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Bryan Stevenson: Dobbiamo parlare di un'ingiustizia

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    È un onore incredibile per me.
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    Trascorro la maggior parte del tempo
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    in carcere, in prigione, nel braccio della morte.
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    Trascorro la maggior parte del tempo in comunità a bassissimo reddito
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    in quartieri popolari e in luoghi pieni di disperazione.
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    Essere qui a TED
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    e vedere gli stimoli, sentirli,
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    mi ha davvero dato una carica enorme.
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    Uno degli aspetti emersi durante la mia breve permanenza
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    è il fatto che TED ha un'identità,
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    e che qui si possono dire cose
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    che hanno un impatto sul mondo.
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    E talvolta, venendo da TED,
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    le cose assumono un significato e una forza
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    che altrimenti non hanno.
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    E lo dico perché credo che avere un'identità sia molto importante.
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    Abbiamo assistito a presentazioni fantastiche.
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    Credo che quello che abbiamo imparato è che
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    se siete un insegnante le vostre parole possono essere significative,
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    ma se siete un insegnante compassionevole
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    possono esserlo in maniera particolare.
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    Se siete un medico potete fare cose importanti,
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    ma se siete un medico premuroso potete fare molto di più.
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    Voglio parlarvi del potere dell'identità,
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    che in realtà non ho imparato
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    praticando la legge e facendo il lavoro che faccio,
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    ma che ho imparato da mia nonna.
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    Sono cresciuto in una casa,
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    la tipica casa afrocamericana
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    dominata da una matriarca,
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    e quella matriarca era mia nonna.
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    Era dura, era forte,
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    era potente.
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    In famiglia aveva sempre lei l'ultima parola.
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    Aveva quasi sempre anche la prima parola.
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    Era figlia di schiavi.
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    I suoi genitori erano nati in schiavitù in Virginia verso il 1840.
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    Lei era nata intorno al 1880,
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    e l'esperienza della schiavitù
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    ha determinato la sua maniera di vedere il mondo.
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    Mia nonna era dura, ma era anche affettuosa.
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    Quando da bambino andavo da lei,
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    lei mi veniva incontro, e mi dava di quegli abbracci!
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    E mi stringeva così forte che respiravo a malapena
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    e poi mi lasciava andare.
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    E un'ora o due dopo, se la vedevo,
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    sembrava che mi dicesse: "Bryan, senti che ti sto ancora abbracciando?"
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    Se dicevo "No", mi stringeva di nuovo
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    e se dicevo, "Si" mi lasciava in pace.
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    Aveva questa qualità
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    per cui le si voleva sempre stare vicino.
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    L'unica cosa complicata era che aveva 10 figli.
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    Mia madre era la più giovane di 10 bambini.
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    Qualche volta, quando trascorrevo del tempo con lei,
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    era difficile strapparle tempo e attenzione.
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    I miei cugini correvano in giro dappertutto.
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    E ricordo all'età di 8 o 9 anni,
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    di essermi alzato una mattina, essere andato in salotto,
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    dove tutti i miei cugini correvano in giro,
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    e mia nonna era seduta dall'altra parte della stanza
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    a fissarmi.
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    All'inizio ho pensato che stessimo facendo un gioco.
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    La guardavo e lei mi sorrideva,
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    ma era molto seria.
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    15 o 20 minuti dopo,
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    si alzò, attraversò la stanza,
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    mi prese per mano
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    e disse: "Forza Bryan. Facciamo una chiacchierata."
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    E me lo ricordo come se fosse ieri.
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    Non lo dimenticherò mai.
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    Mi portò sul retro e disse: "Bryan, voglio dirti una cosa,
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    ma non dire a nessuno che te l'ho detto."
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    "Ok, nonna."
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    Promettimi che non lo farai." "Certo", le dissi.
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    Poi mi fece sedere, mi guardò
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    e disse: "Voglio che tu sappia
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    che ti sto osservando."
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    "Credo che tu sia speciale.", mi disse.
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    "Credo che tu possa fare tutto quello che desideri."
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    Non lo dimenticherò mai.
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    E poi disse: "Voglio che tu mi prometta tre cose, Bryan."
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    "Ok, nonna."
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    "La prima cosa che voglio che tu prometta
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    è che amerai sempre la tua mamma."
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    "È la mia bambina,
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    e devi promettermi adesso che ti prenderai sempre cura di lei."
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    Adoravo mia madre, quindi le dissi: "Certo nonna. Lo farò."
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    Poi mi disse: "La seconda cosa che voglio che tu mi prometta
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    è che farai sempre la cosa giusta
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    anche quando la cosa giusta è la più difficile."
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    Ci pensai su, poi dissi: "Sì nonna. Lo farò."
