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Italian subtitles by Giuliano Zoffoli
www.giulianozoffoli.com/en
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S: Buongiorno.
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Iniziamo ufficialmente la
conferenza stampa di DiEM,
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Movimento per la Democrazia in Europa.
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Al mio fianco, Yanis Varoufakis e io sono
Srecko Horvat.
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Siamo solo due rappresentanti delle molte
persone che si sono già unite a DiEM.
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Oggi capirete di cosa si tratta.
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La conferenza stampa durerà mezzora,
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dopodiché continueremo
con le nostre riunioni strategiche.
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Una breve introduzione:
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nel 1969 Theodor Adorno rilasciò
un'intervista per Der Spiegel.
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Il giornalista gli chiese:
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"Professore, due mesi fa
il mondo filava ancora liscio".
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E Adorno rispose: "Non per me!"
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Credo che oggi sia lo stesso.
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Forse alcune persone credono che l'UE
vada bene così com'è,
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ma per noi, e specialmente per Yanis,
l'ex Ministro delle Finanze greco,
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non è così.
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L'anno scorso, la società tedesca del
linguaggio ha annunciato che...
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Sono loro per caso?
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...che le tre parole più pronunciate
l'anno scorso erano:
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al primo posto, Rifugiati.
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al secondo, Je suis Charlie
e al terzo, Grexit.
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Al decimo posto c'era
"Wir können es schaffen",
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il "Ce la faremo"
della Merkel sulla crisi dei rifugiati.
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Il nostro obiettivo è far arrivare
"Wir können es schaffen" al primo posto
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e per questo abbiamo fondato DiEM
assieme ad altre persone da tutta Europa.
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Ora la parola a Yanis e poi passiamo
alle domande.
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Y: Benvenuti a questa conferenza stampa
e grazie per essere qui.
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Siamo onorati di trovarci
nel cuore dell'Europa, a Berlino.
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Abbiamo scelto Berlino perché nulla
può cambiare in modo progressista
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senza la piena partecipazione della
Germania nei nostri progetti europei.
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Purtroppo, molti di noi che
abbiamo dato inizio a DiEM,
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sono convinti che
l'UE si stia disintegrando,
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e che lo stia facendo molto velocemente.
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Ne sono prova la crisi europea
e il clamoroso fallimento dell'UE,
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sia a livello europeo che nazionale,
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nella gestione della crisi dei rifugiati
in modo sensato, razionale e umano,
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fatta eccezione per Angela Merkel,
che invece ha fatto un ottimo lavoro.
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Stiamo vivendo un fenomeno di
ri-nazionalizzazione dell'ambizione,
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la nazionalizzazione della speranza,
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i governi europei stanno adottando
appieno la mentalità NYMB
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in materia di debito, rifugiati, Schengen,
geopolitica
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o il nostro atteggiamento verso
il Medio Oriente e la Libia.
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Bastano le parole "europeo",
"politica" ed "estera"
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per mettere insieme una barzelletta.
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O ancora peggio,
"politica", "europea" e "immigrazione".
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Perché l'Europa si sta disintegrando?
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Per farla breve, abbiamo permesso
nell'ultimo decennio, o forse due o tre,
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una depoliticizzazione del processo
decisionale nel cuore dell'Europa,
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nelle principali istituzioni europee.
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Così facendo, si finisce
per avere una pessima politica
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e politiche economiche al di sotto
della norma.
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A nostro avviso,
ora ci ritroviamo in un circolo vizioso.
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Cattive politiche danno cattivi risultati
economici,
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come il tasso d'interesse negativo
dei fondi pensionistici tedeschi
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o la deflazione in Spagna.
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Questi cattivi risultati economici danno
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all'attuale processo decisionale
tecnocratico e burocratico
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un incentivo
verso un maggiore autoritarismo,
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che a sua volta ci porta a
trincerarci dietro a cattive politiche,
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con ulteriori risultati negativi.
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Ci troviamo così nello stesso contesto di
disintegrazione dei primi anni '30.
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A questo si aggiunge uno shock
esogeno, come il flusso di rifugiati
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e il risultato è la situazione presente
in Europa.
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Facciamoci una domanda molto semplice:
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se la nostra analisi è corretta,
se l'UE si sta disintegrando
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a causa della sua pessima
governance e struttura,
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qual è la soluzione?
