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Parkinson, depressione, e l'interruttore che potrebbe spegnerle.

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    La prima cosa che dovete sapere
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    è che non tutti i neurochirurghi vanno in giro con gli stivali da cowboy.
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    Volevo solo che lo sapeste.
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    Bene, io sono un neurochirurgo
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    e seguo le orme di molti altri neurochirurghi.
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    Quello di cui parlerò oggi
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    è di come regolare il funzionamento dei circuiti cerebrali,
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    raggiungendo qualunque punto del cervello
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    stimolando o bloccando alcune aree
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    per aiutare i nostri pazienti.
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    Come ho già detto, la neurochirurgia ha una lunga storia,
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    di 7000 anni circa.
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    In Mesoamerica esisteva la neurochirurgia
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    e c'erano dei neurochirughi che trattavano i pazienti.
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    Quello che stavano cercando di fare -- sapevano che il cervello
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    aveva a che fare con problemi neurologici e psichiatrici.
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    Ma non erano sicuri di quello che stavano facendo.
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    E questo non è che sia cambiato molto. (Risate)
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    Ma pensavano che,
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    la causa di una malattia psichiatrica o neurologica,
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    fosse uno spirito maligno, che possedeva
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    i malati.
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    Quindi, se si è posseduti,
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    e questo crea problemi psichiatrici o neurologici,
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    l'unico modo per risolvere il problema, naturalmente
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    è forare il cranio del malato per far sì che lo spirito possa uscire.
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    Questo era quello che si pensava all'epoca,
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    e queste persone facevano quesi fori.
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    A volte i pazienti non erano particolarmente entusiasti
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    del trattamento, perché possiamo vedere che
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    alcuni fori sono incompleti, cioè vediamo
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    una trapanazione parziale, poi il paziente se n'è andato
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    senza aver completato il foro,
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    e sappiamo che si poteva sopravvivere all'operazione.
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    Ed era una cosa comune.
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    In alcuni siti vediamo che l'1%
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    dei crani hanno questi fori, quindi i disturbi
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    neurologici e psichiatrici erano relativamente comuni
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    7000 anni fa come ora.
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    Con il passare del tempo
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    abbiamo imparato che
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    diverse aree del cervello fanno cose diverse.
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    Alcune aree sono responsabili
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    del controllo motorio o visivo
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    o della memoria, dell'appetito, etc.
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    Quando tutto funziona correttamente, il sistema nervoso
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    funziona correttamente, e tutto va bene.
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    Ma a volte, non va tutto bene,
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    s'inceppa qualcosa in questi circuiti
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    e alcuni neuroni ribelli non si attivano correttamente
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    e danno problemi, o a volte non sono abbastanza attivi
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    e quindi non tutto funziona come dovrebbe.
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    Le conseguenze pratiche
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    dipendono dall'area del cervello in cui sono situati i neuroni.
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    Ad esempio se appartengono al circuito motorio,
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    si vede una disfunzione nel sistema motorio,
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    come succede ad esempio con il Parkinson.
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    Se invece i problemi sono in un circuito che regola l'umore,
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    possono causare ad esempio depressione,
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    e se sono in un circuito che controlla la memoria
    e le funzioni cognitive
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    portano ad esempio all'Alzheimer.
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    Quindi ora siamo riusciti a trovare esattamente
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    dove si verificano questi disturbi nel cervello,
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    e ora possiamo intervenire su questi circuiti
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    nel cervello per regolarne l'intensità.
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    Quindi è un po' come riuscire a trovare
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    la frequenza giusta alla radio.
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    Quando trovi la stazione giusta,
    non importa se jazz o lirica,
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    o per noi movimenti o umore,
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    possiamo sintonizzarci lì
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    e poi usare un pulsante per regolare il volume,
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    alzarlo o abbassarlo.
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    Quindi adesso vedremo
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    come usare circuiti nel cervello per inserire elettrodi
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    e alzare o abbassare il "volume" nelle aree del cervello
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    per vedere se può aiutare i nostri pazienti.