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    "La terza cosa è che voglio che tu mi prometta
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    che non berrai mai una goccia di alcolici."
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    (Risate)
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    Avevo nove anni, quindi dissi: "Sì nonna. Lo farò."
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    Sono cresciuto nel Sud rurale del paese,
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    e ho un fratello di un anno maggiore di me e una sorella minore di un anno.
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    Un giorno, quando avevo 14 o 15 anni
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    mio fratello tornò a casa con un pacco da 6 birre--
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    non so dove l'avesse trovato--
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    e ci prese, me e mia sorella, e ci portò nei boschi.
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    Eravamo là per fare le solite cose folli.
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    Lui sorseggiò un po' di birra e ne diede un po' a mia sorella,
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    poi la offrì a me.
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    Io dissi: "No, no, no. Non fa niente. Andate pure avanti. Non voglio la birra."
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    Mio fratello mi disse: "Dai. Oggi facciamo questo; tu fai sempre quello che facciamo.
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    Io ne ho bevuta un po', tua sorella ne ha bevuta un po'. Bevila anche tu."
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    Io dissi, "No, non credo che sia giusto. Fate voi. Fate voi."
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    Allora mio fratello iniziò a fissarmi:
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    "Cosa c'è che non va? Bevi un po' di birra."
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    Poi mi guardò intensamente e disse:
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    "Oh, spero che tu non sia ancora ossessionato
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    da quella chiacchierata con la nonna."
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    (Risate)
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    "Di cosa stai parlando?" gli chiesi.
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    "Oh, la nonna dice a tutti i suoi nipoti quant sono speciali" mi rispose.
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    (Risate)
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    Ero devastato.
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    (Risate)
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    E vi confesserò una cosa.
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    Vi confesserò una cosa che probabilmente non dovrei dirvi.
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    So che verrà trasmesso dappertutto.
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    Ma ho 52 anni,
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    e ammetto
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    di non aver mai toccato una goccia d'alcol.
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    (Applausi)
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    Non lo dico perché penso che sia virtuoso;
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    lo dico perché c'è potere nell'identità.
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    Creando la tipologia giusta di identità,
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    possiamo dire delle cose al mondo intorno a noi,
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    cose che per il mondo non hanno senso.
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    Possiamo portarlo a fare cose
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    che non pensa di poter fare.
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    Ripensando a mia nonna,
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    è ovvio che pensasse che tutti i suoi nipoti fossero speciali.
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    Mio nonno era in prigione durante il proibizionismo.
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    I miei zii sono morti di malattie legate all'alcol.
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    E queste erano cose su cui lei pensava dovessimo impegnarci.
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    Io ho tentato di dire qualcosa
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    sul nostro sistema di giustizia penale.
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    Questo paese oggi è molto diverso
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    da come era 40 anni fa.
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    Nel 1972, c'erano 300 000 persone in carceri e prigioni.
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    Oggi, ce ne sono 2,3 milioni.
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    Gli Stati Uniti oggi hanno il tasso di incarcerazione
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    più alto del mondo.
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    Abbiamo 7 milioni di persone in libertà vigilata e in libertà condizionata.
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    L'incarcerazione di massa, a mio giudizio,
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    ha cambiato profondamente il nostro mondo.
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    Il risultato di tutto questo
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    sono la disperazione,
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    l'assenza di speranza,
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    nelle comunità povere, nelle comunità di colore.
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    Un uomo di colore su tre
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    tra i 18 e i 30 anni
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    è in carcere, in prigione, in libertà vigilata o condizionata.
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    Nelle comunità urbane in tutto il paese --
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    Los Angeles, Philadelphia, Baltimora, Washington --
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    il 50 - 60% di tutti i giovani maschi di colore
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    sono in carcere o in prigione o in libertà vigilata o condizionata.
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    Il nostro sistema non prende forma solo
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    da una visione distorta della razza
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    ma anche da una visione distorta della povertà.
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    Abbiamo un sistema giudiziario in questo paese
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    che vi tratta molto meglio
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    se siete ricchi e colpevoli piuttosto che poveri e innocenti.
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    La ricchezza, non la colpevolezza,
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    determina il risultato.
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    Eppure, noi sembriamo sentirci a nostro agio.
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    La politica della paura e della rabbia
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    ci ha fatto credere
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    che questi problemi non sono i nostri.
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    Abbiamo perso di vista la connessione.
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    Secondo me è interessante.
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    Stiamo vedendo alcuni sviluppi interessanti nel nostro lavoro.
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    Il mio stato, l'Alabama, così come altri stati,
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    vi priva dei diritti civili in via definitiva
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    se siete stati condannati penalmente.
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    Oggi in Alabama
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    il 34% della popolazione di colore maschile
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    ha perso definitivamente il diritto di voto.
