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Ho deciso di iniziare a parlarvi
del mio intervento parlando di morte.
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Fin dall'antichità, i centri della vita
erano costituiti dal cuore e dal respiro.
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Se il cuore batte, se batteva e respiravi,
eri vivo, altrimenti no.
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Penso che sia così tutt'oggi,
per la maggior parte di voi.
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Però guardate,
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le moderne tecniche di rianimazione
e lo sviluppo della medicina,
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che in parte possono sostituire
questa attività del cuore e del respiro,
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questo sviluppo,
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ci ha dimostrato ed insegnato
che la morte dell'individuo
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s'identifica sempre
con la morte del suo cervello.
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Questa poi può avvenire
per cause dirette o indirette.
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Per cause dirette,
immaginate un grave trauma cranico.
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Per le cause indirette,
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ho bisogno di un esempio
un po' più articolato,
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cercate di seguirmi.
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Immaginate un infarto del cuore
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che genera, che ha come complicanza
un arresto cardiaco.
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Cioè il cuore smette di pompare,
il sangue si ferma,
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non arriva più ossigeno
in tutti i tessuti.
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Arrivano i sanitari, saltano addosso -
come si dice in gergo - a questo malato,
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mettono in pratica
le tecniche della rianimazione:
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20, 30, 40, 50 minuti.
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Talvolta si riesce
a far ripartire questo cuore.
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Ma questo cuore è stato
così a lungo fermo,
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da generare una così grave carenza
di ossigeno nel cervello,
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che questo è morto.
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Dunque vedete che cause diverse -
primitive, secondarie, dirette, indirette,
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producono il medesimo effetto.
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Ma allora,cos'è questa diagnosi
di morte encefalica?
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La leggiamo qui nella diapositiva:
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è la cessazione irreversibile
di tutte le funzioni dell'encefalo,
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compreso il tronco dell'encefalo,
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che genera inevitabilmente
l'arresto cardiaco,
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qualunque terapia o cura
venga somministrata.
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Intanto, perché ho riportato
il tronco dell'encefalo?
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È una parte poco conosciuta
del cervello, che è qua dietro,
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e lì dentro ci sono i centri
di controllo del respiro
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e di regolazione del sistema
cardio-circolatorio.
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Cosa vuol dire questa frase qui?
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Vuol dire che quando il cervello,
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cioè l'intero contenuto
della scatola cranica -
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l'intero contenuto,
non una parte più o meno piccola,
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più o meno importante -
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quando l'intero contenuto
della scatola cranica muore,
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questo dà il via a una situazione
che ha una sola fine,
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che è anche quella dell'arresto cardiaco.
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In medicina è stato coniato un termine,
tanto preciso quanto crudo,
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per descrivere questa situazione.
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Un paziente di morte encefalica
è un "cadavere a cuore battente".
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Ma allora, come si presenta
questo paziente?
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Si presenta in coma,
è incapace di respirare,
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quindi è collegato
a un ventilatore automatico,
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ha un sistema cardiocircolatorio
altamente inefficiente.
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Vuol dire, in soldoni,
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che arriva poco ossigeno
in tutti i tessuti.
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Non è più in grado di controllare
la propria temperatura,
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cioè la temperatura corporea
di questo malato
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si abbasserà fino a livelli
incompatibili con l'attività cardiaca,
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intorno ai 29, 30 gradi,
questo è il livello di temperatura,
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e ha gravissime alterazioni
del sistema idro-elettrolitico.
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Traduco in soldoni,
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degli scambi di acqua
nel sistema della coagulazione
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e del sistema ormonale.
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Cioè la morte del cervello,
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della stanza di controllo
del nostro organismo,
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dà il via a una serie
di processi degenerativi
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che si concluderanno, inevitabilmente,
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con il disfacimento
degli organi, cuore compreso,
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che ovviamente finirà per fermarsi.
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E la nostra terapia può solo
rallentare questo processo:
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non lo può fermare, solo rallentare.
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Però, come rianimatori,
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quando ci troviamo di fronte
a un paziente in queste condizioni
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siamo di fronte
alla condizione più importante
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per poter procedere
a un'eventuale donazione di organi.
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Cioè quel paziente lì
è un potenziale donatore d'organi.
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L'altra condizione indispensabile
è ottenere il consenso alla donazione,
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cioè il permesso di prelevare
questi organi qua;
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e di certo a lui non possiamo chiederlo,
perché non è in grado di rispondere.
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Adesso ho bisogno
di uno sforzo da parte vostra.
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Venite insieme a me,
nella saletta colloqui della rianimazione,
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dove convochi i parenti
di questo paziente.
