devo guardare a fondo il problema,
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questo è l'unico luogo dove
posso trovarla,
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"non due" soluzione/problema,
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"non due" cose separate;
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non sé, non-due è il non sé,
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e [devo] praticare
questo nella vita quotidiana
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con la calligrafia di Thay
"La felicità non è una questione individuale".
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Poi trovo un modo di comunicare
con la sorella
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per arrivare alla pace,
per arrivare di nuovo alla pace.
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Non due, non sé, è retto pensiero.
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Thay ci ha posto tre domande in passato
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per aiutarci a praticare yoniso manaskara,
l'attenzione appropriata
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e il retto pensiero.
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La prima è una calligrafia che mi piace davvero,
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ce l'ho sullo schermo del mio laptop
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"Sei sicuro?"
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Sei sicura che siete davvero due persone
completamente diverse
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che non hanno a che fare
l'una con l'altra?
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Sei davvero sicura
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Sei davvero sicura che
la salute della Terra non ha niente
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a che fare con la tua salute?
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Penso che tutti noi sappiamo già
qual è la risposta a questa domanda:
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Sei sicura?
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Sei sicuro che la difficoltà che hai è
tutta colpa dell'altro e non tua?
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Sei davvero sicura?
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Anche se sei davvero sicura
controlla di nuovo,
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questo è quello che Thay ci consiglia
di fare
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La seconda domanda è: "Che cosa sto facendo?"
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Quello che sto facendo è innaffiare
i semi positivi?
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Siamo consapevoli di quello che stiamo
facendo fisicamente?
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Se siamo consapevoli di quello
che stiamo facendo
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potremmo anche essere consapevoli
di come lo stiamo facendo
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e a Plum Village la nostra pratica è
di fare tutto in presenza mentale,
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per coltivare l'energia della presenza
mentale
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in modo da poter essere consapevoli
del nostro pensiero,
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delle nostre parole e delle nostre azioni.
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La terza è: "Ciao energia dell'abitudine,
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stiamo pensando in un modo
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che innaffi i semi della sofferenza in noi
stessi e negli altri?"
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La nostra parola, la nostra azione
nasce dal nostro pensiero,
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il nostro pensiero nasce dalla
nostra visione.
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La quarta è:
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"Generare la mente d'amore,
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il profondo desiderio di coltivare
la comprensione
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e la compassione"
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Queste sono le quattro domande che
Thay ci ha dato molti anni fa.
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C'è una pratica che mi piace molto,
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è il Toccare la Terra.
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Mi piace praticare il Toccare la Terra,
i Cinque Toccare la Terra
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Chi non ha ancora praticato i Cinque
Toccare la Terra
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li può trovare nel libro dei canti
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e li può trovare anche sul sito di
Plum Village
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I Cinque Toccare la Terra ci aiutano
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a capire noi stessi e gli altri;
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per me questa è una pratica che porta a
ricominciare da capo e alla guarigione
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ristabilendo relazioni, relazioni sane
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mi è piaciuta molto anche la pratica
dei Tre Toccare la Terra;
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di nuovo se non la avete praticati
li trovate nel libro,
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se avete praticato il toccare la terra con
Sister Chan Kong,
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avete avuto la combinazione dei tre e dei
cinque insieme
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e anche di più,
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ma potrebbe piacervi vedere da dove
vengono
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quindi il Toccare la Terra di
Sister Chan Kong
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è nato dalla sua esperienza dei tre e
dei cinque Toccare la Terra.
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I Tre Toccare la Terra mi hanno aiutato a
vedere che sono
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la continuazione dei miei antenati,
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e che loro sono molto
presenti dentro di me.
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Io pratico per loro, per guarirli,
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e prendo rifugio in loro
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quando ho bisogno di forza.
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Proprio nel momento
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in cui dirigiamo la nostra attenzione a
ciò che è integro,
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sano
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e che porta al nostro benessere e
al benessere degli altri,
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allora stiamo praticando yoniso manaskara,
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e c’è un modo di dire che conosciamo tutti
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e possiamo applicare
questo modo di dire a yoniso manaskara:
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"Non c'è una via per yoniso manaskara,
yoniso manaskara è la via".
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Yoniso manaskara è la via per rendere
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il nostro dialogo interiore integro, pieno
di comprensione e compassione
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e anche per rendere le nostre interazioni
con gli altri
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piene di compassione e comprensione.
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Infine, qualcuno ha chiesto:
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"Che cosa faccio?
