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Un guardaroba da morire! | Lucy Siegle | TEDxSalford

  • 0:08 - 0:11
    C'è qui una tale varietà di opinioni,
  • 0:11 - 0:15
    e sapete tutto di fisica quantistica,
    tecnologia, e cose del genere.
  • 0:15 - 0:19
    Non mi rivolgo a
    un normale pubblico di esperti di moda,
  • 0:19 - 0:22
    non so, forse qualcuno di voi lo è,
  • 0:22 - 0:25
    ma parlo a voi e
    parlo di moda per numeri,
  • 0:27 - 0:30
    E dico moda per numeri,
    non i numeri,
  • 0:30 - 0:32
    che credo sia
    grammaticalmente più corretto.
  • 0:32 - 0:36
    Vi parlerò di moda attraverso i numeri,
    perché amo la moda,
  • 0:36 - 0:39
    e amo lo stile,
  • 0:39 - 0:42
    e credo siano molte le cose interessanti
  • 0:42 - 0:46
    di questo settore e dell'idea
    di esprimerci attraverso gli abiti.
  • 0:46 - 0:50
    Ma ci sono anche alcuni problemi,
    a cui arriviamo tra un minuto,
  • 0:50 - 0:56
    e credo che alcuni di questi numeri
    siano enormi e piuttosto indicativi.
  • 0:57 - 0:59
    Il primo dato statistico,
  • 0:59 - 1:04
    quando facevo tutte le ricerche
    sul settore della moda contemporanea,
  • 1:04 - 1:09
    sono riuscita a stimarlo
    mettendo insieme tante diverse ricerche.
  • 1:09 - 1:13
    E sono giunta alla conclusione
    che sono circa 80 miliardi i nuovi capi
  • 1:13 - 1:15
    che vengono creati ogni anno.
  • 1:15 - 1:19
    Alcuni di voi, come me, penseranno
    che molti finiscano nel proprio armadio,
  • 1:19 - 1:22
    dipende da quanto avidi compratori siete.
  • 1:22 - 1:25
    Altri penseranno che finiscano tutti
    nel cesto della biancheria,
  • 1:25 - 1:28
    sempre come me,
    dato che faccio il bucato in famiglia.
  • 1:28 - 1:32
    Questo è il numero stimato di nuovi capi
    prodotti ogni anno nel mondo.
  • 1:32 - 1:36
    Ma la cosa strana è
    che eppure ci ritroviamo
  • 1:36 - 1:41
    con 2 milioni di tonnellate di tessuti,
    perlopiù abbigliamento, gettati ogni anno.
  • 1:41 - 1:45
    Per cui, ce ne sbarazziamo
    quasi velocemente quanto li compriamo.
  • 1:45 - 1:47
    Il che fa pensare a un certo monouso,
  • 1:47 - 1:50
    una cultura del buttare via, nella moda.
  • 1:52 - 1:57
    19 è il numero di jeans
    che ho trovato nel mio armadio,
  • 1:57 - 1:59
    quando ne ho fatto l'inventario.
  • 1:59 - 2:02
    E consiglio a tutti
    di fare un inventario dell'armadio,
  • 2:02 - 2:05
    perché è davvero molto illuminante.
  • 2:05 - 2:07
    Anche se pensate
    di non essere moda-dipendenti,
  • 2:07 - 2:09
    di non essere vittime della moda,
  • 2:09 - 2:13
    resterete sorpresi
    da quanti doppioni avete.
  • 2:13 - 2:16
    Io ho 19 paia di jeans,
    ed è significativo,
  • 2:16 - 2:20
    non perché 19 è il mio numero fortunato,
    non è per questo che li ho comprati.
  • 2:20 - 2:24
    Non mi ero resa conto di averne 19,
    perché consumavo senza realizzare.
  • 2:24 - 2:26
    E poi ci ho pensato.
  • 2:26 - 2:31
    L'impatto ambientale della moda
    è assolutamente enorme.
  • 2:31 - 2:36
    Per esempio, ci vogliono
    tra 11,000 e 20,000 litri di acqua
  • 2:36 - 2:40
    per produrre abbastanza cotone
    per un solo paio di jeans.
  • 2:40 - 2:43
    E poi ho iniziato a guardare
    all'impatto della moda in generale.
