-
- Ciao.
- Ciao. Dove sei diretto?
-
Abito vicino al fiume.
-
Passo proprio di lì.
-
Ti ci porto se me lo chiedi per favore.
-
Mi ci porti, per favore?
-
Sali!
-
- Fa freddo stanotte, eh!
- Sì.
-
Aspettavi da molto?
-
No, non molto. Un quarto d'ora. Il fatto è che ...
-
- Un quarto d'ora?
- Ho avuto un guasto alla macchina.
-
Non mi dire. Che sfortuna.
-
Che succede, l'hai strapazzata troppo, la macchina?
-
No, proprio no. A dire il vero, non è che mi intenda di meccanica...
-
Proprio come me ...
-
- Dove abiti, esattamente?
- Dall'altra parte del fiume.
-
Dall'altra parte del fiume?
-
Dove sono quelle case a schiera.
-
- Le conosci?
- Quelle che hanno costruito da poco?
-
- Beh, sì, relativamente.
- Ok, ho capito.
-
- Hai un bel pezzo di strada, fino a lì.
- Infatti.
-
- Stai rientrando dal lavoro?
- Sì.
-
Di cosa ti occupi?
-
- Vendo enciclopedie.
- Ah sì? Bene.
-
- Diffondiamo la cultura, eh?
- Sì ...
-
Stavo per dirti qualcosa e mi è passato di mente.
-
Ah, ecco. Verresti a prendere un caffè?
-
- Come?
- Ti offro un caffè, vieni.
-
Dove?
-
Beh ... stiamo per arrivare ad un distributore di benzina,
che ha un bar a fianco.
-
Senti ... io credo sia meglio che tu torni
al più presto a casa.
-
Dai, è solo un attimo.
-
- Davvero, è già molto tardi.
- Va bene, come vuoi.
-
Un caffè non ti ucciderà, amico.
-
Non è per questo. È che oggi ho lavorato molto
e sono molto stanco. Domani devo alzarmi presto.
-
Quello che ti serve è un caffè bello caldo.
Per rianimarti!
-
No, sul serio. Non credo che sia una buona idea.
A casa mi ammazzeranno.
-
Non capisco perché! Puoi telefonare dal bar.
-
Davvero. Ciò che in questo momento desidero di meno
è mettermi in corpo del caffè.
-
E poi, dopo non riesco più a dormire.
-
Capisco.
-
Però, comunque, ti puoi prendere una camomilla
o un bicchiere di latte. Va be', non voglio insistere.
-
- Mi dispiace.
- No, no, volevo solo essere gentile.
-
Lo so e ti ringrazio. Magari un'altra volta.
-
- Che ore sono?
- Le undici, credo ... Sì.
-
- Non porto mai l'orologio.
- Sarà per questo che arrivi sempre tardi.
-
Adoro farmi aspettare.
E poi ...
-
Che ti succede?
-
Non mi sento bene.
-
Il pranzo mi deve aver fatto male.
-
Calma, ragazza. Devi vomitare?
-
È inutile. È un fatto cronico, soffro di mal di stomaco.
Da piccola ho avuto l'anoressia, sai?
-
Ti converrebbe prendere un po' d'aria.
-
No, quello di cui ho bisogno è una camomilla calda. Ti dispiace?
-
- Buona sera.
- Buona sera.
-
- Vado un momento in bagno.
- Va bene.
-
Un caffelatte e una camomilla, per favore.
-
Teresa? Ciao, sono io.
-
Sì, lo so, ma ho avuto un guasto alla macchina.
-
Sono in un bar.
-
No, ho fatto l'autostop e mi ha caricato una ragazza.
Forse farò un po' tardi.
-
Poi ti spiego.
-
No, ora non posso. Teresa, adesso cos'hai?
Non è come pensi ...
-
Teresa, non rovinare tutto, hai capito?
-
Teresa? M***da!
-
- Chi è Teresa?
- La mia fidanzata.
-
- Che c'è?
- Hai cambiato qualcosa.
-
Ah, sto meglio con i capelli sciolti.
Non ti piace?
-
Non, no stai bene. È che mi hai sorpreso.
-
- Non mi avevi detto che eri fidanzato.
- Mi sono ricordato al telefono.
-
- È una testona.
- Mi sento già molto meglio.
-
Grazie a te.
-
Quindi sarà meglio che ce ne andiamo al più presto.
Mi sto mettendo nei guai.
-
Ah, i compromessi! Perché tutto il mondo
si complica la vita?
