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Svante Pääbo: L'uomo di Neanderthal nel nostro DNA

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    Vi vorrei parlare di ciò
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    che possiamo apprendere dallo studio del genoma
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    di uomini di oggi
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    e di esseri umani estinti.
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    Ma prima
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    vi vorrei ricordare brevemente quello che già sapete:
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    che i genomi, il nostro materiale genetico,
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    si trovano in quasi tutte le cellule del corpo, nei cromosomi,
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    sotto forma di DNA,
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    la famosa molecola a doppia elica.
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    Le informazioni genetiche
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    sono contenute nella sequenza
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    di quattro basi
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    abbreviate con le lettere A, T, C, e G.
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    Le informazioni sono presenti due volte ---
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    in ognuno dei filamenti ---
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    e questo è importante,
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    perché quando si formano nuove cellule i filamenti si separano,
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    e si sintetizzano nuovi filamenti sulla base del vecchio modello,
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    con un processo quasi perfetto.
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    Ma, ovviamente, nulla in natura
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    è del tutto perfetto,
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    quindi talvolta capita un errore
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    e viene inserita una lettera sbagliata.
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    Possiamo vedere il risultato
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    di queste mutazioni
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    anche se confrontiamo le sequenze di DNA
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    di quelli che si trovano in sala, ad esempio.
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    Se confronto il mio genoma con il vostro
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    vedremo che c'è una variazione
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    ogni 1200-1300 lettere.
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    Queste mutazioni si accumulano
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    grosso modo come funzione del tempo.
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    Nella sequenza di uno scimpanzé saranno in numero maggiore.
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    Circa una lettera ogni 100,
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    per gli scimpanzé.
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    Se poi vi interessa la storia di un frammento
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    di DNA, o dell'intero genoma,
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    sarete in grado di ricostruire la storia del DNA
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    in base alle variazioni riscontrate.
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    Di solito rappresentiamo la storia del DNA
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    usando grafici come questo.
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    Qui la struttura è molto semplice.
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    Le due sequenze di DNA umano
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    derivano da un recente antenato comune.
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    E ancora prima c'è un progenitore in comune con gli scimpanzé.
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    Dato che queste mutazioni avvengono
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    grosso modo come funzione del tempo,
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    si possono convertire le differenze
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    in tempi stimati,
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    e dunque si ritiene che i due tipi umani
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    abbiano avuto un antenato comune circa mezzo milione di anni fa;
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    in comune con gli scimpanzé, invece,
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    circa cinque milioni di anni or sono.
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    In questi ultimi anni si sono sviluppate
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    tecnologie di conteggio che consentono
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    di verificare moltissimi frammenti di DNA in tempi rapidissimi.
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    Oggi, nel giro di poche ore, possiamo
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    mappare un intero genoma umano.
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    In ognuno di noi coesistono due genomi:
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    quello materno e quello paterno.
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    La loro lunghezza è di circa 3 miliardi di lettere.
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    E si vedrà che nei miei genomi,
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    o in quello dei due che useremo,
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    ci sono circa 3 milioni
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    di variazioni.
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    Magari mi potreste dire:
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    "Come sono distribuite queste differenze
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    genetiche nel mondo?".
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    E allora vedreste
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    una certa quantità di variazioni genetiche in Africa.
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    E al di fuori dell'Africa
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    vedreste una minore variazione genetica.
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    Questo è sorprendente, certo,
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    perché in Africa vivono dalle 6 alle 8 volte meno persone
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    che nel resto del mondo.
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    Eppure in Africa
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    c'è più varietà genetica.
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    Inoltre quasi tutte le varianti genetiche
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    al di fuori dell'Africa
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    hanno sequenze di DNA strettamente
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    correlate a quelle africane.
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    Ma in Africa
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    c'è una componente della variazione genetica
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    che non ha parentele strette al di fuori.
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    Una spiegazione possibile è che
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    una parte della variante africana, ma non tutta,
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    abbia colonizzato il resto del mondo.
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    E usando i sistemi di datazione delle variazioni genetiche
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    possiamo dire
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    che l'uomo moderno -
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    un essere umano esattamente identico a noi -
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    si è sviluppato in Africa in tempi recenti,
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    tra i 100 e i 200.000 anni fa.
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    Più tardi, tra i 100 e i 50.000 anni or sono,
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    si è spostato dall'Africa
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    per colonizzare il mondo.
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    Per cui spesso mi piace dire
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    che, dalla prospettiva del genoma,
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    siamo tutti africani.
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    O viviamo ancora in Africa, oppure
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    l'abbiamo lasciata in un recente esilio.
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    Un'altra conseguenza
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    della recente origine degli umani moderni
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    è che le varianti genetiche
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    sono di solito ampiamente sparse nel mondo,
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    in molti luoghi,
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    e tendono a variare come gradienti,
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    almeno come vista d'insieme.
