-
Sono molto stanco.
-
Vieni a stenderti un po'.
-
No!
-
Vieni...
-
Credo che fossero circa le cinque.
Mi ero alzato e andavo
-
a prendere il giornale nel corridoio.
Sono mattiniero, io.
-
Quando suonō il telefono,
ricordo che mi arrabbiai:
-
avevo dimenticato di nuovo di
staccarlo la sera precedente.
-
Accade spesso che nella
notte i pazienti mi chiamino.
-
Prima lo ignorai, poi risposi.
-
Non volevo svegliasse
mia moglie nella camera accanto.
-
Era Peter Egermann al telefono.
Era molto calmo...
-
controllava perfettamente la voce.
Mi chiese...
-
di raggiungerlo
ad un certo indirizzo.
-
Dovevo entrare nell'edificio,
arrivare in fondo all'atrio
-
e cercare una porta metallica situata
a sinistra della scala principale.
-
Disse di aver trovato una chiave
e di aver lasciato la porta aperta.
-
Dopo 20 minuti ero lā.
Erano circa le 5.30.
-
Aprii quella porta e trovai una scala
che portava a un seminterrato.
-
Le stanze erano
illuminate a giorno,
-
un registratore
faceva un chiasso infernale.
-
La ragazza giaceva reclinata su
una specie di palcoscenico.
-
Sul suo corpo c'era una
grossa coperta di broccato.
-
Aveva le gambe divaricate.
-
Il volto insanguinato,
gonfio e pallido.
-
Per ulteriori dettagli rimando
al referto optottico.
-
Egermann dichiarō
di avere ucciso la ragazza
-
e di aver sottoposto
la morta a sodomia.
-
Ad essere sincero...
-
sono profondamente scioccato,
conosco Egermann da 20 anni.
-
Un uomo dotato, conscio
dei propri doveri, sempre amabile
-
e credo benvoluto da tutti.
-
Sposato con una donna
d'affari assai efficiente.
-
Una larga cerchia di conoscenze...
-
Una vita facile, comoda
ma senza pretese.
-
- Una madre famosa...
- Cordelia Egermann, l'attrice.
-
Il padre č morto da poco.
La famiglia non ha problemi.
-
Il fratello č ambasciatore a Vienna,
-
la sorella č sposata
a un noto uomo d'affari.
-
Qualche tendenza ereditaria
a depressioni o altri disturbi?
-
Non per quanto ne so io.
-
Peter e Katarina l'hanno mai
consultata per qualche disturbo?
-
Cose da niente che richiedevano
del Valium o del mogano.
-
Di recente ho esagerato nel bere
e nel restare alzato la notte.
-
A parte ciō, sono sempre pių
conscio del tempo che passa.
-
Ecco...
-
Voglio dirti senza parafrasi
ciō che mi pesa sul cuore.
-
Tutti gli uomini hanno qualcosa
che li preoccupa, non credi?
-
Ma la mia preoccupazione
č piuttosto particolare.
-
Per questo vengo da te.
-
Tu trovi che io mi dilungo troppo.
Hai ragione.
-
Forse perché esito a raccontarti
ciō che mi angoscia.
-
Finché non la esprimerō a parole,
-
la mia angoscia sarā irreale,
come un sogno.
-
Quando l'avrō espressa a parole,
allora sarā una realtā.
-
Sono terrorizzato
dalla voglia di uccidere.
-
Sono terrorizzato dalla voglia
di uccidere una persona.
-
Sono terrorizzato.
-
La persona č mia moglie.
-
La voglio uccidere.
-
Sono 2 anni che vivo con la
convinzione di ucciderla.
-
Katarina mi ha tradito e io l'ho
tradita. Ma questo non c'entra.
-
Abbiamo un rapporto
sessuale fantastico.
-
Ci amiamo - come devo dire? -
senza sentimento.
-
Voglio dire, senza pensare a
ciō che proviamo a vicenda.
-
Non sono abituato a descrivere
le complicazioni sentimentali.
-
Penso sia inutile dirti quello
che forse hai giā capito.
-
Noi amiamo il nostro piacere. O forse
ognuno gode del piacere dell'altro.
-
Il migliore accordo c'č stato quando
uno di noi ha tradito l'altro.
-
Uso la parola 'tradire'
ma č sbagliata.
-
Ha un peso morale negativo
che per noi due non esiste.
-
'Scambievole libertā sessuale'
credo che sia pių esatto.
-
Sė, chiacchiero.
Sono proprio senza speranza.
-
A voi strizzacervelli
interessano i sogni.
-
Ma i miei sogni sono
banali, noiosi...
-
Voglio che tu mi dica che la mia
fissazione di uccidere Katarina
-
č solo una disfunzione ormonale.
-
Forse voglio che mi ipnotizzi.
-
Sarebbe una soluzione.
-
- Non dici niente?
- Perché sei venuto da me?
-
Neanche tu credi alle tue angosce.
-
Peter, le persone come te non credono
nell'esistenza dell'anima.
-
- Quindi non comprendo la tua visita.
- Sei arrabbiato?
-
Certo. Perché tu non hai mai dato
importanza alle tue paure.
-
Potresti comunque
consigliarmi un tranquillante.
-
Ti consiglio una bella passeggiata.
-
Č un rimedio indicato per
depressioni e pensieri conturbanti.
-
Poi bevi del caffč forte, un paio di
cognac e ti sentirai un altro uomo.
-
Grazie, Mogens,
mi hai aiutato molto.
-
Arrivederci.
-
Non posso.
-
Siediti.
-
Credo di essermi un po' affaticato.
-
Quante volte si dice di odiare.
-
O di desiderare che l'altro
sia morto. Ci si picchia.
-
Ci si umilia, si inveisce,
ci si provoca.
-
Ci si sputa addosso, ci si tengono
le braccia, si lotta, si strilla.
-
Poi scorre un po' di sangue. Uno
dei due trionfa, l'altro č sconfitto
-
e sta sulla porta del bagno
e chiede perdono.
-
- Questo č poco pericoloso, vero?
- Pochissimo pericoloso.
-
Č tutto come una commedia,
-
con diverse repliche, pause,
sorprese. Le uscite sono preparate.
-
La mancanza di pubblico
č senz'altro fatale.
-
Ma normalmente non č
difficile porvi rimedio.
-
- E questo non č...
- Questo non č altro...
-
...che una parte ben nota della
nostra vita in comune.
-
Io credo...
-
No, neanche questo č giusto.
-
Non č giusto?
-
C'č una stupida teoria che afferma
che alcuni idioti amano le risse
-
e le umiliazioni reciproche...
-
Forse questa č una particolare ed
insolita forma di contatto tra loro.
-
Io prendo un pugno sul naso.
Urrā, picchiamoci!
-
Altro che divorzio!
-
Come pensi di ucciderla?
-
L'appartamento
č in perfetto silenzio.
-
Lo rischiara la forte luce del sole.
-
Siamo stati per giorni abbandonati
a noi stessi, forse anche di pių.
-
Non abbiamo avuto un diverbio,
c'č un gran silenzio.
-
Forse č mattina presto.
La strada č vuota e silenziosa.
-
Ho una sensazione di pace,
-
tutto č molto lontano.
-
Voglio dire, il lavoro, la vita
quotidiana, le voci, le convenzioni.
-
Non provo né emozione, né paura.
-
Posso vedere come lei si muove
nella stanza da bagno,
-
inondata dalla luce
quasi incredibile del sole.
-
Si sta pettinando.
-
Ho sempre amato
osservare Katarina.
-
Anche quando ci siamo odiati,
o quando era ubriaca,
-
ammalata o arrabbiata.
Ho sempre goduto dei suoi gesti,
-
il suo profumo, la sua presenza.
-
Ora si č voltata
verso il grande specchio.
-
Mi vede riflesso nello specchio.
-
Č profondamente assorta e
respira profondamente.
-
Io sono in piedi dietro
di lei, vicinissimo.
