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Wade Davis parla delle civiltà in pericolo

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    Uno dei piaceri principali quando si viaggia
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    e una delle delizie della ricerca etnografica
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    è il poter vivere tra chi
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    non ha dimenticato le antiche tradizioni,
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    tra chi avverte il passato nel vento,
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    lo tocca nelle pietre levigate dalla pioggia,
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    lo gusta nelle foglie amare delle piante.
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    Basti pensare che gli sciamani Jaguar viaggiano ancora oltre la Via Lattea,
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    o che i miti degli anziani Inuit sono ancora colmi di significati,
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    o che in Himalaya,
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    i buddisti inseguono ancora il respiro del Dharma,
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    per ricordare l'importanza centrale dell'antropologia,
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    e che l'idea che il mondo in cui viviamo
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    non esiste in senso assoluto,
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    ma è solo un modello di realtà,
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    la conseguenza di un particolare set di scelte adattative
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    che la nostra stirpe ha fatto, bene o male, molte generazioni fa.
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    E, naturalmente, tutti condividiamo dei tratti essenziali.
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    Tutti nasciamo. Tutti procreiamo.
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    Siamo soggetti a riti di iniziazione.
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    Dobbiamo affrontare l'inesorabilità della morte,
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    quindi non ci sorprende se cantiamo e balliamo...
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    tutti abbiamo un'arte.
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    Ciò che colpisce è il ritmo particolare della canzone,
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    il ritmo della danza di ogni cultura.
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    Non importa che siano i Penan delle foreste del Borneo,
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    o i seguaci del Voodoo di Haiti,
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    o i guerrieri del deserto Kaisut in Kenya settentrionale,
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    i Curandero delle Ande,
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    o un cammelliere nel cuore del Sahara.
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    Lui è stato il mio compagno di viaggio nel deserto
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    un mese fa,
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    o un allevatore di yak nelle valli di Qomolangma,
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    sull'Everest, la dea madre del mondo.
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    Tutte queste popolazioni ci insegnano che ci sono altri modi di esistere
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    altri modi di pensare,
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    altri modi di muoversi nel mondo.
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    E, se riflettete un attimo, è un concetto
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    che può darvi speranza.
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    Insieme, le miriadi di culture del mondo
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    creano una ragnatela di vita spirituale e culturale
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    che avvolge il pianeta
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    ed è importante per il benessere del pianeta
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    così come la ragnatela biologica nota come biosfera.
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    E si può pensare a questa ragnatela culturale
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    come a un'etnosfera
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    e si può definire l'etnosfera
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    la somma totale di tutti i concetti, sogni, miti,
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    idee, ispirazioni, intuizioni portati in essere
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    dall'immaginazione umana dall'alba della consapevolezza.
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    L'etnosfera è il fantastico patrimonio dell'umanità.
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    E' il simbolo di ciò che siamo
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    e di ciò che possiamo essere in quanto specie inquisitive.
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    E siccome la biosfera è stata gravemente consumata
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    altrettanto è successo all'etnosfera
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    e purtroppo molto più rapidamente.
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    Nessun biologo, per esempio, direbbe
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    che il 50% di tutte le specie è stato o è
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    sull'orlo dell'estinzione semplicemente perché è falso,
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    oppure - nell'ipotesi più apocalittica -
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    nel campo della diversità biologica -
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    e non si avvicina neanche di poco all'ipotesi più ottimistica -
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    quella della diversità culturale.
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    L'indice di tutto ciò è, ovviamente, la perdita linguistica.
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    Quando siete nati
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    esistevano 6.000 lingue su questo pianeta.
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    Una lingua non è composta solo da un vocabolario
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    o da una serie di regole grammaticali.
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    Una lingua è lo sprazzo dello spirito umano.
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    E' il mezzo con il quale l'animo di ogni cultura
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    arriva nel mondo materiale.
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    Ogni lingua è una foresta della mente,
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    un bacino, un pensiero, un ecosistema di possibilità spirituali.
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    E di quelle 6.000 lingue, mentre siamo qui seduti a Monterey,
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    almeno la metà non viene più sussurrata nelle orecchie dei bambini.
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    Non vengono più insegnate ai bambini,
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    il che vuol dire, a meno che non cambi qualcosa,
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    che sono già morte.