-
- Teresa mi ucciderà.
- Cosa cerchi?
-
Degli spiccioli. Bisogna che la richiami.
-
- Odio questi malintesi.
- Ce li ho io. Stai calmo, Alberto, la chiamerai dopo.
-
Come sai il mio ...?
-
Vieni, siediti.
-
Che caldo!
-
- A cosa pensi?
- A niente.
-
- Dai, su. A cosa stavi pensando?
- A niente.
-
- E dai, dillo, tanto lo so.
- Cosa? Guarda che davvero non pensavo a niente.
-
Non è vero. Si pensa sempre a qualcosa.
-
Stavi pensando alla tua fidanzata, vero?
-
- Vorresti essere con lei, adesso.
- No, non è questo.
-
Sei preoccupato perché fra voi
c'è stato un equivoco, ed è tutta colpa mia.
-
Non è colpa di nessuno.
-
Perň ti senti a disagio. Sei arrabbiato con me
perché ti ho costretto a venire qui.
-
Senti, nessuno mi ha costretto a venire qui,
e non sono arrabbiato.
-
- Non sei arrabbiato?
- No, per niente.
-
- E allora?
- E allora cosa?
-
Ti sembrerà una stupidaggine, però ...
mi sembri diverso.
-
- Diverso?
- Sì.
-
Non sei più così simpatico come poco fa.
In macchina eri così allegro, e adesso?
-
Sei così serio ...
-
Già.
-
Dai, raccontami una barzelletta.
-
- Ma lascia stare.
- Dai, ragazzo, una la saprai.
-
Non so raccontare le barzellette.
-
Bugiardo! Il fatto è che ti vergogni.
Dai, raccontamene una!
-
No, dai. Adesso non me ne viene
in mente nessuna.
-
Guarda che sei un bel testone!
Non vedi che lo faccio per il tuo bene?
-
Devi tirarti su, Alberto. Un po' di allegria,
su quella faccia.
-
Sai una cosa? Dovresti vendere enciclopedie.
Sei molto determinata.
-
Bene. Allora te ne racconto una io.
-
Chi ha a mes...so il CD di
Mozart den...tro la sca...tola dei biscotti?
-
Il riso si sente a maggior distanza che
il pianto.
-
Mi è appena venuto in mente.
È un proverbio ebraico.
-
Molto arguto.
-
Sì.
-
- Ma tu credi che sia vero?
- Che sia vero cosa?
-
- Il proverbio.
- Ah, no.
-
- Io credo di no.
- Io non so.
-
Io credo che i dolori pesino
sempre più delle gioie.
-
Tendiamo a ricordare il passato
con nostalgia, però ...
-
Mi pare che, in proporzione, ci siano
più momenti di sofferenza che di felicità.
-
Magari ... la felicità non esiste.
-
- In fondo ...
- In fondo.
-
- È interessante il tuo lavoro?
- No.
-
Vendi molte enciclopedie?
-
No.
-
Ciao, Alberto!
-
Ho sonno.
-
- Ciao, Alberto! Ciao, Alberto!
- Ciao.
-
Ciao, Alberto!
-
Vendi molte enciclopedie?
-
Mi hai già fatto questa domanda.
-
Era per metterti alla prova. Visto che sei
così passivo, sembra che non mi ascolti.
-
Ma sì che ti ascolto.
-
- Quanto prendi per un'enciclopedia?
- Dipende.
-
Potresti farmi un'offerta speciale?
-
- Saresti interessata?
- Che facciatosta!
-
Guarda come ti sei subito ripreso!
-
In effetti. Amo molto i libri.
In casa ne ho un mucchio, saranno almeno 200.
-
Non mi dire.
-
Davvero. L'unica cosa che mi manca
è una buona enciclopedia.
-
Convincimi che la tua offerta è la migliore.
-
La mia offerta è la migliore.
-
D'accordo. Dove devo firmare?
-
- Sul serio!
- Senti, non c'è motivo di precipitarti.
-
- Prenditi il tuo tempo.
- No, guarda, che io sono fatta così.
-
Non ti immagini le cose che ho fatto
senza pensarci due volte.
-
- Sarà.
- E poi mi fido di te.
-
Bene ... il fatto è che non ho qui
le carte necessarie.
-
Fai visite a domicilio?
-
- Sì, certo. Però prima devo ...
- Magnifico!
-
Ti do il mio numero di telefono
e il mio indirizzo.
-
Alla sera, di solito, sono in casa.
-
Perfetto. Un giorno di questi passo di lì.
