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Way Into the Future ..But Watch Your Step! | Paolo Bonolis | TEDxLUISS

  • 0:18 - 0:23
    Avete di fronte a voi
    un prodotto in via di estinzione.
  • 0:23 - 0:27
    Io ho 54 anni, mi chiamo Paolo Bonolis,
  • 0:27 - 0:30
    sono 35 anni che lavoro nell'ideazione,
  • 0:30 - 0:36
    nella scrittura e nella conduzione
    di programmi televisivi.
  • 0:36 - 0:39
    Io non ho scoperte da mostrarvi.
  • 0:39 - 0:44
    Non ho una conoscenza così profonda
    da poter condividere con voi,
  • 0:44 - 0:46
    o da potervi insegnare.
  • 0:46 - 0:48
    E giustamente voi vi farete la domanda:
  • 0:48 - 0:50
    "allora che vuoi?"
  • 0:51 - 0:53
    Sono qui perché m'hanno invitato
  • 0:53 - 0:58
    e io cinque anni fa, sei anni fa circa,
    conobbi per la prima volta,
  • 0:58 - 1:00
    grazie a uno degli autori
    che lavora con me,
  • 1:00 - 1:03
    il mondo di Ted e l'ho trovato bellissimo,
  • 1:03 - 1:06
    l'ho trovata una delle cose più belle
    che ho visto negli ultimi vent'anni.
  • 1:06 - 1:09
    È uno splendido osservatorio,
  • 1:09 - 1:12
    un osservatorio della conoscenza
    e della condivisione.
  • 1:12 - 1:14
    Quando mi hanno chiesto
    di partecipare
  • 1:14 - 1:16
    allora ho detto
    "va bene, partecipo".
  • 1:16 - 1:19
    Però mi sono anche domandato:
    "mo' che dico a questi?"
  • 1:19 - 1:23
    Giustamente, non avendo scoperte
    e non avendo conoscenze
  • 1:23 - 1:25
    provo a condividere con voi un pensiero,
  • 1:25 - 1:29
    un pensiero che mi è venuto in mente
    quando mi hanno chiesto di venire qui.
  • 1:29 - 1:32
    E il pensiero mi è venuto in mente
    ricordando quando, da ragazzo,
  • 1:32 - 1:36
    e ancora oggi, leggevo
    libri di fantascienza.
  • 1:36 - 1:38
    Ne ho letti tantissimi, tantissimi.
  • 1:38 - 1:41
    E alcuni racconti di fantascienza
    mi hanno colpito più di altri,
  • 1:41 - 1:45
    tanto che, questo che vi sto
    brevemente per raccontare,
  • 1:45 - 1:49
    mi è rimasto impresso dopo quasi
    quarant'anni che l'avevo letto.
  • 1:49 - 1:51
    È un libro scritto da -
  • 1:51 - 1:54
    io non sono analogico -
  • 1:55 - 1:58
    scritto da un certo Fredric.
  • 1:58 - 2:00
    È un racconto breve, del 1954.
  • 2:00 - 2:04
    ed è un racconto che racconta
    una storia buffa, strana,
  • 2:04 - 2:06
    piccola, piccola, piccola.
  • 2:06 - 2:10
    Un gruppo di scienziati,
    in quell'anno del 1954,
  • 2:10 - 2:12
    decide di costruire un computer.
  • 2:12 - 2:17
    I computer - se avete visto il film
    "The Imitation Game" potete capirlo -
  • 2:17 - 2:19
    i computer allora erano
    dei giganteschi monoliti,
  • 2:19 - 2:22
    una sorta di vergine di Norimberga,
  • 2:22 - 2:26
    dove, invece che degli spuntoni
    dentro c'erano transistor, valvole,
  • 2:26 - 2:26
    queste cose qua.
  • 2:26 - 2:28
    Costruiscono questo coso gigantesco
  • 2:28 - 2:31
    al quale pongono la domanda
    delle domande:
  • 2:31 - 2:35
    Dio esiste?
  • 2:35 - 2:37
    Dopo pochi secondi
  • 2:37 - 2:39
    (suono sibilante)
  • 2:39 - 2:41
    esce la risposta:
  • 2:41 - 2:43
    "potenza di calcolo insufficiente".
  • 2:43 - 2:47
    "Eh, cavoli, giusto"
    dicono gli scienziati.
