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Cerchiamo di salvare uno degli ultimi luoghi incontaminati della Terra

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    Visibile dallo spazio,
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    il Delta dell'Okavango
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    è la zona paludosa più vasta dell'Africa
    ancora incontaminata.
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    È in Botswana questo delta luccicante
    senza sbocchi sul mare,
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    ed è il gioiello del Kalahari.
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    Più prezioso dei diamanti del paese,
    che ne è il primo produttore mondiale,
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    e consacrato nel 2014
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    come millesimo sito
    patrimonio mondiale dell'UNESCO.
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    Quelli che vedete qui
    sono due dei suoi affluenti principali,
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    il Cuito e il Cubango,
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    che spariscono a nord verso gli altopiani
    semi-sconosciuti dell'Angola.
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    È il bacino idrografico incontaminato
    più grande del nostro pianeta,
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    e copre un'area
    più vasta della California.
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    Questi ampi spartiacque dell'Angola
    sono rimasti bloccati nel tempo
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    a causa della guerra civile
    durata 27 anni.
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    Il più grande scontro con mezzi pesanti
    in Africa dopo la Seconda Guerra Mondiale
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    è stato combattuto su un ponte
    che attraversa il fiume Cuito.
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    Lo vedete sulla destra
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    che sparisce verso l'ignoto,
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    nella "Terra do fim do mundo",
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    la terra alla fine del mondo,
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    come la chiamarono
    i primi esploratori portoghesi.
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    Nel 2001, a 22 anni,
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    sono stato assunto
    come capo dell'amministrazione
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    a Vundumtiki Camp,
    nel Delta dell'Okavango.
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    Un mosaico di canali,
    pianure alluvionali, lagune
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    e migliaia di isole da esplorare.
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    Dimora del più grande gruppo di elefanti
    rimasto sulla Terra.
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    I rinoceronti sono trasportati con i C130
    in zona naturali protette.
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    Il leone,
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    il leopardo,
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    la iena,
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    il licaone,
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    il ghepardo,
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    gli antichi alberi di baobab
    che si stagliano come cattedrali
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    sovrastati dalla Via Lattea.
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    Qui ho scoperto una cosa ovvia:
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    la natura selvaggia
    è anche il nostro habitat naturale.
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    Abbiamo bisogno della natura incontaminata
    per riscoprire chi siamo veramente.
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    Noi,
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    tutti i 7 miliardi,
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    non dobbiamo mai dimenticare
    che siamo una specie biologica
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    legata indissolubilmente
    a questo specifico mondo biologico.
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    Così come le onde sono legate all'oceano,
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    noi non possiamo farne a meno,
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    in un flusso costante di atomi
    e di energia tra individui e specie
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    in tutto il mondo, in un giorno,
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    e anche oltre, con il cosmo là fuori.
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    Il nostro destino sarà per sempre
    legato ai milioni di specie
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    di cui abbiamo bisogno ogni giorno
    direttamente o indirettamente.
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    Quattro anni fa
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    è stato stimato che il 50%
    della fauna selvatica del pianeta
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    è scomparsa in appena 40 anni.
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    Questo è l'annegamento
    in massa di 15.000 gnu,
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    che ho visto con i miei occhi 2 anni fa
    nella riserva del Maasai Mar .
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    Questa è stata di sicuro colpa nostra.
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    Si prevede che per il 2020
    la fauna selvatica mondiale diminuirà
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    di due terzi; il che è sconcertante.
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    Noi saremo la sesta estinzione
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    perché non abbiamo lasciato spazi sicuri
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    per far coesistere milioni di specie
    in modo sostenibile.
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    Dal 2010 mi sono spinto otto volte
    lungo il Delta dell'Okavango
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    per condurre delle ricerche
    scientifiche dettagliate
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    della durata di 18 giorni,
    in una zona di ricerca di 320 km.
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    Ma perché lo faccio?
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    Perché rischio la vita ogni anno?
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    Perché quelle informazioni ci servono
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    per trovare dei valori di riferimento
  • 3:23 - 3:26
    prima che lo sviluppo raggiunga
    questo luogo incontaminato.
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    Queste sono le popolazioni Wayeyi,
    gli abitanti del Delta dell'Okavango.
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    Mi hanno insegnato tutto quello
    che so su Mamma Okavango,
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    sulla vita nella natura.
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    Il nostro pellegrinaggio annuale
    sul Delta dell'Okavango
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    con i mokoro e le piroghe
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    mi ricorda i millenni in cui l'uomo
    ha vissuto allo stato naturale.
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    Diecimila anni fa
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    tutto il mondo era ricoperto
    di natura incontaminata.
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    Oggi le zone naturali sono tutto ciò
    che rimane di quel mondo ormai scomparso.
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    Diecimila anni fa eravamo come siamo oggi:
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    un'intelligenza moderna e piena di sogni,
    come non se ne erano mai viste prima.
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    La vita nella natura
    ci ha insegnato a parlare,
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    a ricercare le innovazioni
    come fuoco, pietra, arco e frecce,
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    medicina e veleno,
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    ad addomesticare gli animali e le piante,
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    a contare gli uni sugli altri
    e sugli esseri viventi intorno a noi.
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    Noi siamo l'ultimo pezzo
    di quella natura selvaggia,
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    ognuno di noi.
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    Più dell'80% della superficie terrestre
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    sta facendo i conti con la presenza
    dell'uomo e con il suo impatto:
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    la distruzione degli habitat
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    e il traffico illegale di animali
    stanno decimando la fauna selvatica.
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    Dobbiamo creare velocemente
    degli spazi protetti per questi animali.