-
Non tardare troppo, potrei cambiare idea.
-
Non preoccuparti.
-
Senti ... dammi il tuo numero,
in caso ci fosse qualche imprevisto.
-
No, no, no, ti chiamo io prima di venire.
-
- E se perdi il mio indirizzo?
- Tranquilla.
-
- Dammi almeno il numero dell'ufficio.
- Non è necessario.
-
Davvero.
-
Va bene ...
-
Quindi tu hai il mio numero di telefono
e io non ho il tuo.
-
Mi pare che io in questo stia mettendo
una parte maggiore che te.
-
- In cosa?
- Non stai collaborando, Alberto.
-
Senti ... davvero non so di cosa stai parlando.
-
Forse non ti sono simpatica?
O forse ho fatto qualcosa di male?
-
- No, assolutamente.
- E allora?
-
- Allora cosa?
- Vuoi darmi una risposta?
-
Scusami. Credo di essermi perso.
Non stavamo parlando di enciclopedie?
-
Non fare il disorientato.
Sai benissimo a cosa mi riferisco.
-
- Alberto, sto aspettando.
- Senti ...
-
Posso solo ringraziarti della tua gentilezza.
Ti sei comportata molto bene con me.
-
Alla fine, cosa vuoi che ti dica?
-
- Ti vado a genio?
- Sì, certo.
-
- In che senso?
- In ... generale ...
-
- Sii preciso.
- Non so, non ti conosco abbastanza.
-
- E allora perché hai detto che ti vado a genio?
- Non l'ho detto io, l'hai detto tu.
-
- Cioè, non ti vado a genio.
- No, no... Cioè, sì!
-
Si sta facendo tardi.
-
- Vuoi che ce ne andiamo?
- Sarà meglio.
-
Ti invito a casa mia.
-
Cosa?!
-
Chiacchieriamo, ti mostro i miei libri,
ti preparo una cioccolata ...
-
No, no, no. Davvero.
Voglio andare a casa mia.
-
Che differenza c'è tra la tua e la mia?
-
- Il fatto è che vorrei dormire.
- Senti, anche in casa mia ci sono dei letti, eh ...
-
- Mi stai prendendo in giro.
- Parlo molto sul serio.
-
Ti giuro che non mi è mai capitato nulla
di simile con una donna.
-
- Ma io non sono una donna qualunque.
- Di questo puoi star certa.
-
- Vieni sì o sì?
- Non posso. Teresa mi aspetta.
-
Chiamala e dille che stanotte
dormirai fuori casa. Capirà.
-
Cosa capirà ... Si vede che
non conosci Teresa.
-
Sai ... non credo che Teresa sia la tua fidanzata.
-
Lo hai detto per impressionarmi.
-
Per impressionarti? E allora chi sarebbe?
-
- Forse tua sorella.
- Ma che dici!
-
Comunque, anche se è la tua fidanzata,
io non ti sto proponendo nulla di sconveniente.
-
Se vuoi rifiutare la mia offerta con coerenza,
dovrai trovarti una scusa migliore.
-
Coerenza? Una scusa? Ma
perché devo trovarmi una scusa?
-
Mi stai davvero facendo innervosire.
-
Perché vuoi che adesso venga a casa tua?
Non accetti mai un dannato rifiuto?
-
Nessuno sano di mente invita uno sconosciuto
all'una di notte a casa sua per mostragli
i suoi 200 libri.
-
Ma per chi mi hai preso? Non puoi
disporre così della mia vita! C**zo!
-
Non è necessario che mi parli con questo tono.
-
- Credi che sia pazza?
- Io voglio solo andarmene a casa.
-
Casa mia, voglio andare a casa mia.
Non sai dire altro?
-
Senti, se non vuoi portarmi,
posso prendere un taxi.
-
Ti faccio pena?
-
No, affatto.
-
Ti ripugno?
-
No! No!
-
E allora ... non capisco perché
mi tratti così.
-
Non so perché ...
-
Aspetta! Siediti ...
-
Senti. Facciamo una cosa. Adesso lasciamo stare
le storie strane e ognuno dorme a casa sua.
-
Domani ti telefono, ci andiamo
a prendere qualcosa e chiacchieriamo. Ti va?
-
- Penserai che sono pazza.
- Ma no, ragazza.
-
È che sono molto sensibile.
-
Senti, non mi devi nessuna spiegazione.
-
Quindi, abbiamo un appuntamento ...
-
Chiamalo come ti pare.
-
- E a che ora mi chiami?
