-
Potremmo disegnare tre personaggi.
-
Disegnare una "lei", disegnare un "lui",
-
e disegnare..."ess*" !
-
Come sarebbe?
-
Mi chiedo a cosa assomiglia "ess*"!
-
Come sappiamo quando è "ess*"?
-
O quando un "lui" o una "lei" ?
-
Perché i capelli di "ess*" sono così.
-
Ma i capelli di un "lui" sono fatti così.
-
Qui è una "lei", vero ?
-
E là tu hai fatto... un "lui" !
-
Se tu dovessi disegnare un "ess*", come faresti?
-
Sarebbe come un ragazzo
-
o come una ragazza, e non si sa cosa sia.
-
LUI, LEI, ESS*
La pedagogia neutra secondo la Svezia
-
Justus, ecco la tua scuola.
-
Vai, corri!
-
Scuola Materna NICOLAIGÅRDEN
-
Buongiorno Justus.
-
Sono contenta di rivederti.
-
Come sono andate le tue vacanze?
-
Voi sarete entrambi nel gruppo verde.
-
Sì Justus, sei nel gruppo verde.
-
Alexander è nel gruppo giallo.
-
Alexander, tu sei nel gruppo giallo,
-
ma giochiamo insieme lo stesso.
-
Come va qui?
-
Va bene.
-
Sei vecchia.
-
Lo so, lo so.
-
Ma va bene lo stesso.
-
Se sei vecchia perché non vai a riposarti ?
-
Non ne ho bisogno, voglio giocare.
-
Benvenuti.
-
Buongiorno, Lotta.
-
Si passa da qui.
-
Ecco Simon, è ancora piccolo per la scuola.
-
Saremo felici di accoglierlo.
-
Siate tutti i benvenuti.
-
E' sempre interessante accogliere dei nuovi bambini
-
e delle nuove famiglie.
-
Noi lavoriamo sul genere e l'uguaglianza dal 1998,
-
da quando il governo ha chiesto alle scuole materne
-
di lottare contro gli stereotipi di genere
-
e di vigliare che ragazzi e ragazze
-
abbiano le stesse possibilità, diritti e obblighi.
-
Noi non vogliamo intervenire sulla biologia,
-
non vogliamo cambiare le ragazze in ragazzi
-
o i ragazzi in ragazze.
-
Non vogliamo che tutti diventino omosessuali.
-
Non c'entra niente.
-
Non lavoriamo per niente sul sesso biologico.
-
I bambini sono bambini,
sono maschi e femmine.
-
Noi lavoriamo sul sesso sociale.
-
E' importante che comprendiate questa differenza.
-
La nostra società tende
a dividere tutto in due parti.
-
Una metà per i ragazzi, una metà per le ragazze.
-
Tecnica, skateboard, meccanica,
arrampicarsi, saltare, costruire,
-
si dice che sia per i ragazzi.
-
Le ragazze saltano con la corda,
-
cantano, amano ballare, cucire,
giocare con la bambola.
-
Sono dei cliché, ma penso che vi riconosciate
-
Quello che vogliamo fare è eliminare
la linea di separazione
-
perché entrambi, ragazzi e ragazze,
-
possano occupare tutto lo spazio.
-
E' un lungo lavoro, ma è la direzione giusta.
-
Siamo qui perché i vostri bambini possano sognare
-
e sentirsi bene come sono.
-
Justus, ti ricordi del biglietto
che hai spedito alla scuola?
-
No, non ho spedito niente.
-
Sì, abbiamo ricevuto un biglietto,
sul quale c'eri tu con un vestito da donna.
-
Ti ricordi?
-
Sì !
-
Sì, posso cercarlo.
-
E' un bellissimo biglietto.
-
Arrivo sul pianeta Justus!
-
Venite a sedervi.
-
Ecco il primo libro con "ess*".
-
Parla di un bambino che si chiama Kivi.
-
Non si sa se è un ragazzo o una ragazza,
-
è "ess*".
-
Andiamo.
-
Cane, dice Kivi!
-
Voglio un cane!
-
Un giorno, quasi sicuramente,
"ess*" avrà un cane.