  • 2:44 - 2:46
    La moda è un'industria completa,
  • 2:46 - 2:50
    e con l'eccezione di quella alimentare,
    e forse di quella elettrica,
  • 2:50 - 2:53
    è difficile pensare a un altro settore
  • 2:53 - 2:57
    che sia tanto in debito col pianeta
    quanto lo è la moda.
  • 2:59 - 3:03
    Siamo una società di moda-dipendenti,
    è ciò che siamo diventati,
  • 3:03 - 3:05
    ed è stato realmente possibile
    negli ultimi vent'anni
  • 3:05 - 3:08
    grazie al fenomeno
    conosciuto come Fast Fashion.
  • 3:08 - 3:11
    A volte è piuttosto difficile immaginare
  • 3:11 - 3:14
    come si vestivano le persone vent'anni fa,
  • 3:14 - 3:18
    prima che il Fast Fashion comparisse,
    sappiamo però che lo facevano.
  • 3:18 - 3:21
    Ma indossavano tutti lo stesso tipo
    di pantaloni svasati di Dralon?
  • 3:21 - 3:23
    Come facevano in pratica?
  • 3:23 - 3:27
    Perché quello che abbiamo fatto
    è sviluppare un nuovo modo di vestire
  • 3:27 - 3:31
    che gira attorno a velocissime micro-mode
  • 3:32 - 3:34

    che possono spostarsi rapidamente
  • 3:34 - 3:38
    dalla passerella al nostro armadio,
    e sulle vie dello shopping.
  • 3:38 - 3:41
    E il Regno Unito è un leader
    di questa tendenza.
  • 3:41 - 3:44
    Abbiamo alcuni dei migliori rivenditori
    e dei più grandi marchi,
  • 3:44 - 3:49
    e c'è da dire che interpretiamo
    il Fast Fashion con molto successo.
  • 3:54 - 3:57
    Perciò pensiamo
    a come la moda si presenta realmente.
  • 3:57 - 3:58
    Ciò che in realtà non fa
  • 3:58 - 4:02
    è dirvi quanto sia cambiata
    negli ultimi vent'anni.
  • 4:02 - 4:05
    Infatti ci saranno qui
    persone che non ne sanno nulla.
  • 4:05 - 4:07
    Beati loro, perché sono giovani e belli.
  • 4:07 - 4:12
    Ma c'è stata una sorta di
    completo rivoluzionamento
  • 4:13 - 4:16
    nel modo in cui l'abbigliamento
    viene prodotto e venduto.
  • 4:18 - 4:22
    E di certo l'idea non ce la facciamo
    con le settimane della moda.
  • 4:22 - 4:24
    L'aspetto è molto tradizionale.
  • 4:24 - 4:29
    Troviamo infatti le due stagioni,
    autunno/inverno e primavera/estate,
  • 4:29 - 4:34
    e da qui poi ricaviamo ciò che
    dalla passerella va al negozio,
  • 4:34 - 4:37
    e che detta la tendenza
    di ciò che indosseremo.
  • 4:37 - 4:41
    In realtà quelle stagioni
    hanno tanto in comune
  • 4:41 - 4:43
    con l'industria della moda contemporanea
  • 4:43 - 4:47
    quanto un canto Gregoriano ha
    con la musica contemporanea.
  • 4:47 - 4:50
    Assolutamente nulla a che fare.
  • 4:50 - 4:52
    Ciò che in realtà accade
    è che il nostro sguardo,
  • 4:52 - 4:58
    piuttosto che a 2 o 4 stagioni all'anno,
    si rivolge a 52 stagioni all'anno.
  • 4:58 - 5:02
    Ogni settimana ci sono nuovi stili,
    nuove forniture nei negozi,
  • 5:02 - 5:06
    nuove forniture online,
    e il processo è diventato velocissimo.
  • 5:06 - 5:08
    Alcuni lo definirebbero un flusso.
  • 5:09 - 5:12
    Guardando alle brillanti
    nuove speranze della moda britannica,
  • 5:12 - 5:15
    si vede che questi geniali stilisti
    hanno un qualcosa.
  • 5:15 - 5:18
    Qui abbiamo Alice Temperley,
    e anche Jonathan Saunders,
  • 5:19 - 5:21
    e Roksanda Ilincic.
  • 5:21 - 5:23
    Questi sono grandi nomi,
    grandi speranze per il futuro.