  • 2:47 - 2:49
    "La domanda è così enorme..."
  • 2:49 - 2:50
    Allora costruiscono
  • 2:50 - 2:52
    un altro computer,
    altrettanto grande,
  • 2:52 - 2:56
    e - stiamo parlando
    di un romanzo del 1954 -
  • 2:56 - 2:58
    connettono questi due computer
  • 2:58 - 3:03
    per rendere più potente la potenza,
    giustappunto, della ricerca.
  • 3:04 - 3:08
    Fondamentalmente, nel 1954,
    questo tal Fredric
  • 3:08 - 3:10
    aveva costruito nella sua immaginazione
  • 3:10 - 3:13
    la prima maglia di quella che
    sarebbe stata poi la rete.
  • 3:14 - 3:17
    Alla domanda: "Dio esiste?"
  • 3:17 - 3:19
    la risposta è sempre la stessa.
  • 3:19 - 3:22
    "Potenza di calcolo insufficiente".
  • 3:22 - 3:25
    Questo manipolo di scienziati
    decidono di non darsi per vinto
  • 3:25 - 3:27
    e continuano a costruire computer
  • 3:27 - 3:29
    e a connettere un computer all'altro
  • 3:29 - 3:32
    creando una sorta di cittadina
    di computer giganteschi,
  • 3:32 - 3:34
    connessi tra di loro.
  • 3:34 - 3:36
    Ma alla domanda: "Dio esiste?"
  • 3:36 - 3:38
    la risposta è sempre la stessa.
  • 3:39 - 3:41
    "Potenza di calcolo insufficiente".
  • 3:41 - 3:43
    Passano i decenni,
  • 3:43 - 3:46
    passano i secoli.
  • 3:46 - 3:49
    La tecnologia cresce,
    cresce in maniera smisurata,
  • 3:49 - 3:53
    al punto che i computer ormai
    sono sofisticatissimi,
  • 3:53 - 3:56
    talmente sofisticati,
    talmente connessi tra loro
  • 3:56 - 3:59
    che riescono ad autorigenerarsi.
  • 3:59 - 4:01
    Ma alla domanda preimpostata
  • 4:01 - 4:03
    "Dio esiste?"
  • 4:03 - 4:05
    la risposta è sempre la stessa.
  • 4:05 - 4:08
    "Potenza di calcolo insufficiente".
  • 4:08 - 4:11
    Questa storia va un po' per le lunghe.
  • 4:11 - 4:13
    L'umanità scompare.
  • 4:13 - 4:15
    Non c'è più nessuno.
  • 4:15 - 4:18
    C'è solamente questo
    infinito esercito di computer
  • 4:18 - 4:19
    che continua a riprodursi,
  • 4:19 - 4:21
    diventando gigantesco.
  • 4:22 - 4:26
    Finché un giorno,
    nel silenzio dell'universo,
  • 4:26 - 4:30
    Alla domanda preimpostata: "Dio esiste?"
  • 4:30 - 4:32
    esce la risposta.
  • 4:32 - 4:34
    "Adesso sì".
  • 4:35 - 4:39
    Il racconto breve s'intitola "The Answer",
  • 4:39 - 4:42
    ed è scritto da questo tal Fredric
    di cui non ricordo il cognome.
  • 4:42 - 4:45
    Ma perché vi ho fatto questo racconto?
  • 4:45 - 4:46
    Perché mi è venuto in mente ?
  • 4:46 - 4:48
    Perché secondo me
  • 4:48 - 4:51
    c'è una analogia già nascosta nel racconto
  • 4:51 - 4:55
    e provo a condividere un mio pensiero
    - potete ricusarlo, potete fischiarlo,
  • 4:55 - 4:58
    potete rifiutarlo completamente.
  • 4:58 - 5:00
    Però mi è venuto in mente così.
  • 5:00 - 5:02
    Io non ho, come lo chiamano gli americani,
  • 5:02 - 5:05
    (finte parole inglesi)
  • 5:05 - 5:07
    quel coso lì che se fa così.
  • 5:07 - 5:10
    Sono analogico, ma funziona
    e te lo puoi portare dappertutto.
  • 5:10 - 5:11
    (Schiocca le dita)
  • 5:11 - 5:14
    (Risate)
  • 5:14 - 5:21
    (Applausi)
  • 5:21 - 5:26
    L'analogia è tra Dio e il computer.