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    Cosa c'è di più triste dell'essere avvolti dal silenzio,
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    dell'essere gli ultimi a parlare una lingua,
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    del non aver modo di trasmettere la saggezza degli avi
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    o di anticipare la promessa dei figli?
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    Questo orrendo fato è lo stato di qualcuno
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    in qualche parte di mondo ogni due settimane:
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    ogni due settimane un anziano muore
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    e porta con sé nella tomba le ultime sillabe
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    di una lingua antica.
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    E so che qualcuno di voi dirà "Non è meglio così?
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    Il mondo non sarebbe un posto migliore
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    se parlassimo tutti la stessa lingua?" Benissimo,
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    allora parliamo tutti yoruba. Parliamo cantonese.
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    Parliamo kogi.
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    Scoprirete d'un tratto cosa vuol dire non poter parlare
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    la propria lingua.
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    Oggi mi piacerebbe farvi fare un viaggio
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    attraverso l'etnosfera...
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    un piccolo viaggio nell'etnosfera
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    per darvi un assaggio di ciò che stiamo perdendo.
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    Molti di noi dimenticano
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    che quando dico "diversi modi di esistere"
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    intendo veramente diversi modi di esistere.
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    Prendiamo per esempio questo bimbo Barasana, in Amazzonia settentrionale,
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    il popolo dell'anaconda,
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    che crede al mito di provenire dal fiume di latte dell'est
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    nella pancia di serpenti sacri.
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    Si tratta di un popolo che non è in grado
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    di distinguere il colore blu dal verde
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    perché la volta celeste
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    è identificata nella volta della foresta,
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    da cui dipende il popolo.
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    Hanno una strana lingua e una regola matrimoniale,
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    detta "esogamia linguistica":
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    devi sposare una persona che parla una lingua diversa.
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    Tutto ciò ha radici nel passato mitologico,
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    tuttavia la particolarità è che in queste famiglie estese
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    in cui si parlano sei o sette lingue
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    a causa dei matrimoni misti
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    nessuno pratica una lingua.
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    Si limitano ad ascoltare e poi iniziano a parlare.
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    Prendiamo una delle tribù più interessanti con le quali ho vissuto,
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    i Waorani dell'Ecuador nordorientale,
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    un popolo incredibile che ha avuto i primi contatti nel 1958.
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    Nel 1957 cinque missionari hanno tentato un contatto
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    commettendo un errore fatale.
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    Hanno fatto scendere dall'alto
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    fotografie che li ritraevano
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    in pose che ritenevano amichevoli,
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    dimenticando che questo popolo della foresta pluviale
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    non aveva mai visto nulla di bi-dimensionale.
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    Hanno raccolto le foto da terra,
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    le hanno girate alla ricerca di una forma o una figura e,
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    non trovando nulla, hanno concluso che si trattava
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    del diavolo, e hanno ucciso i cinque missionari con le lance.
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    Ma i Waorani non uccidevano solo gli stranieri.
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    Si uccidevano tra di loro.
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    Il 54% della mortalità era causato da loro stessi.
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    Siamo risaliti ad otto generazioni
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    ed abbiamo trovato due casi di morte naturale
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    e quando abbiamo insistito per sapere,
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    hanno ammesso che uno di loro era invecchiato talmente
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    che è morto invecchiando, e poi lo hanno ucciso lo stesso. [Risate]
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    Ad ogni modo, avevano una conoscenza incredibile
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    della foresta.
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    I cacciatori erano in grado di riconoscere l'urina animale da 40 passi
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    e di riconoscerne la specie.
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    Nei primi anni '80, mi è stato assegnato un compito
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    davvero interessante quando il mio professore di Harvard
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    mi chiese se volevo andare ad Haiti
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    a intrufolarmi tra le società segrete
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    alla base della potenza di Duvalier
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    e dei Tonton Macoutes,
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    e impossessarmi del veleno usato per fare gli zombie.
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    Per dare un senso al miracoloso,
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    avrei dovuto comprendere
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    la cultura Vodoun e che il Voodoo non è magia nera.
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    Si tratta piuttosto di una complessa visione metafisica del mondo.
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    Molto interessante.
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    Se vi chiedessi di dirmi le grandi religioni del mondo,
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    cosa mi direste?
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    Cristianesimo, Islam, Buddismo, Ebraismo, eccetera.
