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Davide: Ciao a tutti e benvenuti su Podcast
Italiano. Questo video è molto speciale,
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so che lo dico sempre, ma lo è davvero questa
volta perché abbiamo delle persone fantastiche.
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Siamo in un posto fantastico, ovvero al Polyglot
Gathering in Polonia, un evento per poliglotti
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e amanti di lingue e sono riuscito a mettere
insieme un gruppo di persone che parlano dialetti
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italiani. La cosa divertente è che non sono
però tutti italiani. Direi che potete presentarvi
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partendo da...
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Mario: Ciao a tutti, sono Mario e vengo dalla
provincia di Salerno. E sono cresciuto, un
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po’ come la maggior parte delle persone
che vivono lì, con l'italiano e con il napoletano.
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Studio lingue, sono appassionato di lingue
e lavoro con le lingue e anche per questo
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sono qui. [Quindi mi fa piacere essere qui
con voi e parlare un po' di napoletano. Ora
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passo la parola a Hugues].
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Hugues: [Grazie davvero, "guaglione"]. Quindi
sono nato in Belgio, dove ho vissuto per 25
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anni e quindi in pratica sono atterrato un
po’ per caso a Napoli, dopo 25 anni che
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ho vissuto in Belgio, e mi sono reso conto
che il napoletano era assolutamente necessario
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a Napoli per sopravvivere. Dopodiché sono
andato nel Salento, dove ho imparato anche
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il salentino, perché là, anche, c'è molto
bisogno di… di potersi esprimere nel dialetto.
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Elisa: Ciao a tutti, sono Elisa, sono di Napoli,
anche io sono cresciuta parlando solo italiano
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e a 16 anni ho deciso che lo volevo assolutamente
imparare perché andavo con mia nonna da qualche
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parte e la gente parlava anche il napoletano,
io non capivo una parola e facevo così. Quindi
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mi sono impegnata e adesso lo capisco benissimo.
Non posso dire di essere, diciamo… di avere
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un livello C2 di… di napoletano, anzi, lo
parla meglio lui, il napoletano, di me, però
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mi piace assai.
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Edoardo: Ciao a tutti. Mi chiamo Edoardo,
sono salentino della provincia di Lecce. Per
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me il salentino è una lingua che io considero
come l'italiano, una delle mie due lingue
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madri. [Siamo qui al Polyglot Gathering tutti
quanti in Polonia. Per me è stata la prima
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volta che ho trovato una persona che non è
salentina, non viene dal Salento, ma parla
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salentino meglio di me.]
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Davide: Ma secondo me lui non è… non è
belga.
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Edoardo: [È possibile.]
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Nikola: [Ciao, sono Nikola, in questo video
rappresento il dialetto milanese del lombardo.
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Il milanese non è la mia lingua madre, sono
polacco.] Ho imparato il milanese a casa.
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Purtroppo non ho avuto un’opportunità di
usarlo in vivo in Lombardia o in Milano. Ma
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sempre dico che tra tutte le lingue che ho
imparato nella mia vita, il processo di apprendimento
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del lombardo era (è stato) uno dei… di
tre più interessanti che mi hanno formato
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come poliglòtta.
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Davide: Spesso questa è anche una preoccupazione
che molti stranieri hanno, cioè: “Vengo
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in Italia e tutti mi parleranno in dialetto.
Quindi come farò?” La mia risposta tipica
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è no, non devi preoccuparti, perché alla
fine tutti sanno l'italiano. Però tu mi dici
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invece che per te è stato fondamentale imparare
il napoletano, quindi rispondimi tu.
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Hugues: Allora in pratica io ho fatto l'università
in Belgio, quindi io, diciamo, ho imparato
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l'italiano molto, molto standard. Quindi è
vero che sapevo molto bene l'italiano, sapevo
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coniugare molto bene, conoscevo il congiuntivo
che a Napoli nessuno conosce, per esempio.
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Elisa: Però in napoletano c’è, “tenisse”.
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Hugues: Sì, va bene. Non dico che non mi
capivano, però tipo parlavo in italiano e
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mi rispondevano in napoletano, quindi è una
cosa un po’ scioccante all'inizio, però
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ci fai l'orecchio, ci fai l'abitudine. E se
per esempio una persona è completamente straniera
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e sa parlare solo l'italiano, comunque sei
benvoluto, se ben accetto, ti rispondono anche
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in italiano, fanno lo sforzo, voglio dire.