-
è quasi una promessa,
-
a condizione che Kivi prometta di dormire.
-
Anche se non è sicuro,
-
in un minuto Kivi si calma e "ess*" si addormenta
-
e sogna di cani pelosi con delle zampette rotonde,
-
che scodinzolano, che coccolano e accarezzano,
-
che si muovono e che ballano.
-
"Ess*" avrà un cane?
-
No!
-
Kivi si alza, avvicina l'orecchio alla porta,
-
tutto tranquillo, e ascolta.
-
"Ess*" crede di sentire un respiro, un latrato.
-
Voi cosa pensate?
Kivi è una ragazza o un ragazzo?
-
Un ragazzo!
-
Quando ho letto, non ho detto né lei, né lui,
ma la parola "ess*".
-
"Ess*" è molto pratico quando non si sa
di che genere sia.
-
Cosa pensi di "ess*", Justus?
-
E' una "lei" !
-
E' una "lei"?
No!
-
Stella, tu pensi che sia un "lui"?
-
Io penso che sia...
-
- Io so che è una "lei".
-
Quindi tu sai che è una "lei"
anche se c'è scritto "ess*"?
-
Sì.
-
"Ess*" può essere sia una "lei" che un "lui".
-
- Tu cosa pensi Sigrid?
- Un ragazzo.
-
E tu Junes?
-
Una ragazza.
-
E tu Georgina?
-
- Una ragazza.
- Quindi la pensiamo tutti in modo diverso.
-
Quando c'è scritto "ess*",
può essere di qualunque genere.
-
Non è vero?
-
Vi leggo la storia della principessa?
-
Sì!
-
Vieni a vedere Justus.
-
Ti ricordi di questo?
-
Io me ne ricordo.
-
E tu ti ricordi?
Che vestito era?
-
Quello di Campanellino!
-
Era un bel vestito, vero?
-
Mi entra ancora.
-
Ti entra ancora?
-
E' riposto nell'armadio, vero?
-
Nora, io voglio il vestito della
Bella addormentata nel bosco.
-
E' quello il vestito da Bella addormentata nel bosco.
-
Il mio culetto non entra!
-
Aspetta, non bisogna metterlo così.
-
Justus, vieni!
Fatti vedere!
-
Justus, sei il più bello del mondo!
-
Vieni mia principessina!
-
A me, in linea di principio,
-
non darebbe fastidio se Justus
portasse un vestito femminile a scuola.
-
Ma conosco le conseguenze,
-
lo prenderebbero in giro a scuola
-
e gli direi "te lo vuoi mettere per davvero?"
-
Probabilmente andrebbe così.
-
Cosa ne pensate voi?
-
C'è un'età limite,
8 anni, 10 anni, 15 anni?
-
Cosa ne pensate?
-
Tu cosa ne pensi, Eliott?
-
Io non potrei mai portare un
vestito femminile a scuola.
-
Lasciamelo dire.
-
Probabilmente mi prenderebbero in giro,
-
gli altri lo troverebbero strano.
-
Ma tu, lo trovi strano?
-
Troveresti divertente indossare un vestito da donna?
-
Non me lo sono mai messo, non saprei cosa dire.
-
Era solo una curiosità.
-
Sembra, se ne parlava ieri,
che "ess*" sia molto pratico
-
da un punto di vista grammaticale
-
se si parla di una persona
che non si conosce.
-
Sì, è un bene che ci sia questa parola.
-
Per evitare di scrivere "lui" e "lei" centinaia di volte,
-
si scrive semplicemente "ess*".
-
Trovo che sia molto utile.
-
E' un termine molto ingombrante,
molto negativo.
-
No, non penso.
Non è che una tappa,
-
tra qualche anno,
tutti diremo "ess*".
-
No, scomparirà per conto suo!
-
Ti piacerebbe!
-
Ma è bene per lo sviluppo personale
-
di non fare categorie.
-
A che pro?
-
- Sì, per lo sviluppo.
- No.
-
Non esiste una persona sensata
che consideri bene "ess*".
-
Cosa succede a lavoro da te, Hélène?