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    Un continente viene sempre lasciato fuori,
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    pensando che l'Africa sub-sahariana
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    non abbia fedi religiose. E invece sì
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    e il Voodoo non è altro che il distillato
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    di questi concetti religiosi molto profondi
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    nati durante la tragica diaspora dello schiavismo.
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    Ciò che rende interessante il voodoo
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    è l'intenso rapporto
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    tra la vita e la morte.
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    Quindi i vivi fanno nascere gli spiriti.
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    Gli spiriti possono essere invocati dalla Grande Acqua,
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    rispondono al ritmo della danza
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    e si sostituiscono temporaneamente all'anima del vivo
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    in modo tale che per un breve attimo il seguace diventa il dio.
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    Per questo i voodooisti amano dire
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    "Voi bianchi andate in chiesa a parlare di Dio.
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    Noi danziamo nel tempio e diventiamo Dio".
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    E dal momento che siete posseduti, è lo spirito che vi guida,
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    come potete farvi del male?
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    Quindi si assiste a questi eventi incredibili:
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    seguaci voodoo in stato di trance
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    che toccano impuni tizzoni infuocati
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    una dimostrazione piuttosto forte del potere della mente
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    sul corpo
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    quando è catalizzato in uno stato di estrema eccitazione.
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    Tra tutti i popoli con i quali ho vissuto
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    i più straordinari sono i Kogi
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    della Sierra Nevada de Santa Marta, nella Colombia settentrionale.
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    Discendenti dell'antica civiltà tiranna
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    che una volta vivevano sulle pianure caraibiche della Colombia
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    in attesa della conquista,
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    il popolo si ritirava sul massiccio vulcanico
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    che si erge sulla pianura caraibica.
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    In un continente macchiato di sangue,
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    questo popolo non è mai stato conquistato dagli spagnoli.
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    A tutt'oggi sono governati da un clero
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    ma la loro formazione è decisamente straordinaria.
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    I giovani seguaci vengono portati via dalle famiglie
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    a 3 o 4 anni,
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    e vivono segregati in un mondo fatto di buio e ombre
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    in capanne di pietra alla base dei ghiacciai per 18 anni.
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    Due periodi di nove anni
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    scelti di proposito per riprodurre i nove mesi di gestazione
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    che trascorrono nell'utero della madre,
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    ora sono metaforicamente nell'utero della Grande Madre.
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    Per tutto questo tempo,
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    vengono acculturati ai valori della loro società,
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    valori che prevedono che le loro preghiere
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    e solo le loro preghiere mantengono l'equilibrio cosmico -
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    o per meglio dire l'equilibrio ecologico.
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    Al termine di questa incredibile iniziazione,
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    vengono improvvisamente portati fuori
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    e per la prima volta in vita loro, all'età di 18 anni,
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    vedono un'alba. E in quell'attimo di consapevolezza
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    del primo bagliore, quando il sole bacia le valli
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    del bellissimo paesaggio,
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    tutto ciò che hanno imparato in teoria
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    viene confermato in tutto il suo splendore. Il prete fa un passo indietro e dice:
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    "Visto? Proprio come vi ho detto.
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    E' stupendo. Ora sta a voi proteggerlo".
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    Si chiamano fratelli maggiori
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    e dicono che noi, fratelli minori,
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    siamo i colpevoli della distruzione del mondo.
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    Questo livello di intuizione è estremamente importante.
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    Quando pensiamo alle popolazioni indigene e all'ambiente
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    invochiamo Rousseau
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    e la vecchia storia del nobile selvaggio,
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    che è un concetto razzista nella sua semplicità
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    o magari invochiamo Thoreau
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    e diciamo che questi popoli sono più vicini alla Terra di noi.
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    I popoli indigeni non sono né sentimentali
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    né indeboliti dalla nostalgia.
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    Non c'è spazio per queste cose
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    nelle paludi malariche dell'Asmat
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    o nei venti gelidi del Tibet, ma grazie
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    al tempo e ai riti, hanno creato una mistica della Terra
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    basata non sul concetto di esserne consapevolmente vicini
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    ma su un'intuizione ben più sottile:
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    il concetto che la Terra può vivere
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    solo perché è infusa dalla consapevolezza umana.
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    Cosa vuol dire?
