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Joseph Nye: i cambiamenti di potere a livello globale

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    Oggi vi parlo
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    del potere nel ventunesimo secolo.
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    In poche parole, quello che voglio dirvi
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    è che il potere sta cambiando.
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    Ci sono due tipi di cambiamento
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    di cui voglio parlare.
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    Uno è la transizione di potere,
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    cioè il passaggio di potere tra stati.
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    Questo è un altro modo per dire
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    che si sta spostando dall'occidente all'oriente.
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    L'altro è la diffusione del potere,
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    cioè il modo in cui il potere si sta spostando
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    da tutti gli stati, sia in occidente che in oriente,
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    verso soggetti non statali.
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    Questi due
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    sono i più grandi cambiamenti di potere
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    nel nostro secolo.
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    Io ve ne voglio parlare separatamente
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    e poi spiegare come interagiscono
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    e dire perché, alla fine, ci sono anche delle buone notizie.
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    Quando si parla di transizione di potere,
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    si parla spesso dell'ascesa dell'Asia.
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    In realtà si dovrebbe parlare di
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    ripresa, o ritorno, dell'Asia.
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    Se guardassimo al mondo
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    nel 1800
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    vedremmo che più della metà della popolazione mondiale
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    viveva in Asia
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    e fabbricava più della metà della produzione mondiale.
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    Tornando al 1900,
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    vediamo che più della metà della popolazione mondiale vive ancora in Asia
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    ma fabbrica
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    soltanto un quinto della produzione mondiale.
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    Questo perché con la rivoluzione industriale,
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    improvvisamente,
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    Europa e America
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    diventarono il centro dominante del mondo.
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    Nel ventunesimo secolo vedremo
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    che l'Asia tornerà gradualmente
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    a rappresentare più della metà della popolazione
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    e più della metà della produzione.
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    Questo è un cambiamento importante.
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    Ora vi voglio parlare
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    dell'altro cambiamento,
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    cioè la diffusione del potere.
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    Per capire questo fenomeno
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    pensate alla cosa seguente:
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    i costi dell'informatica e della comunicazione
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    si sono ridotti mille volte
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    tra il 1970
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    e l'inizio di questo secolo.
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    Lo so, è un numero astratto,
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    ma per capire meglio,
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    se il prezzo di un'automobile
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    fosse diminuito allo stesso modo
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    dei prezzi del settore computer,
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    oggi potreste comprare un'auto
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    per cinque dollari.
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    E quando il prezzo della tecnologia
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    scende così tanto,
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    le barriere d'ingresso si disintegrano:
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    tutti possono partecipare.
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    Certo, nel 1970,
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    se si voleva comunicare
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    da Oxford a Johannesburg
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    a Nuova Delhi
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    a Brasilia
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    simultaneamente,
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    si poteva fare,
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    la tecnologia c'era.
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    Però, per farlo
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    dovevi essere molto ricco --
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    un governo, una multinazionale,
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    forse la chiesa cattolica --
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    ma dovevi essere parecchio facoltoso.
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    Adesso, tutti hanno questa possibilità,
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    che prima era ristretta per via del prezzo
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    a pochi soggetti.
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    Se possono pagare l'ingresso per un internet cafè --
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    penso che sia circa una sterlina all'ora --
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    e con Skype, è gratis.
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    Dunque, possibilità
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    che prima erano soltanto per pochi
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    adesso sono aperte a tutti.
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    Questo non vuol dire
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    che l'epoca degli stati è finita.
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    Lo stato è ancora importante.
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    Ma ci sono altri attori sul palco.
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    Lo Stato non è più il solo attore.
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    In alcuni casi questo è positivo.
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    Si guardi per esempio Oxfam,
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    un importante attore non governativo.
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    In altri casi è negativo.
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    Al Qaeda, un altro attore non governativo.
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    Ma pensate alle ripercussioni
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    sul nostro modo di pensare tradizionale.
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    Pensiamo in termini di guerra
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    e di guerra tra stati.