Quindi io credo che l'Italia è molto particolare
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per questo e questo non me l'hanno insegnato
all'università, per esempio.
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Davide: Però come l'hai imparato esattamente?
Parlando per strada, hai trovato delle risorse?
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Hugues: Allora mi sono interfacciato col napoletano
direttamente per le strade a Napoli, non avevo
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altra scelta, quindi o sopravvivere o morire.
I primi giorni erano un po’ tragici che
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arrivavo lì con l'italiano e tutti parlavano
napoletano attorno a me. E allora ho cominciato
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a dire “Ma… forse è il caso che lo imparo,
ma in fretta, in fretta, in fretta”. E quindi…
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Davide: Ampress ampress.
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Hugues: Ampress ampress, hai ritt buono (“hai
detto bene”). E uguale col salentino, perché
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anche in Salento, per esempio, sono stato
confrontato ai nonni, alle persone anziane
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che proprio, di getto, così ti parlano dialetto
e quindi anche lì ho dovuto assimilare subito.
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E quindi è una cosa che sì, ha una certa
importanza. Però è anche importante imparare
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che si può vivere in Italia con l'italiano,
ecco. Però, diciamo, c’è un'altra sfaccettatura
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che sei molto più dentro il contesto sociale
se parli il dialetto, ecco.
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Davide: No, secondo me dipende molto anche
da… da dove vai. Sicuramente a Napoli e
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nel Salento sono ancora molto vivi e molto
usati. Cioè, a Torino, a Milano non ci sarebbe
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alcun bisogno.
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Elisa: Volevo aggiungere che, visto che lui
il napoletano lo parla meglio di me io però
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posso dire che a Napoli diciamo sono sempre
sopravvissuta senza il napoletano, senza parlarlo
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e senza capirlo. Poi da 16 anni in poi ho
iniziato a capire tutto. Però non lo parlo.
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Cioè, non è che se io vado in un negozio
parlo il napoletano, e non ho nessun problema,
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quindi sicuramente dipende sia da dove vai,
ovviamente sia con chi parli… puoi sopravvivere.
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Ovviamente, diciamo così che più tempo rimani
a Napoli, più ti fa comodo, per lo meno capire
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qualche cosa, questo sicuramente. E poi la
cosa tanto carina del napoletano è che ha
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tante espressioni divertenti, quindi non sapere
il napoletano o non capirlo per lo meno [significa
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che] ti perdi una parte della bellezza, diciamo,
della città perché ti potresti fare 1000
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risate in più conoscendolo o capendolo. Però,
diciamo, si può sopravvivere anche senza,
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ci si può adattare come ci si adatta a qualunque
cosa.
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Davide: Io personalmente amo il napoletano,
soprattutto da quando l’ho sentito in due
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serie TV italiane di grande successo. Ed è
per questo che ti voglio parlare dello sponsor
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italiani (o di qualsiasi paese) di piattaforme
di streaming come Netflix, o in Italia abbiamo
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RaiPlay, Mediaset Play e così via. Sì, perché
dal tuo paese puoi accedere solo a una parte
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dei contenuti italiani, non a tutti i contenuti
disponibili in Italia… a meno che non usi
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Le due serie di cui ti parlavo sono Gomorra
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e l’Amica Geniale: sono entrambe quasi interamente
in napoletano e sono davvero ottime. La prima
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è accessibile su NowTV, la seconda su TimVision
(la prima stagione) e Raiplay (per le altre
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due).
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Davide: Invece Mario dici… cioè, tu l'hai
usato molto da piccolo, sei cresciuto con
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la lingua e adesso… con chi la usi? In che
contesti, in che situazioni?
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Mario: Beh, in realtà purtroppo non la uso
molto attualmente. Sono cresciuto con all'inizio
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il napoletano, però già nei miei primi anni
di vita mia madre mi ha quasi imposto [di
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usare l’italiano] e mi diceva [“non devi
parlare come un carrettiere].
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Hugues: Ti diceva [“Devi parlare bene"]?
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Mario: [Devi parlare bene...] Perché sì,
c'è questo stigma che il napoletano è la
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lingua dei non colti, della bassa… della
bassa società, diciamo. In realtà non è
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così, è semplicemente una lingua. Nella
mia famiglia quindi mio padre, mia madre e
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mio fratello hanno come lingua principale
il napoletano e come lingua secondaria l'italiano.