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Noi abbiamo chiaro che cosa NON lo è.
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La soluzione non è tornare agli stati
nazionali, non è alzare nuove mura,
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non è tornare a Francia-fortezza,
Germania-fortezza o Grecia-fortezza,
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fortezze ovunque.
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Quelle mura riflettono le nostre
insicurezze e i nostri fallimenti.
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Non sono la soluzione.
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Non lo è nemmeno chiudersi a riccio,
fingendo di essere sulla buona strada
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e di dover solo aggiustare
un po' il tiro delle nostre politiche.
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Quindi, qual è la soluzione?
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La nostra risposta a questa
domanda trascendentale
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è provare a democratizzare le istituzioni UE
per raggiungere due cose:
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Primo, ricalibrare le
istituzioni e politiche esistenti,
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così da ristabilire le cinque crisi
che stanno disintegrando l'Europa:
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il debito, le banche, bassi investimenti
ovunque, anche in Germania,
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l'aumento della povertà, che alimenta
misantropia e ultra-nazionalismo,
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e l'immigrazione.
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Questo deve esser fatto in modo da
rilegittimizzare il potere politico e
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ripoliticizzare la politica europea.
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Come?
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Creare un partito,
entro i limiti di uno stato nazionale,
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fare promesse che non potrai
mantenere, una volta che sarai al potere
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sempre se
arrivi a governare...
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Questo è un sistema finito.
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Ho osservato potenti ministri
delle finanze, anche di questo paese,
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ridotti a uno stato d'inutilità di fronte
al Consiglio Europeo e all'Eurogruppo.
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Se è vero che un altro partito
e un'altra organizzazione
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nel contesto di uno stato nazionale
non sono la soluzione,
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qual è l'unica alternativa?
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L'alternativa è
creare qualcosa mai creato prima,
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un movimento politico che nasce
ovunque in Europa allo stesso tempo,
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aldilà delle frontiere e delle
relazioni politiche precedenti,
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con un obiettivo unico:
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far sedere gli europei a un tavolo
metaforico digitale, come questo,
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per discutere, da europei,
problemi comuni e soluzioni comuni.
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Se emergerà un consenso,
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questo s'esprimerà a livello
municipale, regionale, statale e dell'UE.
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Ora, la parola a voi e
alle vostre numerose domande.
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S: Iniziamo con la prima domanda.
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Q: Oggi il presidente turco Erdogan ha
minacciato l'Europa, affermando che
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se non riceve i finanziamenti,
invierà folle di rifugiati verso l'UE.
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In che modo queste minacce vanno
contro ai vostri obiettivi?
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Y: Queste minacce e i pericoli che abbiamo
di fronte, confermano il problema.
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È ora che ci decidiamo ad affrontarlo
come un problema comune.
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Non è un problema greco,
o un problema da risolvere trasformando
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la Grecia, l'Italia o la Sicilia
in un campo di concentramento.
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È il problema comune di
una grande unione, potente e ricca,
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che ha fallito clamorosamente nelle
ultime settimane, mesi e anni
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nell'affrontare i problemi comuni
e sistemici in modo sistematico.
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La ragione d'essere del nostro movimento
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è poter guardare guardare negli occhi
il Signor Erdogan, da europei,
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con politiche coerenti, nel rispetto
delle regole di solidarietà in Europa,
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la stabilizzazione economica e la
fine della corsa al ribasso
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che sta portando l'Europa
alla disintegrazione.
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Q: Non aiuta quindi giocare a
calcolare i rischi con questi paesi,
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e provare d agire
nel nome dell'Europa
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quando i tuoi partner extra-europei
ti puntano una pistola alla tempia?
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Y: L'unione fa la forza.
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Se abbiamo una pistola alla tempia,
l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno
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è una situazione in cui Berlino
si mette contro Atene, Atene contro Parigi
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e Parigi contro Bratislava.
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Q: La prossima domanda.
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Q: Dite di voler creare un movimento
in tutti i paesi europei al tempo stesso.
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Che cosa vi fa pensare di poter creare
quello che tutti i movimenti sociali
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o di protesta, o ATTAC per esempio,
non hanno mai raggiunto?
