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Carne Ross: Un diplomatico indipendente

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    La mia storia parla di guerra.
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    Parla di disinganno,
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    parla di morte.
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    E di riscoperta
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    dell'idealismo
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    in mezzo alla devastazione.
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    E forse c'è anche una lezione
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    sul modo di trattare con
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    il nostro incasinato, frammentato
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    e pericoloso mondo del 21° secolo.
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    Non credo alle storie dalla trama lineare.
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    Non credo in una vita o nella storia
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    in cui la decisione A ha portato alla conseguenza B
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    e poi alla conseguenza C...
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    quei bei racconti che ci vengono propinati
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    e che forse noi stessi vogliamo accettare.
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    Io credo nella casualità,
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    ed una delle ragioni per cui ci credo
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    è che io sono diventato un diplomatico per caso.
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    Io sono daltonico.
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    Sono nato senza la capacità di vedere i colori.
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    Per questo motivo mi vesto spesso di grigio e nero
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    e devo portarmi dietro mia moglie
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    per scegliere i vestiti.
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    E ho sempre desiderato essere un pilota da caccia.
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    Adoravo vedere gli aerei fare acrobazie
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    sopra la nostra casa in campagna.
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    Il mio sogno da ragazzo era diventare un pilota.
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    Ho anche fatto i test nella Royal Air Force per diventarlo
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    ma, ovviamente, ho fallito.
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    Non riuscivo a vedere tutte quelle spie che si illuminavano
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    e non ne distinguevo il colore.
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    Così ho dovuto scegliere un'altra carriera
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    e per fortuna non è stato difficile
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    perché avevo una vera a propria devozione, sin dall'infanzia
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    per gli affari esteri.
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    Da bambino
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    leggevo tutto il giornale.
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    Ero affascinato dalla guerra fredda,
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    dal Trattato INF
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    sulle testate nucleari a medio raggio,
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    dalla guerra per procura tra URSS e Stati Uniti
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    in Angola o in Afghanistan.
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    Cose che trovavo davvero interessanti.
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    Così decisi già da molto giovane che
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    volevo diventare un diplomatico.
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    E un giorno lo dissi ai miei genitori --
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    e mio padre lo nega ancora oggi --
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    ho detto: "Papà, voglio fare il diplomatico."
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    E lui si girò verso di me e disse:
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    "Carne, bisogna essere molto intelligenti per farlo."
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    (Risate)
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    E questo sancì la mia ambizione.
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    Nel 1989
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    sono entrato nel servizio diplomatico britannico.
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    Quell'anno ci furono 5000 persone a fare richiesta
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    e 20 di noi furono accettati.
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    Come può sembrare da questi numeri
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    ero stato introdotto in un mondo
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    d'elite, affascinante e stimolante.
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    Essere un diplomatico, allora come oggi,
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    è un lavoro incredibile e mi è piaciuto in ogni istante.
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    Mi piaceva lo status:
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    mi ero comprato un bel vestito e usavo scarpe di cuoio
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    ed ero entusiasta
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    di poter accedere agli eventi del mondo.
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    Sono stato nella striscia di Gaza,
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    Ho diretto la sezione per la pace in Medio Oriente
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    presso il Ministero degli Esteri britannico.
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    Scrivevo i discorsi
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    per il segretario agli esteri.
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    Ho incontrato Yasser Arafat.
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    Ho negoziato
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    con i diplomatici di Saddam all'ONU.
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    Poi sono andato a Kabul
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    e ho servito in Afghanistan dopo la caduta dei Talebani.
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    E da lì viaggiavo
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    sui C-130
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    per incontrare i signori della guerra
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    nei nascondigli sulle montagne
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    e negoziare con loro
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    su come potevamo eliminare Al Quaeda dall'Afghanistan,
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    circondato dalla mia scorta delle Forze Speciali
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    a loro volta scortati da un plotone di Royal Marines, perchè
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    era un posto davvero pericoloso.
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    Ed era stimolante. Era divertente.
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    E' stato davvero interessante.
