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Come il lavoro mi ha aiutato durante la terapia oncologica

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    Era il giugno 2014.
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    Avevo 30 anni,
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    e ricevetti una telefonata
    dallo studio medico
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    che mi informava che l'esito
    delle analisi era pronto.
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    Così durante la pausa pranzo
    andai allo studio e il medico mi disse
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    che purtroppo avevo il cancro al seno.
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    Non volevo crederle e,
    in un primo momento, non lo feci.
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    Vedete, io sono un avvocato
    e mi servivano delle prove.
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    È quindi molto imbarazzante dirlo,
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    ma mi alzai, andai dietro di lei,
    che era seduta
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    per guardare da sopra le sue spalle
    e controllare
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    cosa c'era scritto sulla pagina
    davanti a lei.
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    (Risate)
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    Carcinoma maligno.
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    Ma non volendo ancora crederci, dissi:
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    "Carcinoma maligno,
    è sicura che significhi cancro?"
  • 0:55 - 0:56
    (Risate)
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    Mi disse di esserne sicura.
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    Rientrata al lavoro, consegnai
    le cose urgenti
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    e intanto mi facevano altri esami
    per vedere se il cancro si era diffuso.
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    Ma in quel momento
    il lavoro non era la mia priorità.
  • 1:11 - 1:14
    Stavo pensando a come avrei detto
    alla mia famiglia e ai miei amici
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    che avevo il cancro.
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    Come avrei risposto alle loro domande
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    sulla gravità della situazione
    e sulle possibilità di guarigione,
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    visto che io stessa non lo sapevo.
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    Mi chiedevo se il mio compagno e io
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    avremmo mai avuto l'opportunità
    di costruire una famiglia.
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    Stavo pensando a come dirlo a mia madre,
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    che aveva avuto lei stessa
    un cancro al seno
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    quando era incinta di me.
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    Avrebbe capito come mi sentivo
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    e avrebbe avuto un'idea
    di ciò che mi aspettava.
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    Non volevo però che dovesse rivivere
    la sua esperienza con il cancro.
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    Non mi rendevo conto all'epoca
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    del ruolo enorme che avrebbe svolto
    il lavoro durante la cura e il recupero.
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    Che sarebbero stati
    i miei colleghi e il mio lavoro
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    a farmi sentire preziosa e umana
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    in momenti in cui altrimenti
    mi sarei sentita solo una statistica.
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    Che sarebbe stato il mio lavoro
    a darmi routine e stabilità
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    mentre dovevo affrontare
    tante difficili decisioni personali
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    e tanta incertezza.
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    Ad esempio, che tipo di ricostruzione
    del seno avrei scelto.
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    E in un momento come quello,
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    potreste pensare che avrei cercato
    il sostegno della famiglia e degli amici.
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    Sì, naturalmente l'ho fatto.
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    In ultima analisi, però,
    sono stati i miei colleghi
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    a svolgere un ruolo importante
    nella mia vita quotidiana.
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    Sono stati loro a farmi ridere.
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    Eravamo una squadra molto affiatata
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    e ci siamo scambiati
    un paio di battute davvero buone,
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    come la volta in cui hanno sentito
    qualcuno che mi chiedeva
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    come facevo ad avere
    capelli così lucidi e perfetti,
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    senza sapere che avevo,
    ovviamente, una parrucca,
  • 2:55 - 2:57
    e, sapete, era una parrucca eccezionale
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    e rendeva molto facile
    prepararsi la mattina.
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    (Risate)
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    In quei momenti apprezzavo
    molto il loro aiuto
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    e mi chiedevo
    che cosa avrei fatto senza di loro.
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    Ho parlato con tante persone,
    donne, in particolare,
  • 3:15 - 3:18
    che non hanno avuto la possibilità
    di avere quella rete
  • 3:18 - 3:19
    perché non è stata data loro
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    la possibilità di lavorare
    durante la terapia.
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    Le ragioni sono molteplici.