-
Nella mano destra
ho un rasoio aperto.
-
Per tutto il tempo mi guarda.
Ma ora finalmente mi vede.
-
E le labbra le si aprono in un
sorriso appena percettibile.
-
Sento un suo leggero movimento,
e al collo una piccola pulsazione.
-
Sai che un essere umano ha
una grande quantitā di sangue?
-
Se recidi la carotide,
-
il sangue schizza ovunque,
persino sulle pareti e su di te.
-
Ha un odore forte ed č appiccicoso.
-
La tua vittima non muore subito, ci
mette minuti per perdere conoscenza.
-
Č probabile che abbiate il
tempo di pensare a tante cose.
-
Sai, forse ti penti.
-
Non era come credevi. Non hai avuto
l'avventura strabiliante che volevi.
-
C'č solo Katarina
per terra in bagno
-
con una ferita al collo
da cui sprizza il sangue.
-
- Sei ironico, non č vero?
- No.
-
Se vuoi, posso farti ricoverare
subito nella mia clinica.
-
Ti facciamo tutti i tipi d'iniezioni
finché per te č indifferente...
-
se sei Peter Egermann
o l'imperatore della Cina.
-
Non temere, siamo fenomenali
nell'annullare la personalitā altrui.
-
Senza lo, non c'č paura.
Fantastico, vero?
-
Ho letto che le nuove cure per
i malati di mente sono forti.
-
Ti ho detto che
ti prendo sul serio, Peter.
-
- Ti sto trattenendo.
- Un po', sto aspettando visite.
-
- Allora tolgo il disturbo. - Giovedė
alle 4 parleremo per un paio d'ore.
-
- Non ho pazienti nel pomeriggio.
- Molto gentile.
-
- Ma ti pare.
- Dovrei dire a Katarina?
-
Arrivederci, Peter Egermann.
Abbi cura di te.
-
Ciao, Mogens.
-
Ti faccio tanti auguri.
-
- Che vuoi dire?
- Per la tua visita.
-
Trovi la strada?
-
Ma certo.
-
La signora Egermann?
C'č la signora Egermann?
-
Sė, č molto importante.
-
Il professor Jensen.
-
Sė, aspetto...
-
Katarina?
-
Peter č stato qui.
-
No, č appena andato via.
-
Puoi venire?
Ti lascio la porta aperta.
-
Sė...
-
Scusa se ho fatto tardi. Ho dovuto
parcheggiare un po' distante...
-
Poi l'ultimo pezzo ho corso,
fa un freddo cane.
-
Come stai? Fatti guardare.
-
Ti trovo in forma.
Hai qualcosa di bevibile?
-
- Come si prospetta la tua sfilata?
- Andrā bene. Ci vieni?
-
Ci verrā Fanny, io non posso.
-
Terrō una conferenza alla Societā
medica, devo fare i compiti a casa.
-
- Poi parti per la Tunisia?
- Sė, venerdė.
-
- Quanto tempo ci rimani?
- Sei settimane.
-
- Da solo?
- Naturalmente.
-
Questo vino č stupendo.
-
E tua moglie?
-
- Facciamo vacanze separate da
7 anni. - Me lo avevi detto.
-
- Vieni con me.
- In Tunisia?
-
- Perché no?
- E Peter?
-
Penso che lo troverā molto pratico.
-
Con tutta la tua saggezza non hai
ancora capito che amo mio marito.
-
- Non hai mai?
- Spesso.
-
- Troppo spesso, ma questo non
c'entra. - Non capisco.
-
- Non ha importanza.
- Comunque, sono curioso.
-
Io ti trovo attraente.
-
Credo perfino che ci
divertiremmo molto insieme.
-
Ma viaggiare č un'altra cosa.
-
E adesso?
-
Non sono venuta qui per fare l'amore,
ma per parlare di Peter.
-
- Inoltre, ho anche le mie cose.
- Sono 2 patetiche scuse.
-
- In ogni caso, qui non possiamo
stare. - Hai ragione, non qui.
-
Č una proposta?
-
- Lė dentro.
- Non č la prima volta, vero?
-
Questo č coperto
dal segreto professionale.
-
Dov'č il bagno?
-
Accomodati.
-
Mi spiace, ma non posso.
-
Sarebbe molto divertente,
ma non posso.
-
- Č per Peter?
- Sė, č per lui.
-
Commovente...
-
- Perché questa ironia?
- Non era ironia, te l'assicuro.
-
Peter voleva parlarmi.
-
Afferma di essere ossessionato
da una precisa idea fissa.
-
- Un'idea fissa?
- Un pensiero sempre ricorrente.
-
Lo ha sul serio?
-
Molti esagerano
il significato dei propri disturbi.
-
Si spaventano, e la paura č forse
anche peggiore delle loro fantasie.
-
Quali fantasie?
-
Di suicidio, di omicidio, di morte,
violenza, azioni violente.
-
Non so bene. Tornerā da me giovedė.
Cercherō di vederci pių chiaro.
-
- C'č pericolo che lui?
- Č probabile che non sia grave.
-
Che posso fare io?
-
Dovresti andare via
per un po', forse.
-
Nel bel mezzo della stagione?
Sciocchezze.
-
E poi perché dovrei? Se Peter
č malato, ha bisogno di me.
-
Č possibile che la situazione possa
diventare un po' pericolosa per te.
-
- Che vuoi dire? Che Peter?
- Sė.
-
- Ti ha detto che?
- Beh, allusivamente.
-
Mi sembra del tutto privo di senso.
-
- Allora non puoi partire?
- No, dovresti capirlo.
-
- Non puoi prendere qualcuno in casa?
- No, Peter si opporrebbe.
-
- Avete 2 nipoti, no?
- Uno di 6 e uno di 8, č impossibile.
-
- E lui non puō partire per un po'
- No, č pieno di lavoro.
-
Poi devono definire un paio
di trattative complicate.
-
Potrei prescrivergli
qualche mese di riposo.
-
Č molto poco realistico.
-
Per ora, non mi viene in
mente niente di meglio.
-
Sei molto pių preoccupato
di quanto non vuoi ammettere.
-
Esaminati razionalmente, credo
che i rischi siano minimi.
-
Comportiamoci con raziocinio allora.
-
Non so. La mia intuizione mi fa
essere piuttosto preoccupato.
-
E la tua intuizione non sbaglia?
-
Molto raramente.
-
Io pure ho un'intuizione.
-
E cosa dice?
-
Che consciamente o inconsciamente,
-
stai cercando di svelare qualcosa
di pių del rapporto fra Peter e me.
-
- Per quale motivo?
- Questo non lo so.
-
Forse sei fatto cosė.
-
- Sono stupito.
- Mi hai sempre fatto paura.
-
- Ma non solo paura.
- Peter č una parte di me.
-
Non lo capisci?
-
Lo porto sempre con me,
dovunque vado.
-
Ora č qui dentro.
-
Č una cosa che non ho mai
provato con nessun altro.
-
Se avessimo dei figli,
sarebbe diverso.
-
Cosė ognuno di noi
č figlio dell'altro.
-
No, non č esatto.
-
Nessuno di noi due vuole essere
pių saggio o pių maturo.
-
Ecco perché litighiamo,
ci picchiamo e piangiamo.
-
Nessuno di noi due
vuol essere adulto.
-
Ma abbiamo una circolazione
sanguigna comune.
-
I nostri fasci nervosi sono cresciuti
insieme per qualche oscuro motivo.
-
Vuoi capirlo questo?
-
Se Peter sta male,
subito sto male anch'io.
-
E voglio correre a casa da Peter,
tenerlo stretto e dirgli: "Ora...
-
e d'ora in poi, capisco tutto
ciō che dici, che pensi.
-
Tutto ciō che provi."
-
Voglio stringerlo finché lui non mi
dirā che cosa c'impedisce
-
di vederci a vicenda,
-
nonostante viviamo
cosė strettamente insieme...
-
e sappiamo tutto l'uno dell'altro.