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    E dato che esistono così tante varianti
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    e che hanno diversi gradienti,
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    vuol dire che se determiniamo una sequenza di DNA -
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    il genoma di un individuo -
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    possiamo stabilire con sufficiente precisione
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    il suo luogo di provenienza,
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    sempre che i suoi genitori o i nonni
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    non siano andati troppo in giro.
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    Ma allora ciò vuole anche dire,
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    come pensano molte persone,
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    che ci sono grandi differenze genetiche tra gruppi di persone -
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    anche in continenti diversi, ad esempio?
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    Beh, possiamo iniziare a rispondere anche a questo.
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    Ad esempio c'è un progetto, attualmente in corso,
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    per sequenziare mille persone -
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    il loro genoma - in diverse parti del mondo.
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    Hanno eseguito la sequenza di 185 africani
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    provenienti da due popolazioni.
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    E hanno portato a termine quella di un egual numero di persone
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    in Europa e in Cina.
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    E possiamo già osservare il grado di differenziazione,
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    quante lettere variano
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    in almeno una delle sequenze individuali.
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    Sono tante: 38 milioni di posizioni variabili.
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    Ma ci potremmo chiedere: esistono differenze assolute
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    tra africani e non-africani?
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    Forse molti di noi pensano
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    che ci sia una grandissima differenza.
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    E una differenza assoluta -
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    cioè una differenza per cui
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    tutti gli individui che vivono in Africa,
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    il 100 %, hanno una lettera in una certa posizione,
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    mentre quelli al di fuori dell'Africa ne hanno un'altra.
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    La risposta è che, tra i milioni di differenze,
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    non esiste una posizione simile.
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    Potrebbe stupirvi.
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    Forse una classificazione individuale non è corretta.
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    Allora potremmo adottare criteri più flessibili
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    e dire: quante posizioni troviamo,
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    in cui il 95 % degli africani
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    ha una variante,
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    e un altro 95 % un'altra variante,
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    e risulta che il totale è 12.
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    Questo è davvero sorprendente.
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    Significa che quando vediamo delle persone,
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    una dell'Africa e una di Europa,
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    o Asia, non possiamo predire,
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    per una singola posizione nel genoma, con l'accuratezza del 100%
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    cosa troveremmo per quella persona.
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    Solo per 12 posizioni forse
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    potremmo azzeccarne il 95%.
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    Ed è sorprendente, perché
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    naturalmente potremmo osservare queste persone
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    e sapere con relativa sicurezza da dove provengono i loro antenati.
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    Ciò vuol dire che
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    quei tratti che osserviamo
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    che sono più evidenti -
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    i tratti del viso, colore della pelle, capelli -
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    non sono determinati da singoli geni che fanno la differenza,
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    ma da molte varianti genetiche diverse che sembrano
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    variare di frequenza, a seconda
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    del luogo di provenienza.
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    Credo ci sia un'altra cosa in quei tratti
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    che scorgiamo così facilmente negli altri,
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    che penso occorra considerare,
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    ed è il fatto che, in senso letterale,
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    si trovano sulla superficie del corpo.
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    Sono quello di cui parlavo -
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    tratti del volto, struttura dei capelli, colore della pelle.
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    Ci sono altre caratteristiche che variano
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    da un continente all'altro, ad esempio
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    il modo di metabolizzare il cibo che ingeriamo,
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    o quello in cui
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    il nostro sistema immunitario reagisce ai microbi
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    che invadono il nostro corpo.
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    Sono tutte parti dell'organismo
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    che servono a interagire direttamente con l'ambiente,
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    diciamo in in confronto diretto.
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    E' facile immaginare
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    come quelle parti del corpo in particolare
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    siano state oggetto di veloce selezione da parte dell'ambiente
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    e abbiano cambiato la frequenza
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    dei geni interessati.
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    Ma se guardiamo ad altre parti del corpo
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    che non interagiscono direttamente con l'ambiente -
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    reni, fegato, cuore -
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    non c'è modo di sapere,
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    osservando unicamente questi organi,
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    da dove provengano quegli individui.
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    Dunque c'è un'altra cosa interessante
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    che emerge dalla considerazione del fatto
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    che gli umani hanno una comune recente origine africana,
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    e cioè che quando sono apparsi quegli umani,
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    circa 100.000 anni fa,
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    non erano gli unici sul pianeta.
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    Esistevano altre tipologie di uomo,
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    tra cui, il più famoso, l'uomo di Neanderthal -
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    questi tipi umani robusti,
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    qui sulla sinistra
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    accanto a uno scheletro umano moderno -
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    che abitavano in Europa e in Asia Occidentale
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    da diverse centinaia di migliaia di anni.