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    Vuol dire che un ragazzino delle Ande
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    che cresce credendo che la montagna sia uno spirito Apu
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    che guiderà il suo destino
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    sarà un essere umano profondamente diverso
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    e avrà un rapporto ben diverso con la montagna
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    o quel luogo rispetto a un ragazzino del Montana
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    che cresce credendo che una montagna sia un ammasso di rocce
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    pronte a essere scavate.
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    Che sia la dimora di uno spirito o una cava minerale è irrilevante.
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    Ciò che è interessante è la metafora che definisce il rapporto
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    tra l'individuo e il mondo naturale.
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    Sono cresciuto nelle foreste della Columbia Britannica
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    credendo che le foreste servissero per essere tagliate.
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    Ciò mi ha reso un essere umano diverso
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    dai miei amici Kwakiutl
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    che credono che le foreste siano la dimora di Hukuk
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    e il becco storto del paradiso
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    e gli spiriti cannibali che vivono all'estremo nord del mondo,
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    spiriti che affrontano durante l'iniziazione Hamatsa.
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    Se iniziate a considerare
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    che queste culture possano creare realtà diverse,
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    potrete iniziare a comprendere
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    alcune loro scoperte sensazionali. Prendiamo questa pianta.
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    Ho scattato questa foto ad aprile nell'Amazzonia nordoccidentale.
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    Forse alcuni di voi hanno sentito parlare dell'ayahuasca,
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    la più potente sostanza psicoattiva
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    del repertorio sciamanico.
  • 11:21 - 11:23
    Ciò che rende affascinante l'ayahuasca
  • 11:23 - 11:27
    non è il potenziale farmacologico della sostanza,
  • 11:27 - 11:31
    ma la sua elaborazione. E' composta da due elementi.
  • 11:31 - 11:33
    Da un lato, questa liana legnosa
  • 11:33 - 11:35
    che contiene una serie di beta-carboline,
  • 11:35 - 11:38
    harmine e harmoline, leggermente allucinogene.
  • 11:38 - 11:40
    Prendendo la sola pianta
  • 11:40 - 11:42
    si ha un fumo bluastro
  • 11:42 - 11:44
    che altera un po' la coscienza,
  • 11:44 - 11:47
    ma è miscelata con le foglie di un arbusto della famiglia del caffè
  • 11:47 - 11:49
    detto Psychotria viridis.
  • 11:49 - 11:52
    Questa pianta contiene potenti triptamine,
  • 11:52 - 11:56
    molto simili alla serotonina, dimethyltryptamine-5,
  • 11:56 - 11:57
    methoxydimethyltryptamine.
  • 11:57 - 11:59
    Se mai vedrete i Yanomami
  • 11:59 - 12:01
    tirare su per il naso
  • 12:01 - 12:04
    la sostanza che fanno da un diverso set di specie,
  • 12:04 - 12:08
    anch'essa contiene methoxydimethyltryptamine.
  • 12:08 - 12:10
    Tirare quella polvere su per il naso
  • 12:10 - 12:14
    è un po' come essere sparati da un fucile
  • 12:14 - 12:21
    carico di dipinti barocchi e atterrare su un mare di elettricità. [Risate]
  • 12:21 - 12:23
    Non crea una distorsione della realtà;
  • 12:23 - 12:24
    crea la dissoluzione della realtà.
  • 12:24 - 12:27
    Discutevo spesso con il mio professore, Richard Evan Shultes,
  • 12:27 - 12:29
    l'uomo che ha scatenato l'era psichedelica,
  • 12:29 - 12:31
    con la sua scoperta dei funghi allucinogeni
  • 12:31 - 12:33
    negli anni '30 in Messico.
  • 12:33 - 12:35
    Secondo la mia tesi non si può classificare queste triptamine
  • 12:35 - 12:38
    come allucinogeni perché se sei fatto
  • 12:38 - 12:42
    non puoi raccontare a nessuno di essere allucinato. [Risate]
  • 12:42 - 12:45
    Le triptamine però non possono essere assunte oralmente
  • 12:45 - 12:47
    perché sono denaturate da un enzima
  • 12:47 - 12:50
    che si trova naturalmente nell'intestino, detta monoamine-ossidasi.
  • 12:50 - 12:53
    E' possibile assumerle oralmente solo se assunte con
  • 12:53 - 12:56
    altre sostanze chimiche che denaturano le MAO.