-
Sono cosė affranta.
-
Cosa vuole sapere?
-
Le sarō grato per tutte
le informazioni che potrā darmi.
-
Peter era un figlio desiderato.
-
Eravamo cosė felici.
-
La sua infanzia č stata felice. Forse
fin troppo protetta, non so.
-
Era piuttosto pauroso.
Aveva paura del buio.
-
Voleva sempre la luce accesa
fuori dalla sua camera.
-
Aveva paura soprattutto dei cani,
dei cavalli, dei grossi uccelli.
-
I suoi fratelli erano pių robusti.
Lui somigliava a me.
-
Da bambina anch'io ero
un po' cagionevole, malaticcia.
-
Soffrivo di asma e
di improvvise allergie.
-
Ricordo che si mangiava sempre
le unghie. Non era bello a vedersi.
-
Giocava molto con la sorella
di 3 anni pių giovane.
-
Sempre con le bambole e
il teatro dei burattini.
-
A scuola non aveva difficoltā,
aveva sempre i voti migliori.
-
Aveva molto pių talento
dei suoi fratelli.
-
A 20 anni, conobbe una
ragazza davvero adorabile.
-
S'innamorarono e volevano
sposarsi a studi ultimati.
-
Poi incontrō Katarina e
si innamorō pazzamente.
-
Lei ebbe subito una grande influenza
su di lui, era lei la prescelta.
-
Ciō che pensavano o dicevano
i genitori di Peter
-
non aveva importanza ormai.
-
Chissā, forse dev'essere cosė.
-
Io non so niente, non capisco niente.
-
E come potrei d'altronde?
-
Prima del matrimonio facevo teatro.
Poi mi dedicai tutta ai figli.
-
Mio marito non voleva che lavorassi.
Io non ho mai avuto rimpianti.
-
La mia vita č stata buona e felice.
-
Qualche giorno fa, Peter č
venuto a farmi una breve visita.
-
Aveva una lista di
riparazioni da fare in casa.
-
Scorremmo insieme la lista.
-
Lui avrebbe parlato con
l'architetto e l'impresa edile.
-
Č solo una vecchia casa cadente.
-
E il parco č un po' poco curato.
-
In alcuni angoli,
il tetto č cosė male isolato
-
che, a neve sciolta,
l'umiditā entra in tutta la casa.
-
Abbiamo parlato di tutti quei lavori.
Avevamo un po' di fretta entrambi.
-
Io avevo ospiti a cena e Peter
andava a una conferenza.
-
Non notai in lui niente d'insolito.
Mi disse solo d'essere un po' stanco,
-
che era stato raffreddato.
Katarina era a Parigi,
-
sarebbe rientrata a metā settimana.
-
Scherzammo su quelle riparazioni
e sul progetto dell'architetto.
-
Fu davvero divertente. Peter pensava
che vivevo in una catapecchia.
-
Ma io amo la mia vecchia casa.
-
E non me ne andrō mai via.
-
Se vuoi accendere la luce
e leggere, fai pure.
-
Io dormo lo stesso.
-
Credo che mi alzerō per un po'.
-
- Vuoi che ti scaldi del latte?
- No, grazie.
-
- Apriamo il riscaldamento?
- Per me no.
-
Come va il tuo raffreddore?
-
- La gola non mi fa pių male.
- Bene...
-
Neanch'io posso dormire.
-
Sarā il cambiamento del
tempo o la luna piena.
-
O quella orribile cena che Oscar ci
ha voluto per forza preparare.
-
- Che bevi?
- Cognac.
-
- Bevo anch'io qualcosa. - Il
tuo schifoso liquore č a sinistra.
-
Che?! Un liquore alle 3 di mattino?
Berrō solo un po' di whisky.
-
- Č tranquillante e non fa male.
- Non dovresti bere cosė tanto.
-
Bevo quanto mi pare, amore mio.
Io non perdo mai l'autocontrollo.
-
Ieri sera eri
piuttosto insopportabile...
-
Figurati se non lo so.
-
Hai bevuto troppo e sei
diventata insopportabile.
-
- No, l'ho fatto apposta.
- Ah, č cosė, brava!
-
- Mi piace imbarazzare Martin.
- Ti č riuscito alla perfezione.
-
Lui ha iniziato a palpeggiarmi
di nascosto.
-
Io ho iniziato a bere e l'ho
palpeggiato. Sfacciatamente.
-
Č un modo raffinato di
vendicarsi, capisci, piccolo Peter?
-
- Parlavi forte di cose confuse senza
farlo apposta. - Secondo te.
-
Ma gli altri mi hanno
trovata molto carina.
-
- Al diavolo queste maledette cene.
- La settimana prossima cinque.
-
- Tu ti diverti.
- Anche tu.
-
Non pių adesso.
-
Domani dobbiamo andare
a colazione da tua madre.
-
- Beh, č importante.
- Per te, non per me.
-
- Č una colazione d'affari.
- Io non ho tempo.
-
Katarina, me l'avevi promesso.
-
I tuoi grandi soci in affari
ritengono che sia un onore
-
quando gli viene data una schifezza
dalla tua vecchia e orribile madre.
-
E in quella catapecchia...
Davvero inconcepibile.
-
- Mamma č un monumento.
- Sė, un vecchio monumento diroccato
-
di un impero oppressivo fondato
tanto tempo fa da tuo padre.
-
Ora Katarina va a dormire.
Devo alzarmi alle 6.45.
-
Io vado a sdraiarmi nello studio.
-
- Stamattina non giochi a tennis?
- Ad Harry fa male un braccio.
-
- Fuma troppo. - Il dolore non gli
č venuto per il troppo fumo.
-
Se si fumano
70 sigarette al giorno,
-
i muscoli e la circolazione
ne risentono.
-
- Sė, certo...
- Č una cosa evidente.
-
Sė, č una cosa evidente
che č una cosa evidente.
-
Allora non devo svegliarti
prima di uscire?
-
- A che ora esci?
- Verso le 8.
-
- Allora svegliami verso le 8.
- Buonanotte, amore mio.
-
Buonanotte, tesoro.
-
Peter?
-
Sė?
-
Vuoi dirmi perché sei cosė infelice?
-
Non sono né felice né infelice.
Parole di merda tra l'altro.
-
- Sei preoccupato?
- Al contrario.
-
Gli affari vanno benissimo,
se č questo ciō che pensi.
-
No, non pensavo a quello.
-
Tutte le strade sono chiuse.
-
Se capisci cosa voglio dire.
-
- No.
- No?
-
- Fammi un esempio.
- La noia.
-
Noia? Non so neanche cosa sia.
-
Una delle componenti
tipiche della noia
-
č il fatto che generalmente
si prova una noia mortale
-
quando si deve far capire a
qualcuno che cos'č la noia.
-
Ti racconto una cosa che non
avevo intenzione di raccontarti.
-
Ma non č niente di speciale.
-
- Solo una sensazione.
- Sė...
-
Č successo ieri mattina presto.
-
Ero in bagno e mi strofinavo con
l'asciugamano ruvido, appena lavato
-
e profumato...
-
Improvvisamente ho avuto qualcosa
come... una visione, non so.
-
Guardavo queste cose conosciute
che mi circondavano e sapevo...
-
che non mi sarebbero
appartenute a lungo.
-
Che mi sarebbe stato tolto tutto.
-
Niente di ciō che vedevo
sarebbe stato mio.
-
Un minuto non me ne ricordavo pių,
ma ieri sera mi č capitato di nuovo.
-
Sono stanco, Katarina.
-
- Credi che ora riuscirai a
dormire? - Ho preso un Nembutal.
-
Vieni, andiamo a dormire.
-
- Che ore sono?
- Quasi le 4.
-
Ora inizieranno a passare i
camion sull'autostrada.
-
Nuovo paragrafo.
-
Sė, nuovo paragrafo...
-
Dev'essere cosė, Tim.
Domani lo cambi, vero?
-
Non mi costa niente.