-
Tu che sei giurusta,
-
hai lo stesso stipendio dei tuoi colleghi uomini?
-
Non so se io sono allo stesso livello degli uomini,
-
so solo che sono a un livello molto basso.
-
In compenso,
quando lavoravo al tribunale
-
all'epoca, i giudici erano tutti uomini,
-
era un mestiere prestigioso con un buon stipendio.
-
Dopo, molte donne sono arrivate,
-
il prestigio è calato un po' alla volta,
-
e gli stipendi non sono cambiati.
-
E' così!
-
Penso che serva insegnargli già da piccoli
-
che ciò che conta è
ciò che fai, chi sei,
-
e non se sei uomo o donna,
fornaio o fornaia.
-
Questo penalizza molto quando si è adulti.
-
I bambini non ci pensano,
ma un giorno saranno grandi
-
e seguiranno i modelli che abbiamo creato noi.
-
Il viola è il tuo colore preferito?
-
Il viola è il mio colore preferito.
-
Ti piacciono altri colori?
-
Il rosa!
-
C'è un po' di rosa in questa maglia.
-
Qui sui polsini.
-
Ecco il cassetto dei calzini.
-
Prova a tirarlo fuori.
-
Puoi scegliere le tue calze.
-
Scegli delle calze Lou.
-
Queste no.
-
Queste no.
-
Queste no.
-
Queste!
-
Quelle lì? Una per tipo?
Molto bene.
-
Una rosa e una turchese.
-
Devo andare, Lou.
Mi dai un bacio?
-
Ma la mia bocca è chiusa.
-
Mangiamo una mela?
-
Posso prenderti in braccio?
-
Ciao tesoro,
ci vediamo presto.
-
Passa una buona giornata.
-
Eccoci a Egalia.
-
<Scuola Materna EGALIA>
-
Non sono più un bambino.
-
Eri un bambino prima?
-
Sì.
-
Quando ero piccolo,
-
ero nella pancia di mamma.
-
E spingevo sulla pancia di mamma
-
con le mani e i piedi.
-
Ah sì, quando eri nella pancia?
-
Sì.
-
D'accordo, e poi sei uscito?
-
Sì, dalla farfallina.
-
E' così.
-
La farfallina di mamma.
-
Questo è mio.
-
Vuoi che ti aiuti?
-
Vuoi una gonna per ballare anche tu?
-
Puoi andare a ballare.
-
E' rosa.
-
Questo è nero e blu.
-
Tu pensi che si possano eliminare gli stereotipi
-
proponendo ai bambini tutti i colori?
-
Sì, ognuno può scegliere,
è questo l'importante.
-
Tradizionalmente, e ancora oggi,
-
basta guardare i vestiti e i giochi,
-
il rosa è un colore molto associato alle bambine
-
e l'azzurro ai bambini.
-
Mischiandoli dall'inizio,
-
proponendo il rosa a tutti,
-
facciamo vedere che ci possono piacere tutti i colori
-
che tutti i colori sono per tutti,
-
che non ci sono colori associati a un sesso.
-
E' lo stesso quando proponiamo
delle gonne per ballare a tutti
-
e non solo alle bambine,
come fanno nelle altre scuole
-
Sì, è vero, i colori, i vestiti,
-
tutto può servire a dividere,
-
questo è per i bambini,
questo è per le bambine.
-
Parliamo ora della bambola felice.
-
Come è questa bambola?
-
Felice!
-
E a voi, cosa vi rende felici?
-
A me piacciono le macchine.
-
Tu sei felice quando vedi delle macchine?
-
Anche a me piacciono le macchine.
-
Anche tu sei felice quando vedi delle macchine?
-
E tu Sonia sei felice quando vedi delle macchine?
-
Che cos'altro vi piace?
-
Ti piace la gonna per ballare?
-
Ti piace ballarci?
Lì è viola.
-
E anche a voi piacciono le gonne?
-
Ci si può girare molto veloci?
-
Può rendere felici anche ballare
e girare velocissimi.
-
A me piace una gonna così.
-
Ti piace questa gonna?
-
Sì.
-
Sei felice quando la porti?
