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I "nastri di guerra" di Deborah Scranton

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    A causa di un mio film precedente, tre anni fa ricevetti una chiamata
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    nella quale mi invitarono ad unirmi alla New Hampshire National Guard.
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    La mia idea...mi svegliai in piena notte,
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    abbiamo avuto tutti quei momenti...
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    Ero esaltata da quella telefonata.
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    Pensavo, avevo appena finito di fare un altro film sui veterani della Seconda Guerra Mondiale,
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    e ho capito che dovevo conoscere quelle storie,
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    e che l'opportunità di raccontare in diretta la storia di un soldato
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    poteva presentarsi una volta sola nella vita.
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    Così quella notte andai a letto davvero esaltata,
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    non tutti i dettagli erano chiari, ma ero esaltata.
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    Non erano le 4 del mattino, era più verso mezzanotte.
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    Mi alzo, sveglia come non mai,
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    e mi chiedo: "E se potessi unirmi "virtualmente",
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    creando una relazione permeabile coi soldati
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    per raccontare la storia da dentro, invece che da fuori?"
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    Richiamai il Maggiore Heilshorn,
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    che è l'addetto alle relazioni pubbliche della New Hampshire National Guard.
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    Mi conosceva, quindi fu una cosa tipo: "Greg?"
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    E lui:"Sì, Deborah?".
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    E gli raccontai la mia idea.
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    Lui è una delle persone più coraggiose al mondo,
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    come il Generale Blair, che alla fine mi diede il permesso di provare questo esperimento.
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    Nel giro di dieci giorni ero giù a Fort Dix.
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    Mi diede la lista delle unità.
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    Scelsi la Charlie Company, terza del 172esimo,
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    fanteria, per due ragioni:
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    una, loro sono in fanteria;
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    due, avrebbero fatto base al LSA Ananconda,
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    quindi sapevo che avrebbero avuto accesso ad Internet.
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    La condizione per il mio accesso era convincere i soldati a fare da volontari.
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    Era una cosa importante,
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    e penso che quando il Maggiore me lo disse,
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    non colsi appieno cosa avrebbe significato.
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    Significava che, quando scesi a Fort Dix,
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    dovevo presentarmi di fronte a 180 tipi, e parlare loro del mio progetto.
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    Potete immaginare la tempesta di domande
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    che si scatenò. La prima fu:
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    "E tu che cazzo ne sai della Guardia Nazionale?"
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    Iniziai con la 1607 Massachusetts Bay Colony Pequod Indian Wars,
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    diedi loro una risposta di circa nove minuti,
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    e poi continuammo.
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    Mi piacerebbe mostrarvi il trailer.
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    È il nostro trailer, perché so -- sapete, ovviamente siete impegnati,
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    molti di voi potrebbero non averlo visto,
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    quindi voglio mostrarvi il trailer,
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    e poi ne estrarrò una scena in dettaglio.
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    Possiamo partire?
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    (Pink:) Questo è il Sergente Stephen Pink.
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    (Moriarty:) Michael Moriarty.
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    (Bazzi:) Voglio davvero andare? Probabilmente no.
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    (Soldato:) Non dovremmo parlare ai media.
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    (Pink:) Io non sono i media, maledizione!
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    M: Il giorno è arrivato. La vita cambierà.
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    Soldato: È questo che conta, uomo! Siete pronti?
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    Andiamo! Pronto? Iraq, eccoci!
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    (Bazzi:) Ogni soldato vuole andare a combattere, prima o poi.
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    È un istinto naturale.
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    (Pink:) Se lasci che la paura ti domini,
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    non farai il tuo lavoro.
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    (Moriarty:) Ogni volta che vai fuori, ci sono degli attacchi.
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    È incredibile.
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    (Bazzi:) Hey Nestor, mi hai messo il culo in faccia!
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    Soldato IV: Siamo sotto attacco?