Hai parlato con Milano?
-
Telefono ad Arianna oggi
pomeriggio. Tu hai parlato con Paul?
-
10 minuti fa. Č dalle 8 di stamattina
che č alla dogana all'aeroporto.
-
- Nessuno ha visto il nostro aereo.
- Comunque, non mandiamo soldi.
-
Dio, giā cosė tardi? Aspetti da
molto? Qui c'č una confusione!
-
Un quarto della collezione non č
ancora arrivato. Fantastico, vero?
-
- Se ne va? - Sė, un noioso
pranzo dalla madre di Peter.
-
E siamo giā in ritardo.
-
Appena posso torno.
Addio, tesoro. Andiamo.
-
- Ho bisogno di un drink.
- Arriveremo troppo tardi.
-
- Io ho bisogno di un drink.
- Berrai qualcosa quando saremo lė.
-
Qualcosa di forte per sopportare
tua madre e i tuoi ospiti. Ti prego.
-
Ci fermiamo un istante in un bar.
Ci vogliono 2 minuti.
-
Ne vorrei un altro, Jack.
Ora sei terribilmente irritato.
-
- Sė, lo sono.
- Diventi pių bello.
-
Gli occhi diventano scuri
e ti si colorano le guance.
-
- Mi piaci cosė.
- Sono solo stanco.
-
- Tu hai acconsentito a questo
pranzo. - Prima ho chiesto a te.
-
- Solo quando avevi giā accettato.
- Sai che č un pranzo importante.
-
Arrabbiati quanto vuoi, ma ho
bisogno di un altro drink. Jack...
-
Ok, ti lascio qui, dirō alla mamma
che non avevi tempo.
-
Idea eccellente.
-
- Desidera altro?
- No, grazie.
-
Non sei pių andata a
pranzo dalla madre di Peter?
-
- Come va lassų? - Tutto ok,
facciamo una pausa fino alle 4,
-
- se non hai niente in contrario.
- No, affatto.
-
- Hai mangiato qualcosa?
- Non credo...
-
Avrei una fantastica idea.
Vieni a casa mia per un paio d'ore.
-
Prima fai un bagno, poi ti stendi
mentre io ti preparo un'insalata.
-
- Mi riposo qui dove sono.
- Dai, fa bene uscire un po'.
-
- Ho degli scrupoli di coscienza.
- Per via di Peter?
-
- Che stupide idee!
- Dai, Katarina...
-
Martin era davvero un'ottima persona.
Eravamo affezionati uno all'altro.
-
Come tu sai, la fedeltā non esiste.
-
Parlo della vera fedeltā.
-
Un omosessuale č anche infedele.
-
A causa della triste realtā
che non possiamo avere figli.
-
- E non li possiamo adottare.
- Neanche Peter e io abbiamo figli.
-
Mi sono sempre piaciuti i bambini.
Sarei stato un'ottima madre.
-
- Non credi?
- Certo.
-
Martin un giorno s'innamorō
pazzamente di uno scolaretto.
-
I genitori erano disperati.
Č stato quasi uno scandalo.
-
Naturalmente, mi sono sentito
abbandonato ed ero molto afflitto.
-
Ho ricevuto
l'appartamento per consolarmi.
-
Martin veniva spesso qui.
-
Si sedeva su questa
poltrona dove sei ora.
-
A volte si metteva a piangere.
-
Č stata dura, molto dura.
-
Quel ragazzo era un vero demonio.
-
Ma l'appartamento č proprio carino.
-
Sė, molto.
-
- Č bello essere con te.
- Da quanto ci conosciamo?
-
- Da 15 anni.
- Mio Dio!
-
Sė, e sono 12 anni
che lavoriamo insieme.
-
- Sei triste?
- Ti do questa impressione?
-
Tu sei sempre cosė cortese,
cosė efficiente... cosė calma...
-
E ad un tratto mi č venuta l'idea
che tu sia terribilmente triste.
-
Perdonami, Katarina. Non
volevo metterti a disagio.
-
- Forse vorrei piangere.
- Devi piangere se ne hai bisogno.
-
Non mi imbarazzerebbe.
-
Anzi, la considererei una tua
dimostrazione di fiducia.
-
La maggior parte degli omosessuali
ama le donne.
-
Non perché siamo noi stessi
particolarmente femminili.
-
Ma perché sentiamo un maggior
contatto con i nostri sentimenti.
-
Non mi č venuto in mente da solo,
-
č Martin che l'ha detto.
Ma puō essere vero lo stesso.
-
Ho una tristezza infinita,
capisci, Tim? Non l'ho mai io.
-
Forse non č tristezza,
ma una sorta di furore.
-
Persone come me hanno
sempre trascurato l'anima.
-
E lo capiscono quando l'anima
inizia a soffrire. Capisci?
-
Sė, capisco.
-
Forse si comincerā piangendo.
-
Un pianto sempre cosė strano
quando prorompe.
-
Poi ci saranno dei gemiti terribili
di disperazione e scoraggiamento.
-
Poi grida disperate,
-
ripetute all'infinito...
-
A tutti capita di crollare
di quando in quando.
-
Nella vita mi č
capitato un paio di volte.
-
Chissā se sono particolarmente triste
per i miei fallimenti... non credo.
-
Spesso l'amore ne era la causa.
-
Io dipendo morbosamente
dalla vicinanza di una persona.
-
E quando dico vicinanza,
parlo sul serio.
-
Sempre la stessa storia.
A volte il corpo č d'impaccio,
-
a volte č l'anima.
-
Quando ci si basa su speranze
e illusioni, compromessi, allora...
-
Mio Dio, comincio a
teorizzare ora.
-
- Ho un regalo per te.
- Un regalo?
-
Aspetta, ora lo vedrai.
-
- Tieni.
- Ma, cara Katarina...
-
Beh, era destinato a Peter. Ma si č
comportato da stupido, non lo avrā.
-
- Č molto carino.
- L'ho comprato a Milano.
-
Penso che ti stia bene. Ho notato
che a volte porti questo colore...
-
Che ne dici?
-
- Non m'invecchia?
- Rifiuti d'invecchiare, eh?
-
Non m'importa delle rughe.
Č questa bruttezza che mi affligge.
-
La pelle č secca e ruvida, anche
se la copri con un palmo di crema.
-
Questa profonda ruga
intorno alla bocca...
-
Un giorno mi sono svegliato e
mi sono guardato allo specchio.
-
All'improvviso era lā.
-
Ho temuto di avere
un leggero infarto.
-
Il collo va ancora bene e il contorno
occhi non č ancora una catastrofe.
-
Ma le mani sono terribili. Ho chiesto
a 3 medici cosa potevo fare.
-
Queste macchie possono farle sparire,
ma non le vene e le rughe.
-
Mi guardo la bocca e le mani...
-
e ancora non posso crederci.
-
Eppure sono un ragazzo.
O forse invece non lo sono pių.
-
Il tempo č un concetto
di cui non capisco niente.
-
Gli esperti dicono che sicuramente
non esiste. E lo trovo giusto.
-
Quando chiudo gli occhi, mi sento
ancora come se avessi 10 anni.
-
Persino nel fisico.
Poi riapro gli occhi...
-
...e vedo nello specchio
-
questo vecchio devastato.
-
Un vecchio bambino.
Non č fantastico?
-
Un vecchio bambino e nient'altro.
-
No, c'č anche dell'altro invece.
-
Che cosa, Tim?
-
- Si diventa cosė.
- Non capisco.
-
Si diventa semplicemente cosė.
-
La storia della vicinanza
č solo un sogno.
-
Tutto č grettezza e porcherie.
-
Molto spesso devo andare in certi
luoghi e lā scelgo i tipi peggiori.
-
Non riusciresti
a credere ai tuoi occhi.
-
Godimento, frenesia,
orrore e porcherie...
-
Tutto in una selvaggia confusione.
-
Č la vita affettiva del tuo
vecchietto. Altro che vicinanza...