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A me è stato il contrario per volere di mia
madre. Quindi, da piccolo usavo il napoletano
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maggiormente con i miei amici, quando giocavamo
oppure a scuola o cose del genere e l'italiano
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a casa, con altre persone tipo i vicini di
casa che si rivolgono a me solo in italiano
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e tutta la mia famiglia in napoletano. Col
passare del tempo, però, si è imposto sempre
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di più l'italiano, soprattutto dopo le scuole
medie. Alle scuole medie usavo ancora un po’
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il napoletano, poi quando mi sono trasferito
all'estero sì, non ho più avuto veramente
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occasioni di usare il napoletano, quindi non
lo uso molto purtroppo.
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Davide: Edoardo, da te in Salento invece,
come ci diceva già Hugues, è abbastanza
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usato, tu lo usi… E c'è anche questo stigma?
Volevo chiederti, c'è questo stigma di cui
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ci parlavano relativamente a Napoli?
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Edoardo: Allora, per quanto riguarda l'uso,
sì, sicuramente, diciamo, non è una lingua
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in estinzione o una lingua che è difficile
da ascoltare… da sentire, da ascoltare.
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Diciamo però che in genere non è praticata,
appunto, come una lingua in cui “Ok, ora
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parlo in salentino e faccio tutto un discorso
intero in salentino”. Molto spesso magari
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si parla mischiando, no? Soprattutto, magari,
non lo so, si usano delle espressioni in salentino,
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perché magari non troviamo neanche un corrispettivo
che renda giustizia, no?, alla… all'emozione
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che vogliamo suscitare. Quindi magari in questo
senso è più colorato, è più colorito.
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Dipende molto anche dall'ambito, quindi se
parlo di, che ne so, università o di tecnologia,
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no?, magari può venire più naturale parlare
in italiano. Questo comunque prevalentemente
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fra i giovani. In determinati contesti in
cui ci sono persone invece più grandi di
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età, che ne so, dal barbiere, per esempio,
può capitare di sentire invece dei discorsi
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interi in salentino, no? O magari a casa della
nonna. Sì, ci sono degli spazi in cui uno
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sa, per esempio, Hugues penso che abbia approfittato
di questi contesti per avere sì, la possibilità
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di imparare la lingua. Per quanto riguarda
lo stigma, sicuramente non gode di un alto
-
prestigio. Forse negli ultimi anni, comunque,
la situazione è un po’ migliorata, nel
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senso che c'è stata una sorta di riscoperta
del valore della cultura locale, anche se
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sono convinto che in alcune famiglie, magari
quando il bambino dice una parola in salentino
-
o magari anche a scuola, magari la mamma o
la maestra, no?, tende a, diciamo, magari
-
non punire, però alzare…
-
Davide: La cosa del carrettiere…
-
Edoardo: Eh, credo che esista ancora, sì.
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Mario: Cioè, le situazioni di cui hai parlato
tu sono in Campania uguali, sì. Anche noi
-
mischiamo, anche noi sì, esprimiamo delle
cose in napoletano perché rende di più semplicemente,
-
sì.
-
Davide: Penso che sia così un po’ ovunque.
Anzi, c'è anche questo tema di cui parlavamo,
-
dell’italianizzazione dei dialetti, no?,
che diventano sempre più italianizzati e
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si usano alcune parole che non sono tradizionalmente
dialettali. Ok, Niko, volevo chiederti come
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hai fatto a imparare il lombardo, nel senso,
tu hai trovato anche dei parlanti con cui
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esercitarti? Quali risorse hai usato?
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Mario: Sicuramente ci sono le persone alle
quali non dà fastidio il fatto che imparano
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qualcosa, per esempio una lingua da varie
risorse, e ogni risorsa ha un suo approccio.
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Parole differenti, la grammatica anche differente.
E nel caso del lombardo è proprio così.
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Ci sono almeno tre standar… standardizzazioni
dell'ortografia, tanti dialetti, ovviamente,
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e volevo continuare solo con il dialetto milanese
usando solo le risorse che dicono “questo
-
è milanese”. Un'altra cosa: quella… questa
ortografia maledetta, perché l'ortografia,
-
quella classica nella quale scrivevano gli
artisti, per esempio, il più famoso Carlo
-
Porta, scriveva in una ortografia che si chiama
adesso la… l'ortografia classica, che però
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varia significativamente dalla… dall’ortografia
italiana. Quindi tante persone non usano questa
-
ortografia, tante persone scrivono all'italiana,
ma c'è una società, possiamo dire, che si
-
prende cura di questo dialetto, di questa
ortografia. Quindi c'è un… un dizionario
-
che… che hanno pubblicato che ho comprato
ed è la risorsa più meravigliosa (meglio:
-
più bella) per quanto riguarda il dialetto
milanese. Per me è molto importante perché
-
dato che ci sono tanti dialetti, chiedo a
qualcuno da un'altra città, un'altra cittadina
-
“Come si dice?” e mi darà una risposta
totalmente diversa. Per me è l’unica, l'unica
-
via. Scegliere un dialetto, scegliere la…
una risorsa che… di cui ti fidi e continuare
-
con questa.
