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Da "figlia del diavolo" a star del balletto | Michaela DePrince | TEDxAmsterdam

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    Mi chiamo Michaela DePrince.
  • 0:20 - 0:22
    Quando ho iniziato
    a scrivere il discorso
  • 0:22 - 0:26
    ho pensato che forse potevo
    dare l'atmosfera della fiaba.
  • 0:26 - 0:30
    Ma solo perché tutti mi dicevano
    che la mia vita è come una favola.
  • 0:31 - 0:33
    Ma devo dire che non sono d'accordo.
  • 0:34 - 0:38
    Sì, ho avuto quello che ho sempre sognato,
    ma ho dovuto combattere per averlo.
  • 0:39 - 0:42
    Non mi sono sempre chiamata
    Michaela DePrince.
  • 0:42 - 0:44
    Il mio nome originale è Mabinty Bangura,
  • 0:44 - 0:48
    e sono nata in Sierra Leone,
    in Africa occidentale, nel 1995.
  • 0:48 - 0:52
    quattro anni dopo la cruenta guerra civile
  • 0:52 - 0:56
    che ha fatto evacuare migliaia di uomini,
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    in cui migliaia di donne e bambini
    sono stati violentati,
  • 1:01 - 1:04
    e oltre 50 000 persone uccise.
  • 1:04 - 1:07
    Tra cui i miei genitori.
  • 1:08 - 1:11
    Sono nata con la vitiligine,
    una malattia della pelle.
  • 1:12 - 1:14
    Avevo macchie bianche su tutto il corpo.
  • 1:15 - 1:17
    Ero diversa.
  • 1:17 - 1:19
    In Sierra Leone non capivano
  • 1:19 - 1:22
    che il fatto che avessi
    macchie bianche
  • 1:22 - 1:24
    era perché ero nata così,
  • 1:24 - 1:26
    pensavano che fossi maledetta.
  • 1:26 - 1:29
    Cominciarono a chiamarmi
    "la figlia del diavolo"
  • 1:29 - 1:33
    perché chiunque avesse un tale aspetto
    doveva essere figlio del diavolo.
  • 1:34 - 1:38
    Mi prendevano in giro e mi aggredivano
  • 1:38 - 1:40
    perché ero diversa.
  • 1:40 - 1:42
    I miei genitori volevano difendermi
    il più possibile,
  • 1:42 - 1:45
    ma capivano
    che non mi sarei mai sposata
  • 1:45 - 1:46
    per via del mio aspetto.
  • 1:46 - 1:49
    Cercarono di istruirmi,
    mi insegnarono a leggere,
  • 1:49 - 1:52
    e iniziarono a risparmiare
    per i miei studi.
  • 1:54 - 1:58
    Ma quando vennero a mancare,
    ero sola e indifesa.
  • 1:58 - 2:01
    Non ho mai avuto tanta paura in vita mia.
  • 2:02 - 2:04
    Mio zio mi portò all'orfanotrofio,
  • 2:04 - 2:08
    perché sapeva che darmi in sposa
    non avrebbe mai fruttato tanti soldi,
  • 2:08 - 2:10
    e non tornò mai più a cercarmi.
  • 2:11 - 2:14
    All'orfanotrofio c'erano delle ziette
    che si occupavano di noi
  • 2:14 - 2:17
    ma non come le zie che sono a casa,
    quelle che ci vogliono bene,
  • 2:17 - 2:19
    che ci sostengono
    qualsiasi cosa facciamo.
  • 2:19 - 2:22
    Quelle ziette erano donne non istruite,
  • 2:22 - 2:25
    che si occupavano di noi
    solo per portare a casa il cibo ai figli.
  • 2:25 - 2:29
    Ci lavavano i vestiti
    e ci davano da mangiare.
  • 2:29 - 2:32
    Ma queste zie facevano preferenze.
  • 2:32 - 2:35
    C'erano 27 bambini all'orfanotrofio.
  • 2:36 - 2:41
    Il numero 1 aveva la porzione più grande
    di cibo e i vestiti di prima scelta.
  • 2:42 - 2:47
    Il numero 27 aveva la porzione più piccola
    di cibo e gli ultimi vestiti rimasti.
  • 2:49 - 2:52
    Io ero la numero 27.
  • 2:52 - 2:55
    Ogni giorno all'orfanotrofio,
    morivo di fame.
  • 2:58 - 3:01
    Non mi ero mai sentita così sola prima.
  • 3:02 - 3:04
    Com'era potuto succedere?
  • 3:04 - 3:08
    Così ho capito che era molto
    più facile non affezionarsi a nessuno
  • 3:08 - 3:10
    perché finivano tutti per lasciarmi.
