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Cortocircuiti emotivi: l'intelligenza dietro gli errori | Daniela Lucangeli | TEDxMilano

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    Mi ci vuole un respiro,
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    per parlare di corto circuiti emozionali.
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    Potrei chiedervi
    di venire qui e guardarvi,
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    e il corto circuito partirebbe.
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    Mi occupo di bimbi che non ce la fanno
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    e di bimbi che fanno fatica a scuola,
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    di bimbi che fanno fatica a crescere,
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    di bimbi che non si sentono capiti,
    di bimbi che soffrono.
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    E questo ha modificato
    la mia storia di scienziato.
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    Quindi l'altro giorno ero
    in un polo apprendimento,
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    che è dove aiuto questi bimbi,
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    e in questo polo apprendimento
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    una di queste bimbe mi guardava
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    perché io ero preoccupata
    su come iniziare oggi
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    a parlarvi in pochissimi minuti
    di cosa facciamo noi,
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    e del perché sono qui.
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    E l'ho guardata e le ho detto:
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    “Sai, non so da dove cominciare”.
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    Lei mi ha sorriso e mi ha detto:
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    “Dall'inizio devi cominciare,
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    si inizia sempre dall'inizio".
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    E quindi, ecco, lì vedete me
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    che in qualche modo
    rappresenta il mio inizio,
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    il mio inizio di scienziato
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    e la mia partenza per andare
    a studiare, a capire - che cosa?
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    Quello che da un certo punto di vista
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    mi ha affascinato per tantissimo tempo,
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    cioè il rapporto
    tra il cervello e la mente,
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    tra il cervello e l'anima.
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    Tra cosa sentiamo,
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    e com'è possibile che sentiamo così.
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    E quindi ho passato anni ed anni
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    ad affascinarmi per questa
    struttura straordinaria:
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    il cervello è una struttura straordinaria.
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    In millesimi di secondo,
    in questo momento,
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    voi avete milioni
    di miliardi di connessioni
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    che mettono in moto
    tutta una trasformazione
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    di ciò che siete stati
    e di ciò che sarete.
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    E a modificare tutto questo
    sono le informazioni che stanno entrando
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    e che, in qualche modo,
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    seminano qualche cosa di nuovo
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    che determina potatura
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    in ciò che voi siete stati fino ad adesso
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    e nuove gemmazioni.
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    Questo miracolo
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    che misura un meccanismo che si chiama
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    "Zona di Sviluppo Prossimale"
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    è uno dei processi
    più affascinanti della vita:
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    è quello che rappresenta l'essere vivente
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    che ciascuno di noi,
    momento dopo momento,
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    sceglie di essere.
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    Quindi, dopo avere studiato tanto
    tutti questi meccanismi,
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    sono tornata in Italia.
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    E che cosa mi è successo?
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    Ho incontrato un bimbo,
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    l'ho incontrato in un
    corridoio verde, di ospedale,
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    le mura erano veramente terribili,
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    davano l'idea di qualche cosa
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    che non curava ma opprimeva.
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    Questo bimbo aveva
    otto adulti insieme a lui,
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    oltre i genitori, gli assistenti vari,
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    i docenti vari, gli ospedalieri.
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    E l'infermiera gli ha detto
    che lì comandavo io.
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    Quello che io ho fatto
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    è stato un gesto da lontano,
    in fondo al corridoio:
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    cioè mi sono abbassata
    e gli ho sorriso.
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    Questo gesto ha fatto sì che lui
    sia corso verso di me,
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    mi abbia preso per il camice
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    e mi abbia detto quella parola
    che leggete: "iutimi".
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    Ora, io di questo bimbo non so più niente,
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    ma quello che so
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    è che ha cambiato la traiettoria
    della mia storia da scienziato,
  • 3:17 - 3:18
    perché ho pensato
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    che se tutto quello che sapevamo
    non aiutava un bambino,
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    e se una comunità intera che si muoveva
    al punto di dargli otto adulti,
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    non lo stava aiutando,
    perché lui chiedeva aiuto
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    a un estraneo in camice
    in un corridoio verde d'ospedale,
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    qualcosa in tutto questo
    nostro sistema non aiutava.