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    Ed è un gruppetto di persone niente male
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    una comunità incredibilmente interconnessa.
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    Poi, a quello che divenne l'apice della mia carriera,
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    venni mandato a New York.
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    Avevo già servito in Germania, Norvegia,
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    e in molti altri posti,
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    ma mi mandarono a New York
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    in servizio al Consiglio di Sicurezza per la delegazione britannica.
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    Ero responsabile per il Medio Oriente,
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    che era la mia specializzazione.
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    E lì mi sono occupato di cose come
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    il processo di pace in Medio Oriente,
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    il disastro di Lockerbie --
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    ne possiamo parlare dopo, se volete --
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    ma soprattutto, ero responsabile dell'Iraq
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    e delle sue armi di distruzione di massa
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    e delle sanzioni che avevamo imposto all'Iraq
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    per obbligarlo a smantellare quelle armi.
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    Ero il capo negoziatore britannico
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    sull'argomento,
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    ed ero completamente assorbito dal problema.
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    Comunque, il mio
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    incarico fu qualcosa di veramente intenso.
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    Voglio dire, era diplomazia molto difficile.
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    Abbiamo affrontato diverse guerre
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    durante la mia permanenza a New York.
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    Ho negoziato per il mio paese
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    la risoluzione del Consiglio di Sicurezza
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    del 12 settembre 2001
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    che condannava gli attacchi del giorno prima,
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    che furono, ovviamente, molto vividi per noi
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    che in quel momento eravamo a New York.
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    E' stata una specie di ottima
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    ed allo stesso tempo pessima esperienza.
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    Ho fatto la bella vita.
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    Anche se lavoravo per molte ore,
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    vivevo in un attico a Union Square,
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    ero un diplomatico britannico single a New York...
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    ...potete immaginare cosa significava.
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    (Risate)
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    Mi sono divertito.
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    Ma nel 2002
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    quando il mio incarico doveva finire
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    decisi che non sarei tornato
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    al lavoro che mi aspettava a Londra.
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    Decisi di prendermi un anno sabbatico
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    proprio alla New School, Bruce.
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    In una forma primitiva, inarticolata,
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    avevo capito che c'era qualcosa di sbagliato
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    nel mio lavoro, in me.
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    Ero stanco
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    ed ero disilluso
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    quanto basta per non poter andare oltre.
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    Decisi di prendermi un po' di vacanza dal lavoro.
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    L'ufficio esteri era molto generoso,
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    Uno poteva prendersi queste cosiddette licenze non pagate
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    e rimanere nel servizio diplomatico senza fare alcun lavoro.
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    Non male...
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    E alla fine accettai
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    un'assegnazione temporanea all'ONU in Kosovo,
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    che ai tempi era sotto l'amministrazione dell'ONU.
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    Accaddero due cose in Kosovo
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    che in qualche modo, di nuovo,
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    dimostrano la casualità della vita,
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    perché alla fine divennero
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    due dei perni su cui gira la mia vita
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    e che mi aiutarono ad arrivare al mio livello successivo.
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    Cose che sono capitate casualmente.
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    La prima nell'estate del 2004:
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    il governo britannico, senza troppo entusiasmo
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    decise di avviare un'interrogazione ufficiale
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    sull'uso dell'intelligence circa le armi di distruzione
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    di massa nel seguito della guerra in Iraq,
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    un argomento ben preciso.
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    Io ho testimoniato in forma segreta.
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    Ero ben informato sull'intelligence in Iraq
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    e su quelle armi,
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    e nella mia testimonianza dissi tre cose:
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    che il governo aveva esagerato sulle informazioni,
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    che invece erano state ben chiare in tutte quegli anni.
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    Ed infatti la nostra valutazione era altrettanto chiara:
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    le armi di distruzione di massa dell'Iraq
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    non erano una minaccia per i suoi vicini, figuriamoci per noi.
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    Secondo: il governo aveva ignorato qualsiasi alternativa alla guerra,
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    cosa che per certi aspetti
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    era ancora più deprecabile.
