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Edgar Morin - I sette saperi necessari all'educazione nel futuro

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    Stiamo vivendo un periodo storico.
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    La prima grande riforma risale ai primi dell'ottocento,
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    quando le università moderne introdussero le discipline scientifiche.
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    Guardandoci indietro noi vediamo che tali discipline
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    hanno permesso un grande progresso.
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    ma hanno anche limitato la conoscenza
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    separate l'una dall'altra.
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    Questa separazione non ci ha permesso
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    di considerare i problemi fondamentali, globali,
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    non solo quelli individuali
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    ma quelli delle nostre vite da cittadini e esseri umani su questo pianeta.
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    Dovremmo riflettere sul fatto che ciò sostituisce la conoscenza,
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    ma non rimpiazza - nemmeno all'università - una riflessione su cosa sia la conoscenza.
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    In altre parole il rischio dell'errore e l'illusione, che esistono sempre.
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    Noi possiamo riconoscere gli errori e le illusioni del passato
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    ma ovviamente, immersi nel presente, non abbiamo la capacità di riconoscerli
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    Perché abbiamo questo problema?
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    Perché tutta la conoscenza è una traduzione del reale attraverso percezione, linguaggio, idee e teorie.
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    Allora ogni traduzione - come dicono in italiano "traduttore, traditore" - rischia di essere infedele.
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    Quindi che succede?
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    Che i dati sono misinterpretati, c'è un rischio di errore;
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    perciò noi dovremmo insegnare e fare attenzione nell'ambito della conoscenza,
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    e indicare il sentiero a una conoscenza adeguata.
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    Qual è il sentiero?
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    Sapere come contestualizzare la conoscenza
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    non solo geograficamente, ma anche storicamente,
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    inserendola nel contesto a cui appartiene.
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    La tragedia è che oggi noi abbiamo esperti molto capaci e allenati in una specialità,
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    ma quando il problema eccede quelle specialità, loro sono perduti.
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    Economisti che hanno sviluppato una scienza sociale precisa basata su operazioni matematiche,
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    sono disarmati di fronte al progredire della crisi;
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    perché semplicemente non obbedisce solo all'economia,
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    ma anche a tutta un'altra serie di condizioni.
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    Quindi quei calcoli non possono comprendere la sofferenza
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    e i problemi umani delle nostre vite.
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    Dobbiamo imparare cosa significa umano;
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    a scuola nessuno ci insegna di cosa si tratti.
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    Significa capire la nostra connessione col mondo naturale,
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    ma anche le nostre differenze.
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    La nostra coscienza e la nostra cultura ci rendono differenti dalla natura.
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    Abbiamo una doppia identità: una biologica e una umana.
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    Questo è ciò che significa essere umani.
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    Inoltre, la letteratura raffigura l'umano nella sua vita soggettiva,
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    cosa che non può fare la scienza oggettiva.
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    Noi abbiamo definito l'essere umano come "homo sapiens",
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    che significa dotato di ragione.
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    Per come la penso io, l'essere umano è sapiens e demens,
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    capace di ragione e di pazzia.
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    La follia è ciò che gli antichi chiamavano delirium.
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    Tutti i grandi conquistatori erano ambiziosi e ossessionati dal potere.
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    Noi passiamo il nostro tempo muovendoci tra follia e ragione.
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    Ogni volta che facciamo qualcosa di razionale, noi usiamo le nostre emozioni.
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    Anche i matematici sono appassionati per ciò che fanno,
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    perciò come può una persona combinare razionalità e sentimento?
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    Queste domande chiave dovrebbero esser parte dell'educazione di ognuno.
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    Abbiamo inoltre definito l'uomo come "homo faber",
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    che significa "che costruisce arnesi",
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    ma dai tempi della preistoria gli arnesi non erano l'unico sviluppo.
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    Mitologie e religioni furono create,
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    questi sono due aspetti umani.
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    L'uomo non è solo un tecnico,
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    ha anche una straordinaria vita spirituale e mitologica.
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    Si è parlato anche dell'"homo oeconomicus",
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    che significa definire l'uomo sulla base dei suoi interessi.
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    E' sempre più vero nell'ambito della nostra civiltà,
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    però esistono molte attività disinteressate, anche nella nostra civiltà.
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    C'è l'uomo ludens, che è quello che gioca;
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    tutti noi amiamo giocare, amiamo tutti i tipi di giochi,
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    che spesso sono disinteressati e possono anche farci dimenticare dei nostri interessi.
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    In conclusione posso definire la vita una doppia polarità
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    tra prosa, ovvero tutte le cose che dobbiamo fare e che non amiamo fare,
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    e poesia, che ci riempie grazie alla nostra comunità, amore, amicizia e gioco;
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    ed è la poesia del vivere che ci rende vivi.
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    La prosa è solo sopravvivenza.
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    Un compito dell'educazione
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    è spiegare che le persone devono sviluppare la loro capacità per godere della vita in maniera poetica.
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    Pertanto, insegnare l'estetica, la musica, la pittura e l'arte in generale
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    non è più solo un lusso,
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    ma un modo per godere dell'aspetto poetico della vita,
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    come guardare una farfalla o un volatile.
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    Dobbiamo smettere di identificare l'educazione con l'elevata produttività,
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    mercificazione e professionalizzazione
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    e tornare all'idea di Rousseau,
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    per cui imparare a vivere significava imparare a vivere poeticamente.
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    La nostra identità è legata all'umano.
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    Noi abbiamo tutti lo stesso tipo di cervello,
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    le stesse abilità emotive,
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    la stessa anatomia,
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    la stessa fisiologia,
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    ma con differenze individuali.