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    Siamo proiettati verso altri 10 anni
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    in cui il livello di perdita dei diritti civili
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    sarà alto tanto quanto
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    prima del passaggio della legge sul diritto di voto.
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    E, il tutto, in un silenzio tombale.
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    Io rappresento i bambini.
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    Molti dei miei clienti sono molto giovani.
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    Gli Stati Uniti sono l'unico paese al mondo
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    dove condanniamo un bambino di 13 anni
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    a morire in prigione.
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    In questo paese abbiamo l'ergastolo senza la condizionale per i bambini.
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    E in realtà c'è una controversia in corso.
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    Il solo paese al mondo.
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    Io rappresento le persone nel braccio della morte.
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    È interessante, la questione della pena di morte.
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    In qualche modo, ci hanno insegnato a pensare
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    che la questione da porsi sia
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    se la gente merita di morire per i crimini che ha commesso.
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    Ed è una domanda sensata.
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    Ma si può vedere sotto un'altra ottica:
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    come siamo messi rispetto all'identità.
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    L'altro modo di considerarla
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    non è se le persone meritano di morire per i crimini che hanno commesso,
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    ma se noi meritiamo di uccidere.
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    E' una questione coinvolgente.
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    La pena di morte negli Stati Uniti viene definita per errore.
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    Ogni nove persone giustiziate,
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    è stata identificata una persona innocente
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    che è stata scagionata e rilasciata dal braccio della morte.
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    Un tasso di errore sbalorditivo --
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    una persona su nove è innocente.
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    Voglio dire, è affascinante.
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    Nell'aeronautica non lasceremmo mai volare la gente sugli aerei
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    se ogni nove aerei che decollano
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    uno cadesse.
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    Ma in qualche modo non ci lasciamo coinvolgere da questo problema.
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    Non è un nostro problema.
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    Non è responsabilità nostra.
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    Non è la nostra lotta.
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    Parlo molto di questi problemi.
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    Parlo di razza, e della questione
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    di meritare o meno di uccidere.
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    Ed è interessante, quando insegno ai miei studenti la storia afroamericana,
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    racconto loro della schiavitù.
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    Racconto loro del terrorismo,
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    l'era che è iniziata alla fine della ricostruzione
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    dopo la Seconda Guerra Mondiale.
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    Non ne sappiamo molto.
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    Ma per gli Afroamericani in questo paese,
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    era un'era definita dal terrore.
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    In molte comunità, la gente aveva paura di essere linciata.
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    Si preoccupavano dei bombardamenti.
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    La minaccia del terrore ha determinato le loro vite.
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    E queste persone più anziane oggi vengono da me
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    e mi dicono: "Sig. Stevenson, Lei tiene conferenze, fa discorsi;
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    dica alla gente di smettere di pensare
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    che l'11 settembre è la prima volta nella nostra storia in cui abbiamo a che fare
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    col terrorismo".
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    E continuano: "No, dica loro che siamo cresciuti col terrorismo."
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    A quell'era di terrorismo, certo,
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    sono seguite la segregazione
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    e decenni di subordinazione razziale
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    e apartheid.
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    Eppure, in questo paese abbiamo una dinamica
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    per cui non ci piace parlare dei nostri problemi.
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    Non ci piace parlare della nostra storia.
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    E per questo motivo, non abbiamo capito veramente
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    il significato delle cose che abbiamo fatto storicamente.
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    Ci scontriamo continuamente.
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    Creiamo continuamente tensione e conflitti.
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    È difficile parlare di razza,
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    e credo sia perché non siamo disposti ad impegnarci in un processo
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    di riconoscimento di verità e di riconciliazione.
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    In Sudafrica, la gente ha capito
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    che non poteva vincere l'apartheid
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    senza un impegno nella verità e nella riconciliazione.
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    In Ruanda, anche dopo il genocidio, c'è stato un impegno,
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    ma in questo paese non ci siamo ancora arrivati.
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    Ho tenuto delle lezioni in Germania sulla pena di morte.
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    È stato appassionante
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    perché una studentessa si è alzata a fine presentazione
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    e ha detto: "È molto preoccupante
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    sentire quello che sta dicendo."
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    Noi non abbiamo la pena di morte in Germania.
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    E certo, non potremmo mai avere la pena di morte in Germania."
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    È sceso il silenzio nella stanza,
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    e la donna ha proseguito:
  • 10:30 - 10:33
    "È fuori discussione, con la nostra storia,
  • 10:33 - 10:35
    che ci si possa far coinvolgere
  • 10:35 - 10:37
    in un assassinio sistematico di esseri umani.
  • 10:37 - 10:41
    Per noi sarebbe inconcepibile
  • 10:41 - 10:43
    giustiziare persone,
  • 10:43 - 10:46
    deliberatamente e intenzionalmente."
