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(uomo) Quindici Minuti: il reportage della redazione.
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(donna) Dopo il naufragio di Lampedusa,
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continuiamo ad indagare sulle cause dei recenti naufragi dei barconi dei migranti.
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La rivista Quindici Minuti ha raggiunto l'altra costa del Mediterraneo.
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accompagnata dalle ONG, di ricercatori e famiglie che stanno investigando
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sulle condizioni drammatiche dei migranti verso l'Europa.
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"Naufragi nel Mediterraneo: di chi è la colpa?"
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un reportage di Alexandre Habay a Tunisi, realizzato da Sylvain Michel.
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(guardia costiera) Pronto? A che distanza siete da Lampedusa?
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(naufrago) (incomprensibile-in lingua araba?)
(guardia costiera) Dove siete?
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(naufrago) (incomprensibile-lingua araba?)
(guardia costiera) Dove siete?
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(naufrago) (incomprensibile-lingua araba?)
(guardia costiera) Pronto?
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(Aleandre Habay) Infatti non è stata compresa la richiesta di aiuto ricevuta tramite cellulare
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di una persona a bordo della barca che ha fatto
naufragio al largo di Lampedusa
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il sei settembre 2012 (sic?)
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Una richiesta di aiuto, che è stata veramente--veramente tragico sentire.
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Si è sentita tutta la disperazione della persona che chiamava
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e purtroppo, questa chiamata è stata anche molto confusa.
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Certamente questo è uno dei fattori che ha reso difficile per la Guardia Costiera Italiana
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localizzare l'imbarcazione immediatamene dopo la chiamata,
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e anche questo ha potuto contribuire al naufragio stesso
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e alla scomparsa di più di 70 persone, probabilmente.
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Questo incidente resta infatti un mistero:
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più di 50 persone sono state soccorse, una
dozzina di corpi sono stati ritrovati
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ma il resto delle persone non è mai
stato ritrovato,
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dunque non si sa effettivamente se sono sopravvissute
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o se il barcone è naufragato,
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visto che non è stato ritrovato nessun rottame, né il resto dei corpi.
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Il GSM copre generalmente un paio di chilometri
dalla costa
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quindi sappiamo che questa barca è arrivata vicinissima a Lampione
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nel momento in cui questo appello è arrivato: ci sono state anche
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diverse chiamate alle famiglia da parte dei passeggeri.
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(musica)
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(Charles Heller) Allora, mi chiamo Charles
Heller.
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Sono un ricercatore dell'Università di Londra e
sono qui in questo momento
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per sostenere le famiglie, le associazioni
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nella ricostruzione dei vari incidenti che
avvengono in mare,
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per capire quello che è accaduto effettivamente
con tutti questi dispersi e questi morti,
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le famiglie che andremo ad incontrare,
sono proprio alla ricerca della verità.
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(Imed Soltani) Bene, sono Imed Soltani.
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Ho appena creato questa associazione che si chiama
"La terra per tutti".
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Sono un Tunisino, sono un Arabo
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e questo fa sì che io debba lavorare più di voi,
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perché i vostri bambini europei, se vogliono andare in
Tunisia o in Algeria,
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possono venire tranquillamente.
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Ma per noi, se un uomo vuole andare
da un'altra parte, può morire in mare.
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E ci sono i nomi -- ti posso dire i nomi --
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c'è il nome di Mohamed El Himi, che è uno,
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c'è Husein ben Ahmed el Himi, c'è Nebil el
Gazueli, c'è Ali ben Attar ben Bouli,
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c'è Sadr Souhili,
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tutti questi nomi, come Kerim ben Ourdi Mbarki,
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eccolo qui, il terzo -- questa è la terra di
Lampedusa.
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(Habay) Quindi hai fatto degli ingrandimenti
delle immagini del telegiornale italiano
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e hai individuato le persone che stanno
sulle barche?
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(Soltani) Sì. Le famiglie hanno riconosciuto questi bambini.
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(Habay) Ma quindi questi ragazzi, evidentemente, sono sopravvissuti?
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Dove sono adesso? Sai dove si trovano?
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Sono in contatto con le loro famiglie? E' andata bene--
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(Soltani) No, nessuno, nessun contatto con
le famiglie.
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Le persone che arrivano a Lampedusa
non danno i loro veri nomi.
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Danno altri nomi.
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Così come ci sono alcune persone che non vogliono
dare le impronte digitali.
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(voci di bambini)
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(Habay) Cosa vedi?
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Questo qui è mio fratello, questo qui.
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(Habay) Come si chiama?
(uomo) M'hamed Haboubi - Mohamed Haboub.
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(Habay) Ce ne sono ancora -- guarda, l'immagine non è molto chiara --
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ce ne sono ancora molti... sei sicuro che
sia lui?
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(uomo) Sì, è mio fratello, vive con me da 22 anni.
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(Habay) E tuo fratello dove pensi che possa essere
adesso?
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(uomo) Non so, è la provincia (?) -- lo
stiamo cercando.