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    La terza ragione non la dirò.
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    Ma comunque io testimoniai
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    e questo mi mandò in crisi:
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    che cosa dovevo fare?
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    La testimonianza era molto critica verso i miei colleghi
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    ed i miei ministri, che, per come la vedo io,
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    avevano perpetrato una guerra su delle falsità.
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    E quindi ero in crisi.
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    E non era una bella situazione.
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    Rimuginavo, esitavo,
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    continuavo a tormentare la mia povera moglie
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    e alla fine decisi di dimettermi dal servizio esteri britannico.
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    Mi sentivo come... c'è una scena nel film con al Pacino, "The Insider"
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    quando lui torna alla CBS
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    dopo che loro l'hanno lasciato solo contro il tizio del tabacco,
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    e lui dice: "Sapete, non posso più farlo. Qualcosa si è rotto."
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    Per me è stato lo stesso. Adoro quel film.
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    Ho sentito che qualcosa si era rotto.
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    Non posso più stare al fianco del mio ministro degli esteri
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    o del mio primo ministro con il sorriso sulle labbra
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    e fare quello che facevo prima con entusiasmo.
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    Così ho preso la rincorsa
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    e sono saltato oltre l'orlo del precipizio.
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    Ed è stata davvero una sensazione scomoda, spiacevole.
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    Ho iniziato a cadere.
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    Ed oggi non ho ancora smesso di cadere.
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    Sto ancora cadendo.
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    Ma, in un certo senso, mi ci sono abituato
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    e, in un certo senso, preferisco
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    questa sensazione molto di più
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    che stare fermo sulla cima del precipizio
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    a chiedermi cosa fare.
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    La seconda cosa è accaduta in Kosovo,
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    in un certo senso -- devo bere un sorso d'acqua, scusate.
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    La seconda cosa è accaduta in Kosovo
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    ed in un certo senso ha risposto
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    a qualcosa a cui io non potevo proprio rispondere
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    ovvero: "Che farò ora nella mia vita?"
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    Amo la diplomazia.
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    Non ho una carriera.
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    Credevo di fare il diplomatico a vita, di servire il mio paese.
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    Volevo diventare ambasciatore
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    e i miei maestri, i miei eroi,
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    sono persone arrivate al massimo della carriera
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    mentre io ora stavo buttando via tutto.
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    Molti dei miei amici erano ancora là.
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    La mia pensione era là.
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    E io ho mollato.
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    Cosa avrei fatto ora?
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    Quell'anno, in Kosovo,
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    accadde quella cosa terribile, ed io l'ho vista.
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    Nel marzo del 2004 c'erano rivolte terribili
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    in tutta la provincia -- così era definita -- del Kosovo.
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    18 persone vennero uccise.
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    Era anarchia.
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    Ed è una cosa orribile vedere l'anarchia,
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    sapere che la polizia ed i militari...
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    e c'erano tantissime truppe là...
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    non possono fermare quella folla inferocita
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    che sta scendendo in strada.
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    L'unico modo per fermare quella folla inferocita in strada
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    è aspettare che decida di fermarsi
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    quando avrà bruciato ed ucciso a sufficienza.
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    Non è una bella sensazione da provare, ed io l'ho provata.
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    Ci sono andato in mezzo, sono andato tra le folle
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    e, con i miei amici albanesi, abbiamo tentato di fermarle, ma abbiamo fallito.
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    Quella rivolta mi ha insegnato una cosa
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    che non è proprio ovvia ed è un po' complicata da spiegare.
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    Una delle ragioni per cui è accaduta quella rivolta...
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    quelle rivolte, che proseguirono per diversi giorni...
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    era perchè la gente del Kosovo
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    era stata interdetta dal proprio futuro.
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    C'erano delle trattative diplomatiche sul futuro del Kosovo
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    che stavano procedendo
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    e il governo del Kosovo, figuriamoci poi la popolazione,
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    non stava assolutamente
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    partecipando alle trattative.