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    Allo stesso modo noi abbiamo tutti una certa cultura,
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    come il linguaggio, credenze e tecniche che differiscono da una società all'altra.
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    Questo significa che c'è una profonda unità umana
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    che porta a una grande diversità.
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    Dobbiamo fare attenzione a questa unità,
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    ma non dobbiamo pensare che la diversità abbia una importanza secondaria.
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    Il tesoro dell'unità umana è la diversità umana, e viceversa.
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    Noi oggi condividiamo lo stesso futuro,
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    nell'epoca planetaria che viviamo.
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    Abbiamo gli stessi problemi vitali e gli stessi pericoli fatali,
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    come lo sviluppo di armi nucleari,
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    la degradazione della biosfera
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    e una economia instabile, orientata alle crisi.
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    Per questo noi dobbiamo considerare la terra come la nostra casa.
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    Dobbiamo rispettare la diversità di ogni paese,
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    ma anche introdurre questa idea di unione fondamentale.
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    Ciò significa che abbiamo doveri per noi,
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    per la nostra famiglia,
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    ma anche per la nostra società.
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    Non abbiamo solo dei diritti, quelli delle democrazie,
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    ma anche doveri,
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    perché noi siamo uno, inseparabili.
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    Da oggi noi sappiamo che il futuro è incerto,
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    non solo per ognuno di noi, ma anche per il pianeta;
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    e sappiamo che questa incertezza crea ansie e paure.
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    Per me, ciò che è decisivo
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    è che le scienze, fisica molecolare, cosmologia,
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    scienze dell'universo
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    e anche la contemporanea teoria del caos,
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    ci insegnano che tutta la nostra conoscenza contiene incertezze;
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    e noi sappiamo anche che l'evoluzione biologica non è lineare.
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    E' stata accentuata da catastrofi, cataclismi, rinascite,
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    così la storia umana,
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    che è stata un "sound and fury" come diceva Shakespeare.
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    Perciò noi abbiamo sempre saputo che le cose sono incerte,
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    ma ce ne siamo dimenticati.
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    Cosa è importante nell'affrontare l'incertezza?
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    Primo, l'attenzione al fatto che il presente non è immobile
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    come molte persone pigre tendono a credere,
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    finché non succede qualcosa.
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    La nostra prima massima deve essere "aspettati l'inaspettato".
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    Il secondo aspetto chiave da considerare
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    è che tutte le decisioni che dobbiamo prendere,
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    sia personali che politiche,
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    non sono altro che scommesse.
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    Non abbiamo la certezza che avranno successo.
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    Una volta che noi abbiamo questa attenzione,
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    possiamo monitorare le nostre azioni e modificare la nostra strategia,
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    tenendo conto degli eventi per trasformarli.
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    Perché la parola "strategia" è un termine bellico?
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    Perché l'arte della guerra è un'arte che ha a che fare con le incertezze.
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    Non conosciamo le intenzioni del nostro avversario
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    o le mosse pianificate;
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    ed è un modo di pensare che è capace di
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    - è anche un'arte come tutto il pensiero avanzato -
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    trasformare un evento che avviene
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    e integrarlo,
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    così da mutare la strategia dell'altro.
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    Come fece Napoleone ad Austerlitz,
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    quando utilizzò la nebbia per cambiare la sua strategia e vincere.
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    Il più grande problema della comprensione umana ha due livelli.
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    Un primo livello è la comprensione tra gli esseri umani
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    o tra culture differenti, differenti credenze o riti.
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    La sfida è sfuggire a una visione sociocentrica,
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    credendo che la propria società sia vera
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    cosa succede altrove sia bizzarro, folle o privo di significato.
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    Questo è un punto importante.
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    C'è un altro problema,
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    quello che chiamiamo "dialogo tra culture",
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    che andrebbe affrontato con un aumento della comunicazione;
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    ma esiste un'altra fonte di incomprensione,
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    ed è l'egocentrismo individualista.
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    Noi pensiamo di aver sempre ragione
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    e che gli altri abbiano sempre torto,
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    non ci poniamo domande
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    e la tragedia è vedere ciò nelle famiglie:
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    incomprensioni tra persone sposate che portano al divorzio,
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    tra genitori e figli e viceversa.
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    Queste incomprensioni stanno aumentando
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    e, per affrontarle, l'educazione dovrebbe insegnarci
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    a guardare e a criticare noi stessi,
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    così da essere in grado di vedere come ogni persona si inganni.
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    Un principio cruciale è essere consci della complessità:
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    quando non comprendiamo l'altro
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    è perché l'abbiamo ridotto al più detestabile aspetto della sua persona.
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    Hegel disse:
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    "Se chiamo una persona che ha commesso un crimine nella sua vita,
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    criminale,
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    io dimentico tutti gli altri aspetti della sua personalità,
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    della sua vita,
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    eccetto quello."
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    Noi dobbiamo ricordarci della complessità,
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    guardare ai molteplici aspetti dell'altro,
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    non solo ciò che non ci piace, ma anche gli altri lati.
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    Insegnare alle persone come mostrare sensibilità
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    è molto importante.
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    Io sento che è un ruolo fondamentale dell'educazione.
Title:
Edgar Morin - I sette saperi necessari all'educazione nel futuro
Description:


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Video Language:
French
Duration:
12:24

Italian subtitles

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