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    Ma penso che si tratti per lo più
    di datori di lavoro troppo paternalisti,
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    che vogliono che si vada via
    e ci si concentri su se stessi,
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    e che si ritorni quando si sta meglio.
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    Usano frasi così.
  • 3:41 - 3:43
    Questi comportamenti sono a fin di bene
  • 3:43 - 3:46
    ma, conoscendo gli effetti i benefici
    nel mio caso,
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    mi sento incredibilmente frustrata
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    quando si dice alla gente
    che non può o non deve lavorare,
  • 3:53 - 3:56
    anche se è qualcosa che vuole
    e può fisicamente fare.
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    Così ho iniziato a esaminare ciò
    che un datore di lavoro deve fare
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    quando qualcuno si presenta
    con una diagnosi di cancro.
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    Ho scoperto che per la legge australiana,
    il cancro è una disabilità.
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    Quindi, se non potete svolgere
    le mansioni lavorative abituali,
  • 4:13 - 4:17
    il datore di lavoro, in base alla legge
    sulla discriminazione per le disabilità,
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    deve apportare ragionevoli adeguamenti
    al vostro piano di lavoro,
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    in modo che possiate
    continuare a lavorare.
  • 4:24 - 4:27
    Quali sono stati per me
    i ragionevoli adeguamenti?
  • 4:29 - 4:33
    Conoscevo le ovvie conseguenze
    della mia diagnosi sul lavoro.
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    Gli appuntamenti medici
    sarebbero stati fissati
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    durante l'orario di lavoro
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    e avrei avuto bisogno di congedi
    per riprendermi dagli interventi.
  • 4:41 - 4:44
    Di nuovo, essendo un avvocato tipico,
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    avevo fatto i dovuti controlli
    su cosa aspettarmi dalla terapia.
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    Certo, molti li ho fatti
    usando il dottor Google,
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    che forse non è la mossa migliore
    e non la consiglierei.
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    (Risate)
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    Ma anche se ero pronta
    a tutti gli effetti collaterali fisici,
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    ciò che mi spaventava veramente era
    questa cosa chiamata 'cervello chemio'.
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    È una condizione
    che comporta perdita di memoria,
  • 5:06 - 5:08
    incapacità di concentrazione
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    e di risolvere i problemi.
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    Se avessi avuto questi effetti,
  • 5:13 - 5:16
    mi chiedevo come avrei potuto
    svolgere il mio lavoro di avvocato.
  • 5:16 - 5:18
    Avrei dovuto lasciare il lavoro?
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    Come avrei potuto discutere
    con il mio manager
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    di ragionevoli adeguamenti
    al piano di lavoro,
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    se non sapevo come avrei reagito
    alle terapie?
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    Ho avuto la fortuna di avere
    un manager collaborativo
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    che si è dimostrato felice di vedere
    come le cose procedevano man mano
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    invece di richiedere in anticipo
    un piano preciso.
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    Ho avuto la fortuna
    che anche se non conosceva
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    il concetto di ragionevoli adeguamenti,
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    per lui era semplicemente
    una questione di buon senso.
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    Ho imparato che il buon senso
    non è comune a tutti.
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    Chiunque si sottoponga a un trattamento
    imparerà quale impatto avrà
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    e quali limitazioni comporterà.
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    Imparerà ad adeguarsi.
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    Così, per me, ci sono stati i consigli
    e i trucchi sulla terapia di per sé,
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    come, prima di fare la chemio,
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    bisogna assicurarsi di essere
    davvero ben idratati
  • 6:14 - 6:17
    e di avere caldo, perché questo
    aiuta l'infermiera a trovare le vene.
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    Non bisogna mangiare i cibi preferiti
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    né prima né dopo la chemio,
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    perché li rigetterete tutti
  • 6:25 - 6:27
    e poi non li vorrete neanche più vedere.
  • 6:27 - 6:28
    (Risate)
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    L'ho imparato nel modo peggiore.
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    E poi c'erano i trucchi
    per gestire il flusso di lavoro.