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    C'era tutto questo bel sistema diplomatico,
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    questo procedimento negoziale sul futuro del Kosovo,
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    e i Kosovari non ne erano parte.
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    E, incredibile a dirsi, erano arrabbiati per questo motivo.
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    Queste rivolte erano parte della manifestazione di quella rabbia.
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    Non era l'unico motivo,
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    la vita non è una semplice storia con un solo argomento.
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    Era una cosa complicata
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    non posso che ammettere che era difficile.
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    Ma quella era una delle ragioni.
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    Quel fatto è come se mi avesse ispirato...
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    ad essere più precisi,
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    aveva ispirato mia moglie.
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    Mi disse: "Perché non consigli i Kosovari?
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    Perché non consigli al loro governo come fare diplomazia?"
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    Ma i Kosovari non potevano avere un servizio diplomatico.
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    Non potevano avere diplomatici.
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    Non potevano avere un ufficio per gli affari esteri
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    che li aiutasse in questo processo immensamente complicato
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    che poi divenne il processo per lo status definitivo del Kosovo.
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    Questa è stata l'idea.
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    Questa è stata l'origine di ciò che è diventato Independent Diplomat,
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    il primo gruppo di consulenza diplomatica al mondo
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    no-profit ad essere stato avviato.
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    Iniziò quando tornai a Londra dopo
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    il mio incarico all'ONU in Kosovo.
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    Tornai a casa ed andai a cena col primo ministro del Kosovo e gli dissi:
  • 11:18 - 11:21
    "Guarda, ti propongo di venire da voi per consigliarvi sulla diplomazia.
  • 11:21 - 11:24
    Conosco questa roba, è il mio lavoro. Perché non farlo?"
  • 11:24 - 11:26
    E lui alzò il suo bicchiere di raki e mi disse:
  • 11:26 - 11:28
    "Sì, Carne. Vieni."
  • 11:28 - 11:30
    E così andai in Kosovo
  • 11:30 - 11:32
    ed aiutai il governo del Kosovo.
  • 11:32 - 11:35
    Alla fine Independent Diplomat consigliò tre successivi primi ministri
  • 11:35 - 11:38
    e il gruppo di mediazione tra i partiti del Kosovo.
  • 11:38 - 11:41
    E il Kosovo divenne indipendente.
  • 11:41 - 11:44
    Independent Diplomat lavora oggi
  • 11:44 - 11:46
    in cinque centri diplomatici nel mondo
  • 11:46 - 11:48
    e fornisce consulenza a sette, otto
  • 11:48 - 11:51
    diversi paesi, o gruppi politici,
  • 11:51 - 11:53
    a seconda di come volete definirli,
  • 11:53 - 11:55
    io non sono bravo con le definizioni.
  • 11:55 - 11:58
    Consigliamo i Ciprioti del nord su come riunificare la loro isola.
  • 11:58 - 12:00
    Consigliamo l'opposizione Birmana,
  • 12:00 - 12:02
    il governo del Sudan meridionale,
  • 12:02 - 12:04
    che, come avete sentito prima,
  • 12:04 - 12:06
    diventerà una nuova nazione nei prossimi anni.
  • 12:08 - 12:11
    Consigliamo il Fronte Polisario del Sahara occidentale,
  • 12:11 - 12:13
    che sta combattendo per liberare il suo paese
  • 12:13 - 12:15
    dall'occupazione Marocchina
  • 12:15 - 12:18
    dopo 34 anni di espropriazione.
  • 12:18 - 12:21
    Consigliamo diversi stati insulari nelle trattative sul cambiamento del clima,
  • 12:21 - 12:23
    che pensiamo di concludere
  • 12:23 - 12:25
    a Copenhagen.
  • 12:26 - 12:28
    C'è un po' di casualità anche qui perché
  • 12:28 - 12:30
    quando ho iniziato con Independent Diplomat,
  • 12:30 - 12:32
    sono andato ad un ricevimento alla Camera dei Lord,
  • 12:32 - 12:34
    che è un posto assurdo,
  • 12:34 - 12:36
    e mentre tenevo il mio drink così, mi vado a scontrare
  • 12:36 - 12:38
    con questo tizio in piedi dietro di me.