  • 10:46 - 10:48
    Io ci ho pensato.
  • 10:48 - 10:50
    Come ci si sentirebbe
  • 10:50 - 10:52
    a vivere in un mondo
  • 10:52 - 10:55
    dove la Germania giustiziava le persone,
  • 10:55 - 10:57
    in particolare se erano preminentemente ebrei?
  • 10:57 - 10:59
    Non potrei sopportarlo.
  • 10:59 - 11:01
    Sarebbe inconcepibile.
  • 11:01 - 11:03
    Eppure, in questo paese,
  • 11:03 - 11:05
    negli stati del Vecchio Sud,
  • 11:05 - 11:07
    giustiziamo le persone --
  • 11:07 - 11:09
    dove la probabilità di essere condannati a morte è 11 volte più alta
  • 11:09 - 11:11
    se la vittima è bianca piuttosto che di colore,
  • 11:11 - 11:13
    22 volte più alta
  • 11:13 - 11:15
    se il difensore è di colore e la vittima è bianca --
  • 11:15 - 11:17
    proprio in quegli stati in cui sono sepolti
  • 11:17 - 11:19
    i corpi delle persone linciate.
  • 11:19 - 11:23
    Eppure noi non cogliamo la connessione.
  • 11:23 - 11:27
    Credo che la nostra identità sia a rischio.
  • 11:27 - 11:30
    Quando non ci interessiamo minimamente
  • 11:30 - 11:33
    di queste difficoltà,
  • 11:33 - 11:35
    gli aspetti positivi ed edificanti
  • 11:35 - 11:38
    rimangono comunque coinvolti.
  • 11:38 - 11:40
    Ci piace l'innovazione.
  • 11:40 - 11:43
    Ci piace la tecnologia. Ci piace la creatività.
  • 11:43 - 11:45
    Ci piace l'intrattenimento.
  • 11:45 - 11:47
    Ma alla fine,
  • 11:47 - 11:49
    queste realtà
  • 11:49 - 11:52
    sono offuscate dalla sofferenza,
  • 11:52 - 11:54
    dall'abuso, dalla degradazione,
  • 11:54 - 11:56
    dalla marginalizzazione.
  • 11:56 - 11:58
    E secondo me è necessario
  • 11:58 - 12:00
    integrare le due cose.
  • 12:00 - 12:02
    Perché in fin dei conti stiamo parlando
  • 12:02 - 12:04
    del bisogno di avere più fiducia,
  • 12:04 - 12:07
    di essere più impegnati, più attenti
  • 12:07 - 12:10
    alle sfide di base del vivere in un mondo complesso.
  • 12:10 - 12:13
    E per me questo significa
  • 12:13 - 12:15
    dedicare tempo a pensare e a parlare
  • 12:15 - 12:18
    dei poveri, degli emarginati,
  • 12:18 - 12:20
    di coloro che non verranno mai a TED.
  • 12:20 - 12:22
    Pensare a loro in modo che vengano
  • 12:22 - 12:24
    integrati nelle nostre vite.
  • 12:24 - 12:28
    In fondo, sapete, dobbiamo tutti credere a cose che non abbiamo visto.
  • 12:28 - 12:32
    Lo facciamo. Per quanto possiamo essere razionali, legati all'intelligenza.
  • 12:32 - 12:34
    Innovazione, creatività,
  • 12:34 - 12:36
    sviluppo, non vengono solo
  • 12:36 - 12:38
    dalle idee che abbiamo in mente.
  • 12:38 - 12:41
    Vengono dalle idee della nostra mente
  • 12:41 - 12:43
    alimentate anche
  • 12:43 - 12:45
    dalle convinzioni del cuore.
  • 12:45 - 12:47
    Ed è la connessione mente-cuore
  • 12:47 - 12:49
    che credo ci costringa
  • 12:49 - 12:51
    non solo a prestare attenzione
  • 12:51 - 12:54
    a ciò che è splendido e brillante,
  • 12:54 - 12:57
    ma anche a ciò che è oscuro e difficile.
  • 12:57 - 13:00
    Vaclav Havel, il grande leader ceco, ne ha parlato:
  • 13:00 - 13:03
    "Quando eravamo nell'Europa dell'Est e avevamo a che fare con l'oppressione,
  • 13:03 - 13:05
    volevamo di tutto,
  • 13:05 - 13:07
    ma quello di cui più avevamo bisogno era la speranza,
  • 13:07 - 13:09
    un orientamento dello spirito,
  • 13:09 - 13:11
    la volontà di essere talvolta in luoghi senza speranza
  • 13:11 - 13:13
    ed essere testimoni."