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(Habay) Perché evidentemente, se fosse stato al
sicuro in Europa,
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ti avrebbe chiamato, ti saresti aspettato una sua
chiamata?
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(uomo) Sicuramente. Ma il governo italiano non lo ha
dichiarato tra queste persone.
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(Heller) In tutti i casi, naturalmente, quando un
parente scompare,
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non possiamo immaginare quale possa essere stato il suo destino.
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Ed è un'esperienza che vivono nello stesso modo, anche in Svizzera, tutte le persone i cui familiari sono scomparsi,
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e nel nostro inconscio non possiamo che immaginare il peggiore degli scenari, ma anche i migliori
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e giustamente penso che la prima cosa che i familiari chiedono
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è di sapere che cosa è successo ai loro parenti.
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(Habay) Quindi voi, Charles Heller, in questa ricerca che state conducendo,
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finanziata dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca,
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state cercando di ricostruire quello è che successo in mare, con quali risorse?
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Sicuramente avete delle risorse tecniche, state facendo un'indagine?
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(Heller) Oggi un incidente lascia moltissime tracce:
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le testimonianze dei sopravvissuti, se ce ne sono,
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molti migranti chiedono aiuto telefonicamente ai loro familiari.
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Così come esiste tutta una serie di altri elementi che può essere utilizzata, come le immagini satellitari
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che ci possono permettere di capire quali sono le barche, le navi, che si trovavano
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in prossimità di un'imbarcazione
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(Habay) Perché in realtà si cerca di ricostruire questo contesto? Qual è il motivo?
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Può essere utile per determinare le responsabilità?
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(Heller) In 20 anni ci sono stati più di 14.000 morti
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solo in prossimità delle frontiere marittime del Mediterraneo,
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questi sono i casi documentati, naturalmente sono molti di più
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e nessuno risponde di questi morti
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Nel 2011 c'è stata una svolta
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con l'intervento militare della NATO in Libia
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condiviso da numerose associazioni che dissero:
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"C'è stato un record di morti nel Mediterraneo centrale quest'anno,
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quando uno spiegamento di più di 40 navi della NATO sono state impiegate al largo delle coste libiche,
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esattamente nella zona in cui sono avvenute tutte queste morti".
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In quel contesto abbiamo condotto un'indagine sulla nave che è stata lasciata a Tripoli
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il 27 marzo 2011
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e che solo dopo 24 ore si è ritrovata in una situazione di disagio
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e senza carburante
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ed è andata alla deriva per 14 giorni nella zona sorvegliata dalla NATO
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che doveva essere, ancora una volta, in quel momento, probabilmente,
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la zona marittima più sorvegliata al mondo.
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Le autorità italiane, maltesi, la NATO, erano tutte consapevoli della situazione.
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Malgrado il fatto che ci fossero state due ricognizioni da parte di un elicottero con la scritta "army",
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la metà delle persone a bordo erano già morte,
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i passeggeri si trovavano alla deriva vicino a una grande nave militare
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il cui equipaggio si è limitato a fare una foto prima di abbandonarli al loro destino.
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Alla fine solo 9 persone sono riuscite a sopravvivere, su 72 passeggeri.
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Il rapporto che è stato redatto a proposito di questa tragedia, di questo naufragio,
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è stato il motivo per una denuncia nei confronti dei differenti Stati implicati nell'operazione in Libia.
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E' stata la prima volta in cui si è potuta determinare la responsabilità diretta per queste morti
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al di fuori, ancora una volta, della grande responsabilità politica
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dell'Unione Europea e degli Stati al sud del Mediterraneo.
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Stiamo cercando di indagare anche su altri naufragi in quei luoghi.
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E stiamo seguendo da vicino anche i recenti incidenti che sono avvenuti in questi giorni a Lampedusa.
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(Voci - in arabo)
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(voce non identificata) Eccoci a Gebel Achmad, è un quartiere popolare, molto popolare, di Tunisi
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dove c'erano una ventina di ragazzi che si sono imbarcati insieme sul barcone
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la loro richiesta di aiuto è stata sentita
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e adesso andiamo a incontrare le loro famiglie che ancora si interrogano su ciò che successe quel giorno.
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(voci in arabo)
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(Bensmida) Mi chiamo Mohamed Bensmida.
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Sono il padre di Ahmed Bensmida che è naufragato il 6 settembre 2012
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(parole arabe) a 17 anni.
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(Interprete) Suo figlio, all'età di 17 anni, ha voluto fare come i suoi amici del quartiere,
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per poter aver una vita migliore, per cambiare la propria vita
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così, tutto a un tratto, è partito.
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(Bensmida?) --
(Habay?) 136 persone a bordo?
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(Bensmida?) Sì. Ma quando sono arrivati, 80 risultarono dispersi.
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(Habay) Che cosa è successo? Si è saputo?
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(Bensmida) Si dice che la barca si è spaccata, ma (continua in arabo)
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(Interprete) Lo scenario non è chiaro su cosa sia accaduto.
