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Start with wound: dalla ferita all'essere umano | Luisa Camatta | TEDxUdine

  • 0:27 - 0:32
    Quando è stata l'ultima volta
    che vi siete sentiti vulnerabili?
  • 0:33 - 0:37
    Be', per me credo che sia
    esattamente adesso.
  • 0:38 - 0:43
    Nel mio lavoro come sarta
    e come consulente d'immagine,
  • 0:43 - 0:50
    mi trovo ad operare con un tessuto
    molto complesso e molto prezioso:
  • 0:50 - 0:51
    l'essere umano.
  • 0:52 - 0:54
    Per la precisione, mi trovo ad operare
  • 0:54 - 0:58
    sia con il singolo tessuto individuale
    di un essere umano,
  • 0:58 - 1:01
    sia con il tessuto collettivo
    che chiamiamo moda.
  • 1:02 - 1:05
    E la consulente d'immagine,
    a ben guardare,
  • 1:05 - 1:07
    è un po' l'anti-moda;
  • 1:07 - 1:09
    perché l'interesse primario
  • 1:09 - 1:12
    è che una persona si senta bene
    nella sua pelle,
  • 1:12 - 1:15
    al di là di un modello ideale da seguire.
  • 1:15 - 1:17
    Quindi è una professione, certo,
  • 1:17 - 1:21
    che ha a che fare con l'immagine;
  • 1:21 - 1:24
    ma contrariamente a quello
    che si potrebbe pensare,
  • 1:24 - 1:28
    ha più a che fare con il senso di identità
  • 1:28 - 1:29
    che con l'estetica.
  • 1:31 - 1:32
    A proposito di identità,
  • 1:32 - 1:37
    mi ha sempre affascinato il nome stesso
    che ci siamo dati come specie:
  • 1:37 - 1:38
    esseri umani, appunto.
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    Per le altre specie,
    non usiamo nomi di questo tipo.
  • 1:42 - 1:46
    Non diciamo "essere rosaceo"
    per definire una rosa.
  • 1:46 - 1:50
    Invece per noi come specie
    ci siamo dotati di un nome composto,
  • 1:50 - 1:55
    in cui la parte davvero interessante,
    secondo me, sta nell'aggettivo.
  • 1:55 - 1:59
    Umano, infatti, non è solo
    una condizione di nascita,
  • 1:59 - 2:01
    una qualità naturale;
  • 2:01 - 2:06
    ma è soprattutto una direzione di scopo,
    una qualità in potenza che va sviluppata;
  • 2:07 - 2:13
    e quindi ci siamo dotati di un nome
    che contempla natura e scelta insieme.
  • 2:13 - 2:14
    E questo è molto interessante,
  • 2:14 - 2:18
    perché già in pieno Rinascimento
    uno come Pico della Mirandola
  • 2:18 - 2:19
    parlava dell'essere umano
  • 2:19 - 2:22
    come soggetto che si trova,
    in ogni momento,
  • 2:22 - 2:27
    a decidere se essere un bruto
    o un essere celeste.
  • 2:28 - 2:33
    Per lavoro, mi trovo costantemente
    a maneggiare le identità degli altri:
  • 2:33 - 2:34
    per la precisione,
  • 2:34 - 2:37
    mi trovo costantemente sullo spartiacque
  • 2:37 - 2:43
    tra una vecchia identità, magari logora,
    e una nuova, o perlomeno un suo desiderio.
  • 2:43 - 2:44
    In quel momento,
  • 2:44 - 2:50
    quando le persone arrivano da me fragili,
    in una fase di cambiamento, di crisi,
  • 2:50 - 2:55
    il mio ruolo deve essere
    fondamentalmente maieutico,
  • 2:55 - 2:57
    un po' come lo intendeva Socrate.
  • 2:57 - 3:00
    Io faccio per loro
    da levatrice, da ostetrica.
  • 3:00 - 3:04
    La mia via è essenzialmente
    una via femminile,
  • 3:04 - 3:07
    perché privilegia il contenimento
    alla penetrazione.
  • 3:08 - 3:11
    Per spiegarmi meglio,
    io non faccio come un hacker.
  • 3:11 - 3:13
    Io non entro nei sistemi.
