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L'adorabile (e letale) leone marino - Claire Simeone

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    Mentre prendono il sole sugli scogli
    o girovagano goffamente sulla spiaggia,
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    è facile immaginare questi immobili
    mammiferi meno come leoni
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    e più come gatti domestici di mare.
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    Ma non farti ingannare
    dal loro comportamento sull'arena,
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    sotto le onde, i leoni marini sono
    dei cacciatori di incredibile resistenza.
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    Sfrecciando a velocità che vanno
    da 6 a 29 km all'ora
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    e cacciando fino a 30 ore di fila,
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    questi maestosi mammiferi
    sono all'altezza del proprio nome.
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    E grazie ad una serie
    di adattamenti fisici,
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    perfettamente bilanciati
    da milioni di anni,
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    sono dei formidabili cacciatori.
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    Per trovare il loro cibo preferito,
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    i leoni marini cacciano più in profondità
    di molti dei loro simili semi-acquatici.
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    Alcune specie si immergono
    ad una profondità di quasi 400 metri,
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    e fanno fronte
    alla pressione crescente
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    ripiegando la gabbia toracica flessibile
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    e comprimendo i loro polmoni elastici.
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    Questo spinge l'aria in alto verso
    le vie aeree più piccole,
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    facendo stringere gli anelli della trachea
    mentre l'ossigeno fuoriesce dai polmoni,
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    per essere poi trattenuto
    nelle vie respiratorie superiori.
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    Durante l'affioramento, quest'aria
    sarà usata per rigonfiare i polmoni,
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    ma per il momento, il loro cuore rallenta
    in modo da conservare ossigeno.
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    Il flusso sanguigno viene reindirizzato
    solo verso gli organi più essenziali
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    come il cuore, i polmoni e il cervello,
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    che dipendono dall'ossigeno di riserva
    immagazzinato nel sangue e nei muscoli.
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    Una volta giunti nel terreno di caccia,
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    si affidano alla loro eccezionale
    vista per trovare la preda.
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    Gli occhi di molti mammiferi
    hanno una struttura chiamata lente,
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    una struttura trasparente e convessa
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    la cui la forma rifrange la luce
    per consentire la vista.
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    Negli esseri umani, questa lente è curva
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    per elaborare le onde luminose
    che viaggiano nell'aria.
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    Ma i leoni marini hanno bisogno
    di vedere al meglio
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    a centinaia di metri di profondità.
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    Per adattarsi, i loro occhi
    hanno una lente molto più rotonda,
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    per rifrangere la luce sott'acqua,
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    così come pupille a forma di lacrima
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    che possono espandersi fino a 25 volte
    la loro dimensione originale.
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    Questo lascia entrare più luce possibile,
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    aiutandoli ad individuare la loro preda
    anche nelle condizioni più buie.
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    Ma una volta arrivati vicino,
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    si affidano a qualcosa di simile
    ad un sesto senso per afferrare il cibo.
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    I loro baffi, o vibrisse,
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    sono composti di cheratina
    e sono pieni di fibre nervose
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    che scorrono in profondità
    nel tessuto connettivo del muso.
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    I leoni marini hanno pieno
    controllo direzionale su questi baffi,
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    che possono appiattire sul muso,
    o far sporgere con un angolo di 90 gradi.
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    Se ben sintonizzati,
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    i baffi possono percepire
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    le lievi tracce di spostamento
    lasciate dalle scie dei pesci.
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    E sono abbastanza precisi
    da permettere ai leoni marini
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    di percepire ad occhi chiusi oggetti
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    la cui grandezza differisce
    di meno di 2 cm.
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    Con questi strumenti
    un leone marino in salute
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    può catturare generose porzioni di pesce
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    tra cui acciughe, sgombri,
    e calamari ad ogni uscita.
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    Grazie alla loro eccezionale memoria,
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    sanno ricordare
    numerosi terreni di caccia,
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    compresi quelli
    che non visitano da decenni.
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    Tale memoria riguarda anche
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    i territori di riproduzione
    e le aree parto,
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    così come quali vicini sono amici
    e quali nemici.
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    Esistono prove del fatto
    che i leoni marini
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    riescono a ricordare
    come eseguire attività
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    anche dopo 10 anni senza
    essersi esercitati nel frattempo,
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    e ciò consente loro di navigare
    con facilità anche in vecchi territori.
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    Eppure, nonostante
    questi incredibili adattamenti,
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    nel loro habitat sono in atto
    cambiamenti così rapidi
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    da non permettere ai leoni marini
    di affrontarli.
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    Poiché i cambiamenti climatici
    riscaldano gli oceani,
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    alcune specie di alghe tossiche
    prosperano.
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    Queste alghe sono innocue
    per i pesci che le mangiano,
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    ma per i leoni marini che
    ingeriscono quei pesci,
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    l'acido domoico delle alghe può innescare
    convulsioni e danni cerebrali.
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    A causa delle variazioni climatiche,
    queste alghe fioriscono tutto l'anno,
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    facendo si che sempre più leoni marini
    finiscano spiaggiati.
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    Questa tragica scoperta
    è solo uno dei molti modi
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    in cui la salute degli animali acquatici
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    può aiutarci a capire meglio gli oceani.
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    Questi segnali di allarme
    ci spingono ad attivarci
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    per proteggere noi stessi e gli altri
    mammiferi marini,
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    e più impareremo
    sui cambiamenti degli oceani,
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    abitati dai leoni marini,
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    più saremo in grado di aiutare
    queste intelligenti creature a prosperare.
Title:
L'adorabile (e letale) leone marino - Claire Simeone
Speaker:
Claire Simeone
Description:

Visualizza la lezione completa: https://ed.ted.com/lessons/the-lovable-and-lethal-sea-lion-claire-simeone

Mentre fanno il pieno di sole sulle rocce o girovagano goffamente lungo la spiaggia, è facile pensare ai leoni marini più come a gatti di mare. Ma non lasciatevi ingannare dal loro comportamento sulla spiaggia. Sotto le onde, i leoni marini sono cacciatori dall'incredibile resistenza, raggiungono velocità di 18 miglia all'ora e cacciano fino a 30 ore per volta. Claire Simeone si addentra in ciò che rende questi maestosi mammiferi dei cacciatori di talento.

Lezione di Claire Simeone, regia di Cabong Studios.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TED-Ed
Duration:
04:22

Italian subtitles

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