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    Programmavo la chemio per prima cosa
    il lunedì mattina.
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    Sapevo che dal momento in cui
    uscivo dal reparto oncologico,
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    avevo circa quattro ore di tempo
  • 6:42 - 6:45
    prima che una schermata di nebbia
    mi venisse giù
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    e cominciassi a star male.
  • 6:47 - 6:50
    Sfruttavo quelle ore per pulire
    la casella di posta
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    e fare le chiamate urgenti.
  • 6:52 - 6:56
    Il momento peggiore sarebbe passato
    entro 48 ore circa.
  • 6:56 - 6:58
    Poi mi collegavo al lavoro da casa.
  • 7:00 - 7:03
    La terapia continuava
    e sapevo cosa aspettarmi.
  • 7:03 - 7:07
    Ho definito con i miei partner
    di lavoro ragionevoli aspettative
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    su ciò che potevo fare
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    e sui tempi in cui lo potevo fare.
  • 7:11 - 7:15
    Ma ricordo ancora l'esitazione
    nelle loro voci
  • 7:15 - 7:18
    nel richiedermi qualcosa.
  • 7:18 - 7:20
    Nel chiedermi di farlo
    entro un certo periodo di tempo.
  • 7:21 - 7:23
    E, credetemi, quelle erano persone
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    che non avevano paura
    di fissare scadenze ravvicinate.
  • 7:25 - 7:26
    (Risate)
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    Mi sembrava che non volessero esercitare
    alcuna pressione supplementare su di me
  • 7:30 - 7:32
    mentre mi sottoponevo alla terapia.
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    Sebbene apprezzassi la loro sensibilità,
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    in realtà avevo bisogno delle scadenze.
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    Per me, erano qualcosa
    di cui avevo il controllo,
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    e qualcosa che poteva rimanere
    sotto il mio controllo,
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    quando c'erano tante cose
    che non potevo controllare.
  • 7:46 - 7:48
    Mentre lavoravo da casa,
  • 7:48 - 7:52
    pensavo a come i datori di lavoro
    dovrebbero applicare questo concetto
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    di ragionevoli adeguamenti,
    in un'epoca come la nostra
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    in cui a un uomo
    e a una donna australiani su due
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    verrà diagnosticato un cancro
    entro gli 85 anni di età.
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    Quindi, dato che continuiamo a lavorare
    sempre più a lungo, fino a età avanzata,
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    le possibilità di ammalarsi gravemente
    finché si è nel mondo del lavoro
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    sono in aumento.
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    E grazie a una tecnologia che ci permette
    di lavorare ovunque, in qualsiasi momento,
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    i ragionevoli adeguamenti
    non sono più subordinati
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    alla possibilità o meno
    di poter continuare a lavorare
  • 8:24 - 8:26
    fisicamente in ufficio.
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    Ragionevoli adeguamenti non sono
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    solo l'offerta di una pausa più lunga
    o una sedia più comoda,
  • 8:34 - 8:36
    anche se cose simili sarebbero d'aiuto.
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    Come minimo,
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    dobbiamo applicare le politiche
    e le strategie di flessibilità
  • 8:41 - 8:43
    che abbiamo sviluppato per altri scenari,
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    come per le persone
    con responsabilità familiari.
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    Ma come possiamo garantire che le persone
    possano anche solo discutere
  • 8:52 - 8:56
    di quali potrebbero essere per loro
    i ragionevoli adeguamenti,
  • 8:56 - 8:59
    se la prima reazione del manager è:
  • 8:59 - 9:02
    "Oh no, non torni a lavorare
    finché non starà meglio"?
  • 9:03 - 9:05
    E poi ho capito.
  • 9:06 - 9:08
    Deve essere obbligatorio per i dirigenti
  • 9:08 - 9:11
    discutere di questo
    con i propri dipendenti.
  • 9:12 - 9:14
    Le lezioni di persone come me,
  • 9:14 - 9:17
    che hanno davvero tratto beneficio
    dal lavorare durante la terapia,
  • 9:17 - 9:19
    devono essere maggiormente condivise.