  • 3:13 - 3:15
    Io tesso una tela,
  • 3:15 - 3:18
    e aspetto che sia la stessa persona
  • 3:18 - 3:22
    a scoprire dentro di sé
    aspetti che non aveva considerato,
  • 3:22 - 3:25
    e poi insieme li portiamo alla luce
  • 3:25 - 3:27
    e facciamo in modo
    di comunicarli all'esterno
  • 3:27 - 3:30
    con un linguaggio essenzialmente visivo.
  • 3:32 - 3:35
    Ma l'identità esiste?
  • 3:35 - 3:37
    Io non ne ho mai vista una che cammina:
  • 3:37 - 3:41
    quindi ontologicamente
    direi di no, non esiste.
  • 3:41 - 3:45
    Però ci serve come concetto,
    in questo mondo,
  • 3:45 - 3:48
    per sentirci visti, scelti, voluti:
  • 3:48 - 3:52
    un po' come quando si sceglie un nome
    per un bambino che deve nascere.
  • 3:53 - 3:55
    E come tutti i nomi,
  • 3:55 - 3:58
    può diventare anche una gabbia
    se ci crediamo troppo,
  • 3:58 - 4:01
    cioè se lo usiamo
    come antidoto alla paura.
  • 4:02 - 4:04
    Ray Kurzweil, grande genio,
  • 4:04 - 4:07
    grande entusiasta
    dell'intelligenza artificiale,
  • 4:07 - 4:09
    nel suo libro "La singolarità è vicina"
  • 4:09 - 4:11
    ci parla del fatto
  • 4:11 - 4:14
    che a breve le intelligenze artificiali
  • 4:14 - 4:17
    ci permetteranno di superare
    la nostra biologicità.
  • 4:18 - 4:24
    E lui intende questa cosa
    della biologicità
  • 4:24 - 4:27
    come un grosso limite dell'essere umano.
  • 4:27 - 4:32
    Ma nella mia esperienza quotidiana,
    personale, con gli esseri umani
  • 4:32 - 4:35
    vedo invece che proprio la fragilità
  • 4:35 - 4:38
    è l'elemento fondamentale
    in quei momenti di passaggio.
  • 4:38 - 4:40
    Perché finalmente cadono le maschere,
  • 4:40 - 4:44
    e viene fuori qualcosa di autentico
    da un essere umano.
  • 4:44 - 4:51
    E si intravede finalmente quella bellezza
    che prima era totalmente nascosta.
  • 4:51 - 4:56
    Allora, nella grande sfida di Kurzweil
    al superamento della biologicità,
  • 4:56 - 5:00
    ci perderemmo quello che è
    il gioiello dell'essere umano,
  • 5:00 - 5:02
    cioè la sua vulnerabilità.
  • 5:03 - 5:06
    Non come dato assoluto in sé,
  • 5:06 - 5:11
    ma per come ti fa pensare, comportare
    quel tuo sentirti fragile.
  • 5:12 - 5:16
    Gli esseri umani sono umani,
    e si ricordano di esserlo,
  • 5:16 - 5:21
    solo quando fanno esperienza -
    fisica, proprio - della loro fragilità.
  • 5:23 - 5:26
    Allora, quando è stata l'ultima volta
    che vi siete sentiti vulnerabili?
  • 5:29 - 5:32
    Ciascuno di noi avrà
    la sua risposta personale, intima.
  • 5:33 - 5:37
    Ecco, quello è stato l'ultimo momento
    in cui vi siete sentiti davvero umani,
  • 5:38 - 5:41
    in cui vi è stata regalata la possibilità
  • 5:41 - 5:43
    di ripensare a voi stessi
  • 5:43 - 5:46
    e di darvi, eventualmente,
    una nuova direzione.
  • 5:47 - 5:51
    Oggi va molto di moda Simon Sinek
    e il suo "Golden Circle",
  • 5:51 - 5:53
    quello che dice
  • 5:53 - 5:56
    che bisogna partire in tutte le cose
    domandandosi il perché,
  • 5:56 - 5:59
    e solo dopo chiedere come, cosa.
  • 6:00 - 6:06
    Lui intende il perché come credo,
    "belief", motivazione profonda.
  • 6:07 - 6:09
    Bene, io penso
  • 6:09 - 6:14
    che la nostra vulnerabilità - da "vulnus",
    la parola latina che significa ferita -
  • 6:14 - 6:18
    ci apra direttamente
    alla nostra vocazione:
  • 6:18 - 6:24
    più che "Start with why", come dice Sinek,
    ci metterei "Start with wound",
  • 6:24 - 6:29
    cioè "ricominciamo dalla ferita"
    o dal difetto presunto.