  • 13:13 - 13:15
    Quell'orientamento dello spirito
  • 13:15 - 13:18
    è al centro di ciò in cui credo
  • 13:18 - 13:20
    le comunità TED
  • 13:20 - 13:22
    dovrebbero impegnarsi.
  • 13:22 - 13:24
    Esiste una connessione
  • 13:24 - 13:27
    nella tecnologia e nel design
  • 13:27 - 13:29
    che ci permetterà di essere totalmente umani
  • 13:29 - 13:32
    fino a quando presteremo attenzione alla sofferenza,
  • 13:32 - 13:35
    alla povertà, all'esclusione, all'ingiustizia, all'iniquità.
  • 13:35 - 13:37
    Ora vi avverto
  • 13:37 - 13:39
    che questo tipo di identità
  • 13:39 - 13:42
    è un'identità molto più impegnativa
  • 13:42 - 13:44
    di quelle che non danno peso a queste cose.
  • 13:44 - 13:46
    Lo capirete.
  • 13:46 - 13:49
    Ho avuto il grande privilegio, da giovane avvocato, di conoscere Rosa Parks.
  • 13:49 - 13:52
    La Signora Parks tornava a Montgomery di tanto in tanto,
  • 13:52 - 13:54
    per incontrare un paio delle sue più care amiche,
  • 13:54 - 13:56
    queste signore anziane,
  • 13:56 - 13:58
    Johnnie Carr, organizzatrice
  • 13:58 - 14:00
    del boicottaggio dei bus a Montgomery --
  • 14:00 - 14:02
    straordinaria donna afroamericana --
  • 14:02 - 14:04
    e Vrigina Durr, una donna bianca,
  • 14:04 - 14:06
    il cui marito, Clifford Durr, rappresentava il Dott. King.
  • 14:06 - 14:09
    Queste donne si riunivano per parlare.
  • 14:09 - 14:11
    Di tanto in tanto la Signora Carr mi chiamava,
  • 14:11 - 14:14
    e diceva: "Bryan, la Signora Parks viene in città. Ci riuniamo per parlare.
  • 14:14 - 14:16
    Vuoi venire ad ascoltare?"
  • 14:16 - 14:18
    E io dicevo, "Sissignora, certo."
  • 14:18 - 14:20
    E lei: "Cosa farai quando arrivi qui?"
  • 14:20 - 14:22
    Io dicevo, "Ascolterò".
  • 14:22 - 14:24
    E andavo là solo ad ascoltare.
  • 14:24 - 14:26
    Era così stimolante e mi dava molta forza.
  • 14:26 - 14:29
    Una volta ero là ad ascoltare queste donne parlare,
  • 14:29 - 14:31
    e dopo un paio d'ore la Signora Parks si girò verso di me
  • 14:31 - 14:34
    e mi disse: "Bryan, dimmi cos'è la Equal Justice Initiative.
  • 14:34 - 14:36
    Raccontami cosa stai cercando di fare."
  • 14:36 - 14:38
    E ho cominciato a raccontare.
  • 14:38 - 14:40
    Ho detto: "Stiamo cercando di combattere l'ingiustizia.
  • 14:40 - 14:42
    Stiamo cercando di aiutare le persone condannate per errore.
  • 14:42 - 14:44
    Stiamo cercando di affrontare pregiudizi e discriminazione
  • 14:44 - 14:46
    nell'amministrazione della giustizia penale.
  • 14:46 - 14:49
    Cerchiamo di porre fine alle sentenze senza libertà condizionata per i bambini.
  • 14:49 - 14:51
    Stiamo cercando di fare qualcosa contro la pena di morte.
  • 14:51 - 14:53
    Stiamo cercando di ridurre la popolazione carceraria.
  • 14:53 - 14:55
    Stiamo cercando di porre un termine all'incarcerazione di massa".
  • 14:55 - 14:57
    Le ho fatto tutto il discorso e quando ho finito mi ha guardato
  • 14:57 - 15:00
    e ha detto:"Mmm mmm mmm.
  • 15:00 - 15:03
    Tutto questo ti stancherà da morire."
  • 15:03 - 15:05
    (Risate)
  • 15:05 - 15:07
    Ed è allora che la Signora Carr si è sporta in avanti, mi ha messo un dito sul viso,
  • 15:07 - 15:13
    e ha detto: "Ecco perché devi essere molto, molto coraggioso."
  • 15:13 - 15:16
    E credo veramente che la comunità TED
  • 15:16 - 15:18
    debba essere più coraggiosa.
  • 15:18 - 15:20
    Dobbiamo trovare il modo
  • 15:20 - 15:22
    di affrontare queste sfide,
  • 15:22 - 15:24
    questi problemi, questa sofferenza.
  • 15:24 - 15:27
    Perché, dopo tutto, la nostra umanità dipende
  • 15:27 - 15:29
    dall'umanità di tutti noi.
