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Caring for the Sick and Dying| Thich Nhat Hanh 2014 06 14

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    Suono Di Campana
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    Caro Thay, caro Sangha.
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    Ho avuto la benedizione di poter ricevere
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    i tuoi insegnamenti da molto tempo,
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    sin dagli anni 80.
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    Ti ringrazio profondamente, 30, 34 anni,
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    esattamente, dal ritiro per famiglie
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    ad Honolulu. Sei il mio corpo di continuazione.
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    Lavoro come psicoterapeuta,
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    e nonostante abbia ricevuto questi meravigliosi
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    insegnamenti,
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    quando mi hanno diagnosticato il cancro
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    dodici anni fa,
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    e' stato molto difficile.
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    Ho imparato un nuovo modo di soffrire
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    con il mio corpo, e la
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    la mia mente. Grazie alla pratica
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    sono riuscita a superare molto bene
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    quella fase.
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    Ma ora lavoro con le persone affette da cancro,
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    ho creato un ritiro di consapevolezza
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    per le persone malate di cancro.
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    So bene che la paura
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    della morte è molto diversa,
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    quando non è astratta,
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    ma quando è presente nel nostro corpo concretamente.
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    La paura dell'incertezza, in cui la gente
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    vive costantemente,
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    passando da un test all'altro.
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    Mi farebbe molto piacere poter ricevere, qualsiasi insegnamento da parte tua
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    su come poter affrontare queste
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    paure cosi' profonde,
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    e qualunque altra cosa in merito vorrai dirci,
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    che io possa condividere
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    con la comunità.
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    Grazie.
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    In questo ritiro, stiamo meditando,
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    su questo argomento.
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    Guardiamo dentro le nozioni di
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    morte e
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    paura.
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    Sappiamo che quando otteniamo la giusta visione
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    siamo liberi dalla paura e dalla disperazione.
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    Ed è per questo che, se abbiamo
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    una retta visione,
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    non come teoria ma come esperienza reale,
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    questo può aiutare molto le persone.
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    Quando siedi vicino ad una persona
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    che sta morendo,
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    se possiedi la consapevolezza della non nascita e
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    non morte,
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    se hai questa pace,
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    allora potrai essere molto di aiuto.
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    E la persona in fin di vita,
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    non soffrirà e (lui o lei) potranno morire
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    in modo sereno.
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    Questo è il caso storia di Anathapindika.
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    un praticante laico.
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    Anathapindika era un praticante laico,
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    era un uomo d'affari,
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    che durante un suo viaggio presso il regno
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    di Rajagraha, la citta' di Rajagraha,
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    incontrò il Buddha per la
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    prima volta.
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    Lo invitò subito a viaggiare nel suo
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    regno,
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    nella sua città, la città di Charvasti, e gli donò
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    un parco molto bello,
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    da utilizzare come centro di pratica.
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    E quando Anathapindika fu prossimo
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    alla morte, il Venerabile Shariputra,
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    lo visitò insieme al suo
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    giovane fratello di Dharma Ananda.
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    Il Buddha si raccomandò che
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    durante tale visita Shariputra aiutasse Anathapindika,
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    a toccare la natura della non nascita e
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    della non morte, in modo
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    efficace.
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    Questa storia è scritta in un Sutra,
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    chiamato il sutra
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    dell'insegnamento alle persone in fin di vita.
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    Shariputra è il grande fratello,
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    il grande fratello di Dharma di noi tutti,
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    era davvero abile.
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    Anathapidinka gli era seduto vicino e
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    Shariputra come prima cosa gli chiese:
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    Caro amico,
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    cosa senti nel tuo corpo?
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    Senti che il dolore nel tuo corpo diminuisce?
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    o continua ad aumentare?
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    Questa è una domanda di un medico,
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    giusto?
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    Anathapidinka gli disse: Caro Venerabile,
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    il dolore non sembra diminuire nel mio
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    corpo.
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    Aumenta continuamente, soffro molto.
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    Sento molto dolore.
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    Come risposta, Shariputra,
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    lo invitò
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    a meditare, insieme, sui tre gioielli.
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    La consapevolezza dei tre gioielli.
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    Questa meditazione ha come
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    oggetto:
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    il Buddha, il Dharma e il Sangha.