  • 6:30 - 6:34
    Le ferite ci burlano, in un certo senso:
  • 6:34 - 6:38
    fanno lo sgambetto
    alle nostre abilità razionali.
  • 6:38 - 6:40
    E ci costringono a mettere in campo
  • 6:40 - 6:45
    risorse che, in un certo senso,
    non sapevamo neanche di avere.
  • 6:46 - 6:50
    Il concetto di vulnerabilità
    assomiglia tantissimo
  • 6:50 - 6:53
    a quello, tutto biologico,
    di permeabilità.
  • 6:55 - 6:57
    Dalle ferite, infatti,
  • 6:57 - 7:01
    possono sgorgare ideali, emozioni, valori;
  • 7:01 - 7:05
    ma può anche entrare, inaspettatamente,
    il nostro vero progetto di vita,
  • 7:05 - 7:12
    in una sorta di dialogo osmotico continuo
    tra espressione e conoscenza insieme.
  • 7:14 - 7:18
    Le ferite dell'identità, se vogliamo,
    sono le più dolorose,
  • 7:18 - 7:21
    proprio perché ci fanno tremare
    il terreno sotto i piedi:
  • 7:21 - 7:22
    non sappiamo più chi siamo.
  • 7:22 - 7:23
    E oggi,
  • 7:23 - 7:28
    l'esperienza dell'intelligenza artificiale
    sta facendo un po' questo a tutti noi,
  • 7:28 - 7:33
    cioè sta mettendo in dubbio quel primato
  • 7:33 - 7:36
    che noi credevamo essere nostro
    per diritto di evoluzione naturale.
  • 7:36 - 7:40
    Cioè ci scalzano dal podio
    degli esseri più intelligenti del pianeta.
  • 7:40 - 7:42
    E questo è terribile,
  • 7:42 - 7:45
    perché mettendo in dubbio
    la nostra identità
  • 7:45 - 7:48
    ci fanno sentire da vicino
    l'odore della morte.
  • 7:48 - 7:51
    Ma allo stesso tempo è bellissimo:
  • 7:51 - 7:57
    è un momento potenzialmente molto fertile
    per noi come specie e come individui.
  • 7:57 - 8:00
    La retroingegnerizzazione del cervello,
  • 8:00 - 8:02
    cioè, appunto, l'hackeraggio
    del nostro pensiero
  • 8:02 - 8:04
    per tradurne il funzionamento biologico
  • 8:04 - 8:07
    in algoritmi, che poi
    faranno funzionare i robot,
  • 8:08 - 8:12
    è paragonabile in tutto e per tutto
    ad un nuovo Umanesimo.
  • 8:13 - 8:15
    Magari non avrà il fascino
  • 8:15 - 8:18
    della Firenze artistico-letteraria
    di Lorenzo il Magnifico,
  • 8:18 - 8:22
    ma come allora ci permette
    di ripensare a noi stessi,
  • 8:22 - 8:25
    e in sostanza di darci un nuovo nome
  • 8:25 - 8:28
    e una nuova interpretazione
    della nostra identità.
  • 8:28 - 8:30
    E questa volta abbiamo
  • 8:30 - 8:33
    il grande privilegio
    di poterla reinterpretare
  • 8:33 - 8:35
    anche facendo tesoro di lezioni
  • 8:35 - 8:40
    come quella di Stefano Mancuso,
    incredibile scienziato,
  • 8:40 - 8:42
    che nei suoi libri ci ha fatto capire
  • 8:42 - 8:46
    come esistano al mondo
    esseri assolutamente intelligenti,
  • 8:46 - 8:50
    ma che noi non avevamo mai considerato
    davvero intelligenti,
  • 8:50 - 8:52
    perché diversi da noi.
  • 8:52 - 8:55
    Magari privi di un elaboratore
    centrale, come un cervello;
  • 8:55 - 8:58
    o magari talmente lenti
    nella loro evoluzione
  • 8:58 - 9:03
    da non poter essere facilmente seguiti
    dai nostri strumenti di percezione:
  • 9:03 - 9:06
    cioè le piante, il mondo vegetale.