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    E quindi mi sono rimessa a studiare
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    e mi sono rimessa a studiare
    quello che in termini, così,
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    di scienze e di deep science,
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    si chiama "neuroplasticità"
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    e in termini educativi si chiama
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    "Potenziamento della Zona
    di Sviluppo Possibile".
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    Cioè ho cominciato a studiare
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    come si potessero esercitare
    i domini cerebrali
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    nel determinare
    miglioramenti nel linguaggio,
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    nella capacità di concentrazione,
    di memoria, di attenzione,
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    di intelligenza numerica.
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    Sono diventata brava.
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    Brava al punto che i bimbi cambiavano,
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    e dal punto di vista delle ricerche
    avevo grandissimo successo,
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    perché a livello di ricerca sperimentale
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    quello che ottenevamo
    era quello che si chiama proprio
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    "Potenziale migliore della struttura
    neuropsicologica individuale".
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    Se posso darvi un esempio è:
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    il cervello gemma,
    in millesimi di secondo,
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    le memorie che noi imprimiamo
    attraverso le informazioni che riceviamo.
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    Quindi, se vogliamo capire
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    che cosa fa, per esempio,
    la vita a scuola in un bambino,
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    basta che facciamo un calcolo,
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    un calcolo che io diedi
    al Ministero tanti anni fa, e cioè:
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    facciamo millesimi di secondo
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    per centesimi di secondo
    per decimi di secondo
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    per secondi, per minuti, per ore,
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    per giorni, per mesi, per anni
    che un bimbo sta a scuola:
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    ottenete un numero che tende all’infinito.
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    Quel numero misura
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    quello che ciascuno
    degli adulti che incontrerà
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    determina nel suo connettoma:
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    la trasformazione del suo sé.
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    È un potere immenso.
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    E quindi mio figlio, in un tema
    in seconda elementare,
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    ha scritto che sua mamma,
  • 5:12 - 5:15
    quando ha finito di imparare
    di fare lo scienziato,
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    si è messa a fare
    la maestra delle maestre
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    perché io ho cominciato
    a spiegare agli insegnanti
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    che cosa si determinava
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    nella neuroplasticità
    e nel potenziale umano.
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    Ed ero convinta di avercela fatta.
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    Ma non è stata così. Perché?
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    Perché qualche tempo dopo,
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    e in questo ci avviciniamo all’oggi
    di cui vi voglio parlare,
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    incontro un altro bimbo,
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    un bimbo da cui avevamo
    ottenuto un cambiamento,
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    in termini di profilo
    cognitivo, straordinario,
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    perché aveva recuperato
    una deviazione standard e mezzo
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    da quello che si chiama genericamente
    quoziente di intelligenza generale.
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    E questo bimbo ad un certo punto mi dice:
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    “Ma adesso che mi hai tolto gli errori,
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    mi togli che mi fanno male?"
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    E io non ero preparata
    a capire il rapporto
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    tra l'errore della mente
    e il dolore nella mente.
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    E soprattutto non avevo riflettuto
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    su che cosa fosse
    il meccanismo del dolore.
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    Ma se adesso io chiedessi a voi,
    mille persone adulte,
  • 6:22 - 6:25
    di ricordarvi della vostra vita
    e dei vostri errori -
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    e non intendo gli errori a scuola
    del leggere, scrivere e far di conto,
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    ma gli errori della vita,
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    e vi chiedessi se hanno una traccia
    più importante nella vostra storia
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    gli errori che avete fatto
    o il dolore che vi ha provocato,
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    e che cos'è che determina
    la reazione in voi,
  • 6:43 - 6:45
    penso che la risposta sarebbe unanime:
  • 6:45 - 6:48
    è il dolore che determina la risposta.
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    Ma cosa fa il dolore?
  • 6:50 - 6:53
    Per spiegarvelo in pochissimi minuti,
    altrimenti mi sgridano,
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    vi chiedo dei gradi di libertà,
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    cioè vi chiedo di fare
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    quello che, in qualche modo,
    ci aiuta a capire subito.