-
E un giorno verrō assassinato. Beh,
anche questo ha il suo fascino.
-
Sono guidato da forze che
eludono il mio controllo.
-
Dottori, amanti...
-
...pillole, droghe...
-
...alcool, lavoro...
-
Non servono a niente.
-
Sono forze segrete. E come
si chiamano? lo non lo so.
-
Forse č la vecchiaia stessa.
Lo sfacelo.
-
Non lo so.
-
Sono forze di
cui non sono padrone.
-
Mi chino verso lo specchio e
guardo la mia faccia riflessa
-
che mi č abbastanza nota.
-
Mi rendo conto che in questa
combinazione di sangue, carne...
-
nervi ed ossicini, due cose
sono inconciliabili.
-
Non so neanche definirle.
-
Due cose inconciliabili.
-
Il sogno della vicinanza,
della vita in comune...
-
della capacitā di dimenticare se
stessi e ciō che vive intorno a noi.
-
E poi la violenza, le porcherie,
il terrore della morte che incombe.
-
Molto spesso penso che le due
cose abbiano un'origine comune.
-
Non lo so.
-
E come potrei saperlo?
-
I miei sogni erano
un po' troppo belli forse.
-
E per castigarti...
-
la vita ti colpisce
quando meno te l'aspetti.
-
Per castigo,
hai il tuo agognato orgasmo
-
con il naso cosė affondato nella
merda che quasi ti soffoca.
-
Katarina, guardami.
-
Ti prego, prendimi la mano.
-
Accarezzati delicatamente la guancia.
-
Senti la mia mano?
-
Lo senti che č la mia?
-
Che sono io?
-
Per favore, il suo nome
anagrafico completo.
-
Tim. T-l-M.
-
Questo č il suo nome d'arte.
Il suo pseudonimo, o cose del genere.
-
- Vorremmo le sue generalitā.
- Il mio nome č solo Tim.
-
In Europa e America
mi chiamano cosė.
-
Secondo i documenti,
lei si chiama...
-
...Tomas lsidor Mandelbaum.
- Se lo sa, perché me lo chiede?
-
Č la nostra routine. Lo facciamo per
non confonderla con altre persone.
-
Impossibile.
-
- Č solo un colloquio informale.
- Allora spenga il registratore.
-
- La disturba?
- Certo, se no non l'avrei chiesto.
-
- Ora č spento.
- La ringrazio molto.
-
Posso offrirle del caffč,
del vino o una sigaretta?
-
- No, grazie.
- Forse dell'acqua o del tč?
-
Purtroppo qui non siamo
molto attrezzati.
-
No, grazie.
-
- Allora possiamo iniziare,
signor Tim. - La prego.
-
- Sia certo, non le creerō disagio.
- Ne sono convinto anch'io.
-
Ho chiesto questo colloquio perché
lei č un amico di famiglia.
-
Sono il pių stretto collaboratore
di Katarina da 10... no, 12 anni.
-
Negli ultimi 10 anni
siamo stati soci,
-
invece nei primi due
impiegati da altri.
-
- Lei conosce Peter Egermann?
- Ma certo.
-
- Com'era il rapporto tra i coniugi?
- Buono.
-
Dal colloquio con la madre di Peter
ho avuta tutt'altra impressione.
-
Ha avuto 2 impressioni contrastanti.
Non č incredibilmente interessante?
-
Lei aveva una relazione
con Peter Egermann?
-
No.
-
- Perché ha esitato? - Non ho
mai avuto rapporti con Peter.
-
Non ci siamo mai toccati. Ci saremo
dati la mano o abbracciati...
-
- ma solo da buoni amici.
- Mi scusi per la mia franchezza.
-
Ci sono abituato.
-
- Lei conosceva la ragazza
assassinata? - Sė.
-
La conosceva bene?
-
- Eravamo buoni amici. - Come mai
era buon amico di una prostituta?
-
Non so come classificare la
sua domanda, signor commissario.
-
Non so se č maligna,
insinuante o ingenua.
-
Non mi piace. Non c'entra
con un colloquio informale.
-
Non aveva lo scopo di ferirla.
-
Mi sforzerō di crederle.
-
Lei vive da solo?
-
Sė, vivo da solo.
-
Lei procurava incontri
occasionali alla sua amica?
-
- Sė, a volte. - Allora lei ha fatto
incontrare Peter e Katarina Krafft
-
- o "Ka" com'č comunemente nota?
- Sė, ha indovinato.
-
- Come sono andate le cose?
- Era una domenica l'autunno scorso.
-
- Ero alla stazione.
- Doveva partire?
-
Lė si incontrano giovani
di diverse nazionalitā
-
che si guadagnano
qualcosa la domenica.
-
Per caso, incontrai Peter. Era
all'edicola dei giornali stranieri
-
dove aveva comprato alcuni giornali.
-
Abbiamo preso...
una tazza di caffč insieme.
-
Non so perché gli raccontai come
mai mi trovavo alla stazione.
-
Peter mi sembrō interessato.
Poi mi disse che lui...
-
non era mai stato
con una prostituta.
-
Gli raccomandai Katarina Krafft,
gli diedi l'indirizzo...
-
e gli promisi che gli avrei parlato.
Questa č tutta la storia.
-
Questa č la veritā. Ma nello stesso
tempo una mezza veritā.
-
Ero molto arrabbiato
con Katarina Egermann.
-
Ho sempre avuto rabbia verso di lei,
anche se allo stesso tempo mi piace.
-
Mi piaceva l'idea che Peter
la tradisse con una prostituta.
-
Anche questa č una mezza veritā.
-
Gli uomini deboli
seguono vie stravaganti.
-
Dovrebbe saperlo,
signor commissario.
-
Mi deprime che sia stato io a far
incontrare l'assassino e la vittima.
-
Scusi se parlo
in modo cosė drammatico.
-
Io avevo la coscienza
sporca purtroppo.
-
Colpa della mia
omosessualitā, penso.
-
Anche questa č
solo una mezza veritā.
-
E qui inizia a diventare una
cosa interessante, non crede?
-
La veritā č che volevo avere
Peter per me stesso.
-
Ma purtroppo non l'avevo capito.
-
Desideravo che avessimo
un segreto comune.
-
Volevo allontanarlo a
poco a poco da sua moglie.
-
Sapevo che non c'era
amore nella sua unione.
-
Ed ero ossessionato dall'idea che
un giorno si sarebbe rivolto a me.
-
Che infine mi avrebbe scoperto.
-
Che avrebbe capito...
che lo amavo in segreto.
-
Sentimentalmente, Peter
era in punto di morte.
-
Come si puō esserlo per fame,
sete o dissanguamento.
-
Io sapevo che avrei potuto salvarlo.
-
Speravo cercasse il mio aiuto.
-
E la mia vicinanza.
-
Non credo di sbagliarmi.
-
Le persone del mio genere hanno
un intuito per queste cose.
-
Anche quello che le ho raccontato
finora forse non č la veritā.
-
Alcune sagge persone affermano
che la cecitā č totale.
-
Che ci comportiamo
secondo un modello previsto.
-
E che siamo vincolati od oppressi
fin dalla nostra nascita.
-
Ma questo č del tutto indifferente,
d'altronde.
-
Non trova?
-
Caro Mogens...
-
ciō che ora intendo descrivere non
č un sogno propriamente detto,
-
anche se tutto č successo di notte
sotto effetto di sonniferi e alcool.
-
Se affermassi che tutto appariva
pių vero e terrificante
-
di quanto non sia nella triste realtā
della mia vita di ogni giorno,
-
sarebbe una banalitā.
-
Getta tutto nel portaimmondizie.
-
Non scrivo per essere divertente, ma
solo perché mi ci sento costretto.
-
Sognavo di dormire.
-
Sognavo di sognare.
-
Tutto era molto sensuale.
-
Intendo in un senso pių ampio,
non solo erotico.
-
Ma in qualche modo c'era una chiara
relazione tra il mio basso ventre...