  • 5:27 - 5:30
    Dio - qualunque dio vogliate voi,
    mettetela come volete.
  • 5:30 - 5:35
    Però effettivamente perché,
    fin dagli albori dell'umanità
  • 5:35 - 5:39
    l'uomo ha confezionato l'idea
    e la proiezione di Dio?
  • 5:39 - 5:43
    E perché oggi c'è questa
    pulsione fortissima
  • 5:43 - 5:46
    nei confronti della rete, del computer,
    della tecnologia che permette ciò?
  • 5:46 - 5:51
    Perché secondo me
    sia Dio che il computer
  • 5:51 - 5:52
    ci danno una opportunità.
  • 5:52 - 5:56
    Quella di scavallare le colonne d'Ercole
    della nostra esistenza terrena,
  • 5:56 - 6:00
    ciò che ci tiene qui,
    bloccati e un po' afflitti.
  • 6:00 - 6:03
    Lo spazio e il tempo.
  • 6:03 - 6:08
    Grazie alla velocità del computer,
    e alle sue possibilità,
  • 6:08 - 6:10
    noi ci possiamo muovere
    velocemente tra spazio e tempo
  • 6:10 - 6:12
    nel mondo virtuale.
  • 6:12 - 6:15
    Certo, per Dio bisogna aspettare un po'.
  • 6:15 - 6:19
    Bisogna aspettare di tirare le cuoia,
    siamo in una vita ultraterrena.
  • 6:19 - 6:22
    Ma, bene o male, la zuppa è la stessa.
  • 6:22 - 6:25
    Fondamentalmente noi,
    attraverso la figura di Dio,
  • 6:25 - 6:26
    e la figura del computer,
  • 6:26 - 6:30
    Cerchiamo di vincere questa
    eterna battaglia della nostra vita,
  • 6:30 - 6:33
    superare queste barriere,
    lo spazio e il tempo.
  • 6:33 - 6:36
    Ed è un processo logico,
  • 6:36 - 6:38
    voler affrontare la problematica.
  • 6:38 - 6:40
    Però,
  • 6:40 - 6:44
    la storia è un processo di apprendimento
  • 6:44 - 6:48
    quanto un processo di dimenticanze.
  • 6:48 - 6:52
    Allora io, che non sono un digitale -
  • 6:52 - 6:54
    sono un analogico -
  • 6:54 - 6:57
    vi offro una riflessione.
  • 6:57 - 6:58
    Occhio alla penna.
  • 6:58 - 6:59
    Non so come tradurranno,
  • 6:59 - 7:02
    se poi questa cosa andrà a tutto il mondo.
  • 7:02 - 7:06
    Attenzione, perché il computer,
  • 7:06 - 7:09
    la velocità, la virtualità,
  • 7:09 - 7:11
    può creare degli smarrimenti.
  • 7:11 - 7:13
    Quali sono questi smarrimenti?
  • 7:13 - 7:15
    Alcuni sono abbastanza evidenti.
  • 7:15 - 7:18
    L'atrofizzazione, ad esempio,
    della memoria.
  • 7:18 - 7:21
    Noi deleghiamo tutto a qualcuno
    che si ricorda tutto per noi,
  • 7:21 - 7:23
    e poi noi ci dimentichiamo
  • 7:23 - 7:26
    tutto quello che invece potremmo
    ricordare con la nostra mente,
  • 7:26 - 7:27
    tenendola allenata.
  • 7:27 - 7:30
    E questo è un punto uno.
  • 7:30 - 7:31
    La conoscenza -
  • 7:31 - 7:35
    prima ho sentito la chiacchierata
    del nostro amico greco -
  • 7:35 - 7:37
    la conoscenza, sì, è importante,
  • 7:37 - 7:41
    ma la conoscenza attraverso la rete
  • 7:41 - 7:44
    è una conoscenza indotta.
  • 7:44 - 7:46
    Non è una conoscenza dedotta.
  • 7:46 - 7:48
    È una conoscenza un po' differente,
  • 7:48 - 7:52
    dove si vengono ad abbattere
    i nostri cinque sensi,
  • 7:52 - 7:55
    la possibilità di conoscere
  • 7:55 - 7:59
    buttandoci addosso l'esperienza
    del raggiungere l'obiettivo.