  • 7:02 - 7:06
    Datevi una pizzicata, ma forte,
    ma proprio una pizzicata.
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    E vi chiedo: questo che cos’è,
    dolore o sofferenza?
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    È dolore.
  • 7:13 - 7:16
    Perché abbiamo milioni di alert
  • 7:16 - 7:20
    che dalla struttura
    che noi andiamo a colpire
  • 7:20 - 7:23
    ci mandano delle
    informazioni neuroelettriche.
  • 7:23 - 7:27
    Perché dal cervello attraverso
    il sistema nervoso periferico
  • 7:27 - 7:29
    questo ribollitore biochimico
    che produce energia
  • 7:29 - 7:33
    manda informazioni
    e dice: “Alert! Ti duole”.
  • 7:33 - 7:34
    Perché ci dice “ti duole"?
  • 7:34 - 7:36
    Perché ci dobbiamo ricordare
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    che non dobbiamo più ricorrere
    a quel determinato tipo di situazione,
  • 7:39 - 7:40
    perché ci fa male.
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    Quindi va a tracciare
    le memorie, perché dice:
  • 7:43 - 7:45
    scappa da di là, che ti duole.
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    Allora cosa sono
    queste emozioni straordinarie?
  • 7:48 - 7:50
    Ecco voi potete leggere:
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    sono processi incredibili
    a livello neurofunzionale.
  • 7:55 - 7:57
    Ai miei studenti lo spiego
  • 7:57 - 8:00
    questo ribollitore biochimico
    che produce energia
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    perché noi dormiamo
    e produciamo tre Hertz,
  • 8:02 - 8:06
    siamo svegli come in questo momento
    e ne produciamo nove.
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    Ma basta un’emozione,
    una goccia qualunque di emozione
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    come quella che adesso provo io
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    e che fa sì che sebbene io spieghi
    queste cose a contesti molto più complessi
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    io sia molto più emozionata adesso,
  • 8:18 - 8:20
    perché ho uno scopo grande,
    quello di parlare con voi.
  • 8:20 - 8:22
    E alla fine ve lo dirò.
  • 8:22 - 8:24
    E questa emozione è talmente potente
  • 8:24 - 8:27
    che sebbene il mio cervello
    sia molto addestrato,
  • 8:27 - 8:28
    la mia voce la manifesta.
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    E io non riesco a controllare la voce
  • 8:31 - 8:34
    perché l'emozione
    è più potente del sistema cognitivo,
  • 8:34 - 8:36
    è il grande decisore.
  • 8:36 - 8:40
    Ed è un decisore intelligente
    che però ha solo due risposte,
  • 8:40 - 8:43
    e la risposte sono:
    “mi duole” o “mi fa bene”
  • 8:43 - 8:44
    “mi duole" o "mi fa bene".
  • 8:44 - 8:47
    Le emozioni nascono,
    nel nostro sistema evolutivo,
  • 8:47 - 8:52
    per dirci: “scappa" se ci duole,
    “tieni e cerca" se ci fa bene.
  • 8:52 - 8:54
    E come ce lo dice?
  • 8:54 - 8:58
    Ce lo dice attraverso un meccanismo,
    straordinario, di tipo hertziale.
  • 8:58 - 9:02
    Se noi abbiamo un momento di gioia,
    abbiamo un picco hertziale
  • 9:02 - 9:06
    in cui l'onda che si manifesta
    è un'onda ad altissima intensità,
  • 9:06 - 9:08
    ma breve breve breve.
  • 9:08 - 9:11
    E perché un'onda ad altissima intensità
    è breve breve breve?
  • 9:11 - 9:14
    Perché deve tracciarla,
    la memoria di gioia;
  • 9:14 - 9:16
    ma siccome la gioia fa bene,
  • 9:16 - 9:19
    come ogni meccanismo che fa bene
    il cervello lo deve cercare ancora
  • 9:19 - 9:22
    E quindi c'è l’ha breve,
    il momento di gioia,
  • 9:22 - 9:26
    perché così si innescherà
    il meccanismo della ricerca della gioia.
  • 9:26 - 9:32
    Ma se invece della gioia
    noi proviamo angoscia, ansia, paura,
  • 9:32 - 9:34
    allora l’onda è molto diversa.