  • 12:56 - 12:57
    Ora viene il bello:
  • 12:57 - 13:01
    le beta-carboline che si trovano in questa liana
  • 13:01 - 13:04
    sono inibitori delle MAO, dello stesso tipo necessario
  • 13:05 - 13:08
    per potenziare le triptamine. La domanda sorge spontanea:
  • 13:08 - 13:12
    in una flora di 80.000 specie di piante,
  • 13:12 - 13:16
    come fanno questi popoli a trovarne due morfologicamente non simili,
  • 13:16 - 13:17
    ma che se combinate in questo modo,
  • 13:17 - 13:19
    creano una versione biochimica
  • 13:19 - 13:21
    che è superiore alla somma delle parti?
  • 13:21 - 13:24
    Noi usiamo il grande eufemismo della prova e dell'errore,
  • 13:24 - 13:25
    che può rivelarsi infruttifero.
  • 13:26 - 13:29
    Ma se chiediamo agli Indiani, ci diranno "Le piante ci parlano".
  • 13:29 - 13:30
    Cosa vuol dire?
  • 13:30 - 13:34
    Questa tribù, i Cofan, ha 17 varietà di ayahuasca,
  • 13:34 - 13:37
    che distinguono nettamente nella foresta,
  • 13:38 - 13:42
    e che ai nostri occhi rientrerebbero nella stessa specie.
  • 13:42 - 13:44
    Se gli chiediamo come stabiliscono la loro tassonomia
  • 13:44 - 13:47
    ci diranno "Pensavo ne capissi di piante,
  • 13:47 - 13:49
    del resto non sai tutto?" Io ho risposto "No".
  • 13:49 - 13:52
    La soluzione è: si prendono le 17 varietà
  • 13:52 - 13:55
    in una notte di luna piena e ognuna canterà con un tono diverso.
  • 13:55 - 13:57
    Con questo non ci si laurea ad Harvard,
  • 13:57 - 14:01
    ma è molto più interessante che contare gli stami.
  • 14:01 - 14:02
    Ora,
  • 14:02 - 14:05
    [applausi]
  • 14:05 - 14:07
    il problema è che anche quelli di noi
  • 14:07 - 14:09
    che hanno a cuore i popoli indigeni
  • 14:09 - 14:10
    li trovano pittoreschi
  • 14:10 - 14:12
    ma in qualche modo ridotti ai margini della storia
  • 14:12 - 14:15
    rispetto al nostro mondo reale, e passa oltre.
  • 14:15 - 14:17
    In effetti il XX secolo, tra 300 anni,
  • 14:17 - 14:20
    non verrà ricordato per le sue guerre
  • 14:20 - 14:21
    o le sue innovazioni tecnologiche,
  • 14:21 - 14:23
    ma piuttosto come l'era in cui ci siamo fermati
  • 14:24 - 14:26
    e abbiamo abbracciato attivamente o accettato passivamente
  • 14:26 - 14:29
    la distruzione di massa della diversità biologica e culturale
  • 14:29 - 14:32
    del pianeta. Ora il problema non è il cambiamento.
  • 14:32 - 14:34
    Tutte le culture attraverso i secoli
  • 14:34 - 14:37
    sono stati coinvolti in una danza
  • 14:37 - 14:38
    per nuove possibilità di vita.
  • 14:39 - 14:41
    E il problema non è la tecnologia.
  • 14:42 - 14:44
    Gli Indiani Sioux non hanno smesso di essere Sioux
  • 14:44 - 14:45
    quando hanno messo da parte arco e frecce
  • 14:45 - 14:47
    così come gli Americani non hanno smesso di essere Americani
  • 14:47 - 14:49
    quando hanno messo da parte cavallo e calesse.
  • 14:49 - 14:50
    Non è il cambiamento o la tecnologia
  • 14:50 - 14:54
    che minacciano l'integrità dell'etnosfera. E' il potere.
  • 14:54 - 14:56
    Il duro volto della dominazione.
  • 14:56 - 14:58
    E se date uno sguardo al mondo,
  • 14:58 - 15:01
    scoprirete che queste non sono culture destinate a scomparire.
  • 15:01 - 15:03
    Sono creature viventi e dinamiche
  • 15:03 - 15:06
    spinte fuori dall'esistenza da forze identificabili
  • 15:06 - 15:08
    che vanno oltre la loro capacità di adattamento.