  • 12:38 - 12:40
    Così abbiamo iniziato a parlare e mi disse...
  • 12:40 - 12:42
    io gli stavo raccontando cosa facevo,
  • 12:42 - 12:44
    con una certa grandiosità,
  • 12:44 - 12:46
    stavo per aprire Independent Diplomat a New York.
  • 12:46 - 12:48
    Al tempo eravamo giusto io,
  • 12:48 - 12:50
    io e mia moglie a trasferirci a New York.
  • 12:50 - 12:53
    E lui mi disse: "Perché non vai a trovare i miei colleghi di New York?"
  • 12:53 - 12:55
    E salta fuori
  • 12:55 - 12:57
    che lui lavora per una compagnia d'innovazione chiamata ?What If!
  • 12:57 - 12:59
    qualcuno di voi l'avrà già sentita.
  • 12:59 - 13:01
    Poi una cosa ha tirato l'altra
  • 13:01 - 13:03
    e io finisco per avere una scrivania
  • 13:03 - 13:05
    alla ?What If! di New York,
  • 13:05 - 13:07
    mentre apro Independent Diplomat.
  • 13:07 - 13:09
    E vedere la ?What If!
  • 13:09 - 13:11
    inventare gusti di chewing gum per la Wrigley
  • 13:11 - 13:13
    o nuovi gusti per la Coca Cola
  • 13:13 - 13:15
    mi ha aiutato molto nell'inventare
  • 13:15 - 13:17
    nuove strategie per i Kossovari
  • 13:17 - 13:20
    e per i Sahrawi del Sahara occidentale.
  • 13:20 - 13:23
    Ho iniziato a capire che ci sono modi diversi per fare diplomazia
  • 13:23 - 13:25
    e che la diplomazia, come gli affari,
  • 13:25 - 13:27
    è questione di risolvere problemi
  • 13:27 - 13:30
    ma la parola "innovazione" non esiste in diplomazia:
  • 13:30 - 13:33
    è tutto un gioco a somma zero e realpolitik
  • 13:33 - 13:36
    e vecchie istituzioni rimaste lì da generazioni
  • 13:36 - 13:39
    che fanno le cose sempre alla stessa maniera.
  • 13:39 - 13:41
    Independent Diplomat, oggi,
  • 13:41 - 13:44
    cerca di incorporare alcune cose che ho imparato da ?What If!
  • 13:44 - 13:47
    Stiamo tutti in un ufficio e ci urliamo da una parte all'altra,
  • 13:47 - 13:50
    lavoriamo tutti su dei portatili e ci scambiamo le scrivanie per cambiare prospettiva,
  • 13:50 - 13:52
    e ci serviamo di "esperti ignoranti"
  • 13:52 - 13:55
    che non sanno nulla sui paesi con cui lavoriamo
  • 13:55 - 13:57
    ma che sanno qualcosa circa qualcos'altro
  • 13:57 - 13:59
    per cercare di applicare nuove idee
  • 13:59 - 14:01
    nei problemi
  • 14:01 - 14:03
    che cerchiamo di risolvere per i nostri clienti.
  • 14:03 - 14:05
    Non è facile perché i nostri clienti, per definizione,
  • 14:05 - 14:08
    hanno qualche difficoltà, diplomaticamente parlando.
  • 14:10 - 14:12
    Ci sono, non saprei, alcune
  • 14:12 - 14:15
    lezioni da imparare da tutto questo,
  • 14:15 - 14:17
    personali e politiche...
  • 14:17 - 14:20
    in un certo senso, sono la stessa cosa.
  • 14:20 - 14:22
    Quella personale
  • 14:22 - 14:24
    è che cadere dal precipizio
  • 14:24 - 14:27
    è una buona cosa, e ve la consiglio.
  • 14:28 - 14:30
    E' bene farlo almeno una volta nella vita:
  • 14:30 - 14:33
    liberarsi di tutto e saltare.