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    E questo è possibile usando questo tipo di strumento,
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    e l'operazione si chiama
    stimolazione cerebrale profonda.
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    Quello che facciamo è posizionare gli elettrodi
    in varie parti del cervello.
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    Basta un foro nel cranio, di un paio di centimetri
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    si inserisce l'elettrodo, e questo
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    rimane completamente sottopelle
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    arriva a un pacemaker nel petto,
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    e con un telecomando, tipo quello della tv,
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    possiamo regolare l'elettricità che queste aree
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    del cervello ricevono.
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    Possiamo alzarla, abbassarla,
    accenderle o spegnerle.
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    Al mondo ci sono circa 100 mila pazienti
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    che hanno ricevuto
    questa stimolazione cerebrale profonda.
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    Vi voglio far vedere qualche esempio
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    dell'uso della stimolazione cerebrale per trattare
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    disordini motori, emotivi e cognitivi.
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    Qui potete vedere il dispositivo nel cervello.
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    L'elettrodo attraversa il cranio per arrivare al cervello
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    e rimane lì, può essere posizionato in qualunque area.
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    Dico sempre ai miei amici che nessun neurone
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    è al sicuro, perché i neurochirurghi possono davvero
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    raggiungere qualsiasi area del cervello tranquillamente.
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    Ora, il primo esempio è quello di un paziente
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    afflitto da Parkinson.
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    Questa signora ha il Parkinson,
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    è ha degli elettrodi nel cervello
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    e ora vorrei farvi vedere quello che succede
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    quando gli elettrodi sono spenti
    e possiamo vedere i sintomi del Parkinson,
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    e poi quando attiviamo gli elettrodi.
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    Ok, la differenza è questa.
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    Qui gli elettrodi sono spenti, e la paziente ha un tremore.
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    (Video) Uomo: ok. Donna: Non ci riesco.
    Uomo: riesci a toccarmi il dito?
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    (Video) Uomo: Va un po' meglio.
    Donna: Questo lato va meglio.
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    Adesso attiviamo gli elettrodi.
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    Ora sono attivi, li abbiamo appena accesi.
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    E funziona subito, potete vedere.
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    E la differenza tra il tremore di prima e questo --
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    (Applausi)
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    La differenza tra il tremore o meno ha a che fare con il malfunzionamento
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    di 25 mila neuroni nel suo nucleo subtalamico.
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    Adesso sappiamo come trovare questi neuroni ribelli
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    e dir loro, "Ragazzi, adesso basta.
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    Smettetela."
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    E lo facciamo usando l'elettricità.
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    Possiamo usare l'elettricità per controllarne gli impulsi,
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    e cerchiamo di eliminare i problemi usando l'elettricità.
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    Qui ad esempio, stiamo bloccando l'attività di neuroni anomali.
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    Possiamo applicare questa tecnica ad altri problemi
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    e voglio parlarvi di un caso affascinante
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    di cui ci siamo occupati, un caso di distonia.
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    La distonia è un disturbo che interessa i bambini;
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    è genetica, e porta a contrazioni muscolari e movimenti di torsione
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    che si intensificano sempre più in questi bambini,
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    finchè non riescono a respirare,
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    sviluppano infezioni, e poi muoiono.
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    Nel 1997, mi hanno portato questo bambino,
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    perfettamente normale. Aveva una forma genetica di distonia.
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    Degli otto bambini che la coppia ha,
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    cinque sono colpiti da distonia.
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    Eccolo qui.
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    Ha nove anni, assolutamente normale fino ai sei anni,
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    poi inizia a contorcersi, prima il piede destro,
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    poi il sinistro, poi braccio destro e il sinistro
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    poi il torso; e quando l'ho visitato,
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    a un paio d'anni dall'inizio della malattia,
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    non riusciva più a camminare, a stare in piedi.
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    Era invalido, e infatti la progressione naturale
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    è che col peggioramento dei sintomi i bambini diventano sempre più
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    contorti, invalidi, e in molti non sopravvivono.