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    Uomo a terra! Uomo a terra!
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    (Moriarty:) Continua ad andare, amico. Vuoi divertirti?
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    (La moglie di Moriarty:): È molto dura per lui non avere il suo papà.
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    (Moriarty:) Quel bambino è nel mezzo di una zona di guerra.
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    (La ragazza di Pink:) All'inizio, lui è tipo: "Scrivi qualcosa di sporco!"
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    (Bush:) "La democrazia più nuova del mondo."
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    (Moriarty:) Mi stanno sparando.
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    (Pink:) Non mandi 150.000 truppe per poi dire
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    che sei lì per creare la democrazia.
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    (Soldato:) Adesso abbiamo una finestra d'asporto al Burger King.
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    (Pink:) Siamo qui per creare soldi.
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    (Moriarty:) Io sostengo Bush, non siamo qui per il petrolio.
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    (Jon Baril:) La peggior cosa della mia vita.
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    (Pink, confuso:) Baril, amico mio, non guardare di lì.
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    (La moglie di Moriarty:) Non è più la stessa persona.
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    (Moriarty:) Io laggiù non ci torno.
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    (Kevin Shangraw:) Dovremmo aiutare gli iracheni, e ne abbiamo
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    appena ammazzato uno.
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    Soldato: Sergente Smith a terra! Sergente Smith a terra?
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    Sono lì! Proprio lì! Fuoco, fuoco!
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    (John Baril:) Sarà una nazione migliore fra 20 anni, grazie a noi
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    ...spero.
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    Grazie.
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    Mi piacerebbe parlarvi della difficoltà
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    di conversare su temi spinosi,
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    e mi piacerebbe riferirmi ad un'esperienza che ho avuto qui al TED.
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    Non so quanti di voi possano immaginarlo,
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    ma in effetti c'è un TEDster che è tornato dall'Iraq, di recente.
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    Paul? Andiamo, alzati.
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    Questo è Paul Anthony,
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    è stato nei Marines (Applausi).
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    E voglio raccontarvi una piccola storia.
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    Noi eravano tra i pochi fortunati
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    nel gruppo con le Videocamere Sony ed il software Vista.
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    Si iniziò a parlare...
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    "La gente vedrà il mio spezzone, vedranno "The War Tapes",
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    e poi inizieremo a parlare di guerra..."
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    Iniziò la conversazione, e alcune delle persone nel gruppo
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    continuarono a parlare.
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    Siamo stati lì per un'ora, a parlare.
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    E questo davvero mise in luce una cosa su cui vorrei
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    che rifletteste e magari "lavoraste su":
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    penso che molti di noi siano spaventati a parlare di guerra
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    e di politica,
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    perché magari saremo in disaccordo.
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    Magari diventerà sgradevole.
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    Come ci apriamo, come diventiamo veramente in grado di parlarne?
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    Paul stava parlando,
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    poi si girò verso Constance, che disse:
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    "Non avrei questa conversazione se lei non fosse qui,
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    perché so che lei mi guarda le spalle."
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    E io ero nervosa,
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    perché sì, sono abituata a fare Domande e Risposte,
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    (mi rifaccio a quello che James stava dicendo ieri,)
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    perché sono dietro la telecamera.
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    Posso rispondere a domande sul mio film,
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    ma per me venire e parlare per 18 minuti... è un tempo molto lungo.
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    Quindi volevo dire : "Paul, sono felice che tu sia qui,
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    perché so che mi guardi le spalle."
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    Questo film non parla di Internet,
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    ma non sarebbe stato possibile senza.
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    I nastri dei ragazzi ci mettevano in media due settimane per arrivare dall'Iraq.
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    Nel frattempo, ci scambiavamo email e messaggi coi soldati.
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    Non li ho salvati tutti,
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    perché all'inizio non mi rendevo conto
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    che li avrei voluti conservare.