-
e un buon profumo intenso
del calore di una donna.
-
Sudore...
-
saliva...
-
l'odore fresco di folti capelli.
-
Mi muovevo con gli occhi chiusi su
una superficie vasta e scintillante.
-
E tutto era un silenzio.
-
La mia soddisfazione era totale.
-
Sentivo un ridicolo bisogno di
raccontare una storia divertente.
-
Perō non potevo parlare.
-
Il che non mi affliggeva
minimamente.
-
Al contrario, sentivo che tale
contrasto era legato al mio silenzio.
-
E che il mio cervello era concentrato
intensamente sulle mie mani.
-
O meglio sulla punta delle dita.
-
Su ogni dito avevo
un piccolo occhio...
-
che con entusiasmo
ammiccante registrava
-
questo scintillante biancore
e quel preciso contrasto.
-
Cosė andava bene.
-
Cosė poteva continuare.
-
Io pensavo...
-
No, in realtā non pensavo affatto.
-
Mi fluiva come un nastro
variopinto tra le labbra.
-
"Se tu sei la mia morte,
sii la benvenuta, o morte.
-
Se tu sei la mia vita,
-
sii la benvenuta, o vita."
-
Mi trovo in un ambiente chiuso
senza porte né finestre,
-
ma anche senza tetto o pareti.
-
Probabilmente ero chiuso in
una sfera o in un ellissoide.
-
Non so. Non ho mai pensato di
cercare i confini di questo ambiente.
-
Sognavo di svegliarmi
da un sonno profondo.
-
Ero sdraiato sul pavimento che era
morbido come uno spesso tappeto.
-
Mi sentivo piacevolmente
caldo e soddisfatto.
-
Katarina giaceva accanto
a me, ancora immobile. Dormiva.
-
Io sapevo che questo
era tutto un sogno.
-
Dicevo a me stesso a mezza
voce che non dovevo avere paura.
-
L'unico pericolo č avere paura.
-
Essere presi dal panico,
cercare di uscirne,
-
piangere o strillare, o
battere i pugni sulle pareti.
-
Decisi di mantenere la calma.
-
Katarina si stava
lentamente svegliando.
-
Io cercavo di parlarle.
-
Ma non ci riuscivo.
-
Lei si comportava come se
non notasse la mia presenza.
-
Era morbida e indifferente
in maniera eccitante.
-
E io volevo fare l'amore.
-
Ma lei mi sfuggiva e non mi
riusciva di penetrare in lei.
-
Mi guardava attraverso le
palpebre socchiuse e sorrideva.
-
Mi prese una tale rabbia che dovetti
trattenermi per non ucciderla.
-
Quasi soffocavo dalla
rabbia e dallo spavento.
-
Avrei dovuto stare calmo
-
e non avere paura.
-
Essere controllato,
non imprevedibile.
-
Avevo fallito in pieno.
-
Ma ci fu anche
un momento di tenerezza.
-
Di completo silenzio.
-
Ed č difficile descrivere
proprio questo momento.
-
L'aria era cambiata,
-
era divenuta pių mite
e leggera da respirare.
-
La luce grigia era sparita,
-
lasciando il posto a un'alba
morbida e soffusa
-
che era come una mano amica
che carezzava i nostri corpi feriti.
-
Ci incontrammo in un'improvvisa
interioritā, senza riserve.
-
Qui sopravvenne
qualcosa di orrendo.
-
Qualcosa d'impensabile,
d'irrevocabile e fatale.
-
Katarina improvvisamente era morta.
-
Sapevo di averla uccisa io
in modo orribile
-
e straziante.
-
Mi svegliai di nuovo
e mi sedetti sul letto.
-
Fuori, sull'accesso all'autostrada
si era creato un forte traffico.
-
Tutto era normale.
-
Katarina dormiva accanto a
me e respirava tranquillamente.
-
Puoi aiutarmi forse?
-
Esiste un aiuto poi?
-
Vivrō ancora molto?
-
Ma vivrō veramente?
-
Oppure il sogno era il mio unico
fugace momento di vita?
-
Di realtā veramente
vissuta e conquistata?
-
Mi scusi se telefono cosė presto,
posso parlare col professor Jensen?
-
No, grazie, mi scusi.
-
Grazie di essere venuto,
non sapevo che fare.
-
Perché non provi a parlargli?
-
- Č di sopra in terrazza.
- Sė.
-
Saltare di sotto č onorevole ma
č inumano straziare i propri simili.
-
Se qualcuno ti vede,
avverte subito la polizia.
-
Hai freddo?
-
- Vado a prenderti la pelliccia,
se vuoi. - Ti ringrazio molto.
-
- Katarina, mi dai la sua pelliccia?
- Vado a prenderla.
-
- Peter...
- Lasciami.
-
- Tanti cari saluti da Marta.
- Povera Marta, l'abbiamo disturbata.
-
No, usciva presto per un'operazione
alla clinica pediatrica.
-
Esagera sempre lei...
-
- Vieni, siediti accanto a me.
- Sto bene qui per terra.
-
Siamo stati per un drink
da Johann e Marianne.
-
Poi siamo finiti in quel nuovo
ristorante italiano vicino al teatro.
-
Lā abbiamo trovato Melkers
insieme alla moglie.
-
Hanno insistito perché
andassimo a casa loro.
-
Mi dai una sigaretta?
-
- Grazie.
- Cos'hai qui al collo?
-
- Le si č rotta la collana.
- Ah sė?
-
Sė, mi ci sono impigliato
e la collana si č rotta.
-
Stai attenta che
la ferita non s'infetti.
-
Katarina dice che mi vuole lasciare.
-
Allora io dico: "Benissimo.
Sarebbe un'ottima azione."
-
Allora lei dice che senza
di me non sa cavarsela.
-
E io dico che me la
cavo meglio senza di lei.
-
Lei dice che sono impotente.
-
- Il tracollo č stato al ristorante.
- Sono impotente solo con lei.
-
All'inizio abbiamo riso ma poi
ha iniziato a rifarmi il verso.
-
- Una cosa penosa, ho pianto.
- Katarina sa quando piangere.
-
- Ti dico perché abbiamo litigato.
- Alle signore il pezzo forte.
-
Sta' un attimo zitto, Peter. La tua
comparsa in scena l'hai giā fatta.
-
Quando siamo tornati a casa, Peter
era eccitato, voleva scopare.
-
Io ero stanca e pensavo dentro
di me: "Basta che duri poco."
-
Ma Peter aveva intenzione di fare
una prestazione eccezionale.
-
Mi sono detta: "Puoi ancora farcela.
L'ho fatto cosė tante volte."
-
Ha provato a scoparmi da dietro,
ma non riusciva ad infilarmelo.
-
Probabilmente era troppo ubriaco.
-
Io ho iniziato...
-
...ho iniziato a ridere!
-
Lui si č arrabbiato e ha iniziato
a rimproverarmi gridando.
-
Ma io non riuscivo a smettere
di ridere. Non potevo trattenermi.
-
Allora gli ho suggerito un pompino
perché so che gli piace un sacco.
-
Lui ha preso la collana e ha iniziato
a torcerla, quasi mi ha soffocata.
-
Io riesco a soddisfarti. Ho il mezzo
sicuro per sfinire Katarina.
-
- Devo dirti come si fa?
- In questi 10 anni in comune...
-
mi hai procurato
di certo 832 orgasmi.
-
513 volte ho recitato,
-
poi sono stata costretta a chiudermi
in bagno per aiutarmi da sola.
-
Ma in tutte le occasioni ho avuto
un misero piccolo spasimo.
-
E di questo ti sono molto grata.
-
Peter Egermann mi ha
portato a farmi sentire donna.
-
Maledetto stupido Peter, mi fai pena.
-
Mi fai tanta pena.
-
Ora ascolterai il disco della
fedeltā perversa di Katarina.
-
Intratteniamo il nostro amico
con un altro dei nostri numeri.