  • 3:12 - 3:15
    Ma ho trovato un'amica all'orfanotrofio.
  • 3:15 - 3:19
    Si chiamava Mabinty,
    Mabinty Suma.
  • 3:19 - 3:25
    La numero 26 era sempre in cattiva salute,
    malaticcia, ma aveva un cuore buono.
  • 3:25 - 3:28
    Era sempre piena di allegria.
  • 3:28 - 3:32
    La numero 26 ascoltava sempre
    le mie preoccupazioni e i miei sogni.
  • 3:32 - 3:35
    Quando avevo paura,
    mi cantava una canzone.
  • 3:35 - 3:38
    Quando non riuscivo a dormire,
    mi raccontava una favola.
  • 3:39 - 3:44
    E la numero 26 continua a farlo,
    15 anni dopo, in quanto mia sorella Mia.
  • 3:46 - 3:48
    E poi un giorno,
  • 3:49 - 3:53
    il vento forte ha portato un giornale
    proprio nel recinto dell'orfanotrofio.
  • 3:53 - 3:56
    Allora mi sono allungata e l'ho preso.
  • 3:56 - 3:58
    E ho visto una cosa.
  • 3:58 - 4:01
    Questa creatura straordinaria,
    una donna mai vista prima,
  • 4:01 - 4:05
    sulle punte dei piedi,
    con questo stupendo costume rosa.
  • 4:05 - 4:10
    Ma ciò che mi ha colpito di più
    era il fatto che sembrava così felice.
  • 4:10 - 4:13
    Era molto tempo che non mi sentivo felice.
  • 4:13 - 4:18
    Perciò pensavo che se era ciò che faceva
    a renderla così felice,
  • 4:18 - 4:21
    allora forse, sarei stata felice anch'io.
  • 4:21 - 4:23
    Dovevo essere quella persona,
    dovevo e basta
  • 4:23 - 4:25
    se volevo diventare qualcuno.
  • 4:26 - 4:30
    Così ho strappato la copertina
    e l'ho messa nelle mutande
  • 4:30 - 4:32
    perché non avevo altro posto per metterla.
  • 4:32 - 4:35
    Perché in quanto numero 27
    non avevo niente da fare,
  • 4:35 - 4:38
    non mi davano mai giochi
    né vestiti,
  • 4:38 - 4:40
    perciò dove altro potevo metterla?
  • 4:41 - 4:45
    E poi, è arrivata un'insegnante
    d'inglese all'orfanotrofio.
  • 4:45 - 4:48
    All'epoca era anche incinta.
  • 4:48 - 4:50
    Ho mostrato la foto alla maestra Sarah
  • 4:50 - 4:53
    che mi ha spiegato che quella donna
    faceva danza classica.
  • 4:53 - 4:55
    Era una ballerina.
  • 4:55 - 4:59
    Sarei diventata una ballerina.
    Dovevo e basta.
  • 4:59 - 5:05
    Ogni giorno mi esercitavo
    ad andare sulle punte come una ballerina.
  • 5:05 - 5:07
    Pensavo che forse un giorno
    se tutto andava bene,
  • 5:07 - 5:10
    avrei avuto finalmente qualcuno
    che mi volesse bene,
  • 5:10 - 5:13
    forse sarei diventata quella ballerina.
  • 5:14 - 5:16
    La maestra Sarah mi voleva molto bene
  • 5:16 - 5:19
    e sapeva quanto fosse importante
    per me avere una buona istruzione,
  • 5:19 - 5:22
    perciò mi dava sempre lezioni extra.
  • 5:22 - 5:27
    Dopo qualche lezione io e la maestra Sarah
    cominciamo a camminare verso il recinto.
  • 5:27 - 5:31
    Io roteavo in giro cercando
    di diventare la ballerina sul giornale.
  • 5:31 - 5:35
    Tutto d'un tratto
    due ribelli vengono verso il cancello,
  • 5:35 - 5:37
    seguiti da un altro piccolo ribelle.
  • 5:37 - 5:40
    Dietro l'angolo
    un camion pieno di altri ribelli.
  • 5:40 - 5:42
    Stavano ridendo ed esultando.
  • 5:42 - 5:47
    Probabilmente avevano bevuto parecchio
    o fatto uso di una qualche droga.
  • 5:47 - 5:49
    E ci hanno visto.
  • 5:49 - 5:52
    Hanno visto che la maestra Sarah
    era incinta.
  • 5:52 - 5:55
    Hanno cominciato a scommettere
    se fosse maschio o femmina.
  • 5:55 - 5:58
    E così hanno deciso di scoprirlo.