-
Siete felici così
quando ballate con queste gonne?
-
Salutiamo la bambola felice?
-
Arrivederci.
-
Vi vado a cercare da bere.
-
Come chiamare i bambini?
-
E' meglio dire "compagni" oppure "i bambini",
o il loro nome
-
per evitare di catalogarli
-
come bambino o bambina.
-
Lo fate, vero?
-
Qui, nessuno dice mai
"bambino" o "bambina", mai.
-
Lo diciamo subito ai nuovi pedagoghi.
-
E' difficile imparare immediatamente tutti i nomi
-
così chiamiamo tutti "compagn*".
-
E come fate con il pronome "ess*"?
-
Tu lo utilizzi "ess*"?
-
Io, non molto spesso.
-
Cerco di pensarci,
-
ma per me,
"lui" e "lei" sono ben radicati.
-
Allora evito di dire "lui" e "lei".
-
E tu Lotten, cosa ne pensi?
-
Io non ho mai usato "ess*" prima di lavorare qui.
-
E' nuovo per me, da due mesi e mezzo.
-
Ma qual è il vero fine?
-
Vogliamo trasmettere ai bambini
-
un altro modo di parlare
anche al di fuori della scuola?
-
Come trasmetterlo? Io me lo chiedo.
-
Non ci sono leggi che obbligano a dirlo.
-
né leggi che lo vietano.
-
E' bene che ciascuno decida
come vuole essere chiamato.
-
Voi potete chiamarmi
"lei", "lui", "questo", "ciò" ...
-
Non me ne importa niente.
-
Un bambino mi ha chiamato "lei" poco fa.
-
Ma voi non sapete di che sesso sono.
-
No, non lo sappiamo.
Non ti abbiamo visto nudo.
-
Anche se ti vedessimo nudo,
non lo sapremmo
-
in quanto il tuo sesso esterno
non corrisponde necessariamente
-
al tuo sesso interno.
-
Non si può mai sapere,
anche dopo aver visto la gente nuda.
-
E' vero.
-
- Hai trovato dei vestiti?
- Guarda!
-
Hai trovato altre cose divertenti?
-
Sì.
-
Hai trovato anche l'Uomo Ragno?
-
E delle spade?
-
- Judith ha la stessa.
- E' vero.
-
Una corona da re!
-
Voglio un vestito così.
-
Lo so, ma sono molto cari.
-
Una bambola morbida o dura?
-
Mi piace quella con il corpo morbido.
-
Tu che dici Otto?
-
Ti piace?
-
Come è carino!
-
Se prendiamo la bambola senza vestiti,
quanto costa?
-
I vestiti sono fatti a maglia,
sono più cari della bambola.
-
Lo vedo.
-
Mi dica, capita spesso che dei maschietti
abbiano delle bambole?
-
Assolutamente.
-
Proprio come pensavo.
-
Almeno qualcosa è cambiato in 70 anni!
-
Come si chiama "ess*"?
-
"Ess*"? Chi?
-
Non si chiama.
-
Oh, Otto ha trovato qualcosa!
-
Ed ess* come si chiama?
-
Kattis.
-
Kattis.
Ed ess* come si chiama?
-
Mi disturba quando My torna da scuola
-
e dice che ha dei vestiti brutti.
-
Una bimba di quattro anni
-
non deve trovare i suoi vestiti brutti.
-
"Un figlio" di quattro anni, piuttosto.
-
Sì, un figlio di quattro anni
non deve pensare questo,
-
ma so che tra le bambine
la preoccupazione dell'aspetto
-
le accompagna tutta la vita.
-
Quindi è più grave se
una bimba dice che è brutta
-
che non se lo dice un bambino.
-
Secondo me.
-
Non capisco perché il rosa ti dia fastidio.
-
Anche noi abbiamo i nostri colori preferiti.
-
Certo, ma perché le bambine
vogliono sempre il rosa?
-
Tu non ti vesti di rosa.
-
Sì, mi ci vesto.
-
No, non molto.
Forse le scarpe da ginnastica?
-
Io ho tanto rosa!
-
Sì, hai molto rosa, è un bellissimo colore
-
ma qualche volta è eccessivo.