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Y: Assolutamente nulla.
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Ma è l'unico modo
per svegliarmi la mattina
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e sentirmi motivato
a fare quello che ritengo giusto.
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Il 2015 è stato un anno cruciale,
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in cui noi europei abbiamo fallito
clamorosamente
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nel gestire una politica economica
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che ha condannato gran parte delle
nostre periferie
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a una recessione permanente.
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Al tempo stesso, economie avanzate
come l'Olanda, la Germania etc,
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sono state condannate a una
crescita al rallentatore
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e a un processo di deflazione
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che in quegli stessi paesi
sta indebolendo la fiducia nell'UE
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e la capacità dei singoli stati
di far fronte alla situazione.
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Voglio dire un'altra cosa...
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Per la prima volta, si può dar vita a
una coalizione di democratici,
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siano essi socialdemocratici, liberali,
radicali o verdi.
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Il 2015 ha dimostrato che la nostra
governance europea
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non è in linea con
la prosperità condivisa.
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Forse il nostro movimento darà vita a
questa coalizione,
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nessuno movimento
c'è mai riuscito finora.
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Ricordate che i difensori del capitalismo
e del libero mercato
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hanno presentato l'idea di capitalismo
dinamico.
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Si tratta cioè
di un percorso di tentativi,
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dove il mercato, dopo molti fallimenti,
determina quale via porta al successo.
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Forse occorre provare diversi movimenti
per trovare quello che permetta all'Europa
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d'integrarsi invece di disintegrarsi.
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Come dice lei,
forse anche questo movimento fallirà,
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ma dobbiamo insistere finché
il processo storico ed evoluzionistico
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non instraderà l'Europa
verso l'integrazione
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e verso la fine di questa decostruzione.
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S: Un'altra domanda a destra e poi
passiamo a sinistra.
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Q: Vorrei fare una domanda su terminologia
dei media e orwellianismo.
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I principali media tedeschi e statunitensi
parlano di correzioni strutturali,
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flessibilità del mercato del lavoro e
misure di salvataggio,
-
come se il paese fosse stato salvato.
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Noam Chomsky dice che flessiblità
del libero mercato significa
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svegliarsi la mattina
senza la sicurezza di un lavoro.
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Il vostro movimento cambierà questa
terminologia per fornire un'immagine
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più veritiera di ciò che sta accadendo?
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Y: Tutti noi dovremmo fare attenzione
all'ambiguità del linguaggio orwelliano
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e a come il linguaggio viene manipolato
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per nascondere il significato
di alcune frasi e politiche.
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Dobbiamo far luce su
quello che davvero vogliamo dire.
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Non sarebbe bello poter usare
il linguaggio
-
per comunicare
quello che davvero vogliamo dire
-
ai nostri interlocutori?
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Il mio esempio preferito di linguaggio
ambiguo è quello usato durante
-
le nostre negoziazioni con la Troika
per ridurre le pensioni:
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"Ripristino intergenerazionale
della giustizia".
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Q: Dite che il vostro
è un profilo di estrema sinistra.
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Come pensate di raggiungere uno
spettro politico più ampio?
-
Y: Il nostro manifesto è molto chiaro
su questo.
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È un manifesto per la
democratizzazione dell'Europa
-
e un appello a tutti i democratici,
indipendentemente da ideologie,
-
concezioni della società ideale e
affiliazioni politiche.
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Tutti, io compreso, abbiamo
pregiudizi e preferenze ideologiche,
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ma DiEM non è me, Srecko o
chiunque sarà al Volksbühne questa sera.
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DiEM è tutti noi, insieme, ed è il nostro
manifesto,
-
un manifesto che mira a
includere chiunque voglia
-
riportare la democrazia
di nuovo al centro dell'Europa.
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Q: Credete davvero che centro-destra
e centro-sinistra possano collaborare?
-
È quello che vogliamo.
-
Alcuni dei miei
più grandi amici, soci
-
e collaboratori politici,
-
sono persone che la Gran Bretagna
definisce thatcheristi e neoliberisti,
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persone furiose
per l'assenza di democrazia
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a Bruxelles, Francoforte
e alle istituzioni europee,
-
che stanno facendo
un pessimo lavoro nel guidare l'Europa.