  • 5:58 - 6:02
    Hanno preso i loro machete
    e le hanno tagliato lo stomaco.
  • 6:02 - 6:04
    Era una bambina.
  • 6:04 - 6:06
    Fosse stata un maschio,
    forse sarebbe vissuto
  • 6:06 - 6:10
    perché lo avrebbero reclutato
    per farlo diventare un ribelle da grande.
  • 6:10 - 6:13
    Ma era una bambina, perciò le hanno
    tagliato braccia e gambe davanti a me
  • 6:13 - 6:17
    e io ho cercato di andare a salvarla
    perciò sono andata sotto il cancello.
  • 6:17 - 6:21
    Il ragazzino ha pensato
    di provare a copiare i ribelli.
  • 6:22 - 6:25
    Ha preso il machete
    e mi ha tagliato lo stomaco.
  • 6:29 - 6:32
    Ora che avete sentito la mia storia,
    l'inizio della mia vita,
  • 6:33 - 6:35
    pensate che sia una favola?
  • 6:37 - 6:40
    Ma presto la mia vita sarebbe cambiata.
  • 6:40 - 6:43
    Presto avrei avuto positività nella vita.
  • 6:43 - 6:46
    Avrei scoperto che sarei stata adottata
    da una famiglia americana.
  • 6:47 - 6:50
    Mi ci è voluto tanto
    per raggiungere la mia famiglia adottiva.
  • 6:50 - 6:54
    Abbiamo dovuto camminare,
    tutti gli orfani di tutti gli orfanotrofi
  • 6:54 - 6:58
    da Makeni in Sierra Leone,
    sempre a piedi fino alla Nuova Guinea,
  • 6:58 - 7:01
    e dalla Nuova Guinea
    in aereo per Makeni.
  • 7:05 - 7:10
    Mi sentivo male, scendendo dall'aereo,
    ero malconcia e sapete...
  • 7:11 - 7:13
    Come poteva andare meglio?
  • 7:13 - 7:17
    Io ero la figlia del diavolo,
    non mi sarebbe successo niente di bello.
  • 7:19 - 7:23
    E mi sentivo male perché pensavo che non
    avrei più rivisto la mia migliore amica.
  • 7:24 - 7:30
    Ma poi l'ho vista,
    la signora con le scarpe rosso brillante.
  • 7:32 - 7:36
    Con i capelli bianchi bianchi bianchi,
    non avevo mai visto niente del genere.
  • 7:37 - 7:39
    Lei era la mia nuova mamma.
  • 7:39 - 7:43
    Si è avvicinata e ha detto:
    "Sono la tua nuova mamma."
  • 7:43 - 7:46
    Mi ha preso la mano,
    e quella della mia migliore amica,
  • 7:46 - 7:48
    e ci ha portato via.
  • 7:48 - 7:51
    Mi adottavano insieme
    alla mia migliore amica.
  • 7:53 - 7:55
    Siamo arrivati in hotel,
  • 7:55 - 7:58
    e quando mia mamma ha riposto i bagagli
    mi sono guardata attorno,
  • 7:58 - 8:00
    ho guardato ogni nicchia e ogni angolo
  • 8:00 - 8:03
    cercando le mie scarpette a punta,
    la tiara e il tutù,
  • 8:03 - 8:06
    perché non è quello
    che succede sempre nelle favole?
  • 8:06 - 8:08
    Ma non c'erano.
  • 8:08 - 8:10
    Non parlavo inglese,
  • 8:10 - 8:14
    perciò ho pensato che l'unico modo
    per mostrarglielo era darle il giornale.
  • 8:14 - 8:16
    L'ho tirato fuori dalle mutande
    e gliel'ho mostrato,
  • 8:16 - 8:19
    e lei ha capito immediatamente.
  • 8:19 - 8:21
    Ha detto, "Ballerai."
  • 8:22 - 8:26
    Arrivata negli Stati Uniti,
    ho iniziato a prendere lezioni di danza.
  • 8:26 - 8:28
    Mia mamma mi portava ogni giorno.
  • 8:28 - 8:30
    Solo che prima della prima lezione
  • 8:30 - 8:34
    ero terrorizzata di mostrare le macchie
    e che i bambini mi prendessero in giro.
  • 8:34 - 8:39
    Ho pregato mia mamma di comprare
    un body che mi coprisse tutte le macchie.
  • 8:39 - 8:43
    Era un body a maniche lunghe
    che mi copriva tutta fino al collo.
  • 8:43 - 8:46
    Sentivo così caldo,
    che me lo tolse subito.