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Io dubito, dubito così tanto,
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sono indeciso non so se fare
questo o quello, cosa devo fare?
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Devo fare questo oppure devo
fare quell'altro? Ho un problema."
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Di nuovo, cerchiamo sempre di trovare
la risposta a quella domanda
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da qualche altra parte, al di fuori del
momento presente.
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Per sapere cosa fare, la cosa migliore
nella mia esperienza
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è di tornare al momento presente.
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Qualche volta uno dei nostri amici dice:
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non so se devo stare a Plum Village o se
devo andare da un'altra parte,
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fare qualcosa di diverso,
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se devo tornare qui oppure no;
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siamo a Plum Village e la cosa migliore
da fare per capire
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se dobbiamo restare o andarcene,
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è di essere al 100% a Plum Village
(lo ripete).
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Facciamo questo e sapremo se dobbiamo
restare o andarcene.
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ma finché non siamo qui al 100%
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non lo sapremo.
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Magari potremmo andare,
stare da un altra parte e dire:
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"Ma devo tornare indietro a Plum Village?
O forse dovrei restare qui?"
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Stessa cosa, se te ne vai,
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vai e stai al 100% dove sei,
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e saprai se è il posto per te,
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oppure se magari desideri tornare
a Plum Village.
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Quindi possiamo praticare l'osservazione
del "problema"
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e troveremo lì la soluzione,
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perché non sono due
[problema e soluzione non sono due].
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Quindi come pratica, soprattutto per il
vostro tempo qui a Plum Village,
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praticate alla luce delle parole del Buddha:
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"Ogni cosa che frequentemente pensiamo,
o su cui riflettiamo,
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diventa l'inclinazione della nostra mente."
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Quando ascoltiamo il suono della campana
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non limitiamoci a fermarci,
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godiamo del nostro respiro
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e diciamo: qual è l'inclinazione della
mia mente?
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Che tipo di seme c'è qua sotto?
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Forse invece di innaffiare quel seme
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posso stare più attenta
ad innaffiare un altro seme
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Quando camminiamo diventiamo consapevoli
di ciò che stiamo pensando,
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potremmo essere consapevoli di ciò che
stiamo pensando, dell'inclinazione
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forse posso lasciare quel pensiero
da parte
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e stare con i miei passi.
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Thay dice:" quando camminiamo,
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investiamo il 100% nel camminare
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e fermiamo la nostra RPC
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la nostra Radio del Pensiero Continuo."
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Ci ho pensato e mi sono detta:
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che cosa di sta dicendo di smettere
di fare Thay?
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E sono tornata alla mia esperienza del
pensiero attivo e del pensiero passivo,
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e ho pensato: forse Thay intende quello
che io avevo chiamato "pensiero attivo";
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posso lasciare andare
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i pensieri che io elaboro
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e ritornare ai miei passi,
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i pensieri passano semplicemente come le
nuvole nel cielo;
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non sono questi che io voglio fermare,
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se facessi questo, creerei un conflitto,
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si calmeranno da soli.
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Se io continuo a tornare ai miei passi
e a gioire dei miei passi,
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i pensieri possono stare da qualche parte
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sullo sfondo
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e va bene.
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lo stesso quando mangio,
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quando pulisco il pavimento
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-cosa che talvolta faccio se nessuno
sta guardando,
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perché se stanno guardando
magari mi portano via la scopa,
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perché le sorelle anziane non devono
spazzare il pavimento, lo fanno le sorelle giovani.
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Quindi quando ho l'occasione di spazzare
il pavimento,
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che è una cosa che mi piace fare,
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qualunque cosa stia facendo,
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qualunque azione fisica,
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cerco di portare sempre la mente
al mio corpo
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e quando scopro che sono trascinata via
-
- per esempio da un pensiero
molto emozionante,
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che alla fine magari non è emozionante
affatto -
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posso lasciarlo andare e tornare
a quello che sto facendo
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portando la mente a casa nel corpo.
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In questo modo noi sviluppiamo
yoniso manaskara
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e avremo la pace e la calma
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per guardare a fondo,
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per vedere la natura impermanente
e di non sé di tutto quello che è
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e questo è il Retto Pensiero.
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Quindi cominciamo a praticare
la consapevolezza
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del nostro pensiero quotidiano,
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Questa potrebbe essere la porta
per il Retto Pensiero.
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Vi ringrazio tanto per essere stati qui