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Se io sono amico di queste persone,
allora DiEM può benissimo accogliere
-
chiunque sia d'accordo con la necessità
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di ripoliticizzare la politica
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per arrestare la crisi economica e
l'eccesso di autoritarismo
-
in questa area senza democrazia
rappresentata da Bruxelles e Francoforte.
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S: Vi chiedo di alzare la mano
per vedere quante domande abbiamo.
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Diamo la parola là dietro e poi
ritorniamo davanti.
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Q: Ripoliticizzare significa difendere
anche le costituzioni degli stati membri?
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Y: Il problema... Certo!
Siamo costituzionalmente democratici.
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Ma voglio dirle una cosa.
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Quando abbiamo creato la moneta unica,
-
abbiamo trasferito la sovranità dagli
stati membri in un buco nero.
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Non abbiamo creato una federazione,
altrimenti avremmo trasferito la sovranità
-
dagli stati nazionali a quello federale.
-
Per fare ciò
occorre una costituzione comunitaria,
-
al di sopra delle costituzioni nazionali.
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Quindi non c'è più sovranità,
ma solo opacità e autoritarismo.
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Ci sono funzionari, che alcuni di voi
forse conoscono,
-
ma che la maggioranza
degli europei non ha mai visto,
-
né sa come si chiamano...
-
Questi signori prendono
decisioni cruciali a nostra insaputa.
-
La maggior parte degli europei,
siano essi d'accordo con me o no,
-
percepiscono una mancanza di legittimità.
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Il problema è che,
in questa spirale deflazionistica
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in cui la crisi dei rifugiati
non è gestita in modo collettivo,
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c'è un pericolo molto serio:
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l'insoddisfazione per l'assenza di
legittimità e di una costituzione federale
-
portano a disintegrazione, nazionalismo e
a barricarci nei nostri stati nazionali,
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in altre parole, a una versione
post-moderna degli anni '30.
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I democratici devono impedirlo!
Dobbiamo dare alla gente,
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soprattutto a chi non vuole sentir parlare
persone come me,
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la speranza che l'Europa possa
cogliere la palla al balzo
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e ripristinare un nuovo processo
costituzionale e democratico,
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in risposta alle loro paure e aspirazioni.
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S: La parola alla signora dietro
alla telecamera.
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Q: Continuo a chiedermi il perché
di questo nuovo movimento.
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In fin dei conti,
esistono già partiti di sinistra
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che lottano per la
democrazia e l'integrazione.
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Y: Sarebbe bello non dover fare
tutto questo
-
e sarebbe bello se i movimenti esistenti
avessero risolto il problema.
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Ma non credo che possano farlo,
-
così come non possono
i movimenti di sinistra.
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Sono di sinistra, lo sapete.
Non lo nascondo.
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Ma voglio essere brutalmente onesto:
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la sinistra subì una grande sconfitta
alla fine degli anni '80 e '90.
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Noi di sinistra
siamo i principali responsabili
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per tutti i crimini perpetrati
dalla sinistra,
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non dai singoli individui,
ma dalla collettività
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nel corso del Novecento.
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La sinistra non ha più avuto successo
dopo il 1991
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e specialmente dopo la crisi finanziaria
del 2008,
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che ha dato inizio alla crisi
dell'euro e dell'UE.
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Noi di sinistra siamo stati incapaci di
liberarci da quel passato
-
e uscire dai limiti della minoranza.
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La Grecia ci riuscì per poco,
-
ma lo stesso non accadde
in Germania e la Francia.
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Esattamente come negli anni '30,
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il problema è cruciale per
la sopravvivenza dell'Europa
-
e va oltre i limiti della
sinistra.
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Ecco perché stiamo formando
una grande coalizione
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di democratici liberali, socialisti,
radicali, verdi e di sinistra
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che convergano su un'idea molto semplice:
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il popolo deve tornare al centro della
democrazia
-
e non essere trattato con disprezzo
da burocrati
-
che hanno usurpato il
potere a insaputa dei cittadini.
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Q: Si parla sempre di rifugiati come una
minaccia.
-
Lei crede che questo movimento
possa vederli come una cosa positiva?
-
Come un contributo alla
crescita demografica dell'Europa,
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e non più come una minaccia?