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    Ha quattro fratelli come lui.
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    L'unico modo che aveva per spostarsi era strisciare sulla pancia.
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    I medicinali non facevano effetto.
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    Non sapevamo che cosa fare.
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    Non sapevamo che operazione fare,
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    dove intervenire nel cervello,
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    ma basandoci sui risultati nel caso di Parkinson,
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    abbiamo pensato, perché non cercare
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    di sopprimere la stessa area nel cervello
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    come per il Parkinson, e vedere che succede?
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    Eccolo qui. Abbiamo operato
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    sperando che migliorasse. Ma non eravamo sicuri.
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    Ed eccolo qui, tornato in Israele dove vive,
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    tre mesi dopo l'intervento, e guardatelo.
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    (Applausi)
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    Seguendo questi risultati, ora esiste una procedura
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    fatta in tutto il mondo,
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    e abbiamo aiutato
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    centinaia di bambini con questa operazione.
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    Adesso lui va all'università
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    e ha una vita abbastanza normale;
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    è stato uno dei casi che mi ha dato più soddisfazione
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    in tutta la mia carriera,
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    riuscire a far camminare questo bambino.
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    (Applausi)
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    Abbiamo capito che forse avremmo potuto usare questa tecnologia
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    non solo nei circuiti che controllano i movimenti
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    ma anche in altri circuiti,
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    e il passo successivo è stato
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    sui circuiti che controllano l'umore.
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    Abbiamo deciso di combattere la depressione,
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    e l'abbiamo scelta perché è così diffusa
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    e sappiamo che ci sono molti trattamenti,
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    medicinali, psicoterapia,
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    anche terapia elettroconvulsiva,
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    ma tra milioni di persone
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    queste terapie non hanno effetto sul 10-20% dei pazienti
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    e questi sono i pazienti che vogliamo aiutare.
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    Vogliamo vedere se è possibile usare questa tecnica
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    per aiutare i pazienti affetti da depressione.
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    Per prima cosa, abbiamo messo a confronto
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    il cervello di una persona depressa
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    e una non depressa,
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    abbiamo usato la TEP per vedere quali aree hanno una buona circolazione sanguinea
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    e abbiamo notato che nei pazienti depressi
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    vi sono delle aree non attive
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    mentre in quelli sani no.
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    Qui sono le aree blu.
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    E queste aree inattive nei pazienti depressi
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    sono le aree che hanno a che fare con la motivazione,
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    le capacità decisionali, di iniziativa.
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    E per l'appunto, in caso di depressione acuta, come in questi pazienti,
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    queste capacità sono alternate. Non si è motivati, o energici.
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    Un'altra scoperta
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    è stata quest'area iperattiva, l'area 25,
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    qui è in rosso,
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    e quest'area è quella dell'infelicità.
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    Per rendervi tristi, ad esempio, vi chiedo di pensare all'ultima volta
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    che avete visto i vostri genitori da vivi,
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    o un amico prima che morisse,
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    e quest'area del cervello si illumina.
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    Questo è il centro dell'infelicità nel cervello.
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    Quindi nei pazienti depressi quest'area è iperattiva,
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    è letteralmente una zona rossa.
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    Il termometro è a 38°, mentre le altre aree
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    relative a capacità d'iniziativa e motivazione, sono spente.
  • 9:24 - 9:27
    Così ci siamo detti, perché non posizionare degli elettrodi in quest'area "triste"
  • 9:27 - 9:29
    e vedere se riusciamo a rallentarla,
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    diminuire l'attività,
  • 9:31 - 9:33
    che cosa succederà?
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    Così abbiamo inserito elettrodi ad alcuni pazienti affetti da depressione.
  • 9:36 - 9:39
    In collaborazione con Helen Mayberg dell'università di Emory.
