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Brasile e Cuba:
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media, capitale privato e libertà di stampa
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L'associazione dei giornalisti a Cuba lavora
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per migliorare i suoi media pubblici.
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E anche per rendere più autonoma ed incisiva
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la sua informazione, superando la segretezza,
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il trionfalismo e altri riconosciuti mali
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della stampa cubana.
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Ora, il cammino del giornalismo cubano è ...
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il giornalismo cubano.
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Altrimenti, guardiamo un po' intorno.
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Vediamo chi controlla ciò che si pubblica, opina
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ed informa in un paese come il Brasile,
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dove -ci viene detto- c'è "libertà di stampa".
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21 dei 26 principali media appartengono a società che,
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a loro volta, sono legate al settore finanziario,
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immobiliare ed agroindustriale.
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Quattro grandi società concentrano il 70% del pubblico
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della televisione ad accesso libero,
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il mezzo più consumato ed influente.
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La famiglia Marinho, la più ricca del paese,
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proprietaria del gruppo Globo, è anche proprietaria
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di grandi aziende agricole e imprese agroindustriali,
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ed ha affari nel mercato immobiliare e nelle finanze.
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Il gruppo Folha,
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che pubblica il principale giornale su carta
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possiede società in gruppi di educazione a distanza, è
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proprietario del servizio di pagamento online Pagseguro.
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Lo stesso accade con il resto dei gruppi mediatici.
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Ora ponetevi questa domanda:
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è questa libertà di stampa,
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che i media, proprietà di enormi fortune, siano quelli
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che informano sulle politiche fiscali,
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sulla privatizzazione dei servizi pubblici
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o su un'ipotetica riforma agraria nel paese?
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Ora che vengono con la libertà di stampa a Cuba,
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dove tutto il capitale privato è, semplicemente,
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bandito dai mezzi di comunicazione.
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Il primo passo che dovrebbe fare ogni società
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che aspira ad avere una vera "libertà di stampa".