  • 9:34 - 9:39
    Perché è a bassa intensità,
    sta sotto soglia coscienza,
  • 9:39 - 9:42
    non si fa vedere
    dalla mente, sta lì sotto.
  • 9:42 - 9:44
    Perché deve dare un alert che dice:
  • 9:44 - 9:47
    Ricorda, ricorda, ricorda, ricorda.
  • 9:47 - 9:51
    Scappa da di qua, che ti duole.
    Scappa da di qua, che ti duole.
  • 9:51 - 9:55
    Ed ecco che i nostri circuiti
    vengono percorsi da onde
  • 9:55 - 9:57
    che dicono: scappa, perché ti duole.
  • 9:57 - 10:00
    E l'energia che produciamo
    è un'energia che ci dice:
  • 10:00 - 10:02
    "Scappa che c'è dolore".
  • 10:04 - 10:06
    Sembra che non ci sia via d'uscita.
  • 10:06 - 10:08
    E invece c’è, eccome.
  • 10:08 - 10:11
    Vi ho detto che non è la mente
    che controlla le emozioni.
  • 10:11 - 10:13
    Questa è una grandissima illusione.
  • 10:13 - 10:16
    Da scienziato cognitivo,
    ad un certo punto ho dovuto arrendermi.
  • 10:16 - 10:20
    Provocatevi il conforto,
    per esempio, come emozione.
  • 10:20 - 10:22
    Ci riuscite?
  • 10:22 - 10:23
    Provocatevi l’intesa.
  • 10:24 - 10:28
    Adesso ordinatevi di provare intesa
    l'uno verso l’altro.
  • 10:29 - 10:30
    Non ci si riesce!
  • 10:30 - 10:32
    Ma guardate che abbiamo
    degli interruttori,
  • 10:32 - 10:35
    e questi interruttori sono catalizzatori.
  • 10:35 - 10:39
    Non possiamo accendere la luce,
    qui dentro, con la forza del pensiero:
  • 10:39 - 10:41
    dobbiamo andare all'interruttore giusto!
  • 10:41 - 10:45
    E l'interruttore giusto per le emozioni
    lo dobbiamo capire qual è.
  • 10:45 - 10:46
    Per esempio, se vi chiedo,
  • 10:46 - 10:50
    per piacere, guardatevi negli occhi
    l'un l'altro con intesa, vai.
  • 10:52 - 10:56
    Per piacere, abbracciatevi
    30 secondi, dai, coraggio!
  • 11:03 - 11:07
    Per piacere, fatevi una carezza,
    una carezza di conforto.
  • 11:10 - 11:14
    Se adesso noi misurassimo
    il battito cardiaco,
  • 11:14 - 11:16
    misurassimo la temperatura,
  • 11:16 - 11:19
    guardassimo indicatori
    come il colore della pelle,
  • 11:19 - 11:23
    e l’acidità del sudore
    che è stato emanato,
  • 11:23 - 11:26
    noi avremo tutto un cambio di indici
  • 11:26 - 11:30
    perché noi abbiamo attivato
    circuiti neuroelettrici potentissimi.
  • 11:30 - 11:34
    Questi sono gli organizzatori,
    questi sono gli interruttori.
  • 11:34 - 11:36
    Pensate che trenta secondi di abbraccio
  • 11:36 - 11:39
    comandano all'amigdala
    di produrre l’ossitocina,
  • 11:39 - 11:43
    l'ormone che determina,
    nel momento del parto,
  • 11:43 - 11:46
    la possibilità di una donna
    di resistere al dolore!
  • 11:46 - 11:48
    Trenta secondi di abbraccio.
  • 11:48 - 11:50
    Quindi, come dice mio figlio,
  • 11:50 - 11:53
    io adesso mi sono messa ad andare in giro
    a spiegare alla gente
  • 11:53 - 11:56
    che l’imparare a guardare
    i bambini negli occhi,
  • 11:56 - 12:00
    l’imparare ad abbracciarli,
    l’imparare ad accarezzarli,
  • 12:00 - 12:03
    implica mettere nel circuito
    delle memorie permanenti
  • 12:03 - 12:06
    che sono di emozioni
    che costruiscono ben-essere
  • 12:06 - 12:08
    e non mal-essere.