-
Y: Il nostro manifesto è molto chiaro su
questo.
-
Una delle caratteristiche
dell'Europa dei nostri sogni
-
è quello di un'Europa aperta,
in grado di capire
-
che mura e frontiere
riflettono e trasmettono insicurezza
-
nel nome dell'insicurezza.
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Le parlo ora in nome di Yanis Varoufakis
e non di DiEM,
-
perché DiEM deve essere
del tutto democratico,
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quindi le rispondo personalmente,
non nel nome di DiEM.
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Due cose sui rifugiati.
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Primo, secondo l'antica
tradizione greca di Filoxenia,
-
se qualcuno bussa
alla tua porta nel cuore della notte
-
ha fame, paura,
è ferito e bagnato,
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non fai un'analisi di pro e contro,
si apre la porta e basta.
-
Ti preoccupi delle conseguenze più tardi,
quando a questa persona
-
saranno passate
paura, freddo, fame e sete.
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Secondo, è tempo che l'Europa
faccia i conti con la propria storia.
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Per centinaia d'anni
abbiamo popolato la Terra,
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esportato europei in America,
Australia, Asia e Africa.
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Abbiamo colonizzato,
ucciso tribù e dominato il mondo.
-
Ok, faceva parte del grande esodo europeo.
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Ma sapete che c'è...?
La demografia del pianeta sta cambiando
-
e l'Europa sarà in gran parte ripopolata
da persone extraeuropee.
-
Ci conviene accettarlo,
imparare a convivere
-
e assorbire tutta l'energia che possiamo
perché l'Europa sta invecchiando.
-
Meglio concentrarci
su come gestire la situazione,
-
sulle politiche necessarie per compiere
questa transizione dinamica,
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e avvicinarci di molto
ai valori d'umanità e d'Europa.
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Q: Leggendo il vostro manifesto, ho notato
alcuni obiettivi a breve termine,
-
come trasparenza e apertura,
e obiettivi a medio termine ad esempio
-
le assemblee costituenti elette
direttamente dai cittadini europei.
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Potete spiegare quali sono i vostri mezzi
per far sentire la vostra voce
-
e raggiungere quegli obiettivi
nel contesto europeo?
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Y: Nessun mezzo, inizia tutto questa sera.
Prima di questa sera non esistiamo.
-
È proprio questo
il significato di DiEM.
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Si spiegano
principi e obiettivi,
-
si invitano tutti i cittadini europei a unirsi,
-
se credono che ci sia un vuoto,
una mancanza
-
per la quale valga la pena seguirti
-
e promuovere in modo collettivo
quegli obiettivi.
-
La nostra voce sarà proporzionale al
numero di persone che si uniscono a DiEM,
-
assumendo un ruolo attivo verso il
raggiungimento di quegli obiettivi comuni.
-
Questa è democrazia!
-
Q: Un'altra domanda su Lesbo.
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È in corso una vera e propria
militarizzazione a Lesbo.
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Non è solo una questione europea. Ci sono
molti rifugiati, una crisi politica.
-
Qual è la vostra risposta?
-
Voi non vi opponete all'Europa,
né alle istituzioni,
-
ci sono solo volontari al lavoro,
da tutte le parti del mondo.
-
Quale sarà il vostro appello concreto,
questa sera,
-
per trovare un'alternativa
alla militarizzazione,
-
una soluzione politica
a questo enorme problema,
-
di cui le armi e la crisi economica
sono solo una di tante facce.
-
Y: Esatto.
Il fallimento appena descritto
-
è la ragione per la quale crediamo
che occorra un nuovo movimento in Europa,
-
che permetta agli europei di parlarne
da europei
-
e non da cittadini dei singoli
stati membri.
-
Questo non è il momento di illustrare
i dettagli di una politica,
-
ma voglio dire una cosa importante.
-
A proposito di Lesbo,
-
l'estate scorsa il governo greco è stato
obbligato a capitolare
-
e accettare un accordo che ha
prestato al nostro governo insolvente
-
altri 85 miliardi di euro.
-
Nel 2012, nonostante le proteste
di strada, ci hanno obbligati
-
ad accettare altri 130 miliardi.
-
Nel 2010, altri 110 miliardi.
-
Tutto nel nome della solidarietà verso
la Grecia, o meglio verso le banche.