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    Pensate al 1941,
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    quando il governo giapponese
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    attaccò gli Stati Uniti a Pearl Harbor.
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    Notate bene
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    che un attore non statale,
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    attaccando gli Stati Uniti nel 2001
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    ha ucciso più americani
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    che il governo giapponese nel 1941.
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    In un certo senso
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    è come una privatizzazione della guerra.
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    Ci sono quindi grandi cambiamenti in atto
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    in termini di diffusione del potere.
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    Il problema è che non concepiamo queste cose
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    in modo innovativo.
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    Facciamo un passo indietro e chiediamoci,
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    cos'è il potere?
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    Il potere non è altro che l'abilità
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    di influenzare gli altri
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    per ottenere i risultati desiderati,
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    e questo può essere fatto in tre modi.
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    Si più fare con minacce,
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    forzando le persone, col bastone.
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    Si può fare pagando --
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    con la carota.
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    O si può fare portando gli altri
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    a volere quello che vuoi tu.
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    Ed è questa abilità di portare gli altri a volere quello che tu vuoi,
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    a ottenere i risultati che tu vuoi,
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    senza coercizione o pagamento,
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    che io chiamo "soft power".
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    Questo tipo di potere è stato molto trascurato
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    e frainteso,
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    eppure è importantissimo.
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    Imparando
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    a usare questo potere persuasivo più spesso
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    si può risparmiare
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    sulle carote e i bastoni.
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    Tradizionalmente, si pensava al potere
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    in termini di potenza militare.
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    Ad esempio, il grande storico A.J.P. Tayor,
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    che ha insegnato qui ad Oxford, a questa università,
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    definiva una grande potenza
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    come un paese capace di vincere le guerre.
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    Ma ci vogliono altri concetti
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    se vogliamo capire il potere nel ventunesimo secolo.
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    Non si tratta solo di vincere le guerre,
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    anche se le guerre ancora ci sono.
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    Non si tratta di quale esercito vince,
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    ma di quale storia vince.
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    Dobbiamo pensare di più in termini di narrazioni del potere
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    e di quali saranno più efficaci.
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    Ora torniamo
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    alla questione
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    della transizione di potere
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    tra stati
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    e cosa comporta.
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    Tendiamo a descrivere questi fenomeni
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    in termini di ascesa e declino
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    delle grandi potenze.
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    E al momento la narrazione si incentra
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    sull'ascesa della Cina
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    e il declino degli Stati Uniti.
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    Al momento della crisi finanziaria del 2008
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    molti dissero che quella era
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    l'inizio della fine del potere americano.
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    Le placche tettoniche
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    della politica mondiale si stavano spostando.
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    E il presidente russo Medvedev, per esempio,
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    proclamò nel 2008
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    che sarebbe stata l'inizio della fine
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    del potere degli Stati Uniti.
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    Ma in realtà
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    questa metafora del declino
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    è spesso fuorviante.
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    Se si guarda alla storia recente,
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    si può vedere che simili credenze
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    riguardo al declino americano
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    si ripetono ogni 10 o 15 anni.
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    Nel 1958,
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    dopo che i sovietici lanciarono lo Sputnik,
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    si disse "Questa è la fine dell'America."
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    Nel 1973, con l'embargo petrolifero
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    e la chiusura della "gold window" --
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    ecco la fine dell'America.
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    Negli anni '80,
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    durante il periodo di transizione sotto Reagan,
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    dall'economia della 'rust belt' del midwest
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    alla Silicon Valley californiana,
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    si parlò della fine dell'America.
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    Ma in realtà abbiamo visto
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    che non era vero in nessuno dei casi.
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    In realtà, ci fu un'ondata di entusiasmo
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    nei primi anni 2000
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    e la gente pensava che l'America potesse fare di tutto,
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    il che ha portato ad alcune avventure
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    disastrose in politica estera,
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    e ora siamo tornati al declino.
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    La morale di questa storia
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    è che tutta questa narrativa dell'ascesa e del declino
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    ci fa capire più la psicologia
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    che la realtà.