  • 15:29 - 15:31
    Ho imparato cose molto semplici facendo il lavoro che faccio.
  • 15:31 - 15:33
    Mi ha insegnato cose molto semplici.
  • 15:33 - 15:36
    Sono arrivato a capire e a credere
  • 15:36 - 15:38
    che ognuno di noi
  • 15:38 - 15:40
    non sia da considerare solo in base alle cose peggiori che ha fatto.
  • 15:40 - 15:43
    Lo credo per ogni persona sulla Terra.
  • 15:43 - 15:46
    Se uno mente, non credo sia da ritenere esclusivamente un bugiardo
  • 15:46 - 15:48
    Credo che se qualcuno prende qualcosa che non gli appartiene,
  • 15:48 - 15:50
    non sia esclusivamente un ladro.
  • 15:50 - 15:53
    Anche se uccidi qualcuno, non sei esclusivamente un assassino.
  • 15:53 - 15:56
    E proprio per questo la dignità umana di base
  • 15:56 - 15:58
    deve essere rispettata per legge.
  • 15:58 - 16:00
    Credo anche
  • 16:00 - 16:02
    che in molte parti di questo paese,
  • 16:02 - 16:06
    e certamente in molte parti della Terra,
  • 16:06 - 16:08
    che l'opposto della povertà non sia la ricchezza.
  • 16:08 - 16:10
    Non lo credo.
  • 16:10 - 16:13
    Credo invece
  • 16:13 - 16:16
    che l'opposto della povertà sia la giustizia.
  • 16:16 - 16:19
    E infine, credo che,
  • 16:19 - 16:22
    nonostante il fatto che sia così drammatico
  • 16:22 - 16:24
    e così bello e così illuminante
  • 16:24 - 16:26
    e così stimolante,
  • 16:26 - 16:29
    alla fine non verremo giudicati dalla nostra tecnologia,
  • 16:29 - 16:32
    non verremo giudicati dal nostro design,
  • 16:32 - 16:35
    non verremo giudicati dal nostro intelletto o dalla ragione.
  • 16:35 - 16:38
    Alla fine, si giudica il carattere di una società,
  • 16:38 - 16:41
    non da come tratta i ricchi e i potenti e i privilegiati,
  • 16:41 - 16:43
    ma da come tratta i poveri,
  • 16:43 - 16:45
    i condannati, i detenuti.
  • 16:45 - 16:47
    Perché è in quel nesso
  • 16:47 - 16:50
    che si comincia a capire ciò che c'è di più profondo
  • 16:50 - 16:54
    nel nostro essere.
  • 16:54 - 16:56
    Qualche volta mi sbilancio. Terminerò con questa storia.
  • 16:56 - 16:58
    Qualche volta vado troppo lontano.
  • 16:58 - 17:00
    Mi stanco, come tutti.
  • 17:00 - 17:03
    Qualche volta le idee prendono il sopravvento sul nostro pensiero,
  • 17:03 - 17:05
    in maniera significativa.
  • 17:05 - 17:07
    Io rappresento questi ragazzi
  • 17:07 - 17:09
    che sono stati condannati a sentenze molto dure.
  • 17:09 - 17:12
    Vado in carcere a trovare il mio cliente di 13 o 14 anni,
  • 17:12 - 17:15
    che deve subire un processo come se fosse un adulto.
  • 17:15 - 17:17
    E comincio a pensare, com'è successo?
  • 17:17 - 17:19
    Come può un giudice trasformarvi
  • 17:19 - 17:21
    in qualcosa che non siete?
  • 17:21 - 17:24
    Il giudice lo considera un adulto, mentre io vedo il bambino.
  • 17:24 - 17:26
    Una sera sono rimasto sveglio fino a tardi e ho iniziato a pensare:
  • 17:26 - 17:28
    oddio, se il giudice può trasformarvi in qualcosa che non siete,
  • 17:28 - 17:30
    il giudice deve avere poteri magici.
  • 17:30 - 17:33
    Certo, Bryan, il giudice ha poteri magici.
  • 17:33 - 17:35
    Dovresti richiederli anche tu.
  • 17:35 - 17:37
    Visto che sono stato sveglio fino a tardi, e non riflettevo molto bene,
  • 17:37 - 17:39
    ho cominciato a lavorare su una mozione.
  • 17:39 - 17:42
    Avevo un cliente di 14 anni, un ragazzo nero, giovane e povero.
  • 17:42 - 17:44
    Ho cominciato a lavorare su questa mozione,
  • 17:44 - 17:46
    e l'inizio della mozione diceva: "Mozione
  • 17:46 - 17:48
    perché il mio cliente uomo, nero
  • 17:48 - 17:50
    venga trattato come un dirigente d'azienda
  • 17:50 - 17:52
    bianco di 75 anni."