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    Sarebbe interessante sapere
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    cosa accadde quando si incontrarono.
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    Che successe all'uomo di Neanderthal?
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    Per dare una risposta a tali quesiti
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    il mio gruppo di ricerca - ormai da 25 anni -
  • 9:18 - 9:20
    lavora su sistemi di estrazione del DNA
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    da fossili di Neanderthal
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    e di animali estinti
  • 9:24 - 9:27
    vecchi di decine di migliaia di anni.
  • 9:27 - 9:30
    Ciò comporta molti problemi tecnici
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    su come estrarre il DNA
  • 9:32 - 9:35
    e trasformarlo in un formato sequenziabile.
  • 9:35 - 9:37
    Occorre fare molta attenzione
  • 9:37 - 9:40
    ad evitare contaminazioni, durante gli esperimenti,
  • 9:40 - 9:43
    con il proprio DNA.
  • 9:43 - 9:46
    Ed infine, facendo uso anche di questi metodi
  • 9:46 - 9:50
    di sequenziazione veloce di molte molecole di DNA,
  • 9:50 - 9:52
    siamo riusciti, lo scorso anno,
  • 9:52 - 9:55
    a presentare la prima versione del genoma del Neanderthal,
  • 9:55 - 9:57
    cosicché tutti voi potete
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    andare su internet e dare un'occhiata a questo genoma,
  • 9:59 - 10:02
    o almeno a quel 55 %
  • 10:02 - 10:05
    che abbiamo ricostruito finora.
  • 10:05 - 10:07
    E potete già confrontarlo col genoma
  • 10:07 - 10:10
    di persone viventi.
  • 10:10 - 10:12
    Forse la domanda
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    che vi verrebbe da fare è:
  • 10:14 - 10:16
    "Che è successo quando ci siamo incontrati?
  • 10:16 - 10:18
    Ci siamo incrociati oppure no?"
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    Per rispondere alla domanda
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    bisogna osservare il Neanderthal dell'Europa Meridionale
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    e confrontarne il genoma
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    con gli uomini di oggi.
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    E poi fare lo stesso
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    con coppie di individui,
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    iniziando con gli Africani,
  • 10:33 - 10:35
    confrontando i loro genomi
  • 10:35 - 10:38
    e identificandone le differenze,
  • 10:38 - 10:41
    e chiedersi in ambedue i casi: com'è fatto un Neanderthal?
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    A quale dei due Africani assomiglia di più?
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    Non ci aspetteremmo differenze,
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    perché i Neanderthal non hanno mai vissuto in Africa.
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    Dovrebbero essere uguali, non c'è motivo per cui
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    ci dovrebbe essere più somiglianza con uno dei due.
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    E infatti è proprio così.
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    Statisticamente non c'è differenza tra africani
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    rispetto all'eventuale somiglianza con il Neanderthal.
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    Ma è diverso
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    se prendiamo un europeo e un africano.
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    In questo caso è molto più frequente
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    che il Neanderthal somigli all'europeo
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    che all'africano.
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    Lo stesso se confrontiamo un cinese
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    e un africano,
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    il Neanderthal somiglierà più di frequente al cinese.
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    E anche questo è sorprendente.
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    perché i Neanderthal non hanno mai vissuto in Cina.
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    La nostra spiegazione è che
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    quando gli umani moderni sono fuoriusciti dall'Africa
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    circa 100.000 anni fa,
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    si sono incontrati con i Neanderthal.
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    Presumibilmente dapprima nel Medio Oriente,
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    dove già si trovavano i Neanderthal.
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    Se in quell'occasione cominciarono a incrociarsi,
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    allora quegli umani moderni
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    che divennero gli antenati
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    di tutti i non-africani
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    trasportavano nel proprio genoma i tratti del Neanderthal,
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    diffondendolo nel resto del mondo.
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    E così oggi le persone che vivono al di fuori dell'Africa
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    hanno circa il 2,5 % di DNA
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    neanderthaliano.
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    Perciò, disponendo oggi di un genoma
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    di Neanderthal come riferimento,
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    e con le tecnologie di analisi
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    dei fossili e di estrazione
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    del DNA,
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    possiamo applicare il modello ad altre parti del mondo.
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    Il primo posto in cui siamo andati è la Siberia Meridionale,
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    nei Monti Altaj,
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    in un luogo chiamato Denisova,
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    in una caverna in cui,
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    nel 2008, gli archeologi
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    hanno trovato un ossicino -
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    questa è una copia -
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    che hanno capito essere l'ultima falange
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    del mignolo di un umano.
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    Era in buono stato di conservazione
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    e siamo così riusciti a determinare il suo DNA
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    anche meglio di quello
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    del Neanderthal,
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    e l'abbiamo messo a confronto con il genoma
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    del Neanderthal e dell'uomo odierno.