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    Se vogliamo capire la realtà
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    dobbiamo concentrarci
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    su cosa succede veramente
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    tra Cina e Stati Uniti.
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    Secondo Goldman Sachs,
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    l'economia cinese
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    sorpasserà quella degli USA
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    entro il 2027.
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    Quindi abbiamo
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    circa diciassette anni
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    prima che la Cina sorpassi gli USA.
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    Un giorno,
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    con 1.3 miliardi di persone più ricche,
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    saranno più grandi degli Stati Uniti.
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    Ma state attenti: queste proiezioni
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    come quelle di Goldman Sachs
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    non danno un quadro accurato
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    delle transizioni di potere in questo secolo.
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    Ci sono tre ragioni per cui questo quadro è semplicistico.
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    Primo: è una proiezione lineare.
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    Da tutte le parti si dice,
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    questo è il tasso di crescita della Cina, questo è quello degli USA.
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    Ecco: una linea dritta.
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    Ma la storia non è lineare:
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    ci sono spesso scossoni, incidenti lungo la via.
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    Secondo:
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    il fatto che l'economia cinese
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    sorpassi l'economia statunitense nel, per esempio, 2030,
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    e può darsi,
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    -- questa è una misura della dimensione economica totale
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    ma non del reddito pro capite.
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    Non dice niente della composizione dell'economia.
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    La Cina ha ancora grandi aree
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    di sottosviluppo.
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    E il reddito pro capite è una misura migliore
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    di quanto realmente evoluta sia un'economia.
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    E ci suggerisce che i cinesi sorpasseranno gli Americani
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    ben più tardi,
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    dopo il 2050.
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    Un altro punto
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    è quanto questa proiezione
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    sia unidimensionale.
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    Descrive la potenza economica
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    in termini di PIL.
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    Non parla del potere militare
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    o del soft power.
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    È prettamente unidimensionale.
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    E poi, quando si pensa all'ascesa dell'Asia,
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    o il ritorno dell'Asia,
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    come ho suggerito poco fa,
  • 10:00 - 10:03
    bisogna ricordarsi che l'Asia non è una cosa sola.
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    Se ti trovi in Giappone,
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    o a Nuova Delhi,
  • 10:08 - 10:10
    o a Hanoi,
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    il modo in cui vedi l'ascesa della Cina
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    sarà diverso rispetto a come la vedresti se ti trovassi a Pechino.
  • 10:16 - 10:18
    Notate che uno dei vantaggi
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    che l'America avrà
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    in questo contesto
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    è che tutti questi paesi
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    vogliono essere assicurati dagli Americani
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    contro l'ascesa della Cina.
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    È come se Messico e Canada
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    fossero vicini ostili agli Stati Uniti,
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    ma non lo sono.
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    Quindi, queste semplici proiezioni
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    tipo quella di Goldman Sachs
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    non ci dicono quello che abbiamo bisogno di sapere
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    riguardo alla transizione di potere.
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    Ora voi potete dire, sì, ma allora?
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    Qual è il punto? Chi se ne importa?
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    Non è solo un gioco
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    a cui giocano diplomatici e accademici?
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    La risposta è che invece è molto importante.
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    Perché se si crede che ci sia un declino
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    e si raccolgono dati errati,
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    i fatti, non le leggende,
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    si può incorrere in politiche molto pericolose.
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    Vi dò un esempio dalla storia.
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    La guerra del Peloponneso
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    fu il grande conflitto
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    con cui il sistema greco delle città-stato
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    andò in rovina,
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    due millenni e mezzo fa.
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    Quale fu la causa?
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    Tucidide, il grande storico della guerra del Peloponneso,
  • 11:24 - 11:27
    disse che fu l'ascesa di Atene al potere
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    e la paura che provocò tra gli spartani.
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    Guardate bene entrambe le metà di questa spiegazione.