-
Non le vieto di mettere il rosa,
-
ma non voglio che lo porti sempre.
-
E' per via degli sguardi degli altri.
-
Se si mette il rosa,
-
la guardano solo come una bambina carina.
-
E questo, non l'accetto.
-
Non ho soluzioni.
-
Anche se l'intenzione è buona,
-
si rischia di causare l'effetto opposto.
-
E' questo che mi preoccupa.
-
Papà, non voglio questi pantaloni.
-
Non vuoi questi pantaloni,
cosa vuoi metterti allora?
-
- Un pantalone rosa.
- Lo sapevo!
-
Voglio il rosa!
-
Rosa che, la maglia rosa?
-
Sì.
-
Puoi mettere la maglia rosa,
ma ti metti questo sopra.
-
No!
-
Voglio questo!
-
Non voglio questo,
è cattivo!
-
Non lo voglio.
-
Ho capito, non lo vuoi.
-
Perché non vuoi metterti quello?
-
Perché non vuoi My?
-
C'è anche un po' di verde, di arancione,
di rosso e di blu.
-
Non voglio quei colori,
voglio quello là!
-
No, ora prendi questo!
-
Non mi piace!
-
Ultimamente My dice spesso:
-
"questo è solo per bambine"
-
o "questo è solo per bambini"
-
e "possono venire solo bambine".
-
Separa in due categorie:
questo è per bambini, questo è per bambine.
-
E poi si veste solo di rosa ovviamente.
-
Questa classificazione
è un problema...
-
Abbiamo riflettuto su questo,
è una questione di identità.
-
Verso i quattro anni,
i bambini e le bambine
-
cominciano a scoprire che sono diversi.
-
Devono costruire la propria identità.
-
Devono delimitare
"chi sono io?",
-
"chi sei tu?",
-
"io sono una bambina" e "tu sei un bambino"
per trovare la loro propria identità.
-
Bisogna che vada così.
-
Credo che sia solo un periodo.
-
All'inizio devono testare tutto.
-
E' ancora un foglio bianco,
non bisogna dimenticarselo.
-
Agli occhi di noi adulti
le cose sono connotate
-
e trasmetterle a qualcuno che è ancora nuovo...
-
Non ho altre banane.
-
Hai già mangiato quella di Otto.
-
Ecco un po' di glögg caldo.
-
Lotta, hai una formina
con il simbolo delle donne?
-
No, puoi farlo con un coltello.
-
E' una buona idea.
-
Gabriella, hai visto il programma australiano
-
che ride di Egalia?
-
No, non l'ho visto.
-
< tratto da "7pm Project", Network Ten >
-
La Svezia va ancora più lontana
incoraggiando l'uguaglianza sessuale
-
dalla più giovane età.
-
La scuola del genere neutro
Egalia a Stoccolma
-
ha bandito le parole "lui" e "lei"
-
e non autorizza né giochi né libri
che creino degli stereotipi di genere.
-
Non utilizzano né "lui" né "lei",
il che è idiota.
-
I bambini in Svezia
-
non sapranno più utilizzare
i pronomi personali.
-
"Jorgen correva, ciò cadeva,
e ciò si è fatto male al ginocchio."
-
Scusa Charlie,
puoi chiedere a Dave
-
se ess* ha una domanda per me?
-
- Ess* ne ha?
- Sì, ess٭ ne ha.
-
I loro libri per bambini,
-
sono pieni di gay, lesbiche, bisessuali e trans.
-
La storia più popolare
è quella di due giraffe
-
tristi di non poter avere bambini
-
che trovano un uovo di coccodrillo abbandonato.
-
Ho letto questo libro,
è una bella storia.
-
Il coccodrillo cresce e capisce
-
che non potrà avere
due genitori così deliziosi.
-
Mi viene proprio da ridere,
non hanno capito proprio niente.
-
Hanno capito tutto al contrario.
-
Scherzano su questo, ma
non hanno capito proprio niente
-
Questo mostra che esiste
una grande paura.
-
Venire da un posto lontano come l'Australia
-
visitare questa scuola piccola piccola
e prenderla in giro,
-
dimostra che provoca
qualcosa di forte.