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    I venerabili offrirono una meditazione guidata,
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    esercizi,
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    con i quali aiutavano
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    il moribondo a praticare
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    la memoria del Buddha,
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    del Dharma e
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    del Sangha.
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    Possiamo imparare dalla
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    sua esperienza, in quanto
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    Shariputra era un monaco molto intelligente.
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    Sapeva che Anathapindinka aveva dato molto,
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    che aveva la grande aspirazione di servire il Buddha e il Sangha.
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    Era un uomo d'affari ed
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    aveva un cuore molto amorevole ed aiutava,
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    tantissimi
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    poveri ed indigenti nella citta' di
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    Savrasti.
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    Ed è per questo che era molto amato, e gli fu conferito il bellissimo nome di
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    Anathapindika, colui che ha a cuore
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    gli
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    indifesi.
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    Il suo vero nome era Sudata.
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    E
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    Anathapindika, donò
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    al Buddha
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    un bellissimo parco, da utilizzare
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    come centro di pratica,
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    dove la gente si poteva radunare per ascoltare,
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    i discorsi di Dharma,
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    praticare, recitare
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    gli addestramenti alla consapevolezza,
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    e le condivisioni di Dharma.
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    Incoraggiava ogni volta i suo figli a seguirlo
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    nella pratica.
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    Ed ogni volta che pensava al Buddha,
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    al Sangha,
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    ogni volta compiva delle azioni a loro sostegno.
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    del Buddha e del Sangha, gli porto'
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    tanta felicità.
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    Il servire il Buddha, il Sangha,
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    imparare il Dharma,
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    gli portarono tanta felicità.
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    Ecco che in lui erano già presenti tanti semi di felicità,
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    già piantati nella sua coscienza.
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    L'intuizione di Shariputra,
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    fu che, nell'invitarlo a meditare
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    sul Buddha, il Dharma e il
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    Sangha, gli permise di innaffiare
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    i semi della felicità già presenti in lui.
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    In modo che i sentimenti di gioia e felicita'
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    una volta
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    innaffiati e manifestati avrebbero creato,
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    una situazione di equilibrio tra la gioia e il dolore presenti,
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    riducendo la sua
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    sofferenza.
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    Credo che tutti gli psicoterapeuti,
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    dovrebbero imparare
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    dal nostro fratello maggiore di Dharma, Shariputra.
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    E dopo solo, 5,8 minuti di
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    pratica della
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    rievocazione
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    del Buddha, del Dharma, e del Sangha,
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    Anathapindika era in grado di sorridere.
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    Ecco che quando sedi vicino a qualcuno in procinto di morire,
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    devi riconoscere i semi di
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    felicità presenti in lui,
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    ed essere in grado di innaffiarli
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    rievocandoli, in modo tale che essi
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    possano manifestarsi.
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    In modo da generare
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    sentimenti di gioia e
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    felicità nella persona
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    e stabilire un equilibrio in essa,
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    Che gli consentirà di soffrire meno.
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    Dopo Shariputra, continuò con la meditazione
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    sui sei organi di senso.
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    Gli occhi, le orecchie,
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    il naso, la lingua,
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    il corpo, la mente.
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    E i sei oggetti
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    come: la forma,
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    l'udito, l'olfatto, il tatto
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    la coscienza,
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    aiutando
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    Anathapindika a comprendere che tutte sono
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    formazioni
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    che vengono dal nulla e che
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    quando le condizioni
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    sono sufficienti si manifestano in quel modo.
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    Vengono dal nulla e non andranno
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    in nessun luogo.
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    Non andranno in nessun luogo, no venire e non andrae
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    questa è l'intuizione
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    che si ottiene praticando in questo modo.
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    Shariputra portava l'attenzione sul fatto che fuori e dentro il nostro corpo,
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    ci sono quattro elementi;
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    acqua, aria, fuoco e
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    terra.
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    dentro e fuori di noi.
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    E per aiutare le persone vicine alla morte,
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    e necessario farli toccare che
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    l'essere umano è fatto di questi elementi,
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    che si manifestano quando le condizioni sono sufficienti,
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    e che viceversa smettono di manifestarsi quando le condizioni non sono più disponibili.