  • 5:23 - 5:26
    E poi sentiamo di persone
  • 5:26 - 5:29
    che in pratica hanno successo
    con i grandi conglomerati del lusso
  • 5:29 - 5:31
    e prendono il posto di quei marchi.
  • 5:31 - 5:33
    E sono nomi grandissimi,
    che vanno lì fuori
  • 5:33 - 5:37
    in questo settore multi-miliardario,
    a rappresentare lo stile britannico.
  • 5:37 - 5:40
    Ma spesso penso: 'Andranno bene?'
  • 5:40 - 5:44
    Perché, a dire il vero, non sono solo
    il Fast Fashion o la High Street Fashion
  • 5:44 - 5:48
    a essere diventati velocissimi,
    ma anche l'industria del lusso.
  • 5:51 - 5:53
    Questo è il modo in cui davvero compriamo:
  • 5:53 - 5:57
    facciamo shopping tra la folla,
    in stock e compriamo a poco prezzo.
  • 5:57 - 6:01
    Una cosa che mi piace tanto fare
    è stare fuori ai negozi,
  • 6:01 - 6:03
    magari non affollati come questo,
  • 6:03 - 6:07
    e curiosare nelle buste della gente,
    con il loro consenso, non appena escono,
  • 6:07 - 6:09
    lo chiedo prima,
  • 6:09 - 6:14
    ed è fantastico quante persone oggigiorno
    comprano in stock e comprano doppioni.
  • 6:14 - 6:17
    E una delle osservazioni che preferisco,
  • 6:17 - 6:20
    per quanto non dica
    cose particolarmente positive,
  • 6:20 - 6:24
    è quella di una mia collega
    che un giorno attendeva fuori Primark,
  • 6:24 - 6:26
    o gironzolava solo lì attorno,
  • 6:26 - 6:29
    e una ragazza uscì
    con quattro di queste buste.
  • 6:29 - 6:32
    Poteva succedere
    in tanti altri diversi negozi,
  • 6:32 - 6:34
    ma Primak usa queste buste di carta,
  • 6:34 - 6:38
    e stava piovendo, davvero tanto,
    e una borsa si inzuppò tutta
  • 6:38 - 6:41
    mentre aspettava il bus,
    o quello che era, e si sgretolò.
  • 6:41 - 6:44
    E lei non fece altro che lasciare
    quei vestiti nuovi di zecca
  • 6:44 - 6:47
    sul marciapiede e poi se ne andò.
  • 6:47 - 6:52
    Il mio discorso è che se produciamo,
    se creiamo per la discarica,
  • 6:52 - 6:55
    se produciamo vestiti
    che sono di fatto monouso,
  • 6:55 - 6:58
    inizieremo allora
    a trattarli come spazzatura.
  • 6:59 - 7:01
    Non dico però che ciò
    avvenga anche per i beni di lusso,
  • 7:01 - 7:04
    perché credo che se pagate
    1000 sterline per una borsa,
  • 7:04 - 7:06
    forse ci starete un po' più attenti,
  • 7:06 - 7:08
    ma lo stesso ciclo, lo stesso flusso
  • 7:08 - 7:12
    sta per vedersi all'orizzonte
    attraverso il panorama della moda.
  • 7:12 - 7:15
    In realtà
    questi stilisti che abbiamo visto,
  • 7:15 - 7:19
    questi volti luccicanti, speranzosi,
    grandi potenziali della moda britannica,
  • 7:19 - 7:23
    e a dire il vero di quella mondiale,
    sono in un simile flusso.
  • 7:23 - 7:26
    Infatti non fanno solo
    autunno/inverno, primavera/estate,
  • 7:26 - 7:30
    devono lavorare anche
    alle collezioni pre-autunno/autunno,
  • 7:30 - 7:33
    abbigliamento da resort,
    abbigliamento da yacht,
  • 7:33 - 7:36
    per salire su uno yacht,
    per scendere, dopo e prima dello yacht.
  • 7:36 - 7:39
    Chi sono le persone per cui creano?
  • 7:39 - 7:41
    Chi ha tutti questi yachts?
  • 7:41 - 7:42
    (Risate)
  • 7:42 - 7:47
    Ma sveliamo giusto qualcosa
    riguardo il Fast Fashion.