-
Passi che prendano in giro "ess*"
e il femminismo
-
ma esagerano con i gay, i trans,
-
e prendono in giro anche loro.
-
Forse in Svezia siamo gli unici a usare "ess*",
-
ma pensavo che la norma eterosessuale
-
fosse rimessa in discussione
in tutto il mondo.
-
E' chiuso.
-
Ciao! Grazie di essere venute.
-
Vorrei che vedessimo
i nostri piani di azione
-
rispetto alle minacce
che abbiamo ricevuto.
-
Non penso che tu abbia già visto questo.
-
Abbiamo un classificatore
che chiamiamo X
-
e qui dentro conserviamo
tutto ciò che abbiamo ricevuto.
-
Per esempio questa lettera:
-
"Chiudete questa scuola,
femministe talebane del cazzo!
-
So chi siete e dove abitate."
-
E' molto infantile.
-
"Femministe talebane del cazzo!"
-
Abbiamo anche trovato affissi
dei manifesti su Egalia.
-
L'abbiamo vissuta male allora.
-
Arrivare al lavoro la mattina
-
con questi manifesti affissi,
-
è stato orribile.
-
E qualche e-mail:
«il governo rinuncia a ess*».
-
Non proprio minaccioso.
-
"I ragazzi sono ragazzi,
le ragazze sono ragazze,
-
speriamo che in futuro
non ci sia più gente come voi."
-
Sono tutte le e-mail che avete ricevuto?
-
Abbiamo fatto denuncia alla polizia
per ogni e-mail.
-
Lo facciamo ogni volta che c'è un'e-mail,
una telefonata,
-
qualcosa di minaccioso.
-
"Sappiamo chi siete e dove abitate.
-
Chiudete questa scuola,
troie femministe!"
-
E' carino?
-
Ti piace?
-
Quale preferisci?
-
Questo o questo?
-
Questo.
-
Posso averlo?
-
Fammi vedere se è per bambine.
-
Vuoi sapere se è per bambine?
-
Ma lo sai,
puoi portare tutti i vestiti.
-
Anche da maschio?
-
Hai sentito?
-
Ha controllato sull'etichetta
se era per bambine.
-
E' assurdo.
-
Fa paura, già a quest'età,
sono molto influenzati.
-
Ha già un costumino così
per non fare la cacca in acqua.
-
Dei costumi così,
lo trovo grave.
-
E' strano voler nascondere
il seno delle bambine.
-
Lei non ha niente da nascondere,
ciò lo rende un costume sessuato.
-
Preferisco una mutandina così.
-
E' un'idea da adulti
di nascondere il seno,
-
è assurdo,
ha solo due anni.
-
Vorrei chiedervi qualcosa.
-
Mi piace fare i miei acquisti qui
-
perché ci sono molti vestiti unisex.
-
Ma da qualche anno,
sono sempre più divisi.
-
E' chiarissimo che esiste
un reparto bambino e un reparto bambina.
-
La maggior parte dei clienti vogliono
che i vestiti siano separati.
-
I clienti vogliono separare
il reparto ragazzi da quello ragazze?
-
Ci danno delle direttive di separare.
-
Avete delle direttive?
Non siete voi a scegliere?
-
No, assolutamente no.
-
Manderò un'e-mail per lamentarmi.
-
Prego.
-
Ascoltate. Una domanda.
-
Come possiamo cantare
la canzone car* fornai٭ ?
-
Io so che si può fare con "ess*" !
-
Si può cantare "ess*" ?
-
Lui ! Lei ! Ess* !
-
Lui !
-
Lei !
Lui !
-
Quelli che vogliono cantare "lei".
-
Quelli che voglio cantare "ess*".
-
Quelli che vogliono cantare "lui".
-
Altrimenti possiamo cantare
la canzone car٭ fornai* così:
-
Una persona abita in città
-
che prepara dolci tutto il giorno,
-
che ne fa di grandi,
che ne fa di piccoli,
-
che ne fa di zucchero.
-
I bambini mi hanno detto come usare "ess*".