  • 7:59 - 8:02
    E questo ci porta al terzo punto,
    da dividere in due maniere.
  • 8:02 - 8:04
    Una è il disagio.
  • 8:04 - 8:06
    Qual è il disagio che potrebbero avvertire
  • 8:06 - 8:08
    i nativi digitali?
  • 8:08 - 8:13
    Il disagio di poter vivere la virtualità
    in assenza di spazio e di tempo
  • 8:13 - 8:16
    - o quantomeno talmente limitato
    da apparire assente -
  • 8:16 - 8:20
    e ritrovarsi poi nella realtà dove
    spazio e tempo sono belli pesanti,
  • 8:20 - 8:21
    da affrontare.
  • 8:21 - 8:23
    Se li accetti, ci vivi.
  • 8:23 - 8:27
    Se li dimentichi, diventano
    dei bastioni insormontabili,
  • 8:27 - 8:31
    che renderebbero probabilmente
    la nostra vita piuttosto disagiata.
  • 8:31 - 8:35
    Ma lo stesso tipo di disagio
    lo si può rintracciare in un altro modo.
  • 8:35 - 8:37
    È sotterraneo, è subcutaneo.
  • 8:37 - 8:41
    È la perdita del valore.
  • 8:41 - 8:44
    Perché cosa conferisce valore ad una cosa?
  • 8:44 - 8:47
    La fatica di poterla raggiungere.
  • 8:47 - 8:50
    La fatica impiegata per ottenerla.
  • 8:50 - 8:55
    Nello spazio, noi facciamo fatica
    a raggiungere un posto,
  • 8:55 - 8:58
    attraverso tale fatica raccogliamo
    un mare di informazioni,
  • 8:58 - 9:02
    le facciamo nostre, e quando questo posto
    finalmente viene raggiunto...
  • 9:02 - 9:05
    caspita, se ce lo ricordiamo.
  • 9:05 - 9:09
    Perché è tutta la fatica investita
    che ce lo rende prezioso.
  • 9:09 - 9:11
    E nel tempo? Nel tempo è la stessa cosa.
  • 9:13 - 9:17
    Sarebbe un problema
    smarrire il senso dell'attesa.
  • 9:17 - 9:21
    La velocità repentina
    di poter ottenere una cosa
  • 9:21 - 9:22
    ci toglie l'attesa.
  • 9:23 - 9:24
    In assenza di attesa
  • 9:24 - 9:26
    il desiderato, una volta ottenuto,
  • 9:26 - 9:30
    non ha quel valore
    che altrimenti avrebbe avuto
  • 9:30 - 9:32
    se lo avessimo dovuto aspettare.
  • 9:32 - 9:35
    Insomma, può sembrare il minimo sindacale,
  • 9:35 - 9:38
    quello che mi è venuto in mente
    da potervi raccontare qui.
  • 9:38 - 9:41
    Ve lo ho detto e sono stato felice
    di poterlo condividere.
  • 9:41 - 9:44
    Poi trattate voi l'argomento
    come riterrete più opportuno.
  • 9:44 - 9:48
    Ve lo ho detto, tra me e voi
    c'è quello che viene chiamato
  • 9:48 - 9:49
    "Digital divide".
  • 9:49 - 9:52
    Io sono analogico, voi siete digitali.
  • 9:52 - 9:54
    Vi ho parlato come se fossi un padre,
  • 9:54 - 9:56
    sono il più vecchio, credo,
    tra chi ha parlato.
  • 9:56 - 9:58
    Ho cinquantaquattro anni, dico.
  • 9:58 - 10:00
    Però sono contento di averlo fatto,
  • 10:00 - 10:01
    anche se -
  • 10:01 - 10:06
    un po' mi sento sconfitto,
    in questo pensiero,
  • 10:06 - 10:13
    perché mirabilmente un grande sociologo,
    Guy Debord, ha detto:
  • 10:13 - 10:15
    (schiocca le dita)
  • 10:15 - 10:19
    "L'uomo assomiglia ai suoi tempi
    più di quanto assomigli a suo padre".
  • 10:19 - 10:20
    Grazie.
  • 10:20 - 10:22
    (Applausi)
Title:
Way Into the Future ..But Watch Your Step! | Paolo Bonolis | TEDxLUISS
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Italian
Team:
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Project:
TEDxTalks
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10:25

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