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    Abbiamo posizionato elettrodi nell'area 25,
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    Qui sopra vedete l'area prima dell'operazione
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    l'area 25 è in rosso
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    e i lobi frontali sono inattivi, in blu,
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    e poi, dopo tre mesi di stimolazione continua,
  • 9:50 - 9:53
    24 ore al giorno, oppure 6 mesi di stimolazione,
  • 9:53 - 9:55
    c'è un ribaltamento completo.
  • 9:55 - 9:58
    Riusciamo a riportare l'area 25
  • 9:58 - 10:00
    a dei livelli più normali,
  • 10:00 - 10:02
    e a riattivare i lobi frontali
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    del cervello,
  • 10:03 - 10:05
    e stiamo avendo dei risultati eclatanti
  • 10:05 - 10:08
    in pazienti con depressione acuta.
  • 10:08 - 10:11
    Siamo alla fase di studio clinico, la terza,
  • 10:11 - 10:13
    e questa procedura potrebbe essere adottata,
  • 10:13 - 10:15
    se ne verificheremo l'efficacia e sicurezza
  • 10:15 - 10:19
    nel trattamento di pazienti con depressione acuta.
  • 10:19 - 10:22
    Vi ho dimostrato la possibilità dell'uso della stimolazione
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    cerebrale profonda sul sistema motorio
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    in caso di Parkinson e distonia.
  • 10:27 - 10:29
    Vi ho mostrato come si può usare nel trattamento
  • 10:29 - 10:31
    dell'umore in caso di depressione.
  • 10:31 - 10:35
    Esiste la possibilità di usare la stessa stimolazione per renderci più intelligenti?
  • 10:35 - 10:37
    (Risate)
  • 10:37 - 10:40
    Vi piacerebbe?
  • 10:40 - 10:42
    (Applausi)
  • 10:42 - 10:45
    Certo che possiamo farlo, no?
  • 10:45 - 10:47
    Così abbiamo deciso
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    di provare a caricare a mille
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    i circuiti di memoria nel cervello.
  • 10:52 - 10:55
    Inseriremo degli elettrodi all'interno dei circuiti
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    che regolano la memoria e le funzioni cognitive
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    per vedere se è possibile aumentarne l'attività.
  • 11:01 - 11:03
    Ovviamente non lo faremo su delle persone normali.
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    Ma lo faremo su persone con disabilità cognitive,
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    iniziando con pazienti affetti dal morbo di Alzheimer
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    con perdite di memoria.
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    Come sapete, questo è il sintomo principale
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    dell'Alzheimer precoce.
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    Quindi abbiamo posizionato elettrodi in questo circuito,
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    in un'area del cervello detta fornice,
  • 11:20 - 11:23
    che appunto collega questo circuito
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    con l'obiettivo di stimolare questo circuito della memoria
  • 11:27 - 11:30
    per aiutare, di conseguenza, questi pazienti
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    affetti dal morbo di Alzhemeir.
  • 11:32 - 11:34
    In caso di Alzhemeir,
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    c'è un deficit nell'impiego di glucosio nel cervello.
  • 11:38 - 11:42
    Il cervello mangia glucosio a palate.
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    Ne consuma il 20% del totale--
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    anche se pesa solo il 2% --
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    usa dieci volte tanto glucosio quanto dovrebbe.
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    Il 20% del glucosio totale viene usato dal cervello,
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    e passando da una funzione normale
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    ad un calo delle funzioni cognitive, che spesso
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    precede l'Alzheimer, fino ad arrivare alla malattia
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    alcune aree del cervello smettono di consumare glucosio.
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    Si spengono.
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    E vediamo queste aree rosse
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    verso l'esterno del cervello
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    diventano progressivamente sempre più blu
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    fino a spegnersi del tutto.
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    è come avere un corto circuito in un'area
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    del cervello, un corto circuito parziale.
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    Alcune zone del cervello hanno spento le luci,
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    nei pazienti con il morbo di Alzheimer
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    e il punto è se le luci si sono spente per sempre
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    o se le possiamo riaccendere.
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    Possiamo far sì che quelle aree ricomincino a consumare glucosio?