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    Abbiamo scoperto che questo individuo
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    aveva sequenze di DNA in comune
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    con i Neanderthal circa 640.000 anni fa.
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    Arrivando a 800.000 anni or sono,
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    si ha un'origine comune
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    con gli umani di oggi.
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    Dunque questo individuo proviene da una popolazione
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    che condivide l'origine con i Neanderthal,
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    ma molto tempo fa, e poi ha una lunga storia indipendente.
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    Abbiamo chiamato questo gruppo di umani,
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    a cui siamo risaliti per la prima volta
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    attraverso questo ossicino,
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    i Denisovani,
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    dal nome del luogo del ritrovamento.
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    E poi potremmo farci, anche per loro,
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    le stesse domande fatte per i Neanderthal:
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    si mescolarono con gli antenati dell'uomo odierno?
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    Se ci poniamo la domanda,
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    e confrontiamo il genoma Denisoviano
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    con quello di altre parti del mondo,
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    inaspettatamente scopriamo
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    che non c'è alcuna traccia di DNA Denisoviano
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    nemmeno nella gente che vive vicino alla Siberia odierna.
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    Ma lo troviamo nella Papua Nuova Guinea
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    e in altre isole della Melanesia e del Pacifico.
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    Probabilmente, ciò significa
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    che i Denisoviani erano più diffusi in passato,
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    dato che non crediamo che gli antenati dei Melanesiani
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    abbiano mai vissuto in Siberia.
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    Perciò dallo studio
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    dei genomi di esseri umani estinti,
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    stiamo iniziando ad avere un'idea di come fosse il mondo
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    quando gli uomini moderni cominciarono a lasciare l'Africa.
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    In Occidente c'erano i Neanderthal;
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    in Oriente c'erano i Denisoviani -
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    e forse anche altre forme di umani
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    che non abbiamo ancora scoperto.
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    Non è facile identificare i confini tra queste due popolazioni,
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    ma sappiamo che nella Siberia Meridionale
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    vissero sia i Neanderthal che i Denisovsiani,
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    almeno in qualche periodo del passato.
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    Gli uomini moderni provengono da qualche zona dell'Africa,
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    probabilmente dall'area centro-orientale.
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    Hanno incontrato i Neanderthal, vi si sono uniti,
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    hanno continuato a diffondersi nel mondo,
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    e in qualche luogo dell'Asia sud-orientale
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    hanno incontrato i Denisoviani e si sono uniti a loro,
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    poi sono andati verso il Pacifico.
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    Infine, queste precedenti forme umane scomparvero,
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    ma continuano a vivere ancora un po'
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    in qualcuno di noi -
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    tanto che i non-africani conservano il 2,5 % di DNA
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    dei Neanderthal,
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    e i Melanesiani
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    anche un 5 % circa
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    dei Denisoviani.
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    Questo vuol forse dire che, dopo tutto,
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    ci sono delle differenze assolute
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    tra africani e non-africani,
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    dato che i non-africani
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    mantengono nel genoma vecchi tratti
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    dei tipi umani estinti,
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    mentre gli africani non ne hanno?
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    Beh, non credo che sia così.
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    Presumibilmente gli umani moderni
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    provengono da un luogo dell'Africa.
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    Certo si sono diffusi anche altrove in Africa,
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    dove ci saranno state altre forme umane precedenti.
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    E dato che ci siamo mescolati altrove,
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    sono sicuro che un giorno,
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    quando forse avremo un genoma
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    anche di tipi umani africani più antichi,
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    scopriremo che anche loro si sono mescolati
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    con i primi uomini moderni in Africa.
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    Riassumendo,
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    cosa abbiamo imparato dallo studio dei genomi
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    degli esseri umani di oggi
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    e degli esseri umani estinti?
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    Abbiamo appreso molte cose,
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    ma ciò che ritengo importante menzionare
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    è che abbiamo capito che ci siamo sempre mescolati.
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    Ci siamo incrociati con questi precedenti tipi di umani,
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    ovunque li abbiamo incontrati,
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    e da allora abbiamo sempre continuato a farlo.
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    Grazie per la vostra attenzione.
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    (Applausi)
Title:
Svante Pääbo: L'uomo di Neanderthal nel nostro DNA
Speaker:
Svante Pääbo
Description:

Il genetista Svante Pääbo mostra i risultati di un'impegnativa ricerca svolta a livello mondiale sul DNA, che conferma che i nostri progenitori africani si sono incrociati con gli uomini di Neanderthal, dopo il loro arrivo in Europa. (Sì, molti di noi hanno tracce di Neanderthal nel proprio DNA.) E dimostra come si sia riusciti ad identificare una nuova specie di umanoidi a partire dal dito di un neonato.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
16:41
Lela Selmo added a translation

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