  • 17:52 - 17:57
    (Applausi)
  • 17:57 - 17:59
    E ho messo nella mia mozione
  • 17:59 - 18:02
    che c'erano state accuse errate, e cattiva condotta della polizia e giudiziaria.
  • 18:02 - 18:04
    Si citava il fatto che non ci sia alcuna condotta in questa contea,
  • 18:04 - 18:06
    solo cattiva condotta.
  • 18:06 - 18:09
    Il mattino seguente, svegliandomi, ho pensato: ho sognato quella folle mozione,
  • 18:09 - 18:11
    o l'ho scritta veramente?
  • 18:11 - 18:13
    E con orrore ho scoperto che non solo l'avevo scritta
  • 18:13 - 18:15
    ma l'avevo mandata in tribunale.
  • 18:15 - 18:18
    (Applausi)
  • 18:18 - 18:21
    Dopo un paio di mesi,
  • 18:21 - 18:23
    me ne ero quasi dimenticato,
  • 18:23 - 18:25
    ma alla fine decisi:
  • 18:25 - 18:27
    o mio Dio, devo andare in tribunale per quel caso folle.
  • 18:27 - 18:29
    Salii in macchina
  • 18:29 - 18:31
    ed ero completamente stravolto -- stravolto.
  • 18:31 - 18:33
    Salii in macchina e andai al palazzo di giustizia.
  • 18:33 - 18:36
    E pensavo, sarà così difficile, così doloroso.
  • 18:36 - 18:39
    Finalmente scesi dalla macchina e mi diressi verso il tribunale,
  • 18:39 - 18:41
    e mentre salivo i gradini del tribunale,
  • 18:41 - 18:44
    incontrai l'usciere del tribunale, un uomo anziano di colore.
  • 18:44 - 18:46
    Quando mi vide, venne da me
  • 18:46 - 18:48
    e disse:"Chi è Lei?"
  • 18:48 - 18:51
    "Sono un avvocato". "Lei è un avvocato?" " Si, signore."
  • 18:51 - 18:53
    L'uomo venne verso di me
  • 18:53 - 18:55
    e mi abbracciò.
  • 18:55 - 18:57
    E mi sussurrò all'orecchio.
  • 18:57 - 18:59
    "Sono fiero di Lei."
  • 18:59 - 19:01
    E devo dirvi,
  • 19:01 - 19:03
    che è stato stimolante.
  • 19:03 - 19:05
    Ha acceso qualcosa dentro di me
  • 19:05 - 19:07
    sull'identità,
  • 19:07 - 19:10
    sulla capacità di chiunque di contribuire
  • 19:10 - 19:12
    ad una comunità, a una prospettiva di speranza.
  • 19:12 - 19:14
    Entrai in aula.
  • 19:14 - 19:16
    Appena entrato, il giudice mi vide e mi disse:
  • 19:16 - 19:19
    "Sig. Stevenson, Lei ha scritto questa mozione folle?"
  • 19:19 - 19:21
    "Si, signore. L'ho scritta io." E iniziammo a discutere.
  • 19:21 - 19:23
    E la gente cominciò ad entrare perché era oltraggiata.
  • 19:23 - 19:25
    Avevo scritto quelle cose folli.
  • 19:25 - 19:27
    E la polizia, gli ufficiali del pubblico ministero
  • 19:27 - 19:29
    e gli impiegati cominciavano ad entrare.
  • 19:29 - 19:31
    In un attimo il tribunale si era riempito di gente
  • 19:31 - 19:33
    furiosa perché parlavamo di razza,
  • 19:33 - 19:35
    perché parlavamo di povertà,
  • 19:35 - 19:37
    perché parlavamo di ineguaglianza.
  • 19:37 - 19:40
    E con la coda dell'occhio, vedevo l'usciere camminare su e giù.
  • 19:40 - 19:42
    E continuava a guardare dal vetro, e sentiva tutte le urla.
  • 19:42 - 19:44
    Continuava a camminare su e giù.
  • 19:44 - 19:47
    E finalmente, quell'uomo anziano di colore con quel viso preoccupato
  • 19:47 - 19:50
    entrò in aula e si sedette dietro di me,
  • 19:50 - 19:52
    quasi al tavolo degli avvocati.
  • 19:52 - 19:54
    Circa 10 minuti dopo il giudice disse che avremmo fatto una pausa.
  • 19:54 - 19:57
    E durante la pausa un vice-sceriffo si era offeso
  • 19:57 - 19:59
    perché l'usciere era entrato in aula.
  • 19:59 - 20:01
    E questo vice-sceriffo saltò su e travolse l'uomo di colore.
