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Firelei Báez: An Open Horizon (or) the Stillness of a Wound | Art21 "New York Close Up"

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    FIRELEI BÁEZ: Nelle relazioni di potere
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    è quasi sempre la vittima
    a risolvere la situazione.
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    Non intendo parlare di vittimismo,
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    ma sovvertirlo.
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    La libertà che ogni dipinto offre
    sta nel corpo che muta.
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    Il moto costante dei corpi
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    permette allo spettatore
    di cambiare l'idea di potere.
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    Questo processo porta a cambiare
    il mondo che ti circonda.
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    Qui la bellezza diventa rivoluzione.
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    AN OPEN ORIZON (or)
    THE STILLNESS OF A WOUND by Firelei Báez
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    Se fosse per me,
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    sarei un'eremita in qualche monte
    a picco sul mare,
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    (Risata)
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    avrei uno spazio enorme
    con le finestre spalancate,
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    fregandomene se piove dentro.
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    Questo è il mio sogno.
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    (Canto corale)
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    Firelei's Studio, BRONX (NY)
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    Ricordo che l'ho sempre fatto.
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    Forse una volta a 6 anni,
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    alcuni bambini mi fecero disegnare
    "mariquitas" estremamente decorate.
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    Facevo queste gonne da ballo elaborate.
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    Avevano pettinature complesse.
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    Il corpo è il mio tema ricorrente.
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    Trascorsi la prima infanzia
    a Loma de Cabrera,
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    paese al confine tra Haiti
    e la Repubblica Dominicana.
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    [Voce d'archivio?:
    Navigando dritto]
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    dall'estremità sud-est di Cuba
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    si giunge alla seconda isola più grande
    del romantico arcipelago.
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    Esistono stereotipi di ciò
    che consideriamo caraibico,
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    ma guardando oltre
    si può arrivare a qualcosa di meglio.
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    Uno dei motivi per cui
    ho lavorato a questi dipinti
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    viene dall'osservare le prime
    illustrazioni scientifiche
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    su flora e fauna del Nuovo Mondo.
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    Mi sono ispirata a Carlo Linneo,
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    colui che ha fondato
    il metodo scientifico moderno
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    basato su osservazione e categorizzazione.
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    Molto del suo lavoro era tuttavia
    completamente privo di senso.
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    Equiparava i corpi neri e marroni
    del Nuovo Mondo
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    con la bestialità.
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    Descriveva la gente del Nuovo Mondo
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    simile a cannibali o vampiri
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    così, avvicinandomi alla loro fallibile visione
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    facendone qualcosa di nuovo.
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    Osservando le "ciguapas"
    dei miei dipinti
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    invito lo spettatore a scendere a patti
    con le sensazioni che prova
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    davanti a un corpo femminile.
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    [CIGUAPA: Creatura mitologica del folklore dominicano]
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    La ciguapa è una maga.
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    Una seduttrice.
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    Chi cade nella sua rete
    si perde e scompare per sempre.
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    Il suo aspetto è ambiguo,
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    va dalla mangusta
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    alla donna più attraente
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    o perfino alla più orribile.
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    L'unica cosa certa
    è che ha i piedi rivolti all'indietro,
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    e seguendo le sue impronte
    sbaglierai direzione.
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    Ha una chioma di capelli lucenti.
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    Doveva intimorire a tal punto
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    da stare buoni
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    Di solito la storia le presenta
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    come creature femminili lascive.
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    Lussuriose e ingannevoli,
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    ma anche altamente indipendenti,
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    dotate di auto-controllo
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    ed estremamente sensibili.
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    Chi vorrebbe essere così?
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    Usare quell'immagine è stato emozionante
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    perché emblema di cose
    etichettate come abiette,
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    sgradite,
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    trasformandola in qualcosa di bellissimo
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    che suscita ammirazione.?
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    [Ciguapa Antellana, HARLEM, 2018]
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    Ultimamente ho visto mia zia, che mi fa:
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    "Non avrei mai detto
    che saresti diventata un'artista"
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    Lei mi ha cresciuta
    quando avevo 7 anni.
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    Lo vedeva come improbabile
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    perché quando cercavo
    di cucire insieme pezzi di carta
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    l'ago affondava nelle mie dita.
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    Cucivo anche le mie dita.
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    Ero fissata col rilegare il mio libro.
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    "Ce la farò, sarà perfetto."
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    Non ricordo se mi chiamavano
    "la demolitrice" o "la rogna".
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    (Risata)
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    Per me la pittrice
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    è una persona molto composta,
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    quasi una "gentildonna".
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    Io mi sento un meccanico invece.
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    Mia madre sa cucire benissimo,
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    sa creare cose davvero notevoli.
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    Era però intrappolata
    in 100 ore di lavoro settimanali
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    e faceva solo cose essenziali.
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    Era una precaria.
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    Niente di quello che costruiamo
    dura in eterno.
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    Ho cercato di rompere questo ciclo
    insegnando ai miei nipotini
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    a ritenersi parte di un ciclo
    più lungo prima di loro
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    e lunghi cicli dopo di loro,
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    che ogni scelta è dettata
    da chi ameremo in futuro
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    o chi abbiamo amato.
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    Compiere qualcosa di nuovo
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    è sempre alla nostra portata.
  • 7:20 - 7:21
    È estenuante
  • 7:22 - 7:24
    ma illimitato.
Title:
Firelei Báez: An Open Horizon (or) the Stillness of a Wound | Art21 "New York Close Up"
Description:

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Video Language:
English
Team:
Art21
Project:
"New York Close Up" series
Duration:
08:05

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