  • 15:08 - 15:10
    Sia che si tratti di disboscamento
  • 15:11 - 15:13
    nella patria dei Penan...
  • 15:13 - 15:16
    un popolo nomade di Sarawak, nel sud-est asiatico,
  • 15:16 - 15:20
    un popolo che ha vissuto libero nella foresta fino a una generazione fa,
  • 15:20 - 15:23
    e ora ridotto alla servitù e alla prostituzione
  • 15:23 - 15:25
    sulle rive dei fiumi,
  • 15:25 - 15:29
    dove si può vedere il fiume inquinato dal limo
  • 15:29 - 15:31
    che sembra portarsi via mezzo Borneo
  • 15:31 - 15:32
    verso il Mar Cinese Meridionale,
  • 15:32 - 15:34
    dove le navi giapponesi illuminano l'orizzonte,
  • 15:34 - 15:38
    pronte a riempiere le stive con il legno sottratto alla foresta.
  • 15:38 - 15:39
    Oppure, nel caso degli Yanomami,
  • 15:39 - 15:41
    sono le malattie che sono arrivate
  • 15:41 - 15:43
    con la scoperta dell'oro.
  • 15:43 - 15:45
    Se ci spostiamo sulle montagne del Tibet,
  • 15:45 - 15:47
    dove sto facendo molte ricerche,
  • 15:48 - 15:51
    vedrete il duro volto della dominazione politica.
  • 15:51 - 15:53
    Come saprete il genocidio, l'estinzione fisica di un popolo,
  • 15:53 - 15:55
    è condannato a livello universale, ma l'etnocidio,
  • 15:56 - 15:59
    la distruzione dello stile di vita di un popolo, non solo non è condannato,
  • 15:59 - 16:02
    ma addirittura celebrato in certi ambienti,
  • 16:02 - 16:04
    perché fa parte della strategia di sviluppo.
  • 16:04 - 16:07
    E non si può capire la sofferenza del Tibet
  • 16:07 - 16:09
    finché non si parte dall'inizio.
  • 16:09 - 16:13
    Ho percorso le 6.000 miglia da Chengdu nella Cina occidentale
  • 16:13 - 16:16
    attraverso il Tibet sudorientale, arrivando a Lhasa
  • 16:16 - 16:20
    con un giovane collega, ma solo arrivati a Lhasa
  • 16:20 - 16:23
    ho capito cosa c'è dietro le statistiche
  • 16:23 - 16:24
    di cui sentiamo parlare.
  • 16:24 - 16:28
    6.000 monumenti sacri ridotti in polvere e cenere.
  • 16:28 - 16:31
    1,2 milioni di persone uccise dai militari
  • 16:31 - 16:32
    durante la Rivoluzione Culturale.
  • 16:33 - 16:35
    Il padre di questo ragazzo è stato ascritto al Panchen Lama.
  • 16:35 - 16:37
    Il che vuol dire che è stato ucciso
  • 16:37 - 16:39
    ai tempi dell'invasione cinese.
  • 16:39 - 16:41
    Suo zio è fuggito con Sua Santità durante la diaspora
  • 16:41 - 16:44
    che ha portato il popolo in Nepal.
  • 16:44 - 16:46
    Sua madre è stata imprigionata
  • 16:46 - 16:48
    e la sua colpa era essere ricca.
  • 16:49 - 16:51
    E' stato portato di nascosto in carcere all'età di due anni
  • 16:51 - 16:53
    nascondendosi sotto la sua gonna
  • 16:53 - 16:55
    perché non avrebbe potuto vivere senza di lui.
  • 16:55 - 16:57
    La sorella, che ha fatto lo stesso,
  • 16:57 - 16:58
    è stata messa in campo di rieducazione.
  • 16:58 - 17:00
    Un giorno ha inavvertitamente calpestato una fascia
  • 17:01 - 17:03
    raffigurante Mao e, per questa trasgressione,
  • 17:03 - 17:06
    è stata messa ai lavori forzati per sette anni.
  • 17:06 - 17:09
    Il dolore del Tibet può essere insopportabile,
  • 17:09 - 17:12
    ma lo spirito redentore del popolo è da tener presente.