  • 9:06 - 9:09
    E allora, proprio recependo
    questo tipo di lezioni
  • 9:09 - 9:14
    oggi abbiamo la possibilità di darci
    una nuova definizione, un nuovo nome
  • 9:14 - 9:19
    che faccia leva proprio
    su quella fragilità biologica
  • 9:19 - 9:21
    che ha il potere di renderci così belli
  • 9:22 - 9:25
    e di fare uscire da noi
    tutto ciò che è davvero umano,
  • 9:25 - 9:28
    e che ci accomuna con gli altri esseri.
  • 9:28 - 9:30
    Qualcosa che suoni come:
  • 9:30 - 9:34
    "quelli umani tra gli esseri,
    con gli altri esseri",
  • 9:34 - 9:37
    senza più podi o riflettori.
  • 9:38 - 9:42
    Ecco, siamo un po'
    nel momento storico perfetto
  • 9:42 - 9:44
    per operare un sovvertimento
    di prospettiva:
  • 9:44 - 9:45
    passare, cioè,
  • 9:45 - 9:50
    dalla intelligenza artificiale
    alla saggezza artificiale.
  • 9:51 - 9:55
    E per ripassare di là,
    dobbiamo fare qualcosa
  • 9:55 - 9:58
    che fino adesso abbiamo
    un po' tenuto sotto il tappeto:
  • 9:58 - 10:03
    dobbiamo ripassare
    per quella saggezza naturale
  • 10:03 - 10:06
    che non avevamo considerato
    come una cosa così intelligente,
  • 10:06 - 10:08
    ma che invece è fondamentale.
  • 10:08 - 10:13
    In sostanza, ci servono
    più esseri umani "integri".
  • 10:14 - 10:16
    Cioè persone che, oltre all'intelletto,
  • 10:16 - 10:18
    che è per sua natura
    uno strumento di discernimento,
  • 10:18 - 10:21
    quindi "di taglio" potremo dire,
  • 10:21 - 10:25
    sappiano anche usare
    strumenti di unificazione.
  • 10:25 - 10:28
    Strumenti che sono da sempre umani,
  • 10:28 - 10:31
    come per esempio la vita, la vitalità,
  • 10:31 - 10:37
    la presenza alla vita,
    quindi la cura, l'attenzione per la vita,
  • 10:37 - 10:39
    la coscienza,
  • 10:39 - 10:43
    cioè la consapevolezza
    dei processi che ci circondano
  • 10:43 - 10:45
    e di noi stessi:
  • 10:45 - 10:48
    e per finire, la grande rimozione
    del ventesimo secolo,
  • 10:48 - 10:51
    che è il sentire.
  • 10:51 - 10:52
    Siamo abituati a pensare
  • 10:52 - 10:53
    che se una cosa la sentiamo
  • 10:53 - 10:56
    ma non sappiamo spiegarla,
    non sappiamo dire il perché,
  • 10:56 - 10:58
    non esiste.
  • 11:00 - 11:04
    In un certo senso,
    nascere umani non basta più:
  • 11:05 - 11:06
    serve diventarlo.
  • 11:08 - 11:13
    "La rosa è senza perché,
    fiorisce perché fiorisce;
  • 11:13 - 11:16
    non bada a sé, e non si cura
    di essere guardata":
  • 11:17 - 11:18
    questa immagine poetica
  • 11:18 - 11:22
    è di un mistico del 1600
    di nome Angelo Silesius.
  • 11:23 - 11:25
    Ed essenzialmente,
  • 11:25 - 11:30
    come esseri umani
    siamo chiamati a fiorire,
  • 11:30 - 11:34
    cioè a realizzare
    la nostra natura profonda
  • 11:34 - 11:36
    anche accettando di uscire dal perché,
  • 11:36 - 11:40
    cioè dalla sfera della razionalità,
    della mera utilità.
  • 11:40 - 11:43
    Con buona pace di Sinek,
    la rosa è senza perché.
  • 11:45 - 11:47
    E non bada a sé,
  • 11:47 - 11:51
    perché la sua fioritura corrisponde
    alla sua vocazione profonda.
  • 11:52 - 11:57
    E riesce a trascendersi,
    in un certo senso, mentre fiorisce,
  • 11:58 - 12:02
    E non pone attenzione
    ai suoi confini attuali, mentre lo fa,
  • 12:02 - 12:06
    ma si fida del suo fiorire,
    magari anche senza capirlo.