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    Alla fine del 2014
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    abbiamo avviato un progetto ambizioso
    con questo scopo:
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    esplorare e proteggere.
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    A metà maggio 2015
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    eravamo i primi ad aver superato
    i campi minati attivi
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    fino al lago sorgente del Cuito,
    non ancora documentato.
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    Un paesaggio irreale,
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    un luogo antichissimo
    nella natura incontaminata.
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    Il 21 maggio
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    avevamo avviato l'Okavango Megatransect
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    su sette canoe.
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    2.400 km e 121 giorni dopo,
  • 5:07 - 5:09
    dopo aver pagaiato, remato
    e fatto ricerche approfondite
  • 5:09 - 5:13
    abbiamo attraversato l'intero bacino
    fino a lago Xau nel deserto del Kalahari,
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    480 km oltre il Delta dell'Okavango.
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    L'acqua è diventata tutto il mio mondo:
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    ogni increspatura, ogni mulinello,
    ogni ninfea e ogni corrente,
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    ogni segno di pericolo,
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    ogni segno di vita.
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    Immaginate milioni di api del sudore
    che vi tolgono il respiro,
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    i batteri mangiacarne,
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    il pericolo costante che una mina esploda,
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    o che un ippopotamo nascosto
    rovesci il mokoro.
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    Qui era appena successo proprio questo:
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    un ippopotamo ha azzannato
    lo scafo della mia barca.
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    Potete vedere i due fori,
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    i segni sulla base dello scafo.
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    È stato terrificante
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    ed è stata tutta colpa mia.
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    (Risate)
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    Molto spesso dovevamo trascinare le canoe,
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    gli alberi ostruivano il passaggio
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    e le canoe si rovesciavano
    sulle rapide rocciose.
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    Mangi riso e fagioli,
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    ti lavi con un secchio d'acqua fredda
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    e ti fai le maratone
    pagaiando dalle 6 alle 8 ore al giorno.
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    Dopo 121 giorni di questa vita,
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    ho dimenticato il PIN del conto in banca
  • 6:12 - 6:14
    e il login dei miei account social.
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    Un ripristino di sistema totale.
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    Vi chiederete se mi manca?
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    Io vi posso dire che sono ancora là.
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    Ma perché dobbiamo salvare luoghi
    che visitiamo a mala pena?
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    Perché dobbiamo salvare luoghi
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    in cui rischiamo la vita?
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    Io non sono una persona religiosa
    o particolarmente spirituale,
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    ma nella natura selvaggia
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    penso di aver trovato
    la culla della religione.
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    Trovarmi di fronte a un elefante,
    lontano da tutto e da tutti
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    è stata la cosa più vicina
    a incontrare Dio.
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    Mosè, Buddha, Maometto, Gesù,
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    i maestri Indù, i profeti, i mistici,
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    si ritirarono tutti nella natura,
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    sulle montagne, nel deserto,
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    per sedersi in silenzio
    e ascoltare i segreti
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    che avrebbero guidato
    le loro società per millenni.
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    Io mi avventuro sull'Okavango
    con il mio mokoro.
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    Un giorno o l'altro
    dovreste venire con me.
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    Più del 50% delle aree incontaminate
    non vengono preservate.
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    Una grandissima opportunità,
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    una chance per tutti noi.
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    Dobbiamo muoverci in fretta.
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    Dal Megatransect del 2015
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    abbiamo esplorato i fiumi principali
    del bacino dell'Okavango,
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    coprendo una zona di ricerca di 6.400 km,
    che ci ha cambiato la vita.
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    A bordo delle nostre canoe
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    e con le mountain bike da sterrato.
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    Abbiamo 57 tra i migliori scienziati
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    che stanno riscoprendo il cosiddetto
    serbatoio idrico Okavango-Zambezi.
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    Questa vasta zona naturale postbellica,
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    ricca di laghi non ancora studiati
    e di cascate senza nome,
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    nel più grande bosco di Miombo
    rimasto in Africa.
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    Abbiamo scoperto
    24 nuove specie da studiare
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    e centinaia che non sapevamo
    vivessero in questo luogo.
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    Quest'anno, con il governo dell'Angola,
    iniziamo un programma
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    per creare il più grande sistema
    di aree protette del mondo
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    per preservare il serbatoio idrico
    Okavango-Zambezi
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    che abbiamo esplorato.
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    A valle questo garantirà
    rifornimento idrico per milioni di persone
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    e per più di metà degli elefanti
    rimasti sul nostro pianeta.
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    Questa è la più grande opportunità
    per la salvaguardia in Africa
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    da decenni.
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    Nei prossimi 10-15 anni
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    dobbiamo fare un investimento
    senza precedenti
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    per la salvaguardia delle aree naturali
    di tutto il mondo.
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    Per me, tutelare la natura incontaminata
    è molto più che proteggere gli ecosistemi
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    che ripuliscono l'acqua che beviamo
    e creano l'aria che respiriamo.
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    La salvaguardia della natura difende
    il nostro diritto di essere selvaggi,
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    il nostro diritto di esplorare.
  • 8:40 - 8:41
    Grazie.
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    (Applausi)
Title:
Cerchiamo di salvare uno degli ultimi luoghi incontaminati della Terra
Speaker:
Steve Boyes
Description:

Procedendo fra ippopotami territoriali e campi minati attivi, il TED Fellow Steve Boyes e un team di scienziati hanno viaggiato lungo il Delta dell'Okavango, l'ultima zona paludosa dell'Africa rimasta incontaminata, per esplorare e proteggere questo habitat dalla minaccia crescente dello sviluppo. Con questo intervento ricco di immagini che vi lasceranno a bocca aperta, Boyes racconta il proprio lavoro di ricerca scientifica con cui spera di riuscire a proteggere questa vastissima e fragile zona, ancora incontaminata.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
09:01

Italian subtitles

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