  • 17:13 - 17:16
    Alla fin fine, tutto si riduce a una scelta.
  • 17:16 - 17:19
    Vogliamo vivere nel mondo monocromatico della monotonia
  • 17:19 - 17:22
    o vogliamo accogliere il mondo policromatico della diversità?
  • 17:22 - 17:25
    La grande antropologa Margaret Mead, prima di morire ha detto
  • 17:25 - 17:28
    che la sua più grande paura era che, nel nostro andare verso
  • 17:28 - 17:30
    questa visione amorfa del mondo,
  • 17:30 - 17:35
    non solo vedremo l'intera gamma dell'immaginazione umana
  • 17:35 - 17:39
    ridotta a una limitata modalità di pensiero,
  • 17:39 - 17:40
    ma un giorno ci sveglieremo da un sonno
  • 17:40 - 17:43
    dimenticando perfino che ci fossero altre possibilità.
  • 17:44 - 17:47
    Ed è umiliante ricordare che la nostra specie
  • 17:47 - 17:49
    è esistita per 600.000 anni.
  • 17:49 - 17:52
    La Rivoluzione Neolitica, che ci ha dato l'agricoltura,
  • 17:52 - 17:54
    che ci ha fatto soccombere al culto del seme,
  • 17:54 - 17:56
    sostituendo la poesia dello sciamano
  • 17:56 - 17:57
    con la prosa del clero,
  • 17:57 - 18:00
    creando la gerarchia della specializzazione,
  • 18:00 - 18:02
    e parliamo di 10.000 anni fa.
  • 18:02 - 18:04
    Il moderno mondo industrializzato
  • 18:04 - 18:06
    ha a stento 300 anni.
  • 18:06 - 18:08
    Quella squallida storia non mi suggerisce
  • 18:08 - 18:11
    che abbiamo le risposte a tutte le sfide
  • 18:11 - 18:13
    che dovremo affrontare nei millenni a venire.
  • 18:13 - 18:15
    Quando a queste miriadi di culture del mondo
  • 18:15 - 18:18
    viene chiesto cosa voglia dire essere umani,
  • 18:18 - 18:20
    rispondono con 10.000 voci diverse.
  • 18:20 - 18:26
    Ed è in queste risposte che noi tutti riscopriremo la possibilità
  • 18:26 - 18:29
    di essere ciò che siamo: una specie consapevole,
  • 18:29 - 18:32
    che deve far in modo che tutti i popoli e tutti i giardini
  • 18:32 - 18:38
    possano fiorire. E ci sono grandi momenti di ottimismo.
  • 18:38 - 18:41
    Ho scattato questa foto sull'estremità nord dell'isola di Baffin,
  • 18:41 - 18:43
    quando sono andato a caccia di balene con degli Inuit,
  • 18:44 - 18:47
    e quest'uomo, Olaya, mi ha raccontato la meravigliosa storia di suo nonno.
  • 18:48 - 18:50
    Il governo canadese non è stato sempre gentile
  • 18:50 - 18:52
    con il popolo Inuit e negli anni '50
  • 18:52 - 18:55
    per stabilire la nostra supremazia, li abbiamo rinchiusi in colonie.
  • 18:55 - 18:59
    Il nonno di quest'uomo si rifiutò di andarci.
  • 18:59 - 19:03
    La famiglia, temendo per la sua vita, gli portò via tutte le armi,
  • 19:03 - 19:04
    e tutti i suoi attrezzi.
  • 19:05 - 19:07
    Dovete sapere che gli Inuit non temono il freddo,
  • 19:07 - 19:08
    lo sfruttano.
  • 19:08 - 19:11
    I pattini delle slitte in origine erano fatti di pesce
  • 19:11 - 19:12
    avvolto in pelle di caribù.
  • 19:12 - 19:17
    Il nonno di quest'uomo non si fece intimidire dalla notte artica
  • 19:17 - 19:19
    o dal blizzard che soffiava.
  • 19:19 - 19:22
    E' sgattaiolato via, si è calato i pantaloni in pelle di foca
  • 19:23 - 19:26
    e defecato nella propria mano. Quando le feci si sono congelate,
  • 19:26 - 19:29
    le ha lavorate creando una lama.
  • 19:29 - 19:31
    Ha spruzzato saliva sulla punta di questo coltello di cacca
  • 19:31 - 19:34
    e quando divenne solido, ha ucciso un cane.