  • 12:08 - 12:10
    È acqua e pane.
  • 12:10 - 12:13
    La scienza è ritornata all'acqua e pane.
  • 12:13 - 12:15
    E in quali memorie vanno le emozioni?
  • 12:15 - 12:18
    Le emozioni, è interessante,
  • 12:18 - 12:21
    perché mentre noi impieghiamo
    tantissima fatica, per esempio,
  • 12:21 - 12:22
    per studiare, per ricordare,
  • 12:22 - 12:25
    noi lì andiamo in consumo di energia.
  • 12:25 - 12:29
    Le memorie che invece vengono determinate
    da una traccia immediata
  • 12:29 - 12:32
    sono le memorie che tengono emozioni.
  • 12:32 - 12:33
    Ma se allora noi,
  • 12:33 - 12:36
    ad un certo punto del nostro
    cortocircuito emozionale,
  • 12:36 - 12:39
    facciamo qualcosa come
    quello che accade sempre,
  • 12:39 - 12:44
    cioè mentre per esempio io studio, imparo,
    faccio fatica, sperimento ansia,
  • 12:44 - 12:48
    la mia memoria mette
    in memoria ciò che studio
  • 12:48 - 12:50
    ma anche l'ansia
    con cui ce l'ho messo.
  • 12:50 - 12:55
    E quando ritorno a prendere
    dal cassettino della mia memoria
  • 12:55 - 12:57
    ciò che ho studiato,
  • 12:57 - 13:01
    riprendo non soltanto
    le informazioni che ci ho messo,
  • 13:01 - 13:03
    ma anche le emozioni
    con cui l’ho tracciato.
  • 13:03 - 13:06
    E quindi l'ansia entra nel circuito
  • 13:06 - 13:09
    e diventa un'informazione
    che mi manda in corto.
  • 13:09 - 13:14
    E se io apprendo con paura,
    io recupererò la paura;
  • 13:14 - 13:20
    e se io apprendo con senso di disistima,
    io riprenderò la disistima.
  • 13:20 - 13:24
    Ma se io apprendo con sfida a me stesso,
    io riprenderò la sfida a me stesso.
  • 13:24 - 13:28
    E questo, vi ho detto prima,
    avviene per millesimi di secondo
  • 13:28 - 13:31
    fino ad anni di tempo
  • 13:31 - 13:32
    in cui il sistema educante
  • 13:32 - 13:36
    può determinare inquinamento
    nei circuiti mentali
  • 13:36 - 13:38
    o pandemia di guarigione.
  • 13:38 - 13:40
    E io sono per questa
    pandemia di guarigione,
  • 13:40 - 13:44
    anche perché da persona di scienza
    quello che devo leggere
  • 13:44 - 13:46
    sono anche le scienze a fianco.
  • 13:46 - 13:49
    E le ricerche sull'epigenetica
    mi hanno fatto tremare.
  • 13:49 - 13:53
    Perché? Perché studiando
    cosa accade ai topolini
  • 13:53 - 13:56
    che durante la gravidanza
    vengono messi nell'acqua ghiacciata,
  • 13:56 - 13:59
    e poi vengono fatti partorire,
  • 13:59 - 14:02
    ci si è accorti, e sono dei dati
    che ci devono far pensare,
  • 14:02 - 14:04
    che non accade solo ai topi,
  • 14:04 - 14:08
    che i loro cuccioli
    restano con l'alert della paura
  • 14:08 - 14:10
    per tre generazioni almeno.
  • 14:10 - 14:13
    Cioè è come se le memorie del dolore
  • 14:13 - 14:17
    non fossero soltanto individuali,
    ma transgenerazionali.
  • 14:17 - 14:22
    Questo significa che noi tramandiamo,
    per proteggere i nostri figli,
  • 14:22 - 14:24
    ciò da cui si devono proteggere.
  • 14:26 - 14:28
    Quali sono le due emozioni
    più preoccupanti,
  • 14:28 - 14:30
    e che preoccupano più me?