-
Racconta.
-
Con i bambini,
-
dovevamo cantare
la canzone 'caro fornaio'
-
e un bambino ha detto:
-
non sappiamo se è un "lui" o una "lei",
è un fornai* !
-
E un altro ha detto:
potremmo cantare con "ess*" !
-
Allora abbiamo cantato con "ess*".
-
Dato che l'avevano già fatto,
per loro non era strano.
-
Io penso che non si debbano
cambiare le parole.
-
E' importante rispettare le tradizioni.
-
Bisogna insegnare ai bambini
come si viveva prima.
-
Sono di un'altra generazione,
bisogna spiegare le tradizioni.
-
Modificare o non modificare,
-
ci troviamo in una zona grigia.
-
Cosa si vuole trasmettere?
Qual è la cosa più importante?
-
La tradizione o la pedagogia neutra?
-
Cosa è fondamentale?
-
Sarebbe distorto credere
che abbiamo vinto
-
se tutte le bambine giocano con le macchine
-
e tutti i bambini giocano con la bambola!
-
Non è questo l'obiettivo.
-
Bisogna lasciare ognuno libero di fare ciò che vuole.
-
L'obiettivo è di poter fare
ciò che si vuole e ciò che piace.
-
Cambia secondo le persone.
-
Un fornaio abita in città,
-
prepara dolci tutto il giorno,
-
ne fa di grandi,
ne fa di piccoli,
-
ne fa di zucchero.
-
Si dice che non ci sono
differenze tra ragazze e ragazzi.
-
Io penso che la differenza ci sia, insomma!
-
Anche se occorre arrivare alla parità,
-
ci sarà sempre una differenza.
-
Non bisogna neanche esagerare.
-
Ora in Svezia, bisognerebbe
dire "ess*" anziché lui e lei.
-
Non mi pare una cosa buona.
-
No, è una parola orrenda.
-
Si dice "lui" e "lei",
è giusto che sia così.
-
< Pubblicità della televisione svedese>
Ciao mia cara!
-
Come è cresciuta,
e anche lui!
-
Scusi, Cindy,
-
ma ora si dice "ess*"
-
e non "lui" o "lei".
-
Posso proporre delle caramelle
a ess٭ e a ess*?
-
Sì, certo.
-
Esso vuole venire con me
a guidare l'ascensore?
-
E Cindy può portare ess*
in cucina per fare dei dolci.
-
Che mestiere vuoi fare?
Pompiere, pilota di jet?
-
E' un vero piacere incontrarla.
-
Lotta Edholm, vicesindaco di Stoccolma.
-
Renaud Helfer-Aubrac,
consigliere del sindaco di Parigi
-
su molti temi tra cui le questioni gender.
-
Ora entriamo, può togliersi il cappotto,
e facciamo un giro.
-
Non ci sono molte scuole che
sono così avanti come questa.
-
Abbiamo una bambola
per le arrabbiature, eccola.
-
Ess* è molto arrabbiata.
-
Se lo sei davvero puoi ...
-
E' bene insegnare ai bambini
-
che al posto di picchiare si può fare altro.
-
Cominciamo molto presto,
dall'età di un anno,
-
a parlare di emozioni.
-
Possiamo lavorare sulla rabbia per un mese,
-
poi sulla gioia per un mese,
poi sulla tristezza.
-
Imparano a conoscere
le loro emozioni, a gestirle,
-
a metterci delle parole sopra,
a saper reagire,
-
a trovare metodi diversi per gestire la vita.
-
Fanno un po' paura, no?
-
Da quello che ho visto,
-
voi lavorate più sul rispetto, il comportamento,
-
che sulle questioni di genere.
-
Fa parte dello stesso gruppo di questioni.
-
Si tratta di democrazia.
-
Sì, lavorare contro tutte le discriminazioni.
-
E' ciò che facciamo.
-
Cosa succede ai bambini
dopo la scuola materna?
-
Li rincontrate?
-
L'estate scorsa, un ragazzino di dieci anni
che veniva qui
-
è venuto a trovarci e ci ha detto:
-
"Sapete quanto è stupida la mia professoressa?"
