Il mito del Re Mida e il suo tocco d'oro - Iseult Gillespie

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Nella mitologia greca il Re Mida è conosciuto come un sovrano disonesto, le cui buffonate sconcertavano il popolo e irritavano gli dei. Molti conoscono la storia classica del tocco d'oro di Mida, ma il re incosciente era anche noto per il suo inusuale paio di orecchie. Iseult Gillespie racconta il mito del re Mida.

Lezione di Iseult Gillespie, animazione di TED-Ed.

["Non è tutto oro quel che luccica..."
J.R.R. Tolkien, La compagnia dell'anello.]

Con i suoi modi strambi
e i rapporti asineschi con gli dei,

Re Mida governava l'antico regno
di Frigia in maniera ingiusta.

Era conosciuto nella mitologia greca
come un sovrano disonesto

le cui buffonate sconcertavano
il popolo e irritavano gli dei.

Mida passava i suoi giorni
nel torpore del fasto,

viziando se stesso e la sua adorata figlia
e abbuffandosi di banchetti e vino.

Prevedibilmente,
sentiva un'affinità con Dionisio,

dio del vino, del carnevale
e dello spettacolo.

Un giorno, Mida trovò un satiro

che dormicchiava nel suo giardino di rose
e ubriaco non solo del profumo dei fiori.

Mida riconobbe il satiro
come uno dei seguaci di Dionisio

e lasciò che curasse
i postumi della sbornia nel palazzo.

Contento dell'ospitalità del re,
Dionisio gli concesse un desiderio.

Mida guardò avidamente
ciò che lo circondava.

Nonostante il lusso in cui viveva,

i gioielli preziosi, le sete raffinate
o l'arredamento sontuoso non lo saziavano.

La sua vita, pensò, mancava
di lucentezza; aveva bisogno di più oro.

Il dio diede il potere
di trasformare in oro

tutto ciò che il re Mida toccava.

Entusiasta, trasformava
i suoi possedimenti.

Al tocco più leggero,
le mura del palazzo si trasformavano,

le statue di pietra brillavano,

e i calici splendevano.

Galoppava per tutta la casa con frenesia,

toccando ogni oggetto finché
prendeva una lucentezza splendente.

Presto il palazzo si riempì d'oro,

e la risata euforica di Mida
echeggiava attraverso le pareti.

Esausto e affamato dalla furia,

Mida prese un grappolo d'uva
dalla ciotola di frutta appena dorata.

Ma quasi si frantumò i denti,

perché la frutta era diventata
di metallo nella sua bocca.

Quando raccolse una pagnotta di pane,
le briciole si indurirono nella sua mano.

Buttandosi sul letto per la frustrazione,

Mida scoprì che i suoi soffici cuscini
si erano trasformati in oro massiccio.

Sentendo le urla di frustrazione,
sua figlia entrò nella stanza.

Ma quando Mida
allungò le braccia verso di lei,

vide con orrore che l'aveva congelata
in una statua dorata.

Sconvolto per quel che aveva fatto,

Mida implorò gli dei
di disfarsi del suo potere.

Provando compassione per lo sciocco re,

Dionisio disse a Mida di lavarsi
le mani nel fiume Pattolo.

Quando Mida raggiunse il fiume,
l'oro sgocciolò dalla punta delle dita.

Mida tornò a casa
per trovare sua figlia viva

e il palazzo di nuovo
alla normalità, e si rallegrò.

Penserai che avesse imparato la lezione,

ma dopo solo un paio di settimane,
Mida fece un'altra sciocchezza.

Insultò la musica e Apollo, dio del sole,

affermando che Pan
era un musicista migliore.

Apollo dichiarò sdegnosamente che il re
doveva avere le orecchie di un asino

per fare un tale errore di valutazione,
e trasformò Mida di conseguenza.

Ancora una volta, pentitosi
del suo comportamento,

Mida tenne nascoste
le orecchie pelose in pubblico.

Erano viste solo dal suo barbiere,

che giurò di mantenere il segreto durante
una complicata seduta di cura del pelo.

Il barbiere trattenne la risata e combatté
il desiderio di dirlo a qualcuno,

eppure il segreto lo consumava.

Un giorno, uscì dalla città
e scavò una buca nel terreno.

Ficcando la testa nella terra,

il barbiere disperato sussurrò:
"Mida ha le orecchie d'asino."

Poco dopo, un gruppo di canne spuntarono

nel punto dove il barbiere
aveva seppellito le sue parole.

Quando il vento soffiava, portavano
l'eco del sussurro nella la brezza:

"Mida ha le orecchie d'asino."

Riconoscendo quel suono,
gli asini nei campi alzavano le teste

e le persone ridevano
sommessamente alle follie del re.

Con il suo tocco d'oro
e le orecchie d'asino,

Mida non fu il governatore più rispettato.

E dove altri capi erano onorati
con statue e templi,

il suo popolo lo ricordò
in modo un po' diverso:

nella profondità del fiume scintillante
e nel fruscio del vento Frigio.