  • 14:30 - 14:32
    Il senso di colpa e la paura.
  • 14:33 - 14:34
    Di queste non vi posso parlare,
  • 14:34 - 14:37
    ma vi posso dire quali sono
    le emozioni antagoniste.
  • 14:37 - 14:39
    Al senso di colpa,
  • 14:39 - 14:42
    il grande antagonista
    è il diritto all’errore.
  • 14:42 - 14:45
    Se noi ci mettiamo
    in questa consapevolezza
  • 14:45 - 14:49
    che dobbiamo far crescere i nostri figli
    nel diritto all’errore,
  • 14:49 - 14:53
    nell'errore come un processo di modifica
    e di miglioramento continuo,
  • 14:53 - 14:55
    cambia il livello di consapevolezza.
  • 14:55 - 14:58
    Abbiamo detto sussurri e voci.
  • 14:58 - 15:03
    Beh, se noi diciamo
    “bravo";"Bravo."; "Bravo!”
  • 15:03 - 15:06
    noi diamo informazioni
    completamente differenti
  • 15:06 - 15:09
    perché è l'emozione
    che facciamo transitare
  • 15:09 - 15:12
    attraverso l'indicatore
    che stiamo utilizzando
  • 15:12 - 15:16
    che va a quel grande decisore e gli dice:
    "Proteggiti", o "Non proteggerti".
  • 15:17 - 15:19
    Adesso vi racconto dell'ultimo bambino
  • 15:19 - 15:21
    perché ho diciotto secondi.
  • 15:21 - 15:24
    Questo ultimo bambino vi dice
    perché sono venuta qui,
  • 15:24 - 15:27
    facendo una follia,
    tra un congresso e l’altro,
  • 15:27 - 15:30
    perché sono in partenza per Parigi
    per un congresso sul cervello
  • 15:30 - 15:33
    che mi mette molta più ansia ancora.
  • 15:33 - 15:35
    Quindi non è una buona giornata.
  • 15:35 - 15:37
    Ma allora, perché sono venuta qui?
  • 15:37 - 15:39
    Ve lo dico con la storia di Anselmo.
  • 15:39 - 15:42
    Anselmo è un bimbo Asperger
    ad altissimo funzionamento cognitivo.
  • 15:42 - 15:45
    Come “Rain Man”, per darvi un’idea.
  • 15:45 - 15:48
    L’ho incontrato qualche anno fa
    perché i genitori, due medici,
  • 15:48 - 15:49
    mi hanno detto:
  • 15:49 - 15:52
    "Tu aiuti tanti bimbi
    nelle loro difficoltà.
  • 15:52 - 15:56
    Aiuta anche lui che parla quattro lingue,
    risolve problemi di matematica
  • 15:56 - 15:58
    come se fosse al secondo
    anno di università,
  • 15:58 - 16:02
    disegna il Duomo di Milano
    in pochi secondi senza errori,
  • 16:02 - 16:04
    ma basta guardarlo e si agita
  • 16:04 - 16:07
    e va in tutti quei comportamenti tipici,
  • 16:07 - 16:12
    prototipici delle sindromi
    autistiche importanti.
  • 16:12 - 16:14
    E quindi io non avevo mai provato
    ad aiutare un bimbo
  • 16:14 - 16:17
    in quella che è la zona
    di sviluppo prossimale delle emozioni.
  • 16:17 - 16:20
    Ma ho pensato che in questo
    cervello straordinario,
  • 16:20 - 16:25
    se le due strutture sono strutture
    che sincronicamente collaborano,
  • 16:25 - 16:29
    io potevo aiutare le emozioni
    con la cognizione.
  • 16:29 - 16:30
    E cosa ho fatto?
  • 16:30 - 16:32
    Gli ho chiesto di segnare in un quaderno
  • 16:32 - 16:36
    tutte le cose che lui riteneva
    fargli paura, angoscia,
  • 16:36 - 16:37
    metterlo in vulnerabilità.
  • 16:37 - 16:39
    E a ognuna di queste,
  • 16:39 - 16:43
    collegare la strategia
    con cui vincerla, questa vulnerabilità.
