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Gli introiti di Cuba per i servizi medici che finanziano
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la sua sanità pubblica: affare o atto di giustizia sociale?
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La recente decisione del Governo di Cuba di consentire
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la re-incorporazione, al loro vecchio lavoro nell'isola, dei professionisti
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medici che avevano usufruito dei programmi di adescamento
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del Governo USA ha spiazzato non pochi media internazionali,
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interessati nel continuare a proiettare un'immagine punitiva
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e repressiva dello Stato cubano.
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Ricordiamo che, dal 2006, un programma chiamato
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"Cuban Medical Professional Parole" concede asilo politico
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-e residenza negli USA- a qualsiasi cooperante sanitario,
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di Cuba, lo richieda.
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Il quotidiano spagnolo ABC affermava che con questa misura
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il governo cubano "ha posto un ponte d'oro perché ritornino"
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questi medici.
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Curioso "ponte d'oro" perché, nella stessa notizia, il giornale affermava
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che a queste persone aspettano -nell'isola- :
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"pessime condizioni di lavoro" e bassi salari.
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La spiegazione di questa misura "conciliante" dell'Avana sarebbe,
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secondo l'ABC, che detti "professionisti scarseggiano in un paese
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esportatore di servizi".
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Così, il giornale tornò alla carica contro la cooperazione medica cubana
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nel mondo, che descrive come un mero "affare".
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Negli ultimi anni, il Governo di Cuba ha iniziato a chiedere ai governi
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con i quali ha accordi di cooperazione medica una compensazione
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economica per le spese e servizi, adattata alle condizioni
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di ciascun paese.
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Ricordiamo che Cuba ha cooperazione medica in nazioni
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con forti proventi petroliferi, come Qatar, Brasile, Venezuela, Sud Africa
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e Angola.
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E che in paesi come Haiti, Niger, Honduras ed Eritrea
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Cuba continua a sostenere tutti i costi della missione
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senza alcuna controprestazione economica.
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Data l'entità di tale cooperazione -con 50.000 professionisti della salute
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in 68 paesi- che un paese povero come Cuba chieda
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una compensazione economica è qualcosa di giusto e comprensibile.
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Questo apporta al paese più di 6000 milioni di dollari l'anno che,
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oltre a garantire ai medici all'estero un salario superiore a quello sull'
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Isola servono per autofinanziare il sistema sanitario cubano.
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Qui sta il problema: che tali ingressi non vanno nelle tasche
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di ricchi azionisti, o ingrossano i conti di alti funzionari.
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Né convertono i medici cubani in una classe "esclusiva"
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nello stile di quanto avviene in America Latina:
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un'anomalia "ideologica" che deve continuare ad essere demonizzata
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dai media come ABC.
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Un giornale che, curiosamente, ha pubblicato negli ultimi anni
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478 notizie -la maggior parte di stucchevoli lodi- sulla società privata
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di servizi medici Sanitas, beneficiaria della privatizzazione
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degli ospedali pubblici spagnoli e il cui guadagno -solo nel 2013-
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è stato di 148.9 milioni di euro ... che -in questo caso-
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sì finirono nei conti di azionisti miliardari.
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Naturalmente, delle pratiche di lavoro abusive di detta azienda
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e delle ripetute proteste da parte dei sindacati,
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noi non leggeremo in questo
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-né in qualsiasi altro grande quotidiano spagnolo-
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neppure mezza parola.