  • 20:01 - 20:04
    Gli disse: "Jimmy, cosa fai in aula?"
  • 20:04 - 20:06
    L'uomo anziano di colore si alzò,
  • 20:06 - 20:08
    guardò lo sceriffo e guardò me
  • 20:08 - 20:11
    e disse: "Sono entrato in aula
  • 20:11 - 20:13
    per dire a questo ragazzo,
  • 20:13 - 20:16
    tieni d'occhio il premio, tieni duro."
  • 20:16 - 20:18
    Sono venuto a TED
  • 20:18 - 20:20
    perché credo che molti di voi capiscano
  • 20:20 - 20:22
    che l'arco morale dell'universo è lungo,
  • 20:22 - 20:24
    ma tende verso la giustizia.
  • 20:24 - 20:27
    Non possiamo chiamarci esseri umani evoluti
  • 20:27 - 20:30
    finché non ci preoccupiamo dei diritti umani e della dignità.
  • 20:30 - 20:32
    La nostra sopravvivenza
  • 20:32 - 20:34
    è legata alla sopravvivenza di tutti noi.
  • 20:34 - 20:36
    Le nostre visioni della tecnologia e del design,
  • 20:36 - 20:38
    dell'intrattenimento, della creatività
  • 20:38 - 20:40
    devono andare a braccetto con le visioni
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    di umanità, compassione e giustizia.
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    E più di tutto,
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    per chi di voi condivide tutto questo,
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    sono semplicemente venuto a dire
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    di tenere d'occhio il premio, tenete duro.
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    Grazie infinite.
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    (Applausi)
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    Chris Anderson: Quindi ha sentito e visto
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    un desiderio ovvio del pubblico, di questa comunità,
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    di aiutarla e fare qualcosa per questo problema.
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    Oltre che firmare un assegno,
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    cosa potremmo fare?
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    BS: Ci sono tante opportunità intorno a noi.
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    Se vivete in California, per esempio,
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    c'è un referendum in arrivo a primavera
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    dove gli sforzi saranno indirizzati
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    al dirottamento dell'attuale spesa per le politiche punitive.
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    Per esempio, qui in California
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    spenderemo un miliardo di dollari
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    per la pena di morte nei prossimi cinque anni --
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    un miliardo di dollari.
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    Eppure, 46% dei casi di omicidio
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    non si concludono con un arresto.
  • 21:51 - 21:53
    56% dei casi di stupro non vengono risolti.
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    Abbiamo l'opportunità di cambiare tutto ciò.
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    E questo referendum propone di dirottare quei soldi
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    verso l'applicazione della legge e della sicurezza.
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    E credo che ci siano opportunità tutto intorno a noi.
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    CA: Si è verificato questo grande declino
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    della criminalità negli Stati Uniti negli ultimi tre decenni.
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    E in parte è dovuto
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    all'aumento del tasso di incarcerazione.
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    Cosa direbbe a chi crede che sia così?
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    BS: In realtà il tasso di crimini violenti
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    è rimasto relativamente stabile.
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    Il grande aumento dell'incarcerazione in questo paese
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    non si è verificato tra i crimini violenti.
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    È stato per colpa della guerra al narcotraffico mal gestita.
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    Da lì viene lo spettacolare aumento
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    della popolazione carceraria.
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    Ci siamo fatti prendere la mano dalla retorica della punizione.
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    Ci sono quindi le leggi delle tre infrazioni
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    che mettono in prigione per sempre
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    coloro che rubano una bicicletta, per furti di basso profilo,
  • 22:41 - 22:43
    piuttosto che metterli nelle condizioni di restituire i beni
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    alle vittime.
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    Credo che dobbiamo fare di più per aiutare la gente vittima di crimini,
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    non fare meno.
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    E credo che la nostra attuale filosofia punitiva
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    non faccia niente per nessuno.
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    E credo che sia un orientamento che dobbiamo cambiare.
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    (Applausi)
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    CA: Bryan, ha toccato la corda giusta.
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    Lei è una figura illuminante.
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    Grazie per essere venuto a TED. Grazie.
  • 23:04 - 23:19
    (Applausi)
Title:
Bryan Stevenson: Dobbiamo parlare di un'ingiustizia
Speaker:
Bryan Stevenson
Description:

In un personale e avvincente discorso -- con un cammeo della nonna e di Rosa Parks -- l'avvocato per i diritti umani Bryan Stevenson condivide una dura verità sul sistema della giustizia americano, a partire da un pesante squilibrio sulle linee razziali: un terzo della popolazione maschile di colore è stata incarcerata almeno una volta nella vita. Di questi problemi, insiti nella storia americana non analizzata, si parla raramente con un tale livello di candore, intuizione e persuasione.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
23:20
Anna Cristiana Minoli added a translation

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