  • 19:34 - 19:37
    Ha scuoiato il cane e creato una briglia,
  • 19:37 - 19:40
    con la cassa toracica ha creato una slitta,
  • 19:41 - 19:42
    ha imbrigliato un altro cane
  • 19:42 - 19:46
    ed è scomparso sulla banchisa, coltello di cacca in resta.
  • 19:46 - 19:50
    Vogliamo parlare di cavarsela con niente? [Risate]
  • 19:50 - 19:51
    E questo, in diversi modi,
  • 19:51 - 19:53
    [Applausi]
  • 19:53 - 19:55
    è il simbolo della resilienza del popolo Inuit
  • 19:55 - 19:58
    e di tutti i popoli indigeni del mondo.
  • 19:58 - 20:00
    Nell'aprile 1999 il governo canadese
  • 20:00 - 20:03
    ha ridato agli Inuit il controllo totale
  • 20:03 - 20:06
    di un'area di territorio più grande della California e del Texas messi insieme.
  • 20:06 - 20:08
    E' la loro nuova patria. Si chiama Nunavut.
  • 20:09 - 20:12
    E' un territorio indipendente. Controllano tutte le risorse minerarie.
  • 20:12 - 20:14
    Uno splendido esempio di come una nazione-stato
  • 20:14 - 20:18
    possa riconciliarsi con il suo popolo.
  • 20:19 - 20:22
    E, per finire, credo sia piuttosto ovvio
  • 20:22 - 20:23
    almeno a chi di noi è stato
  • 20:23 - 20:25
    in queste zone remote del pianeta,
  • 20:27 - 20:28
    rendersi conto che non siano affatto remote.
  • 20:28 - 20:30
    Per qualcuno è casa.
  • 20:30 - 20:32
    Rappresentano sezioni dell'immaginazione umana
  • 20:32 - 20:36
    che risalgono all'alba dei tempi. E per noi tutti,
  • 20:36 - 20:39
    i sogni di questi bambini, come i sogni dei nostri figli,
  • 20:39 - 20:42
    diventano parte della nuda geografia della speranza.
  • 20:42 - 20:46
    Per finire, noi di National Geographic
  • 20:46 - 20:50
    siamo convinti che i politici non arriveranno mai a nulla.
  • 20:50 - 20:51
    Crediamo che le polemiche...
  • 20:51 - 20:53
    [Applausi]
  • 20:53 - 20:55
    non siano persuasive,
  • 20:55 - 20:58
    ma crediamo che le storie possano cambiare il mondo,
  • 20:58 - 21:01
    e forse siamo la migliore istituzione per raccontare le storie
  • 21:01 - 21:04
    del mondo. Ogni mese il nostro sito riceve 35 milioni di visite.
  • 21:04 - 21:07
    156 Paesi trasmettono il nostro canale televisivo.
  • 21:08 - 21:10
    Le nostre riviste vengono lette da milioni di persone.
  • 21:10 - 21:13
    Il nostro lavoro è viaggiare
  • 21:13 - 21:15
    nell'etnosfera per portare il nostro pubblico
  • 21:15 - 21:17
    in luoghi di meraviglie culturali
  • 21:18 - 21:20
    dai quali andranno via abbagliati
  • 21:20 - 21:22
    da quanto hanno visto e, si spera,
  • 21:22 - 21:25
    abbracceranno volta per volta
  • 21:25 - 21:27
    la rivelazione centrale dell'antropologia:
  • 21:27 - 21:31
    il mondo merita di esistere nella diversità,
  • 21:31 - 21:32
    e dobbiamo trovare uno stile di vita
  • 21:32 - 21:35
    in un mondo pluralista e multiculturale
  • 21:35 - 21:37
    in cui la saggezza di tutti i popoli
  • 21:37 - 21:40
    possa contribuire al nostro benessere collettivo.
  • 21:40 - 21:41
    Grazie.
  • 21:41 - 21:43
    [Applausi]
Title:
Wade Davis parla delle civiltà in pericolo
Speaker:
Wade Davis
Description:

Con storie e immagini straordinarie, Wade Davis di National Geographic celebra le straordinarie diversità delle civiltà indigene, che stanno scomparendo ad allarmante velocità.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
21:44
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