  • 7:47 - 7:50
    Tra l'altro ci sono ottimi elementi
    nel Fast Fashion. Primo:
  • 7:50 - 7:55
    apporta vita al mercato medio britannico,
    altrimenti statico.
  • 7:55 - 7:57
    Quelli tra voi che hanno una certa età,
  • 7:57 - 7:59
    ricorderanno che c'era mancanza di scelta,
  • 7:59 - 8:03
    una sorta di aspetto
    che aveva il mercato medio,
  • 8:03 - 8:08
    forse 20-25 anni fa, che non era
    tanto attraente, tanto stimolante.
  • 8:08 - 8:12
    Quindi i marchi del mercato medio
    hanno davvero democratizzato lo stile,
  • 8:12 - 8:13
    siamo capaci di procurarceli.
  • 8:13 - 8:17
    Ricordo quando me ne andai a Londra
    e poi tornai nel Nord Ovest,
  • 8:17 - 8:20
    la gente mi veniva vicino e chiedeva
    'Lo hai comprato a Londra?'
  • 8:20 - 8:23
    Ora non succede, succede al contrario.
  • 8:23 - 8:27
    È così che lo stile si è democratizzato.
  • 8:27 - 8:30
    814 milioni di indumenti all'anno,
  • 8:30 - 8:35
    questa è sempre una stima, sono prodotti
    da Zara/Inditex, il marchio spagnolo.
  • 8:35 - 8:39
    Sono tanti vestiti.
    E ci sono 45,000 progetti.
  • 8:39 - 8:43
    Quindi i suoi stilisti inventano
    mode costantemente, ogni anno.
  • 8:43 - 8:47
    Non tutte entreranno nei negozi,
    ma una buona parte lo farà,
  • 8:47 - 8:51
    il che vi mostra da dove parte
    questo motore, queste micro-mode.
  • 8:51 - 8:54
    Quando Zara esordì nel Regno Unito,
    nessuno la comprese,
  • 8:54 - 8:59
    perché andavi lì e il cliente diceva:
    'Sì è bello, magari un po' costoso.'
  • 9:00 - 9:03
    E poi avrebbe aggiunto:
    'Ci penso un po' su, ripasso.'
  • 9:03 - 9:05
    Sarebbe tornato
    ma non lo avrebbe più trovato,
  • 9:05 - 9:08
    perché i negozi oggigiorno
    non si riforniscono, non c'è bisogno,
  • 9:08 - 9:11
    perché sono passati
    alla tendenza successiva.
  • 9:11 - 9:13
    Se sbatti le ciglia, svanisce.
  • 9:14 - 9:16
    Numero 3.
    Sono sempre sulla moda per numeri.
  • 9:16 - 9:21
    Numero 3, questa è la posizione
    di Amancio Ortega, proprietario di Zara,
  • 9:21 - 9:25
    nella lista mondiale dei ricchi.
    È il terzo uomo più ricco al mondo.
  • 9:25 - 9:29
    C'è un sacco di denaro
    nel business del Fast Fashion.
  • 9:29 - 9:33
    Qui abbiamo Philip Green, forse
    finiscono qui tutti i vestiti da yacht,
  • 9:33 - 9:34
    perché ne ha uno.
  • 9:35 - 9:39
    E questa è l'immagine di un villaggio,
    da qualche parte in Inghilterra,
  • 9:39 - 9:43
    un intero villaggio
    che è stato comprato da Stefan Persson,
  • 9:43 - 9:45
    CEO di H&M.
  • 9:45 - 9:49
    Questo vi dà un'idea
    dei ricchi di cui stiamo parlando.
  • 9:49 - 9:53
    Ne parlo non perché
    sia illegale fare soldi, non lo è,
  • 9:54 - 9:56
    ma solo per mostrarvi
    un po' della disparità.
  • 9:56 - 10:01
    Perché dov'è il vero motore
    del flusso della moda, di questo ciclo?
  • 10:02 - 10:04
    Si trova in Bangladesh.
  • 10:06 - 10:10
    È anche in altri Paesi,
    ma in Bangladesh l'80 % del PIL
  • 10:10 - 10:13
    è dato dall'industria
    degli abiti preconfezionati,
  • 10:13 - 10:16
    che è l'equivalente di
    20 miliardi di dollari.