-
Sentila, la linguaccia
gli funziona ancora.
-
Č che ha paura di stare zitto.
-
In silenzio si ascolta la veritā.
-
Quella di Katarina.
Io non ne possiedo.
-
Katarina ha un contratto a vita
con autentiche veritā universali.
-
In parte perché č donna,
-
e quindi ha diritto a una
particolare visione delle cose.
-
In parte perché lei č Katarina,
-
scelta e creata da Dio in un
momento particolarmente felice.
-
Credo che mi dovrō
stendere per un po'.
-
- A che ora dobbiamo essere
dai Bauer? - Alle 10.
-
Hai tempo di riposare un'ora e di
farti una bella doccia calda.
-
- Devo aiutarti?
- Grazie per l'offerta.
-
Ce la faccio da solo. Grazie
d'essere venuto, caro Arthur.
-
Sei un vero amico. Quando
vedo te e Katarina insieme,
-
improvvisamente mi rendo conto
di che coppia straordinaria sareste.
-
Come disse Cristo sulla croce:
"Madre, guarda tuo figlio.
-
Figlio, guarda tua madre."
-
Mi sono comportata
come un'oca isterica.
-
A cosa stai pensando?
-
Che metterai il disco col refrain:
"Č colpa mia. Scusami, amore mio."
-
Chi mette per primo questo disco
fa la parte generosa di solito.
-
Se penso di essermi comportata come
un'oca isterica, non dovrei dirlo?
-
No.
-
- Che devo fare allora?
- Niente.
-
Come vuoi, Peter.
-
Puoi restare qui,
basta che stai zitta.
-
- Peter.
- Smettila, non serve a niente.
-
- Ti prego, parliamone.
- No.
-
Non potremmo provare almeno?
-
Ci abbiamo provato 100
volte prima d'ora.
-
Al primo litigio usiamo come
arma tutto quello che ci siamo detti.
-
Ricordi all'inizio del matrimonio
come ci impegnavamo?
-
Avevamo un capitale.
-
Un capitale d'amore, se preferisci.
-
Lo abbiamo buttato via
-
senza procurarci
niente di nuovo, sai perché?
-
Noi accettiamo le regole del gioco
senza saper giocare.
-
E subiamo l'imbroglio.
-
Sai cosa mi fa pių paura?
-
Quando non posso andare a lavorare,
-
leggere il giornale o
mangiare a orari regolari.
-
Soffrire d'insonnia, di stitichezza,
avere l'auto in avaria,
-
essere ammalato, avere mal di denti.
-
Ogni pericolo allarma il sistema di
sicurezza che ho a lungo escogitato.
-
Se č come dici, dovresti
fare a meno di bere.
-
Bevo per avere il coraggio di
mettere fuori uso il mio sistema.
-
Che ci guadagni a questo modo?
-
Mi faccio saltare
in aria a brandelli.
-
E cosa rimane poi?
-
Un groviglio di sangue,
di carne e di nervi.
-
E dici che č meglio questo?
-
Almeno mi adeguo di
pių alla realtā che mi circonda.
-
Sto seduta qui, tutta sola
nella mia grande casa.
-
Non ho nessuna voglia
di vedere gente.
-
- E neanche di uscire. - Dovresti
viaggiare per un paio di mesi.
-
Sė, mia sorella mi ha chiesto
di andare a trovarla a Parigi.
-
Penso che dovresti farlo.
-
- E se Peter vuole che vada da lui?
- Ci sei giā andata?
-
No, non ci riesco.
-
Non ancora.
-
- Io ci sono stata ieri.
- Ah sė?
-
Non sembrava essere molto in sé.
-
Pensi che si tormenti?
-
Per il professor Jensen le iniezioni
lo aiutano a non tormentarsi.
-
Anch'io mi sarei fatta un'iniezione
per fuggire da questo inferno.
-
Perché č un vero inferno.
-
Vado su e gių
da sola tutto il giorno.
-
Mi metto la pelliccia per fare
una passeggiata nel parco.
-
Ma non riesco a uscire.
Non so cosa devo fare.
-
Forse dovrei consultare un medico,
il buon Jacobi č cosė vecchio.
-
Dirō al professor Jensen di mettersi
in contatto con te.
-
- Sė, forse mi sarā utile.
- Domattina lo chiamerō.
-
Sono sola, Katarina.
-
Se vuoi, verrō
a trovarti tutti i giorni.
-
- Hai giā tante preoccupazioni.
- Tutti ne abbiamo.
-
Č della madre la colpa, dirai tu.
Sei sempre stata critica
-
verso il mio rapporto con Peter.
-
Anche tu verso il nostro matrimonio.
-
Ma io sono sua madre, Katarina.
Gli sono pių vicina di tutti voi.
-
Io l'ho partorito e cresciuto.
Lui č una parte della mia vita.
-
Tu non hai figli. Non puoi capire
i sentimenti di una madre.
-
La responsabilitā...
-
Le colpe...
-
- La vergogna.
- Hai ragione. Non posso comprendere.
-
- Scusa, non volevo farti del male.
- Non mi hai fatto del male.
-
- Mi fai solo pena.
- Non credo che lo pensi davvero.
-
Ormai sono qui da pių di 20 minuti e
hai parlato solo dei tuoi sentimenti.
-
Delle tue difficoltā, delle
tue colpe, della vergogna.
-
Perdonami, Katarina. Credevo fossi
venuta per parlare con me.
-
Credevo che avremmo parlato...
-
di ciō che proviamo.
-
- Io non so cosa mi ero immaginata.
- Io ho pensato anche a te.
-
Ogni ora del giorno.
-
Sono molto sola anch'io.
-
Giā.
-
Con grande stupore guardo
indietro alla nostra vita,
-
alla nostra realtā precedente, e
dico che forse abbiamo sognato.
-
Recitato o cos'altro diavolo
abbiamo fatto mai.
-
Questa č la vera realtā
ed č insopportabile.
-
Io parlo, rispondo, rifletto,
mi vesto... dormo e mangio.
-
Č un quotidiano costringimento.
Un'esterioritā strana e insensibile.
-
Ma dietro questa maschera
io piango continuamente.
-
Piango per me stessa.
-
Per non poter essere
mai pių come prima.
-
Ciō che č stato, non tornerā pių,
č finito per sempre, distrutto...
-
Come un sogno.
-
E piango per Peter.
-
Non sono mai riuscita a mettermi
nei pensieri e sentimenti altrui.
-
Ma ad un tratto penso di capire
ciō che Peter pensa e sente.
-
Capisco che č solo e indifeso e che
solo la sua paura gli fa compagnia.
-
Cosė solo.
-
Sė č allontanato per sempre, per
quanto lo si chiami non tornerā pių.
-
Ma la cosa pių brutta...
-
pių orrenda, di cui non riesco quasi
a parlare č quella povera ragazza.
-
Mi ripeto che forse ha avuto paura
solo per un breve momento,
-
che non ha capito
che cosa le succedeva.
-
Non serve a niente.
-
Non serve a niente.
-
- Buonasera.
- Buonasera.
-
Si chiude! Basta per oggi!
-
Fate fagotto, si chiude!
-
Basta per oggi!
-
Salve.
-
- Dice che č disposta a restare
fino alle 6. - Grazie.
-
Sarebbe proibito per l'assicurazione
contro gli incendi... - Sė, grazie.
-
Alle 6 deve andarsene. La
mattina c'č la visita della polizia.
-
Gli agenti notturni vogliono
divertirsi un po' e bere un caffč.
-
Nei rapporti della polizia si
chiama "controllo di routine".
-
Accomodati, ho quasi fatto.
-
Vuoi un bicchiere di vino?
-
- Preferirei che tu fossi truccata.
- Come vuoi.
-
- Se non č troppa fatica.
- No, affatto.
-
Se posso fare
a meno delle ciglia finte...
-
- Sė, certo.
- C'č un'aria pesante qui, vero?
-
Sė, un po'.