  • 12:06 - 12:09
    E non le importa di essere guardata,
  • 12:09 - 12:13
    perché appunto il suo fiorire
    corrisponde alla sua vocazione profonda
  • 12:13 - 12:18
    e non ad un obiettivo
    indotto dall'esterno.
  • 12:18 - 12:19
    La grande differenza
  • 12:19 - 12:23
    tra la rosa, cioè la vita,
    e l'intelligenza artificiale,
  • 12:23 - 12:26
    sta nel fatto che la seconda,
    cioè l'intelligenza artificiale,
  • 12:26 - 12:30
    è fatalmente ingabbiata nella storia.
  • 12:30 - 12:33
    E per di più, solo nella storia
    dell'essere umano.
  • 12:34 - 12:37
    La realtà è che un parto
    della nostra mente
  • 12:37 - 12:40
    non potrà mai stupirti come un figlio.
  • 12:40 - 12:43
    Perché è un tuo prodotto,
    e non una creatura,
  • 12:43 - 12:48
    libera e diversa da te
    e dall'idea che hai di te stesso.
  • 12:50 - 12:55
    Chiudo facendo qualcosa che
    normalmente non si vede fare ad un TED,
  • 12:55 - 13:00
    cioè provo a cantare una canzone
    che parla di un nome e di un'identità.
  • 13:01 - 13:05
    Io tengo molto a questa canzone
    perché è nata in un momento
  • 13:05 - 13:09
    che definirei essere quello
    di massima fragilità per me,
  • 13:09 - 13:11
    di massima vulnerabilità umana,
  • 13:11 - 13:13
    perché quando ho avuto mia figlia,
  • 13:13 - 13:17
    appena dopo il parto ho sperimentato
    alcuni attacchi di panico.
  • 13:18 - 13:22
    Ecco: in quei momenti, la mente razionale
    va completamente in tilt
  • 13:22 - 13:25
    e tu, semplicemente,
    sei convinta che stai per morire.
  • 13:26 - 13:28
    Poi non succede, ma sei convinta.
  • 13:29 - 13:31
    E ho scoperto, però,
  • 13:31 - 13:34
    che proprio il massimo momento
    di vulnerabilità
  • 13:34 - 13:40
    può trasformarsi nel massimo momento
    di umanità, e creatività anche.
  • 13:40 - 13:41
    Allora, in quei momenti
  • 13:41 - 13:45
    in cui tutto ciò che volevo
    era lasciare qualcosa a mia figlia,
  • 13:45 - 13:47
    è nato un po' quello che io chiamo
  • 13:47 - 13:50
    il "testamento emotivo"
    che io lascio a lei -
  • 13:50 - 13:52
    che si chiama Celeste -
  • 13:52 - 13:55
    attraverso il racconto del suo nome.
  • 13:57 - 14:00
    Oggi vorrei dedicare questa canzone
  • 14:00 - 14:07
    a tutti noi - fragili, emotivi,
    vulnerabili come siamo -
  • 14:07 - 14:11
    affinché impariamo ad usare
    il nostro nome personale come mappa,
  • 14:11 - 14:14
    quindi non come previsione
    di un destino già segnato
  • 14:14 - 14:16
    ma come strumento di viaggio
  • 14:17 - 14:20
    in cui la direzione
    va costruita giorno per giorno.
  • 14:21 - 14:26
    E vorrei dedicarlo, anche, all'esperienza
    dell'intelligenza artificiale,
  • 14:26 - 14:28
    affinché ci permetta, come specie,
  • 14:29 - 14:35
    di lasciare un po' morire
    la nostra vecchia identità ormai logora
  • 14:35 - 14:40
    e di incarnare, davvero,
    il nome che già ci siamo dati,
  • 14:40 - 14:42
    cioè "esseri umani".
  • 14:44 - 14:47
    (Musica)
  • 15:12 - 15:18
    Era da tanto, ormai da tanto,
  • 15:18 - 15:24
    che sentivo uno strano canto.
  • 15:24 - 15:29
    Io non sapevo, ma la voce cantava,
  • 15:29 - 15:34
    e qualcosa in me capiva, e ti invitava.
  • 15:35 - 15:40
    Ma il tuo nome, il tuo nome non mi viene:
  • 15:40 - 15:45
    vorrei una parola che suoni proprio bene.