  • 10:16 - 10:18
    Parlando dei problemi lì,
  • 10:18 - 10:21
    non è possibile per le aziende
    darsela a gambe
  • 10:21 - 10:26
    perché, come potete vedere,
    l'economia dipende da questo commercio.
  • 10:27 - 10:31
    Questo l'ho inserito perché
    c'è una nuova lista del potere nella moda,
  • 10:31 - 10:36
    e ho contato 4 muse ispiratrici
    nella top 30.
  • 10:36 - 10:40
    Non sono sicura di cosa faccia una musa,
    ma ce n'erano 4
  • 10:40 - 10:44
    e nessuna menzione delle persone
    che fanno realmente i vestiti,
  • 10:44 - 10:46
    il che credo sia piuttosto interessante,
  • 10:46 - 10:50
    e penso davvero faccia luce
    su un problema dell'intero settore.
  • 10:50 - 10:54
    Ci sono 101 procedimenti
    per fare un indumento.
  • 10:54 - 10:59
    Solo da 6 a 8 sono eseguiti
    in fabbriche come quelle in Bangladesh.
  • 11:00 - 11:06
    E in pratica questo è
    quello che fa l'esercito di taglia e cuci.
  • 11:07 - 11:10
    E secondo una stima modesta
    sono 3 milioni,
  • 11:10 - 11:14
    soprattutto giovani donne,
    i componenti di questo esercito,
  • 11:14 - 11:17
    e costoro sono il fulcro della
    supply chain,
  • 11:17 - 11:20
    in quanto mettono
    materialmente i pezzi insieme.
  • 11:23 - 11:27
    Sono fabbriche immense,
    enormi catene di montaggio.
  • 11:27 - 11:33
    48.5 secondi è il tempo stimato
    che dovrebbe impiegare
  • 11:33 - 11:37
    una di queste persone in tale fase
    per eseguire una cucitura.
  • 11:38 - 11:40
    È un lavoro senza sosta.
  • 11:40 - 11:43
    Questa è una citazione di Ali Hewson,
    fondatore del marchio EDUN:
  • 11:43 - 11:47
    'Portiamo con noi le storie
    di chi fa i nostri vestiti.'
  • 11:48 - 11:49
    E lo facciamo, ma non lo riconosciamo,
  • 11:49 - 11:53
    per questo ho mostrato la foto della musa
    e additato la lista del potere.
  • 11:53 - 11:56
    Loro sono gli invisibili,
    le persone nascoste della supply chain.
  • 11:58 - 12:02
    5,600 è il numero
    delle fabbriche di indumenti
  • 12:02 - 12:06
    in Bangladesh,
    soprattutto nella zona di Dacca.
  • 12:06 - 12:09
    Alla fine dei conti,
    quando è uscito questo report,
  • 12:09 - 12:11
    si contavano meno di 200 ispettori.
  • 12:11 - 12:14
    Credo dovrebbe essere di meno,
    ma sono solo un po' pignola.
  • 12:15 - 12:21
    Nel 1911 c'è stata la più grande tragedia
    nell'abbigliamento che si conosca.
  • 12:21 - 12:24
    Cioè l'incendio della Triangle Shirtwaist.
  • 12:24 - 12:26
    Siamo nel Garment District a New York.
  • 12:27 - 12:30
    146 persone morirono in 18 minuti,
  • 12:30 - 12:34
    e fu il più grave disastro
    mai visto nel settore.
  • 12:35 - 12:38
    E non portò a una rivoluzione,
  • 12:38 - 12:41
    ma a molti picchetti,
    a un gran movimento operaio,
  • 12:41 - 12:42
    ed ancora oggi è riconosciuto.
  • 12:42 - 12:46
    Ogni anno,
    nel giorno dell'anniversario
  • 12:46 - 12:49
    la gente andrà e riconoscerà,
    i sindacati riconosceranno
  • 12:49 - 12:51
    che quella tragedia è accaduta.
  • 12:51 - 12:54
    E quel che mi ha molto colpito
    è che non lo facciamo mai.
  • 12:54 - 12:59
    Ci sono state tantissime morti
    nelle fabbriche, per incendio, e fughe,
  • 12:59 - 13:02
    molte fatalità accadevano
    nella supply chain.
  • 13:02 - 13:06
    Forse una o due al mese, di cui
    veniamo a conoscenza nella nostra epoca,
  • 13:06 - 13:08
    e non abbiamo mai
    realmente detto qualcosa.