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(Interprete + Bensmida in arabo) Non sono certi di ciò che sia successo realmente.
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Gli amici di suo figlio hanno detto di aver visto il figlio nuotare, di averlo visto coi loro occhi.
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Stava calando la notte, quindi dopo non sono riusciti a vedere più niente.
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E' assurdo che una donna incinta riesca ad arrivare a nuoto
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e che gli altri non ci riescano, che muoiano così.
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(Bensmida?) Questo non è vero. Voglio altre spiegazioni.
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(Habay) Se fosse riuscito ad arrivare in Italia, sarebbero arrivate sue notizie,
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o sarebbe stato registrato dalle autorità?
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(Interprete + Bensmida in arabo) Dice che sta vivendo nell'illusione
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perché ha sentito che ci sono delle persone che sono arrivate sulla costa
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e altre che sono in prigione
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Ciò che fa stare male è l'illusione e la vaghezza.
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(Bensmida) Hanno ricevuto la chiamata di soccorso, Italia Ouini(?) che hanno lanciato la chiamata di soccorso
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(Interprete) Sono il governo italiano e quello tunisino che sono implicati in questo naufragio
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perché chi riceve una chiamata di soccorso, ha detto,
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normalmente deve rispondere, invece non hanno risposto.
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(Zwaoui) (parla in arabo)
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(Interprete) Ha detto che si chiama Samia Zwaoui(?).
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Suo figlio è Bachlis Kilini(?)
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suo figlio è scomparso dopo il 6 settembre 2012.
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(Interprete + Zwaoui in arabo) Lei aveva --
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dei 56 sopravvissuti, che le hanno raccontato che lo scafo è affondato.
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L'amico di suo figlio le ha dato un messaggio in cui diceva
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che ha visto prendere il suo bambino dalla polizia italiana al porto di Palermo.
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(Habay) Bene. Quindi pensa che suo figlio sia ancora vivo?
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(Zwaoui) (parla in arabo)
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(Interprete) Lei ha il presentimento che suo figlio sia vivo.
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(Zwaoui e l'interprete parlano in arabo)
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(Interprete) Lei ha ricevuto una chiamata telefonica dal numero doppio zero +44
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qualcuno le ha detto "ciao" più volte
(Habay) E' l'Inghilterra.
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(Interprete) +44 non so se sia l'identificativo del paese, ma comunque si tratta di qualcuno che --
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perché erano passati cinque mesi e mezzo dal naufragio e lei sente che era suo figlio
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che voleva sentire la sua voce per assicurarsi se sua madre stesse bene o no.
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Lei ha provato a richiamare, ma la linea risultava occupata.
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(Zwaoui) (in arabo)
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(Interprete) Anche ieri ha cercato di richiamare.
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(Heller o Habay?) Ecco, abbiamo sentito queste storie.
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E' difficile farsi un'idea.
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Alcune di queste famiglie potrebbero essere ancora in una fase di rifiuto
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e si aggrappano, come spesso avviene nei casi di scomparsi
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a qualsiasi tipo di speranza.
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(chiamata alla preghiera; motore di autobus)
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(Annuncio) Prossima fermata, Vidy(?)
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(Habay) Siamo di nuovo in Svizzera, a Mont sur Lausanne
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andiamo verso la Protezione Civile, dove sono alloggiati alcuni richiedenti asilo.
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C'è un gruppo di ragazzi che ci aspetta
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e tra questi c'è un tunisino con il quale ho appuntamento
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parleremo con lui della traversata del Mediterraneo.
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(2 voci, in inglese e arabo?)
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(Interprete?) Sono arrivate 300 persone con un barcone
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(Uomo) (in arabo)
(Interprete) Sono venuti da Zarzis.
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E' una città sulla costa mediterranea. Hanno pagato 10.000 euro per venire qui.
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(Interprete + uomo in arabo) E' venuto dopo la rivoluzione del 2011.
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La sua domanda d'asilo in Italia è stata rifiutata.
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(Habay) E in Svizzera?
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(Interprete + uomo in arabo) Pure lei ha rifiutato la sua domanda d'asilo.
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Deve lasciare la Svizzera il 31 ottobre.
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(Habay) E pensi che per tutto questo ne sia valsa la pena,
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rischiare tanto, pagare 10.000 euro, rischiare di morire in mare?
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Vale la pena fare tutto questo? Sei pentito --
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(Interprete + uomo in arabo) Sì, sono pentito.
(Habay) Perché?
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(Interprete + uomo in arabo) E' deluso.
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E' venuto a cercare una vita migliore e ne ha trovata una peggiore, lui è in un bunker.
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(Canzone araba)
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(Interprete?) "Sono rimasto da solo nel mio esilio, soffro e non ho fortuna".
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Queste sono le parole della canzone.
(canzone araba)
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(sigla di "15 minuti")
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(Giornalista) Puoi riascoltare il servizio su www.rtsinfo.ch)