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    Ma sono riuscita a salvare 3211 tra email,
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    chat e messaggi di testo. Vi dico il numero
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    perché l'abbiamo vissuto come un "diario reciproco", che ci portasse davvero
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    nel vivo della vicenda.
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    Adesso voglio mostrarvi uno spezzone,
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    poi vi racconterò un po' di come è stato accorpato il tutto.
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    Prego.
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    (Pink:) Oggi, sport!
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    A noi piace dare a questi ribelli una giusta possibilità.
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    Quindi abbassiamo i finestrini.
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    Perché ovviamente siamo noi in vantaggio. Sto scherzando.
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    Col cazzo che giriamo con le finestre giù.
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    È falso. Sarebbe troppo rischioso.
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    Whoa.
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    (Soldato:) Proprio là.
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    (Pink:) D'accordo, andiamo da quella parte.
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    Attenzione, ce ne stiamo andando da Taji.
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    Crediamo che l'esplosione sia avvenuta appena fuori dal ponte di Taji,
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    ci stiamo andando ora.
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    (Soldato:) È un'autobomba di merda!
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    (Soldato:) Figli di puttana!
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    (Soldato:) Mettetevi il giubbotto!
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    ehi, superate quel cazzo di... sì, sì,
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    Quattro di voi vadano al ponte!
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    (Pink:) Sceriffo uno-sei, o uno degli gli uno-quattro,
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    dovete andare al ponte di Taji, adesso.
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    (Uomo:) Vi ci porto io.
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    (Voci)
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    (Pink:) State bassi... dirigetevi a destra.
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    Prendete il kit di sopravvivenza!!
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    (Grida)
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    (Pink:) È stato un massacro...
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    20 morti, almeno 20 o 30 feriti Iracheni.
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    (Pink:) Sembrava proprio che
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    qualcuno avesse lanciato una palla attraverso una persona,
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    i fori delle pallottole non sanguinavano.
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    Tutto era cauterizzato,
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    ed era come un foro attraverso il corpo.
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    Questa è l'area nord.
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    Hanno appena rimosso un corpo bruciato, o mezzo corpo, da qui:
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    non penso sia rimasto qualcosa, dall'addome in giù.
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    C'è sangue.
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    Camminando,
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    si sentono i pezzi di pelle e..
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    questo è quanto. Questo è tutto ciò che rimane.
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    Ricordo di aver dato 3 flebo, di aver bendato diversi feriti.
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    [C'erano] soldati seduti nell'angolo di un muro di sacchi, che gridavano e si agitavano.
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    Medici terrorizzati e incapaci di lavorare.
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    Ho sentito più tardi che i feriti iracheni non dovevano essere curati a Taji.
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    Possono lavorarci per due soldi, ma non ci possono morire.
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    Devono morire fuori da lì.
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    Se uno di quei medici incompetenti mi avesse detto di interrompere la cura,
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    gli avrei tagliato la gola sul posto.
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    Ore 21:00 e la nostra squadra
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    ha ancora gli eventi di oggi in testa,
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    che lo voglia o no.
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    (TG:) Ancora violenza in Iraq.
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    Due autobombe suicide hanno ucciso 8 iracheni e ferito dozzine di altre persone
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    vicino ad una base della coalizione a nord di Baghdad...
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    Pink: Siamo noi la notizia.
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    Mi sento sfruttato e orgoglioso allo stesso tempo.
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    Ho perso ogni fiducia nei media,
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    un circo di cui preferirei ridere che farne parte.
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    Dovrei davvero ringraziare Dio per avermi salvato le chiappe.
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    Lo farò, poi mi toccherò:
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    queste pagine hanno l'odore di Lindz,
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    e non ci sarà tempo per toccarsi, domani.
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    C'è un'altra missione alle 6:00.
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    Deborah Scranton: Ora --(Applausi) Grazie.