  • 13:08 - 13:13
    Ma non possiamo
    lasciare andare questo dato, o ignorarlo.
  • 13:13 - 13:18
    Ed è 1133, cioè il numero
    di persone morte il 24 Aprile
  • 13:18 - 13:20
    nel Rana Plaza.
  • 13:21 - 13:25
    Praticamente il Rana Plaza
    collassò come un castello di carte.
  • 13:25 - 13:28
    Erano 2000 le persone che ci lavoravano,
    era un complesso ad uso misto,
  • 13:28 - 13:31
    ma furono gli operai tessili a morire,
  • 13:31 - 13:34
    perché furono gli unici operai
    ad essere rimandati dentro.
  • 13:34 - 13:40
    E sfortunatamente è la solita storia,
    gli operai tessili sono sempre lì dentro.
  • 13:43 - 13:47
    Forse queste immagini non sono ignote,
    poiché sono state trasmesse ovunque,
  • 13:47 - 13:53
    e per la prima volta le agenzie di stampa
    intervistarono davvero questi operai,
  • 13:53 - 13:55
    raccogliendo le loro testimonianze.
  • 13:55 - 13:57
    Con la differenza
    che erano sotto le macerie.
  • 13:58 - 14:01
    Loro sono la statistica,
    l'evidente statistica.
  • 14:01 - 14:04
    2.500 feriti, 700 bambini abbandonati,
  • 14:05 - 14:09
    e la battaglia del Rana Plaza
    per il risarcimento continua.
  • 14:09 - 14:13
    Ma ha alzato un polverone.
    Chi fa i nostri vestiti? Da dove vengono?
  • 14:13 - 14:15
    Non è l'unica cosa nella supply chain.
  • 14:15 - 14:18
    Questo solo per
    l'industria cotoniera in Uzbekistan:
  • 14:18 - 14:23
    1,5 milione di bambini
    si suppone si occupino del raccolto.
  • 14:23 - 14:24
    E questo accade ogni anno.
  • 14:24 - 14:27
    Vengono mandati nei campi
    nel periodo di Settembre
  • 14:27 - 14:31
    a prendere il raccolto,
    poi venduto al mercato internazionale.
  • 14:33 - 14:36
    E questa è Gulnara, figlia del dittatore,
  • 14:36 - 14:38
    e l'ho inserita
    perché qui è alla Fashion Week,
  • 14:38 - 14:40
    a esibire la sua collezione.
  • 14:40 - 14:42
    Per cui vedete la terribile dicotomia,
  • 14:42 - 14:46
    di come stiamo nascondendo
    questa sorta di schiavitù nella moda.
  • 14:47 - 14:49
    Possiamo fare di meglio?
  • 14:49 - 14:50
    Sì, possiamo.
  • 14:50 - 14:53
    Penso all'intero movimento
    dello stile ecosostenibile,
  • 14:53 - 14:57
    rappresentato per un po', poi ostacolato,
    perché la gente teme la tinta a nodi.
  • 14:57 - 14:59
    Ha paura che andremo a indossare
  • 14:59 - 15:02
    qualche specie di cappello
    di tofu fatto all'uncinetto,
  • 15:02 - 15:04
    e non ne ha davvero voglia.
  • 15:04 - 15:07
    Quindi mi sono incontrata con degli amici,
  • 15:07 - 15:10
    e abbiamo lanciato qualcosa
    che non abbiamo chiamato granola chic,
  • 15:10 - 15:12
    ma l'abbiamo chiamato
    Green Carpet Challenge.
  • 15:13 - 15:15
    Stiamo solo provando
    a giocherellare con qualche idea.
  • 15:15 - 15:19
    Questa l'adoro. È una foto
    di un'influente fotografa di moda
  • 15:19 - 15:21
    che si chiama Lillian Bassman.
  • 15:21 - 15:23
    Non pensava a nulla
    di ecosostenibile quando l'ha fatta,
  • 15:23 - 15:26
    ma amo l'idea di più
    chilometri/moda per vestito.
  • 15:26 - 15:29
    Un'altra cifra
    che mi piacerebbe ricodaste è 30.
  • 15:29 - 15:33
    Non comprate nulla a meno che non
    possiate garantire a voi stessi
  • 15:33 - 15:37
    che lo indosserete 30 volte.