  • 14:34 - 14:37
    La seconda è una lezione più generica sul mondo d'oggi.
  • 14:37 - 14:40
    Independent Diplomat è parte di un trend
  • 14:40 - 14:43
    che sta emergendo ed è evidente ovunque:
  • 14:43 - 14:46
    il mondo si sta frammentando
  • 14:46 - 14:49
    Gli stati oggi hanno meno rilevanza
  • 14:49 - 14:51
    e il potere dello stato è in declino.
  • 14:51 - 14:53
    Questo significa che il potere di altre cose aumenta.
  • 14:53 - 14:55
    Le altre cose si chiamano "attori non-stato".
  • 14:55 - 14:57
    Possono essere corporazioni,
  • 14:57 - 15:00
    oppure mafiosi o amichevoli organismi non governativi,
  • 15:00 - 15:02
    possono essere di tutto,
  • 15:02 - 15:04
    in qualsiasi proporzione.
  • 15:04 - 15:07
    Viviamo in un mondo più complicato e più frammentato.
  • 15:07 - 15:09
    Se i governi sono meno capaci
  • 15:09 - 15:11
    di influire sui problemi
  • 15:11 - 15:14
    questo influisce su di noi nel mondo,
  • 15:14 - 15:17
    il che significa: chi rimane per affrontarli?
  • 15:17 - 15:19
    Chi deve prendersi una maggiore responsabilità per farlo?
  • 15:19 - 15:21
    Noi.
  • 15:21 - 15:24
    Se non possono farlo loro, chi rimane?
  • 15:24 - 15:27
    Non abbiamo scelta, dobbiamo accettare questa realtà.
  • 15:27 - 15:29
    Questo significa che
  • 15:29 - 15:32
    non è più abbastanza dire
  • 15:32 - 15:35
    che gli affari internazionali, o globali
  • 15:35 - 15:37
    o il caos in Somalia
  • 15:37 - 15:40
    o quello che accade in Birmania non ci riguarda
  • 15:40 - 15:43
    perché possiamo lasciare che ci pensino i governi.
  • 15:43 - 15:45
    Io posso collegare chiunque di voi
  • 15:45 - 15:47
    in tutti i modi possibili
  • 15:47 - 15:50
    alle milizie Al-Shabaab della Somalia.
  • 15:50 - 15:54
    Chiedetemelo dopo: specie se mangiate pesce, ne sarete stupiti,
  • 15:54 - 15:56
    c'è una connessione.
  • 15:56 - 15:58
    Siamo tutti personalmente connessi.
  • 15:58 - 16:00
    Non è solo un concetto alla Tom Friedman,
  • 16:00 - 16:03
    è del tutto dimostrabile, caso per caso.
  • 16:03 - 16:06
    Questo significa che invece di chiedere ai politici di fare qualcosa
  • 16:06 - 16:09
    dovete rivolgervi a voi stessi per fare qualcosa.
  • 16:09 - 16:11
    E Independent Diplomat è un po' un'esempio
  • 16:11 - 16:13
    di questo, in un certo senso.
  • 16:13 - 16:16
    Non ci sono esempi evidenti, ma uno di essi è questo:
  • 16:16 - 16:18
    il modo in cui il mondo cambia
  • 16:18 - 16:20
    è riscontrabile in quello che succede dove lavoravo,
  • 16:20 - 16:22
    il Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
  • 16:22 - 16:25
    L'ONU fu fondato nel 1945.
  • 16:25 - 16:27
    Il suo statuto è in pratica pensato
  • 16:27 - 16:29
    per interrompere conflitti tra stati,
  • 16:29 - 16:31
    conflitti internazionali.
  • 16:31 - 16:33
    Oggi l'80 percento dell'agenda
  • 16:33 - 16:35
    del Consiglio di Sicurezza
  • 16:35 - 16:37
    riguarda conflitti interni agli stati,
  • 16:37 - 16:39
    che coinvolgono fazioni non governative,
  • 16:39 - 16:41
    guerriglieri, separatisti,
  • 16:41 - 16:43
    terroristi, se vogliamo chiamarli così,
  • 16:43 - 16:46
    persone che non sono governi normali, che non sono stati normali.