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    Ecco che non c'è nascita e non c'è
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    morte, non andare e non tornare.
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    Alla fine, verso la
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    fine della meditazione,
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    Ananda notò che
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    Anathapindika piangeva,
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    e non capiva il
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    motivo di tali lacrime,
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    era molto preoccupato e gli chiese:
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    Caro amico,
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    perche piangi?
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    forse non sei riuscito nella
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    Meditazione guidata?
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    No, (rispose Anathapindika) è andata molto bene,
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    sono pienamente soddisfatto della meditazione guidata.
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    Forse rimpiangi qualcosa?
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    hai ancora qualche rimpianto?
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    No Venerabile, non rimpiango nulla,
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    allora perche piangi?
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    Allora Anathapindika rispose ad
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    Ananda:
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    Caro Venerabile Ananda, piango perché sono
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    molto commosso.
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    Ho servito il Buddha, il Dharma e il
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    Sangha per più' di 30 anni,
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    ma non avevo mai ricevuto un insegnamento, una pratica, così meravigliosi
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    come quelli di oggi,
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    come l'insegnamento sulla non nascita e non morte,
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    Mi hanno liberato, sono libero ora, non ho paura di morire.
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    Sono consapevole della natura della non venire e del non andare
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    posso vedere la mia continuazione.
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    Ananda ripose: caro amico, forse non lo sai ma
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    questo insegnamento noi monastici,
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    lo riceviamo quasi ogni giorno.
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    Anathapindika gli rispose: caro venerabile Ananda,
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    sicuramente ci sono laici che sono così occupati,
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    che non hanno tempo per
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    questi insegnamenti e pratiche.
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    Ma ci sono anche coloro che non sono
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    così occupati e che
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    sono pronti a ricevere questi
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    meravigliosi insegnamenti e
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    a metterli in pratica. Quindi per favore quando ritorni
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    dal Buddha, il nostro insegnante riferiscigli che
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    ci sono praticanti laici pronti a ricevere e a mettere
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    in pratica questi insegnamenti
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    cosi' profondi.
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    E lo fece, parlando in nome e per l'amore,
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    della comunità laica.
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    Ananda disse: non preoccuparti amico,
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    non appena finito, andrò direttamente dal nostro signore e
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    gli riferì della sua richiesta.
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    E subito dopo, Anathapindika,
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    morì in pace con un sorriso
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    sulle labbra.
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    Il Sutra sull'insegnamento alle
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    persone in fin di vita
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    è disponibile nei testi primari.
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    Dobbiamo studiare, praticarlo,
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    e possiamo essere molto di aiuto
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    nel far soffrire meno
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    le persone in fin di vita.
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    E anche se non abbiamo più il cancro,
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    se il nostro cancro è sparito, dobbiamo praticare,
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    continuare a praticare,
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    perché se non si pratica, può
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    tornare,
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    e prosciugarti velocemente, quindi è
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    molto importante che tu
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    mantenga la pratica viva e che abbia
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    sempre un Sangha
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    alle tue spalle che sostiene
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    te e la tua pratica.
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    C'era un amico a
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    Montreal, in Canada,
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    il suo dottore gli diede
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    solo tre mesi di vita,
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    ma dopo che ebbe un Sangha
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    e comincio
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    a praticare in modo profondo,
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    riuscì a vivere per più' di altri 10
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    anni.
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    Ma a causa
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    di problemi
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    nella relazione con sua moglie, che lo fecero
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    soffrire,
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    non poté continuare a
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    preservare con la sua pratica.
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    E così la situazione degenerò
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    rapidamente e morì.
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    Credo che dobbiamo essere costantemente in contatto con il Sangha,
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    e quando qualcosa del genere succede,
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    dobbiamo rigenerare la nostra pratica
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    e appoggiarci al Sangha, altrimenti
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    soffriremo allo stesso modo
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    del nostro caro amico in Canada.
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    E questo insegnamento è valido non solo
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    per gli psicoterapeuti,
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    È per noi tutti, monastici e laici,
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    e praticanti.
Title:
Caring for the Sick and Dying| Thich Nhat Hanh 2014 06 14
Description:

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Video Language:
English
Duration:
18:37

Italian subtitles

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