  • 15:45 - 15:48
    Vorrei una parola
  • 15:48 - 15:51
    che inizi e non finisca,
  • 15:51 - 15:54
    vorrei un nome
  • 15:54 - 15:57
    che non ti definisca.
  • 15:57 - 15:59
    Che fosse per te
  • 15:59 - 16:03
    una maniera di andare.
  • 16:03 - 16:08
    Un modo per vivere, una barca nel mare.
  • 16:08 - 16:12
    Che ti salvi se ti trovi nei guai,
  • 16:12 - 16:16
    che sia per te la stella
  • 16:16 - 16:18
    dei marinai.
  • 16:19 - 16:24
    Di colpo, tutto quello
    che cercavo è arrivato;
  • 16:24 - 16:30
    il tuo nome mi ha riempito
    la bocca, e l'ho gridato.
  • 16:30 - 16:35
    È Celeste il tuo colore;
  • 16:36 - 16:41
    è Celeste il tuo sapore.
  • 16:41 - 16:46
    È Celeste anche il tuo odore.
  • 16:47 - 16:52
    Tu, per me, sei blu nel cuore.
  • 16:52 - 16:55
    (Musica)
  • 17:02 - 17:08
    Ma come ho potuto non pensarci prima
  • 17:08 - 17:13
    È il colore perfetto
    che ti avvolge sulla cima.
  • 17:13 - 17:19
    Quando arrivi, stanco e sudato
  • 17:19 - 17:24
    e ritrovi tutto quello
    che in basso hai lasciato.
  • 17:24 - 17:29
    È il colore di tutte le Madonne,
  • 17:29 - 17:35
    di tutte le mamme
    che restano anche donne.
  • 17:35 - 17:41
    È il colore più lontano di tutti:
  • 17:41 - 17:46
    ma puoi sentirlo
    che ti culla tra i flutti.
  • 17:46 - 17:51
    Che il mondo è sì pazzo,
    storto e anche strano;
  • 17:51 - 17:56
    ma i tuoi piedini sanno andare lontano.
  • 17:56 - 18:01
    E arrivare in quei posti
    dove le cose son vere,
  • 18:01 - 18:07
    dove la neve è ancora bianca,
    e le notti nere.
  • 18:07 - 18:12
    Di colpo, tutto quello
    che cercavo è arrivato;
  • 18:12 - 18:18
    il tuo nome mi ha riempito
    la bocca, e l'ho gridato.
  • 18:18 - 18:23
    È Celeste il tuo colore;
  • 18:23 - 18:28
    è Celeste il tuo sapore.
  • 18:28 - 18:34
    È Celeste anche il tuo odore.
  • 18:34 - 18:39
    Tu, per me, sei blu nel cuore.
  • 18:39 - 18:42
    (Musica)
  • 18:58 - 19:03
    È il colore da vestire
    quando vuoi abbracciare,
  • 19:03 - 19:07
    quello che non sai capire
  • 19:08 - 19:11
    e puoi solo...
  • 19:12 - 19:16
    amare.
  • 19:16 - 19:19
    (Musica)
  • 19:24 - 19:38
    (Applausi)
Title:
Start with wound: dalla ferita all'essere umano | Luisa Camatta | TEDxUdine
Description:

Luisa Camatta organizza corsi di sartoria, allestisce mostre, crea abiti e offre consulenza di stile.

Immagina un mondo in cui le macchine pensano e agiscono meglio di te. Ti si spalanca davanti un tempo infinito. Magari il vuoto. Se non serve che tu faccia niente, diventi improvvisamente inutile. Oppure esiste qualcosa di te che resta, anche quando l’espressione della tua umanità non passa più attraverso il pensare e il fare?

Prendendo spunto da esperienze vissute, cercheremo di aprire la rosa delle domande e affrontare il terreno della riflessione su ciò che ci rende umani, riflessione che da secoli lega il genere umano con il filo rosso della ricerca di senso. Oggi ci chiediamo spesso cosa potranno arrivare ad essere le intelligenze artificiali, ma se le domande davvero cruciali riguardassero invece il come e il perché essere e diventare davvero umani?

Questo intervento è stato presentato a un evento TEDx, che utilizza il format della conferenza TED ma è stato organizzato in maniera indipendente da una comunità locale.

Per maggiori informazioni, visita il sito http://ted.com/tedx

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Video Language:
Italian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
19:44

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