-
No, perché?
-
"Correvo nel cortile,
-
e cadendo mi sono fatto veramente male
-
e mi sono messo a piangere a dirotto.
-
Si è avvicinata e sapete cosa mi ha detto?"
-
No, cosa ti ha detto?
-
"Mi ha detto: stai piangendo come una ragazza!"
-
Allora ci siamo detti:
lui ha capito.
-
Ha avuto la forza di capire
che la professoressa
-
aveva torto.
-
Non era lui che aveva sbagliato a piangere.
-
Era la professoressa che aveva torto.
-
Sono delle piccole cose,
ma molto molto importanti,
-
che dobbiamo cambiare.
-
perché siamo così condizionati
dagli stereotipi,
-
da un modo tradizionale di pensare,
-
dobbiamo cambiare ciò che abbiamo in testa.
-
Ess* si disinfetta il dito.
-
poi ess* mette la pomata lì dove è rosso e gonfio.
-
Ciao Lou, sono io!
-
Non hai più i calzini?
-
Sono spariti durante la siesta.
-
Con Egalia,
il solo "inconveniente"
-
c'è con il passaggio dei bambini
alla elementari,
-
e il cambiamento è più grande
rispetto a chi proviene da una scuola
-
dove non si riflette altrettanto sulle questioni gender.
-
Ci piacerebbe che tu creassi
una scuola elementare.
-
Anch'io!
-
Non so se sia un inconveniente.
-
Certo c'è uno choc più grande
-
ma quei bambini lì
saranno più pronti
-
per resistere alla pressione
della scuola più tardi.
-
La difficoltà, alla scuola elementare,
è che Lou non è cosciente
-
che i suoi colori preferiti sono il viola e il rosa,
-
potranno essere presi in giro.
-
Qui nessuno glielo fa notare,
-
ma cosa succederà a scuola
-
quando vedrà che non è accettato?
-
E' questa la difficoltà.
-
Speriamo che abbia acquisito
abbastanza amor proprio qui
-
per sentirsi accettato come è.
-
Quante mamme hai?
-
Due?
-
Sì, tu hai due mamme.
-
Si può fare così.
-
E quanti cani hai?
-
Due anni.
-
Così hai due cani, due mamme e due anni.
-
Quanti due nella tua vita!
-
Era una nuvola
ma ora è rotta.
-
So cosa possiamo fare,
tu ci aiuti Justus?
-
Io scavo fino a lì.
-
Justus andrà presto alle elementari?
-
Sì.
-
Ho l'impressione che sia pronto.
-
Pronto per la scuola? Assolutamente.
-
Quando arriva la fine dell'anno,
-
non so più cosa offrirgli.
-
Devono passare a un'altra tappa.
-
Ora hanno avuto tutto quello
che si può dargli.
-
Guarda, una nuvoletta.
-
non è rotta perché
Superman ha fatto...
-
Buongiorno.
-
Dove è Justus?
-
Sta giocando lì.
-
Ciao Justus.
-
Justus ha un'immagine
molto forte di sé come ragazzo.
-
E' un "lui".
-
Non se ne rendeva conto
quando era più piccolo,
-
non parlava affatto di questo.
-
Poi ha cominciato a capire
che siamo femmine e maschi.
-
La prossima tappa sarà quindi capire
-
che non è l'elemento centrale.
-
Questo potrebbe essere...
-
Ti racconto una storia.
-
D'accordo.
-
Sai di chi sono innamorata?
-
[Me stessa]
-
Che cosa è "ess*" ?
-
Può essere un ragazzo, una ragazza,
quando non si sa.
-
Tu usi "ess*" ?
-
L'ho detto a Théo.
-
Perché gliel'hai detto?
-
Perché ha i capelli lunghi.
-
Fino a qui.
-
Vorresti essere una ragazza?
-
-No.
-Perché?
-
Perché non voglio.
-
A cosa giocano le ragazze?
-
Le ragazze giocano
a papà e mamma
-
o delle cose così
che hanno inventato loro.
-
Cosa vuoi fare da grande?
-
Pompiere.
-
Perché?
-
Per spegnere i fuochi.