  • 16:46 - 16:49
    Questa è la situazione del mondo oggi.
  • 16:49 - 16:51
    Quando me ne sono reso conto
  • 16:51 - 16:54
    ed ho pensato al mio incarico al Consiglio di Sicurezza
  • 16:54 - 16:56
    ed a ciò che è successo ai Kosovari,
  • 16:56 - 16:58
    mi sono accorto che spesso
  • 16:58 - 17:00
    le persone che erano più coinvolte
  • 17:00 - 17:02
    da quello che facevamo al Consiglio di Sicurezza
  • 17:02 - 17:04
    non erano lì, non erano state invitate
  • 17:04 - 17:06
    per dare le proprie opinioni al Consiglio di Sicurezza.
  • 17:06 - 17:08
    Ho pensato: "E' sbagliato!
  • 17:08 - 17:10
    Qualcuno deve fare qualcosa!"
  • 17:10 - 17:13
    Così ho iniziato in maniera tradizionale.
  • 17:13 - 17:15
    Io ed i colleghi dell'Independent Diplomat
  • 17:15 - 17:17
    siamo andati dal Consiglio di Sicurezza.
  • 17:17 - 17:19
    Siamo andati da 70 rappresentanze all'ONU,
  • 17:19 - 17:21
    dai kazaki, dagli etiopi, dagli israeliani...
  • 17:21 - 17:23
    ditene uno, noi ci siamo andati...
  • 17:23 - 17:25
    dal segretario generale, da tutti,
  • 17:25 - 17:27
    e gli abbiamo detto: "E' tutto sbagliato!
  • 17:27 - 17:29
    E' terribile non consultare le persone che sono davvero coinvolte.
  • 17:29 - 17:31
    Dovete istituzionalizzare un sistema
  • 17:31 - 17:33
    in cui vengano invitati proprio i kosovari,
  • 17:33 - 17:35
    perché possano venire a dire cosa ne pensano.
  • 17:35 - 17:37
    Questo vi permetterebbe di parlargli... potete dire loro cosa pensate.
  • 17:37 - 17:39
    Sarebbe fantastico. Potreste avere un dialogo.
  • 17:39 - 17:42
    Potreste realmente valutare il loro punto di vista nelle decisioni,
  • 17:42 - 17:44
    e le vostre decisioni sarebbero più efficaci e durature."
  • 17:47 - 17:49
    Super logico, pensereste.
  • 17:49 - 17:51
    Voglio dire, incredibilmente logico. Così ovvio per chiunque.
  • 17:51 - 17:54
    Infatti l'avevano capito tutti: "Certo, sicuro, hai assolutamente ragione.
  • 17:54 - 17:56
    Torna da noi
  • 17:56 - 17:58
    tra, diciamo sei mesi."
  • 17:58 - 18:01
    Ma ovviamente non è successo nulla. Nessuno fece nulla.
  • 18:01 - 18:03
    Il Consiglio di Sicurezza fa il suo lavoro
  • 18:03 - 18:05
    allo stesso modo oggi
  • 18:05 - 18:08
    come un certo numero di anni fa,
  • 18:08 - 18:11
    come quando ero lì, 10 anni fa.
  • 18:11 - 18:13
    Abbiamo ragionato sull'osservazione
  • 18:13 - 18:15
    di un puro fallimento
  • 18:15 - 18:17
    e ci siamo chiesti cosa potevamo fare.
  • 18:17 - 18:19
    Ed io ho pensato che ero fregato
  • 18:19 - 18:21
    se dovevo passare il resto della vita
  • 18:21 - 18:23
    a fare il lobbista per dei governi sbriciolati
  • 18:23 - 18:25
    per riuscire a fare quello che va fatto.
  • 18:25 - 18:27
    Quindi quello che faremo
  • 18:27 - 18:29
    sarà proprio preparare da soli questi incontri.