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    E questo è quello che abbiamo fatto: abbiamo attivato elettrodi
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    nel fornice di pazienti affetti da Alzheimer
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    e abbiamo osservato il consumo di glucosio nel cervello.
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    E come potete ben vedere, prima dell'operazione
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    le aree blu consumano meno glucosio, e sono
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    principalmente il lobo parietale e quello temporale.
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    Queste due aree sono inattive.
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    Le luci sono spente.
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    Dopo aver inserito gli elettrodi abbiamo aspettato un mese
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    o un anno, e le aree in rosso
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    sono quelle dove abbiamo aumentato il consumo di glucoso.
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    E siamo riusciti a far sì che aree del cervello che
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    non consumavano più glucosio tornassero a farlo.
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    Quindi il punto è che, nel caso di Alzheimer,
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    le luci sono spente, ma in casa è rimasto qualcuno,
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    e possiamo riaccendere le luci
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    in queste aree del cervello, e facendolo
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    prevediamo che anche le loro funzioni ritornino.
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    Questa procedura è in fase di sperimentazione.
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    Opereremo 50 pazienti
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    appena colpiti
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    per verificarne l'efficacia e la sicurezza,
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    e vedere se le funzioni neurologiche migliorano.
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    (Applausi)
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    Quello che voglio vi ricordiate di oggi è che
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    ci sono vari circuiti nel cervello
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    che non funzionano e causano varie malattie,
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    il Parkinson, o la depresisone,
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    la schizzofrenia, il morbo di Alzheimer.
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    Ma stiamo iniziando a capire cosa sono questi circuiti
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    e per quali aree del cervello sono responsabili,
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    i sintomi e i segni clinici di queste malattie.
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    Adesso possiamo raggiungere questi circuiti.
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    Possiamo inserirci elettrodi.
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    E possiamo controllare l'attività di questi circuiti.
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    Possiamo ridurne l'attività se è eccessiva,
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    se creano problemi che influenzano il cervello,
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    oppure possiamo attivarli se funzionano poco,
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    e così pensiamo di poter aiutare
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    le funzioni cerebrali nel loro complesso.
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    Da questo segue, ovviamente, che potremmo
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    riuscire a modificare i sintomi di queste malattie,
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    e non vi ho detto che sembra anche che
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    potremmo riuscire a riparare aree del cervello danneggiate, usando l'elettricità,
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    ed è un progetto per il futuro, per vedere se per davvero
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    riusciremo non solo a cambiare l'attività ma anche
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    ad utilizzare alcune funzioni riparative
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    del cervello.
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    Prevedo un grande aumento nell'uso
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    di questa tecnica.
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    Vedremo l'uso di elettrodi per molti disordini cerebrali.
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    E una delle parti migliori è che per questo progetto
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    serve un lavoro multidisciplinare.
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    Servono ingegneri, scienziati dalla grande immaginazione,
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    scienziati di base, neurologi,
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    psichiatri, neurochirurghi, e naturalmente
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    unendo queste discipline c'è grande potenziale.
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    Penso che vedremo
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    un miglioramento nell'eliminazione degli spiriti maligni
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    col passare del tempo,
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    e di conseguenza
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    riusciremo ad aiutare sempre più pazienti.
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    Grazie mille.
Title:
Parkinson, depressione, e l'interruttore che potrebbe spegnerle.
Speaker:
Andres Lozano
Description:

La stimolazione cerebrale profonda sta diventando molto accurata. Questa tecnica permette ai chirurghi di inserire elettrodi nell'area del cervello desiderata, e regolarli -- come il volume di una radio -- per correggere varie disfunzioni cerebrali. Una presentazione coinvolgente che ci mostra queste tecniche emergenti, con una donna affetta da Parkinson che smette immediatamente di tremare e aree del cervello erose dall'Alzheimer che tornano a vivere. (Filmato a TEDxCaltech.)

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
15:34

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Revisions

  • Revision 8 Edited (legacy editor)
    Anna Cristiana Minoli