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E li convochi per dire cosa?
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Per dire a questi parenti
che il loro caro è in morte encefalica.
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È dunque morto.
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Che da lì a poco, per legge,
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dovrai convocare un collegio
di tre specialisti
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che ha il compito di accertare
e verificare la tua diagnosi.
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E che concluso questo periodo
di accertamento, che dura sei ore,
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spegnerai le macchine,
sospenderai le terapie
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e quindi il cuore di questo malato
in pochi minuti, una manciata di minuti,
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si fermerà.
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Per lui non c'è assolutamente
più nulla da fare;
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ma lui potrebbe
fare qualcosa per gli altri.
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E cioè, potrebbe donare gli organi.
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Ne avete mai parlato? Come la pensava?
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Ha lasciato scritto qualche cosa?
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Avete qualche idea in merito?
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Generalmente,
la prima domanda che ci fanno,
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penso che la immaginiate anche voi,
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è: Siete sicuri? Siete proprio sicuri?
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La risposta è sì.
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E le nostre sicurezze derivano
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dalla conoscenza del meccanismo
della morte encefalica,
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dalle capacità diagnostiche di accertare
e certificare questa morte cefalica,
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e dal fatto che questa diagnosi
verrà accertata, certificata e verificata
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dal famoso collegio
di cui vi ho anticipato qualcosa.
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Io credo che sia importante che vi dica
il meccanismo della morte cefalica,
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è un meccanismo legato alla pressione.
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È abbastanza semplice.
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Quando il cervello muore,
all'interno della scatola cranica,
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il suo contenitore - che è inestensibile.
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Quindi, quando il cervello muore,
là dentro aumenta la pressione.
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Ed aumenta la pressione
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fino ad eguagliare,
e superare, la pressione arteriosa,
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quella generata dalla pompa cardiaca.
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Di conseguenza, là dentro
non arriva più sangue.
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E se non arriva più sangue,
non arriva neanche più ossigeno.
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Situazione incompatibile con la vita.
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Due parole sull'accertamento,
in collegio eccetera eccetera.
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Guardate, l'intero processo -
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diagnosi, accertamento
ed eventuale donazione d'organi,
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è strettamente regolato
da una legge molto rigorosa,
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che ci indirizza passo passo,
estremamente precisa
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ed estremamente, estremamente,
estremamente garantista,
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e in linea con le leggi internazionali.
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Ed è ora che vi dica
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che il processo di diagnosi, accertamento
ed eventuale donazione,
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cioè il processo
di diagnosi e accertamento,
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va fatto indipendentemente che ci sia
la donazione di organi o no.
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Questo è lo scopo, in primis,
di evitare l'accanimento terapeutico.
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Se il malato non dona,
spengono le macchine.
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Se invece ci sarà la donazione,
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condurrò il paziente in sala operatoria
per l'intervento di prelievo d'organi.
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Torno un attimo sul collegio.
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Da chi è costituito questo collegio?
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Tanto per fare un esempio
del rigore che c'è,
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è costituito da tre specialisti diversi
fra di loro, per specialità diverse,
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che devono essere diversi
da quelli che hanno fatto la diagnosi -
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e attenzione,
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diversi e indipendenti da quelli
che faranno l'eventuale prelievo d'organi.
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Allora per l'ultima volta,
vi chiedo ancora di venire con me.
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Stavolta andiamo intorno al letto
di questo paziente,
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per vedere cosa succede, chi c'è.
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Be', intanto c'è il personale di guardia,
diciamo, medici, infermieri, inservienti,
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che ha lo scopo di mantenere
le terapie a livello ottimale
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per tutto il periodo dell'osservazione,
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quelle famose sei ore
di cui vi ho detto prima.
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In primis, per concludere
il periodo di osservazione.
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Secondo, se ci sarà il prelievo,
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per rallentare al massimo
quei processi degenerativi
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che vi ho detto proprio all'inizio
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e quindi consentire
il prelievo di organi sani,
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che producono un vantaggio al ricevente.
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Poi questo gruppo di medici,
il personale di guardia,
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è impegnato nel verificare
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se questo malato
può donare gli organi o no.
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E vedere quali organi può donare.
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E infine, questo personale di guardia
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è in continuo collegamento
con i centri di coordinamento,
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che ci aiutano, ci guidano, ci osservano,
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ma soprattutto verificano
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chi ha bisogno di organi
e di quali organi c'è bisogno,
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dove sono ubicati questi pazienti,
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Li chiamano, organizzano l'equipe
di prelievo e di trapianto.