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    Quando vi ho parlato, prima, del provare a raccontare una storia da dentro, invece che da fuori,
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    parte di ciò che Chris ha spiegato così bene nella sua introduzione è questa contaminazione,
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    questo nuovo modo di fare un documentario.
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    Quando incontrai i ragazzi, e 10 di loro accettarono di prendere le videocamere --
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    In totale, hanno filmato in 21.
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    Cinque soldati filmarono per tutto il tempo,
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    e nel film ne appaiono tre.
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    Sentii parlare di Taji perché Steve Pink mi mandò una email,
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    allegandovi una foto del corpo carbonizzato, fuori dalla macchina.
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    Il tono dell'email, ovviamente, era:
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    "Sai, era stata un bruttissima giornata"
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    E ho visto nella finestra dei messaggi che Mike Moriarty era alla base.
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    Quindi ho contattato Mike e gli dissi:
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    "Mike, potresti andare a fare quell'intervista con Pink?"
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    Perché la cosa che spesso manca, nell'esercito, è
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    la cosiddetta "botta a caldo",
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    l'intervista fatta immediatamente dopo l'avvenimento.
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    Se lasci che il tempo passi, in un certo senso
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    il fatto si "ammorbidisce" e gli spigoli si smussano.
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    E proprio non lo volevo.
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    Per creare quell'atmosfera "personale",
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    per condividere quell'esperienza con voi,
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    i due soldati più famosi montarono
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    una telecamera sulla torretta,
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    e un'altra sul cruscotto della Humvee.
  • 11:36 - 11:41
    Finimmo per montare due telecamere sulla maggior parte delle Humvee.
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    Ti dà l'esperienza del tempo reale.
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    L'intervista che vedete è quella che Mike andò a fare
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    a meno di 24 ore dal fatto.
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    La lettura di Steve Pink del suo diario
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    avvenne invece cinque mesi dopo il suo rientro.
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    Conoscevo quel diario, ma era una cosa molto, molto privata.
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    E la fiducia di qualcuno, specialmente
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    quando fai documentari, la guadagni con la relazione.
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    Perciò non lesse il suo diario prima
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    di cinque mesi dopo il rientro.
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    Quanto agli spezzoni dei notiziari che ho inserito...
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    sapete, penso che i media mainstream cerchino di fare il meglio che possono
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    dentro al format che hanno.
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    Ma so che tutti voi avete sentito spesso
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    i soldati americani lamentarsi, dicendo:
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    "Perché i media non parlano delle cose buone che facciamo?"
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    Questo è un perfetto esempio.
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    La squadra di Pink e un'altra passarono l'intera giornata fuori dalla base.
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    Non erano tenuti a farlo.
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    Non c'erano americani feriti, là fuori.
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    Ma restarono tutto il giorno fuori dalla base, cercando di salvare vite irachene,
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    gli iracheni che ci lavoravano.
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    Quindi, nel caso sentiste dei soldati che si lamentano,
  • 12:46 - 12:48
    ecco di cosa stanno parlando.
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    E considero il fatto che abbiano condiviso tutto questo un grande dono,
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    un "ponte".
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    Quando parlo di questa polarità... vado a così tanti dibattiti,
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    le persone hanno davvero un'opinione netta,
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    ma sembra che non vogliano stare a sentire poi tanto.
  • 13:03 - 13:05
    O ascoltare. O provare a scambiarsi opinioni.
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    Io sono permalosa quanto gli altri, ma penso...
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    differenti oratori hanno parlato della loro preoccupazioni per il mondo,
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    e a me interessa che si parli di queste cose.
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    Dobbiamo riuscire ad addentrarci in posti spaventosi, dove potremmo...
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    che pensiamo di conoscere.
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    Ma se solo lasciassimo la porta un po' aperta, conosceremmo ancora di più.
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    C'è una tale disconnessione,
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    e per me, questo film è come riconnettere un po'.