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Davide: Ok, volevo solo chiederti, chiedervi
a tutti un motivo per cui i dialetti, le lingue
-
andrebbero preservate.
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Mario: [Io penso che l'Italia sia un unione
di vari popoli che parlano varie lingue diverse.
-
Ci siamo uniti insieme con l'italiano, come
lingua principale, ma questo non significa
-
che non abbiamo una cultura propria, che non
abbiamo differenze, che non abbiamo un altro
-
stile di vita. Ci sono tante differenze tra
nord e sud, secondo me, e non solo. Pure nella
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stessa regione ci sono tante differenze. E
io penso che a volte si possano vedere queste
-
differenze proprio nella lingua regionale
che si parla lì. Quindi penso che sia come
-
uno specchio della cultura che c'è e che
c'era ancora di più prima che l'Italia divenisse
-
Italia.]
-
Hugues: [Però voglio dire che il napoletano
è una cosa molto importante, fa divertire
-
la gente, che pensi? Io penso che certi concetti
si esprimano molto meglio in napoletano. Quando
-
devi dire una cosa... ovviamente come diceva
Edoardo se devi parlare all'università, se
-
devi parlare di tecnologia non parlerai napoletano...
però diciamo che se devi parlare di cose
-
della vita normale è normale parlare napoletano.
È proprio un altro stile di vita, un'altra
-
maniera di parlare... ti senti più a casa,
come posso dire…]
-
Elisa: [Perché il napoletano ti fa divertire
e quando parli napoletano non ti senti mai
-
solo.]
-
Edoardo: [C'è un filosofo che disse che ogni
lingua che sai è un'anima che hai. E naturalmente
-
se ti rimane solo una lingua vuol dire che
hai perso un'anima. Oppure Wittgenstein diceva
-
"i limiti del mio mondo sono i limiti della
mia lingua". Più lingue sai più ti senti
-
ricco. Perdere una lingua vuol dire perdere
una cultura.]
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Nikola: [Ogni persona può avere la propria
ragione. Per me è semplicemente divertente
-
e interessante. Tutto lì.]
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Davide: Vi ringrazio davvero per questo…
questa bellissima testimonianza e applauso.
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Mario: [Grazie mille!]
-
Davide: [Grazie mille!]
-
Hugues: [Hai spaccato. hai spaccato, proprio.]
-
Davide: Grazie per aver visto il video. Mi
sono molto divertito a farlo. Ti lascio qui
-
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ospiti del video. Sono tutti coinvolti in
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ne parlo spesso, ma è un ottimo modo di ricevere
avvisi quando pubblico nuovi contenuti e per
-
rimanere aggiornato sul mio progetto. Trovi
il link sempre nella descrizione. Ti ricordo
-
infine dell'offerta di NordVPN, anche per
quel link in descrizione. Questo è tutto.
-
Grazie per l'attenzione e ci vediamo nel prossimo
video. Ciao!
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Hugues: Quindi questa è la tipica poesia
che dicono i bambini a Natale, come diceva
-
Eduardo, sono delle poesie che si imparano
ai (meglio: si insegnano ai) bambini, appunto,
-
per riscoprire un po’ il valore del dialetto.
Quindi…
-
[Le pittule cosa sono mi sai dire?
Un poco di farina in mezzo all’olio.
-
Ma il Natale non si può sentire
se mancano le pittule: il meglio!
-
Le pittule la sera di Natale
le frigge la mamma, io le mangio.
-
Sono belle calde e non mi fanno male
anche se qualcuna mi brucia in petto
-
Le pittule di Natale sono di casa
per i signori e per i pezzenti.
-
Le vedi tutte in tavola dentro il piatto di
portata
-
le mangiano i vecchi e i giovani.
La vuoi una pittula Bambin Gesù?
-
Altro non tengo sono piccolino.]
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Elisa: Che carino!