-
Hanno scordato la ventilazione quando
hanno trasformato gli ambienti.
-
Non abbiamo finestre.
-
Se vogliamo aria, dobbiamo
aprire la porta sulla cantina.
-
Č stupido, perché capitano
strani ospiti. Togliti il cappotto...
-
Scusate, ho scordato il mio giornale,
devo portarmelo via.
-
L'ho comprato stamattina
e ora č cosė tardi...
-
- Non si dimentichi: alle 6.
- D'accordo.
-
Ti č piaciuto il mio numero?
-
Non eccessivamente.
-
- Č molto che lavori qui?
- 3 anni.
-
Ho cominciato qui
quand'era ancora nuovo.
-
- Guadagni bene?
- Non posso lamentarmi.
-
Hai ancora un po' di vino?
-
Le bottiglie sono sullo
scaffale vicino al frigo.
-
Ti trovo un po' buffo...
-
Trovo in te qualcosa di buffo.
-
- Hai combinato qualcosa?
- Non credo proprio.
-
Una delle altre ragazze voleva
restare qui a fare la guardia.
-
Forse sono stata stupida
a mandarla via.
-
Non preoccuparti.
-
Qualcosa c'č perō.
-
Sė, qualcosa c'č...
-
Hai paura, per caso?
-
- Esperta di uomini.
- Sei anche ironico?
-
Sono sempre ironico. Č una
specie di malattia la mia.
-
Oh, i ragazzi... Insopportabili.
-
Senti, qui č piuttosto scomodo.
-
Non trovi? Potremmo andare
in una delle altre stanze.
-
Dai, vieni.
-
Entra...
-
- Questa č la tua stanza?
- Č qui che ricevo i clienti.
-
Fa un caldo bestiale.
Posso aprire la finestra?
-
Non ci sono finestre.
-
- Qui non resisto.
- Allora andiamo sul palcoscenico.
-
C'č molto pių spazio ed
č anche molto carino.
-
Dai, vieni.
-
- Come ti chiami?
- Ka.
-
Per la veritā, mi chiamo Katarina.
-
- Hai lo stesso nome di mia moglie.
- Questo č buffo.
-
Volevi dire qualcosa?
-
Mi sono espresso male prima.
-
Ho trovato il tuo numero ingenuo
e piuttosto noioso.
-
Te, al contrario, ti
trovo molto attraente.
-
Attraente...
-
Siediti, cosė ti posso guardare.
-
Va bene cosė?
-
Meglio se ti alzi in piedi.
-
Cosė č meglio?
-
Guardami.
-
Beh?
-
Non ti chiedono mai gli altri uomini
di fare cose sgradevoli?
-
Questo č peggio.
-
Tutte le strade sono chiuse.
-
Vuoi andare via?
-
- Tutte le strade sono chiuse.
- Perché dici delle cose cosė buffe?
-
Vieni.
-
Te l'avevo giā detto che dobbiamo
tenere chiuse tutte le porte.
-
Devi rimanere qui.
-
Ti faccio un caffč?
-
La luce č troppo forte.
Non si potrebbe spegnere?
-
Abbiamo giā reclamato, ma
figurati se ci stanno a sentire.
-
- Che cos'č questo odore?
- Odore?
-
- Sė, sento un odore... - Qui c'č
sempre odore di polvere, sudore
-
profumo, fumo di sigarette...
-
Quando il gabinetto č otturato,
odore di merda.
-
Senti odore di qualcos'altro?
-
- Forse č solo la mia immaginazione.
- Io non li sento pių i profumi.
-
Non sento pių niente.
-
Da bambina, mia madre mi ha portato
dai suoi genitori in Danimarca.
-
- Ricordo che profumo hanno
lė le stagioni. - Le stagioni?
-
Giā. L'inverno...
-
L'inverno odora di neve,
di stufe a carbone e guanti umidi.
-
Invece api e formicai
č l'odore dell'estate.
-
In primavera c'č il profumo del
ghiaccio che si scioglie nei fossi
-
e di uova pasquali appena
rotte, e di pioggia.
-
Ma l'autunno č il pių bello.
-
Non stavo dormendo.
-
Quando ti decidi a toglierti
questo stupido cappotto?
-
Fa piuttosto caldo qui, non ti pare?
-
Certo.
-
Sono molto stanco.
-
Riguardo al paziente, abbiamo come
risultato una madre dominante...
-
e un pessimo rapporto col padre
causa di una latente omosessualitā,
-
della quale Peter Egermann deve
essere stato appena conscio,
-
che ha agito in modo disturbante
nei suoi rapporti con la moglie
-
e con le altre donne con cui
egli ha avuto dei contatti.
-
Questi fatti, come pure un istinto
di paura e di aggressivitā
-
contro la madre dominante non hanno
trovato alcuna valvola di sfogo
-
nell'ambiente sociale in cui
viveva Peter Egermann...
-
poiché in quell'ambiente ogni scoppio
emotivo viene visto quasi come...
-
qualcosa di vergognoso e di osceno.
-
Perciō, il paziente ha iniziato ad
ignorare i sentimenti pių intimi.
-
Invece di essere se stesso,
egli ha assunto degli atteggiamenti
-
interpretando il ruolo che educazione
e ambiente gli avevano dato.
-
Mi scusi, professore.
Non sapevo che era ancora qui.
-
Volevo solo prendere alcune anamnesi.
-
Ne ho ancora per un
paio di minuti. Buonanotte.
-
Un senso del dovere molto sviluppato
-
e un'autodisciplina esercitata
fin dall'infanzia,
-
aventi come obiettivo il successo
sociale, hanno impedito al paziente
-
qualsiasi forma di sfogo
naturale degli istinti.
-
Egermann era anche molto attaccato
alla moglie, che come la madre...
-
ha una personalitā altamente
volitiva e possessiva.
-
Una paura ingiustificata e l'angoscia
associata a questa paura
-
vengono ritualizzate in
un modello sociale chiuso,
-
nel quale un notevole consumo
di narcotici e di alcool
-
sono una valvola di sicurezza
accettata, a volte raccomandata.
-
Oso affermare che
nulla sarebbe successo,
-
se fosse rimasto nel suo ambiente.
-
La catastrofe avviene quando ha luogo
il suo contatto con una prostituta.
-
All'improvviso tutto č possibile.
-
L'impulso scatenante puō
essere stata una piccolezza.
-
Una parola, un gesto,
un tono di voce...
-
La ragazza viene uccisa in un momento
di cortocircuito emotivo.
-
E in un momento
probabilmente estatico,
-
Egermann compie
l'atto sessuale con la morta.
-
La slavina degli istinti
č entrata in movimento.
-
Solo colui che uccide possiede,
o meglio domina completamente.
-
Il paziente ha infranto
le barriere sociali ed emotive
-
e da quel momento
č un potenziale suicida,
-
secondo la stessa norma
che ho appena formulato:
-
solo colui che si uccide possiede
completamente se stesso.
-
Dopo essersi alzato,
-
dopo aver fatto colazione
e aver rifatto il letto
-
- si alza prima di tutti gli altri -
-
si siede per una partita
a scacchi contro il computer.
-
Lo mette ad un
alto grado di difficoltā
-
e gioca per diversi giorni.
-
Con il personale
č esteriormente gentile,
-
ma allo stesso tempo
poco affabile.
-
Nella cura del corpo č accurato,
-
pulisce la sua stanza
almeno una volta al giorno.
-
Nel rifare il suo letto
č estremamente scrupoloso.
-
Impiega un quarto d'ora a renderlo
spianato e ordinato come vuole lui.
-
Non legge libri, né giornali.
-
Non ascolta la radio,
né guarda la TV.
-
A volte soffre di crisi di panico.
-
Ma si rifiuta di accettare aiuto e
i nostri tentativi di contatto.
-
La notte ha vicino a sé
un vecchio e logoro orsacchiotto,
-
probabilmente
un ricordo dell'infanzia.
-
Un mondo di marionette
Un film di Ingmar Bergman