- Dopo il lavoro, verso le otto.
-
- Non so ...
- Oppure ... un po' prima.
-
Dico che non so se accettare.
-
- Cosa?
- Accetto se me lo chiedi per favore.
-
- Sei incredibile.
- Lo so.
-
- Per favore.
- Per favore, cosa?
-
Per favore, vuoi che ci vediamo, domani?
-
Sì.
-
Però non so se domani sarò in casa.
Dammi magari il tuo numero di telefono,
per ogni evenienza.
-
Sì, certo.
-
- 5-74-487.
- Perfetto.
-
Che strano, ha solo 6 cifre?
-
- Manca un 3.
- Dove?
-
- In fondo.
- Non sai il tuo numero.
-
È che ... me lo hanno messo da poco.
-
Sai? È stata una fortuna incontrarti per strada.
-
Il conto, per favore.
-
Mi pare che diventeremo buoni amici, non credi?
-
Vado a lavarmi la faccia.
-
Dammi la linea.
-
Stai attento cone quella ragazza!
-
Cosa vuoi dire?
-
Quasi tutte le sere viene qui con un uomo diverso.
-
E quando non viene con nessuno,
tocca a me sopportarla.
-
È peggio della peste! Se le dici di sì,
non riesci più a scrollartela di dosso.
-
Io ogni volta la vedo peggio.
Prima o poi farà del male a qualcuno.
-
- Non abbassare la guardia.
- Non ti preoccupare.
-
Teresa, sono io di nuovo. Che sia l'ultima
volta che mi sbatti il telefono in faccia!
-
Ma cosa vuoi che faccia? Sono con una tizia
che non ci sta con la testa.
-
Io? Per niente, dato che è la prima volta che la vedo.
Ma lei fa di tutto per far finta di conoscermi.
-
Ma cosa! Se si è pure messa a piangere.
-
...quella disgraziata. Mi ha persino chiesto il numero di telefono.
-
No, no, me lo sono inventato, naturalmente!
Spero di non rivederla mai più.
-
Ascolta. Adesso usciamo di qui, così sarò
lì tra 15 minuti. D'accordo?
-
No, non ti preoccupare, so badare a me stesso.
Non è la prima volta che ho a che fare con gente così.
-
Senti, adesso devo riattaccare. Un
bacio. Anch'io ti amo. Ciao, tesoro.
-
- Quanto ti devo?
- Sono 300.
-
- Andiamo?
- Quando vuoi.
-
- Offro io.
- Sei molto gentile.
-
- Ci vediamo.
- Ciao, buona notte.
-
- Guarda, la luna è meravigliosa.
- Che romantico!
-
Mi spezzi il cuore.
-
Uff... Che stanchezza!
-
Tranquillo. Presto sarai a casa.
-
Che bello, eh! A casetta.
-
Casa dolce casa.
-
Di sicuro, quando arrivi, Teresa
ti avrà preparato la cena.
-
Non credo, è molto tardi. E a lei
non piace cucinare.
-
Io cucino molto bene. Lo adoro.
-
Ancora non capisco come tu abbia
rifiutato la mia offerta.
-
- Saremmo stati bene.
- Credo di questo argomento abbiamo già discusso.
-
È vero. E poi domani ci vediamo.
-
- Perché mi chiamerai, vero?
- Naturalmente.
-
Che bello. Sembra che improvvisamente
tutto vada liscio.
-
- Già.
- Ti confesso che mi piaci molto, Alberto.
-
- Sei una persona molto interessante.
- Anche tu mi piaci molto.
-
Sei ... straordinaria.
-
- Perbacco, Alberto, come sei galante!
- È la verità.
-
Sei un angelo. Non avrei mai pensato di incontrare
una persona buona come te.
-
Tutto andrà bene, vedrai.
Domani ne parliamo.
-
Certo! Domani ne parliamo!
-
- Al diavolo ...
- Cosa c'è?
-
Credo di aver lasciato il tuo numero al bar.
-
Me lo puoi ridare?
-
- Ti ho già detto che ti chiamo io.
- Ma solo nel caso, Alberto, nel caso.
-
Dammelo, ho una buona memoria.
-
È il 754-88-62. Cioè 3!
-
- Ho detto qualcosa di buffo?
- Nemmeno uno ...
-
- Come?
- Non hai azzeccato nemmeno un numero.
-
574487, ah sì, poi hai detto 3.
-
Senti, davvero, mi dispiace.
-
Non ti preoccupare. Non è la prima volta
che mi fregano.