  • 18:29 - 18:31
    Così adesso Independent Diplomat
  • 18:31 - 18:33
    è al lavoro per preparare gli incontri
  • 18:33 - 18:35
    tra il Consiglio di Sicurezza dell'ONU
  • 18:35 - 18:37
    e le fazioni delle dispute
  • 18:37 - 18:40
    che sono in agenda al Consiglio di Sicurezza.
  • 18:40 - 18:42
    Quindi porteremo
  • 18:42 - 18:45
    i gruppi ribelli del Darfur,
  • 18:45 - 18:48
    i ciprioti del nord e quelli del sud,
  • 18:49 - 18:52
    i ribelli da Archei,
  • 18:52 - 18:54
    ed una lunga lista della spesa
  • 18:54 - 18:57
    di conflitti caotici in giro per il mondo.
  • 18:57 - 19:00
    Cercheremo di portare le fazioni a New York
  • 19:00 - 19:02
    per farle sedere in una stanza tranquilla,
  • 19:02 - 19:04
    in forma privata, senza stampa
  • 19:04 - 19:06
    e spiegare davvero quello che vogliono
  • 19:06 - 19:08
    ai membri del Consiglio di Sicurezza,
  • 19:08 - 19:10
    e anche in membri del Consiglio di Sicurezza
  • 19:10 - 19:12
    spiegheranno loro quello che vogliono.
  • 19:12 - 19:14
    Quindi ci sarà una conversazione
  • 19:14 - 19:16
    che non ha mai avuto luogo prima.
  • 19:16 - 19:19
    Certo, basta solo descriverlo e
  • 19:19 - 19:22
    quelli tra voi che conoscono la politica sanno che sarà difficilissimo,
  • 19:22 - 19:24
    e io sono assolutamente d'accordo.
  • 19:24 - 19:27
    Le possibilità di fallire sono molto alte,
  • 19:27 - 19:29
    ma di certo non succederà mai nulla
  • 19:29 - 19:32
    se nemmeno ci proviamo.
  • 19:32 - 19:35
    La mia politica è cambiata radicalmente
  • 19:35 - 19:37
    da quando ero un diplomatico ad oggi
  • 19:37 - 19:40
    e credo che siano importanti i fini, non i mezzi,
  • 19:40 - 19:43
    nemmeno la tecnologia, francamente.
  • 19:43 - 19:45
    Provate a predicare la tecnologia
  • 19:45 - 19:48
    a quegli utenti di Twitter di tutte le proteste iraniane
  • 19:48 - 19:51
    che ora sono prigionieri politici a Teheran
  • 19:51 - 19:53
    dove Ahmadinejad resta al potere.
  • 19:53 - 19:56
    La tecnologia non ha cambiato la politica in Iran.
  • 19:57 - 20:00
    Dovete puntare ai risultati, e dovete chiedervi:
  • 20:00 - 20:02
    "Cosa posso fare per ottenere quel particolare risultato?"
  • 20:02 - 20:05
    Questa è la politica del ventunesimo secolo.
  • 20:05 - 20:07
    E in un certo senso Independent Diplomat
  • 20:07 - 20:10
    rappresenta quella frammentazione, quel cambiamento
  • 20:10 - 20:13
    che sta accadendo per tutti noi.
  • 20:14 - 20:16
    Questa è la mia storia. Grazie.
Title:
Carne Ross: Un diplomatico indipendente
Speaker:
Carne Ross
Description:

Dopo 15 anni trascorsi nei corpi diplomatici britannici, Carne Ross diventa un "diplomatico freelance" e dirige un'organizzazione no-profit che dà voce ai piccoli Stati, in via di sviluppo o ancora non riconosciute nelle questioni internazionali. Alla conferenza BIF-5, propone un nuovo tipo di diplomazia che possa rappresentare i piccoli stati, che funzioni con i confini in continuo cambiamento e che accetti l'innovazione.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
20:18
Glauco Garavagno added a translation

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