  • 9:20 - 9:24
    Ho riflettuto su come si potessero
    strutturare questi colloqui,
  • 9:24 - 9:27
    e poi una mia straordinaria collega,
    Camilla Gunn,
  • 9:27 - 9:30
    ha sviluppato un pacchetto,
    "Lavorare con il cancro",
  • 9:31 - 9:34
    che offre un quadro di riferimento
    per le persone colpite dalla malattia,
  • 9:34 - 9:37
    per i loro manager, i loro assistenti
    e i loro colleghi di lavoro
  • 9:38 - 9:41
    per parlare del cancro
    e del supporto disponibile per il lavoro.
  • 9:42 - 9:45
    Camilla e io siamo state
    in altre organizzazioni
  • 9:45 - 9:46
    per parlare del pacchetto
  • 9:46 - 9:48
    e di come possa aiutare a guidare
  • 9:48 - 9:52
    quelle che, francamente, sono altrimenti
    conversazioni piuttosto impacciate.
  • 9:53 - 9:57
    E sono lieta di poter dire
    che l'utilizzo del pacchetto è in aumento.
  • 9:58 - 10:01
    Allora, quale dovrebbe essere
    la prima reazione di un manager
  • 10:01 - 10:03
    quando qualcuno comunica
    di essere malato
  • 10:03 - 10:06
    e di non sapere
    come questo influenzerà il suo lavoro?
  • 10:06 - 10:09
    Deve essere questa:
  • 10:09 - 10:12
    "Nella misura in cui si sente
    di esserne in grado e di desiderarlo
  • 10:13 - 10:15
    ci piacerebbe trovare un accordo
    che le permetta
  • 10:15 - 10:17
    di continuare a lavorare
    durante la terapia."
  • 10:18 - 10:21
    Dobbiamo coinvolgere positivamente
    chi soffre di una malattia grave,
  • 10:21 - 10:24
    per tenerlo nel mondo del lavoro,
  • 10:24 - 10:27
    invece di allontanarlo
    in modo paternalistico.
  • 10:28 - 10:32
    Vi ho raccontato la mia storia perché
    voglio che siate consapevoli dei benefici
  • 10:32 - 10:35
    che ho avuto lavorando
    nel corso della terapia.
  • 10:35 - 10:37
    Voglio anche cambiare
    la vostra percezione,
  • 10:37 - 10:39
    se pensate che una persona
    che si sottopone a terapia
  • 10:39 - 10:43
    è solo annoiata, fragile e vomita molto.
  • 10:44 - 10:47
    Sì, era così, a volte,
  • 10:47 - 10:49
    se non spesso,
  • 10:49 - 10:51
    ma ero anche determinata a lavorare
  • 10:51 - 10:53
    come avevo sempre fatto.
  • 10:54 - 10:57
    E ci sono riuscita perché
    il mio datore di lavoro
  • 10:57 - 10:59
    mi ha lasciata scegliere.
  • 10:59 - 11:02
    Soprattutto, ve lo sto dicendo
  • 11:02 - 11:06
    perché, anche se sembra ovvio
    offrire questa possibilità di scelta,
  • 11:06 - 11:09
    non viene fatto spesso, né incoraggiato.
  • 11:09 - 11:10
    E lo deve essere.
  • 11:12 - 11:13
    Grazie.
  • 11:13 - 11:17
    (Applausi)
Title:
Come il lavoro mi ha aiutato durante la terapia oncologica
Speaker:
Sarah Donnelly
Description:

Quando all'avvocato Sarah Donnelly è stato diagnosticato un cancro al seno, oltre al sostegno di amici e familiari, ha anche trovato significato, concentrazione e stabilità nel lavoro. In un discorso personale sul perché e sul come ha continuato a lavorare, espone le proprie idee su come i luoghi di lavoro possano accogliere le persone che soffrono di gravi malattie, in quanto i benefici valgono per entrambe le parti.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
11:30

Italian subtitles

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