-
Il fatto è che sono molto ingenua
e mi faccio sempre imbrogliare.
-
Ho sempre la speranza di incontrare
un tipo onesto.
-
Ma tutti fate lo stesso. Vi comportate tutti
come dei cafoni.
-
- D'accordo, non mi fidavo di te. Questo è tutto.
- Ma io cosa ti ho fatto?
-
Non ti sono simpatica?
Ho forse fatto qualcosa di male?
-
- No, no.
- Ho solo voluto aiutarti.
-
Però ammetti che non ti conoscevo per niente.
-
Io nemmeno ti conoscevo per niente, eppure
ti ho caricato senza pensarci due volte.
-
Ti ho offerto tutto ciò che ho, ti ho
offerto un caffè e ti ho invitato a casa mia!
-
Ma come hai la faccia tosta di ridere di me?
-
Non ridevo di te.
-
- Ti avrei chiamato.
- Non continuare a mentire. Mi farai diventare pazza!
-
Ti ho sentito mentre parlavi con Teresa.
Così speri di non vedermi mai piů?
-
Quindi ti sembro una disgraziata.
-
Non ho detto questo.
-
Però lo pensi! Lo pensi!
Lo pensi! Lo pensi!
-
- No che non lo penso.
- Stai zitto, non cercare di aggiustare le cose!
-
Per me, puoi pure scordarti di me.
Mi ascolti? Dimenticami!
-
Ti ignoro! Ti ignoro!
-
Molto bene, allora.
-
- Sembriamo marito e moglie.
- Questo è assurdo.
-
Povero Alberto. Credi di aver risolto tutto, vero?
-
Che romantico? Ami Teresa e Teresa ti ama!
-
E che gli altri vadano all'inferno, vero?
-
Poi un giorno Teresa può andarsene con un altro.
-
O morire in un incidente. E quel giorno
dovrai vedertela con la solitudine.
-
- Guardami, quando ti parlo!
- Adesso basta! Mi senti? Basta! Basta!
-
Non cercare di sottrarti alle tue responsabilità!
-
Non sono responsabile di niente, accidenti a te!
Non ti devo niente, perché non te l'ho chiesto.
-
Né che mi inviti, né che mi compri l'enciclopedia,
né che mi mostri i tuoi libri.
-
... né che mi racconti la tua vita.
Non ti devo nemmeno una spiegazione.
-
- Sei molto crudele, Alberto.
- Non chiamarmi per nome!
-
Tu non mi hai nemmeno chiesto il mio!
-
Perché non mi interessa. Non mi conosci per niente
e non sono tuo amico. Non sono tuo amico.
-
Quindi siamo nemici.
-
Ehi, ehi, ehi! Perché cambi strada? Dove andiamo?
-
OK, questo è troppo!
Lasciami qui. Fermati!
-
Credi che questo sia un taxi, imbecille?
Adesso sono io che prendo le decisioni.
-
Sono stufa di comportarmi bene con te.
Sono stufa che mi tratti come un animale, lo sai?
-
Credevi che ti dessi vita facile, figlio di put***a?
-
Adesso capisci, eh? Non sai con chi hai a che fare.
-
Credo che dovresti calmarti.
Cerchiamo di parlare seriamente.
-
Oh sì. Come sei educato, ora.
Come sei diplomatico!
-
Vedi come con poco riesco ad averti in pugno?
-
Vedi come alla fine riesco ad unire la mia vita alla tua!
-
Credi che i proiettili siano a salve, imbecille?
-
Alberto! Non puoi scappare!
-
Resterò qui fino a che non sarai dissanguato.
Sarà meglio che tu venga fuori.
-
Sono disposta a parlare, mi senti?
-
Vieni fuori. Dobbiamo parlare.
-
O preferisci che ti venga a cercare?
-
Alberto, mi dispiace.
-
Non volevo farlo, davvero.
Non so perché ho sparato.
-
Vieni fuori, per favore. Siamo persone civili.
Ti giuro che non succederà mai più.
-
D'accordo, se non mi credi,
guarda cosa faccio con la pistola!
-
Alberto!
-
Cosa ho fatto di male?
-
Cosa ho fatto di male?
-
Alberto, per favore, perdonami.
-
Ti dimostrerò che è inutile che ti nasconda.
-
Vedi? Sono le chiavi della macchina.
-
Adesso non posso più abbandonarti
Non ce ne andremo più di qui.
-
Ciao, vai verso il fiume?
-
Ti ci porto se me lo chiedi per favore.