  • 8:46 - 8:49
    Allora ho indossato
    il mio body rosa e le calze.
  • 8:49 - 8:52
    Andavo a lezione una volta a settimana,
    poi due
  • 8:52 - 8:55
    poi alla fine, all'età di 10 anni,
  • 8:55 - 8:57
    ballavo cinque volte a settimana.
  • 8:57 - 9:01
    Lavoravo più sodo che potevo
    perché dovevo essere quella ballerina,
  • 9:01 - 9:04
    era l'unico modo per me di essere felice.
  • 9:05 - 9:08
    Ma mentre lavoravo sodo
    ho perso qualcuno.
  • 9:10 - 9:13
    Ho perso mio fratello di 24 anni, Teddy.
  • 9:14 - 9:18
    Lui era la persona che mi aveva permesso
    di fidarmi di nuovo degli uomini,
  • 9:18 - 9:21
    di non aver paura degli uomini di colore
    che urlavano,
  • 9:21 - 9:25
    di non aver paura degli uomini in genere,
    di non aver paura del mio stesso padre.
  • 9:27 - 9:30
    E di nuovo, questo è ciò che succede
    quando voglio bene a qualcuno.
  • 9:31 - 9:33
    Muoiono sempre e mi lasciano.
  • 9:34 - 9:36
    Ho allontanato la mia famiglia
  • 9:36 - 9:39
    perché se morissero, lasciandomi sola
    non so cosa potrei fare.
  • 9:39 - 9:42
    Non volevo che morissero
    perché volevo loro bene.
  • 9:43 - 9:45
    Ma i miei genitori mi hanno convinta
  • 9:45 - 9:48
    che anche se le persone che amo
    possono morire,
  • 9:48 - 9:51
    il loro amore resterà sempre con me.
  • 9:51 - 9:54
    Il loro amore è parte di ciò che sono.
  • 9:57 - 10:03
    Ho lavorato sodo per molti anni,
    e alla fine, l'impegno mi ha premiata.
  • 10:03 - 10:07
    Sono stata accettata
    in una compagnia di danza professionale.
  • 10:07 - 10:11
    Ero diventata la ballerina
    che avevo sempre sognato.
  • 10:11 - 10:12
    Non riuscivo a crederci.
  • 10:12 - 10:16
    Com'era potuto succedere?
    Di nuovo, ero la figlia del diavolo.
  • 10:18 - 10:21
    Con tutto il duro lavoro che facevo,
  • 10:21 - 10:25
    non pensavo che un sogno così
    potesse mai avverarsi.
  • 10:26 - 10:30
    Ero molto felice alla fine.
    Per una volta.
  • 10:31 - 10:35
    Ma il motivo per cui sono qui oggi,
    per cui vi racconto la mia storia,
  • 10:35 - 10:39
    è che voglio incoraggiare
    i giovani a lottare per i propri sogni.
  • 10:39 - 10:41
    Voglio che la gente capisca
  • 10:41 - 10:45
    che va bene essere diversi,
    che va bene risaltare.
  • 10:45 - 10:47
    Io sono diversa.
  • 10:47 - 10:50
    E voglio che riusciate
    a credere in voi stessi,
  • 10:50 - 10:54
    a credere che avete talento
    anche se non pensate di averlo.
  • 10:54 - 10:56
    Non importa in quale situazione
    vi troviate,
  • 10:56 - 10:59
    non importa quanto poveri o tristi
    siate in un dato momento,
  • 10:59 - 11:01
    credeteci.
  • 11:01 - 11:04
    E osate sognare.
    Osate superare le barriere.
  • 11:04 - 11:08
    Osate essere diversi,
    osate risaltare, e tutto il resto.
  • 11:09 - 11:14
    E ultimo ma non meno importante,
    non abbiate paura di vivere e di amare.
  • 11:14 - 11:18
    Ed ecco come mi esprimo.
  • 11:23 - 11:26
    (Danza classica)
  • 12:24 - 12:26
    (Applausi)
Title:
Da "figlia del diavolo" a star del balletto | Michaela DePrince | TEDxAmsterdam
Description:

Questo discorso è stato tenuto a un evento locale TEDx, organizzato indipendentemente dalle conferenze TED.
Nata come Mabinty Bangura nel 1995, Michaela DePrince aveva molte identità. La sua storia parla di duro lavoro, sofferenza, tristezza e perdite, ma anche di successi, amore, gioia e coraggio di sognare. Il suo messaggio è forte e chiaro: metti il tuo talento nei tuoi sogni e osa mettere amore nella tua vita. Non avere mai paura di vivere e non avere mai paura di amare.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
12:32

Italian subtitles

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