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Poi c'è il collegio, di questi tre medici
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che ha il compito importantissimo
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di verificare e certificare
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che tutto si svolga
secondo le regole della legge,
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e naturalmente dei processi scientifici.
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Guardate, una donazione multi-organo
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muove all'incirca 100,
anzi 150 persone compresi tutti,
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i radiologi, i laboratoristi,
i medici di guardia, l'equipe,
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quelli che portano le staffette - tutti.
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Credo che vi domandiate
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quali sono gli organi e i tessuti
che si possono donare
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e che abbiamo rappresentato
in questa diapositiva.
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Allora, li abbiamo divisi
in organi e tessuti.
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Intanto che li leggete,
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vi dico che alcuni sono prelevabili
e donabili durante la vita.
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I più noti sono il sangue,
il midollo, il midollo osseo.
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Altri solo dopo la morte:
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il cuore, le valvole cardiache,
ed eventualmente le cornee, per esempio.
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E adesso, invece, vi faccio vedere
questa diapositiva qua.
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Questa è Sabbioneta, 4.000 abitanti circa.
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È il numero dei pazienti
che hanno ricevuto un trapianto nel 2017,
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3.950 per la precisione.
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Io non so se per voi una cittadina
di 4.000 abitanti è grande o piccola.
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Io so che in dieci anni diventa una città
grossomodo un più piccola di Mantova.
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Mentre questa è Volterra,
una cittadina di 9.000 abitanti.
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Questi 9.000 è il numero di pazienti
che è rimasto in lista d'attesa nel 2017,
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aveva bisogno di un trapianto
e non l'ha ricevuto.
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Il doppio, più del doppio
della precedente.
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Ma 364, di questi 9.026,
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sono morti in attesa di un trapianto.
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Uno al giorno.
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Cioè, un trapianto,
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non solo ti cambia la vita.
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Pensate a chi ha bisogno di un rene,
-
lo riceve e smette di fare la dialisi
per tre volte a settimana.
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Ma in tante occasioni la vita te la salva.
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E non è un caso, a mio avviso,
che moltissimi di questi trapiantati
-
festeggiano il giorno del trapianto
come un secondo compleanno.
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Io non ho dubbi che questo sia
un segno di risveglio della vita.
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Non ho mezzo dubbio.
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Quindi vi invito a pensare
alle vostre volontà
-
in merito alla donazione
di organi e tessuti.
-
Che sia che siate favorevoli
o contrari, ripeto,
-
sia che siate favorevoli o contrari.
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È un dono che uno deve fare.
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E quantomeno vi invito a parlarne
con i vostri familiari.
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Perché se i nostri familiari si trovassero
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in quella disgraziata condizione
che vi ho illustrato prima brevemente,
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non siano da soli a decidere,
sappiano come la pensate
-
in quel momento lì,
di dolore, rabbia, paura.
-
Una situazione obiettivamente
difficile da capire.
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Meglio ancora, meglio ancora,
vi invito a registrare le vostra volontà,
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ripeto, qualunque esse siano,
presso il Registro Nazionale.
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Tra l'altro questa seconda modalità
vi dà la certezza
-
che le vostre volontà vengano rispettate.
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E per chi è interessato, è un dono,
per chi è interessato sapere
-
come ci si fa registrare è facilissimo,
-
Consultando il web, la rete online,
c'è scritto tutto:
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come, dove, quando, con chi, perché.
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Semplicissimo. Cerco di concludere.
-
Ho dovuto ovviamente sintetizzare,
questo penso che si sia capito,
-
e spero che si sia capito che
questa tematica va ben al di là
-
delle mere questioni tecnico sanitarie.
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Sarò banale, ma anch'io
mi sono posto la domanda.
-
Cosa vorrei per me stesso,
-
se mi trovassi nella condizione
di morte encefalica?
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Per rispondere a questa domanda
-
sono forse stato facilitato
dal mio lavoro,
-
ho attinto dalle mie conoscenze.
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Però vi confesso una cosa:
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guardate, è stata la risposta
a una domanda molto semplice
-
che mi ha spinto a decidere
-
e mi sono reso conto che sono venuto qui
per riproporre questa domanda.
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La domanda è questa:
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Ma io, cosa mi porto dall'altra parte?
-
Qualunque cosa ci sia?
-
Della roba, degli organi
che a me non serviranno mai più.
-
Perché non donarli a qualcuno
che ne ha veramente bisogno?
-
Tra l'altro, è una roba che a me
non costa assolutamente nulla.
-
Credo sia giusto lasciare
a ciascuno di voi la propria risposta.
-
Grazie.
-
(Applausi)