  • 16:43 - 16:47
    Questa strategia non aveva importanza
    che fosse particolarmente sofisticata.
  • 16:47 - 16:49
    Il più delle volte
    era una strategia del tutto sua,
  • 16:49 - 16:53
    come battere i piedi a terra,
    battere e schioccare le dita;
  • 16:53 - 16:54
    ma questo faceva sì
  • 16:54 - 16:57
    che questo flusso di corrente
    dell'ansia se ne andasse.
  • 16:57 - 17:01
    Quindi lui ha compilato
    quaderni e quaderni
  • 17:01 - 17:03
    di queste sue soluzioni,
  • 17:03 - 17:07
    ed è venuto a presentarlo
    a un congresso di 100 insegnanti.
  • 17:07 - 17:11
    Avevamo addestrato, sentite la parola, lui
  • 17:11 - 17:17
    a non avere momenti di reazione
    non favorevole a tanta gente
  • 17:17 - 17:21
    e tutte le insegnanti a non comportarsi
    in maniera di agitarlo.
  • 17:21 - 17:23
    Ma ad un certo punto, mentre lui parlava,
  • 17:23 - 17:27
    una delle insegnanti si emoziona,
    si mette a piangere,
  • 17:27 - 17:28
    si alza e applaude.
  • 17:28 - 17:29
    Quindi tutte le insegnanti,
  • 17:29 - 17:32
    100 insegnanti si mettono a piangere,
  • 17:32 - 17:35
    si alzano e applaudono, si commuovono.
  • 17:35 - 17:39
    Quindi lui va in panico
    e mi scappa dietro una tenda.
  • 17:39 - 17:43
    Lo vado a prendere, battiamo per terra,
    lo prendo per il mignolo,
  • 17:43 - 17:46
    ci troviamo ad una cioccolata -
    e devo finire veloce veloce,
  • 17:46 - 17:48
    e alla cioccolata lui mi dice:
  • 17:48 - 17:50
    "Lucangeli, l'hai visto
    il moltiplicatore?”
  • 17:50 - 17:53
    Io dico: "No, veramente.
    Cosa vuoi dire?”
  • 17:53 - 17:57
    “C'erano 100 insegnanti, Lucangeli,
    alcuni giovani, alcuni non tanto.
  • 17:57 - 18:01
    Quindi in media resteranno
    altri 25 anni a scuola.
  • 18:01 - 18:05
    Ognuno di loro avrà
    25 alunni almeno, in classe.
  • 18:05 - 18:07
    Quindi con questa ora di lezione,
  • 18:07 - 18:11
    io ho aiutato, nella mia vita,
    62500 bambini."
  • 18:12 - 18:15
    E io sono qui per questo.
  • 18:15 - 18:21
    (Applausi)
  • 18:23 - 18:26
    Sono qui, e voglio dirlo,
  • 18:26 - 18:30
    perché voi mi aiutiate
    a fare della scienza servizievole.
  • 18:30 - 18:34
    Sono qui, e voglio dirlo
    perché voi mi aiutate -
  • 18:34 - 18:36
    e ci aiutiate, perché siamo in tanti,
  • 18:36 - 18:39
    a fare della scienza servizievole,
  • 18:39 - 18:44
    e a fare in modo che si diventi molti,
    molti, molti di più di 62.500 persone.
  • 18:44 - 18:46
    Grazie, buona vita.
  • 18:46 - 18:49
    (Applausi)
Title:
Cortocircuiti emotivi: l'intelligenza dietro gli errori | Daniela Lucangeli | TEDxMilano
Description:

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx,
che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

Daniela Lucangeli ha consiguito un Ph.D. in Scienze dello Sviluppo all'Università di Leiden, in Olanda, e insegna al dipartimento di Medicina, Psicologia, ed Educazione dell'Università di Padova. Oggi opera come consulente per l'Osservatorio Nazionale sull'Infanzia, e da ricercatrice sulle difficoltà di apprendimento per il comitato scientifico dell'Accademia Mondiale delle Scienze, ed è membro del comitato scientifico presso il Ministero dell'Educazione.

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
18:58

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