-
Se si possono far trangugiare a forza
miliardi su miliardi a una nazione
-
che evidentemente
non se li può permettere,
-
ci deve essere uno strumento
per risolvere questa crisi umanitaria
-
in un modo umano
-
e senza dare inizio
a una campagna di militarizzazione.
-
Ci azzuffiamo per poche centinaia di
migliaia di euro
-
mentre bailout da centinaia di miliardi
di prestiti tossici
-
vengono elargiti senza scrupoli.
-
Questo è un altro segno della
disintegrazione dell'UE.
-
La storia ci giudicherà molto duramente.
-
Q: Lei parla del bisogno di pratiche più
democratiche all'interno dell'UE,
-
ad esempio il partito comunista in Grecia
spinge perché il paese esca dall'UE.
-
Y: Voglio rispondere con molta sincerità.
-
Credo che non avremmo dovuto creare
l'UE nel modo in cui l'abbiamo fatto.
-
Sarebbe stato meglio non crearla o
se non altro farlo in modo molto diverso.
-
Ad ogni modo, la disintegrazione dell'UE
porterà a un crollo molto rapido
-
e per certi aspetti molto simile a quello
degli anni '30.
-
Al partito comunista e alla sinistra
più radicale,
-
che sostengono di poter risolvere la crisi
tornando alle monete e agli stati nazionali,
-
voglio ricordare che dopo il disastro
degli anni '30,
-
a vincere non sono stati la solidarietà
e la sinistra,
-
ma i fascisti e i nazisti.
-
L'Europa cadde in una trappola tremenda
con altissimi costi umani.
-
Vogliamo che tutto questo si ripeta?
Io no di certo.
-
S: Purtroppo abbiamo tempo solo
per un'altra domanda.
-
Chi non ha avuto modo di parlare
è invitato a seguirci questa sera.
-
Chi non ha un biglietto potrà seguire
la serata in streaming,
-
disponibile per circa 50 mila persone.
-
Prego,
a lei la parola per l'ultima domanda.
-
Q: Come pensate di coinvolgere i cittadini
di paesi piccoli, come la Slovenia?
-
Ci saranno anche iniziative
a livello locale?
-
O solo idee generali?
-
Y: Crediamo fermamente
nelle iniziative locali
-
all'interno di
un più ampio contesto paneuropeo.
-
Ci saranno diversi livelli di
partecipazione.
-
Ci saranno un'app per cellulari e
un sito web, quindi piattaforme digitali,
-
che ormai sono essenziali per qualsiasi
progetto collettivo o individuale.
-
Così facendo, la gente in Slovenia,
ad esempio a Lubiana
-
potrà vedere se in città
-
se in città ci sono persone
che fanno parte di DiEM.
-
Pensiamo di muoverci molto rapidamente
dalla comunicazione digitale
-
a eventi che si terranno in comuni piccoli
e grandi,
-
dal piccolo villaggio alla grande città.
-
su temi concordati collettivamente
in tutta Europa,
-
per poi arrivare a eventi
più grandi, come quello di oggi.
-
Sarà un processo continuo,
-
in modo che la
comunicazione digitale diventi analogica
-
e assomigli
a incontri veri e propri incontri
-
a livello locale, nazionale e paneuropeo.
-
S: Grazie, Yanis.
Vuoi inviare un messaggio conclusivo?
-
Y: Indubbiamente, quello che facciamo noi
di DiEM sembra utopico.
-
L'idea di dar vita a un movimento europeo,
-
non a partire da un paese in particolare
o da un'organizzazione esistente,
-
ma con un'azione
orizzontale che coinvolga tutta l'Europa,
-
per cambiarla
-
e mettere fine alla corsa verso
questa voragine di disintegrazione
-
che si è aperta davanti a noi,
-
è molto ambiziosa e potrebbe di certo
fallire.
-
Ma qual è l'alternativa?
-
L'alternativa è continuare a fingere
che si possa andare avanti con questa UE,
-
ma non si può,
sarebbe un'utopia molto più grande.
-
L'alternativa alla nostra utopia,
sarebbe una tragica distopia
-
che punirà duramente tutti,
-
salvo chi si arricchisce
-
sui disastri della nostra umanità.
Grazie.