    È un'ottima indicazione.
  • 15:38 - 15:40
    Abbiamo iniziato
    la Green Carpet Challenge
  • 15:40 - 15:44
    e abbiamo incaricato gli stilisti
    di farci qualcosa di ecosostenibile.
  • 15:44 - 15:46
    Questo è un vestito di Armani.
  • 15:46 - 15:51
    E 40 è il numero di celebrità
    che abbiamo mandato sul tappeto rosso
  • 15:51 - 15:54
    dagli Oscars ai Golden Globes,
    a quel che sia,
  • 15:54 - 15:56
    tutti con questi abiti ecosostenibili.
  • 15:56 - 15:59
    Volevamo provare
    all'industria della moda, agli editori,
  • 15:59 - 16:01
    a tutti quelli che osservano,
    che si può fare,
  • 16:01 - 16:03
    e che può essere invitante.
  • 16:05 - 16:06
    Ce ne sono di più.
  • 16:08 - 16:10
    E volevamo lavorare nella supply chain,
  • 16:10 - 16:13
    così ci siamo rivolti ad altro,
    come la pelletteria.
  • 16:13 - 16:16
    11 miliardi di paia di scarpe
    sono prodotte ogni anno.
  • 16:16 - 16:19
    Il 60 % del pellame
    è impiegato per le scarpe.
  • 16:19 - 16:22
    Quando vedete una scarpa
    con scritto Made in Italy
  • 16:22 - 16:24
    pensate: 'OK, fantastico'.
  • 16:24 - 16:27
    E poi chiedete al negoziante,
    che risponde: 'Sì, è pelle italiana.'
  • 16:27 - 16:31
    Non può essere, perché se lo fosse,
    tutta l'Italia sarebbe coperta di mucche.
  • 16:31 - 16:34
    Sarebbero persino attorno
    alla Fontana di Trevi, impossibile.
  • 16:34 - 16:37
    No, spesso vengono dal Brasile
    o dalla Cina,
  • 16:37 - 16:42
    e in Brasile la deforestazione è mossa
    dall'industria della carne e del pellame.
  • 16:42 - 16:45
    Per cui volevamo realizzare
    un mercato pulito della pelle.
  • 16:45 - 16:48
    Pelle che si dimostrasse
    essere a deforestazione zero.
  • 16:49 - 16:51
    Siamo andati da Gucci,
    che ha creato questa borsetta,
  • 16:51 - 16:54
    che non penso
    abbia un aspetto ecosostenibile.
  • 16:54 - 16:56
    Non è fatta di canapa,
    non è neanche di granola.
  • 16:56 - 16:58
    Sembra solo una borsa.
  • 17:00 - 17:05
    Più di 100 aziende hanno firmato
    il Bangladesh Fire Safety Accord.
  • 17:05 - 17:07
    Non lo illustrerò
    perché il tempo sta per finire,
  • 17:07 - 17:11
    ma credo sia
    un segno davvero importante,
  • 17:11 - 17:14
    e penso che, dandogli tempo,
    possa fare una grande differenza.
  • 17:14 - 17:17
    Quello che vi sollecito a fare
    è tenere d'occhio,
  • 17:17 - 17:19
    tenervi aggiornati
    su ciò che accade nella moda,
  • 17:19 - 17:23
    su dove comprate e chi ha firmato cosa,
    è davvero molto importante.
  • 17:25 - 17:28
    Due centesimi in più
    sulla T-shirt da 6 sterline,
  • 17:28 - 17:32
    questo raddoppierebbe la paga
    di un operaio tessile in Bangladesh.
  • 17:32 - 17:35
    Penso sia un costo
    che probabilmente possiamo sostenere.
  • 17:35 - 17:37
    24 Aprile, questa è l'altra data
    che vorrei ricordaste.
  • 17:37 - 17:43
    24, ricordate quel numero,
    è l'anniversario del Rana Plaza.
  • 17:43 - 17:45
    Ed è il Fashion Revolution Day.
  • 17:45 - 17:46
    Grazie.
  • 17:46 - 17:50
    (Applausi)
Title:
Un guardaroba da morire! | Lucy Siegle | TEDxSalford
Description:

Lucy Siegle esamina la disumana ed ecologicamente devastante storia che si cela dietro agli abiti che compriamo e indossiamo abitualmente.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
17:59

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