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    Vi racconterò una storia
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    che... Spesso mi si chiede
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    quali siano stati i momenti speciali nella lavorazione del film.
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    E alle proiezioni, inevitabilmente,
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    sono sicura che tutti voi fate molte conversazioni in pubblico,
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    di solito avete persone che stanno in giro e vogliono farvi altre domande,
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    e di solito, le prime domande sono:
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    "Che tipo di telecamere hai usato?"
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    e roba simile.
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    Ma ci sono sempre, o quasi sempre, un po' di persone che si mettono per ultime.
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    E ho imparato, col tempo, che sono sempre i soldati.
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    Aspettano finché quasi tutti se ne sono andati.
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    E una delle storie più coinvolgenti che qualcuno mi abbia raccontato,
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    e che poi è diventata la mia storia, fu --
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    per quelli di voi che non hanno visto il film, e non vi anticipo nulla --
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    gli incidenti civili, dove le persone si mettono
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    davanti agli Humvee e restano uccise, sono molto frequenti.
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    In questo film, c'è una scena dove una donna irachena viene uccisa.
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    Un soldato venne da me e si mise molto vicino,
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    a 30 cm da me.
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    Un tipo grosso.
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    Mi guardò, io gli sorrisi,
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    e poi vidi che gli occhi iniziavano a riempirsi di lacrime .
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    Non sbatteva le palpebre.
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    E disse:"Il mio artigliere lanciava caramelle..."
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    Sapevo cosa stava per dirmi.
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    L'artigliere lanciava caramelle,
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    lanciavano spesso caramelle ai bambini.
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    Che spesso si avvicinavano troppo.
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    E disse: "Ho ammazzato un bambino.
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    E io sono un padre. Ho dei bambini.
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    Non sono riuscito a dirlo a mia moglie.
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    Temo che mi giudicherebbe un mostro".
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    Io lo abbracciai, naturalmente,
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    e gli dissi che andava tutto bene.
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    E mi disse, "La porterò a vedere il tuo film.
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    E dopo gliene parlerò."
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    Quando parlo di disconessione, quindi,
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    non parlo solo di quelle persone che non conoscono un soldato.
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    Che ci sono, ovviamente. Al giorno d'oggi,
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    non è come nella Seconda Guerra Mondiale -- con un fronte di guerra, le persone a casa,
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    e tutti sembravano coinvolti.
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    Oggi puoi passare interi giorni senza avere la sensazione che ci sia una guerra.
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    E spesso sento la gente,
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    che sa che ho fatto questo film,
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    dire: "Sono contro la guerra, ma sostengo i soldati."
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    Ho iniziato a chieder loro:
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    "Beh, è un'ottima cosa, ma cosa stai facendo?
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    Fai volontariato dai veterani?
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    Vai a visitare qualcuno?
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    Se scopri che il tuo vicino è stato un veterano, passi un po' di tempo con lui,
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    non necessariamente a fare domande, ma per vedere se han voglia di parlare?
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    Date denaro a qualche fondazione?"
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    Certamente conoscete il lavoro di Dean Kamen su quella gran cosa,
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    ma ci sono anche enti di beneficenza dove puoi sponsorizzare computer per soldati feriti.
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    Penso che questo ci sfidi
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    a tradurre in azioni concrete la frase "supporto qualcuno".
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    Siete un loro amico?
  • 16:53 - 16:55
    Vi interessate davvero a loro?
  • 16:55 - 16:59
    È la mia speranza, e vi chiedo, gente,
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    di tendere una mano,
  • 17:05 - 17:09
    e abbracciarli.
  • 17:09 - 17:11
    Grazie.
Title:
I "nastri di guerra" di Deborah Scranton
Speaker:
Deborah Scranton
Description:

La documentarista Deborah Scranton ci parla e mostra estratti del suo documentario "The war tapes", composto con le riprese dal vivo dei soldati americani in Iraq.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
17:19
Michele Gianella added a translation

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