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    Molti dicono
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    che il ventunesimo secolo
  • 11:37 - 11:39
    sarà una ripetizione del ventesimo,
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    con la prima guerra mondiale,
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    la grande conflagrazione
  • 11:44 - 11:46
    con cui il sistema europeo di stati
  • 11:46 - 11:48
    si disgregò
  • 11:48 - 11:50
    e cessò di essere il centro del mondo.
  • 11:50 - 11:52
    Si dice che questa guerra fu causata
  • 11:52 - 11:54
    dall'ascesa al potere della Germania
  • 11:54 - 11:57
    e dalla paura che provocò in Gran Bretagna.
  • 11:57 - 11:59
    Dunque, c'è gente che ci dice
  • 11:59 - 12:01
    che questo verrà riprodotto oggi,
  • 12:01 - 12:03
    che vedremo la stessa cosa
  • 12:03 - 12:06
    adesso in questo secolo.
  • 12:06 - 12:08
    No. Penso che questo sia sbagliato.
  • 12:08 - 12:10
    È storia fatta male.
  • 12:10 - 12:12
    Per prima cosa, la Germania aveva sorpassato la Gran Bretagna
  • 12:12 - 12:14
    già prima del 1900, in termini di forza economica.
  • 12:14 - 12:16
    E come ho detto prima,
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    la Cina non ha sorpassato gli Stati Uniti.
  • 12:19 - 12:21
    Ma notate che se crediamo a questo
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    e prendiamo paura,
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    corriamo il rischio di arrivare a reazioni eccessive.
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    E il più grande pericolo
  • 12:28 - 12:31
    che corriamo mentre gestiamo questa transizione di potere
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    verso oriente è incorrere nella paura.
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    Per parafrasare Franklin Roosevelt
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    da un altro contesto,
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    la cosa che dobbiamo temere di più è la paura stessa.
  • 12:41 - 12:44
    Non dobbiamo temere l'ascesa della Cina
  • 12:44 - 12:46
    o il ritorno dell'Asia.
  • 12:46 - 12:48
    E se adotteremo politiche
  • 12:48 - 12:50
    che ci permettono di collocare queste cose
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    in una prospettiva storica più ampia,
  • 12:52 - 12:54
    saremo in grado
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    di gestire questo processo.
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    Adesso vorrei parlare
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    della distribuzione di potere
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    e di come è collegata alla diffusione di potere
  • 13:03 - 13:05
    e poi unire questi due tipi.
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    Oggi nel mondo, il potere
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    è distribuito
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    come in una partita a scacchi tridimensionale.
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    Lo scacchiere più in alto
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    sono i poteri militari degli stati.
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    Gli USA sono il solo superpotere,
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    e probabilmente resteranno tali
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    per due o tre decadi ancora.
  • 13:25 - 13:28
    La Cina non sostituirà gli USA su questo scacchiere militare.
  • 13:28 - 13:31
    Lo scacchiere di mezzo
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    è il potere economico tra gli stati.
  • 13:33 - 13:36
    Questo potere è multipolare.
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    Ci sono elementi che portano equilibrio.
  • 13:38 - 13:40
    Gli USA, l'Europa,
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    la Cina, il Giappone
  • 13:42 - 13:44
    possono equilibrarsi l'un l'altro.
  • 13:44 - 13:47
    Lo scacchiere in basso
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    in questo gioco di relazioni transnazionali
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    rappresenta cose che vanno oltre i confini e il controllo dei governi,
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    cose come il cambiamento climatico, il traffico di droga,
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    i flussi finanziari,
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    le pandemie,
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    tutto quello che va oltre i confini
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    e fuori dal controllo dei singoli governi
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    e che non è gestito da nessuno.
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    Non ha senso qui parlare di dinamiche unipolari
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    o multipolari.
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    Il potere qui è distribuito in modo caotico.
  • 14:12 - 14:14
    E l'unico modo di risolvere questi problemi --
  • 14:14 - 14:16
    e qui stanno tante delle grandi sfide
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    di questo secolo --
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    è con la cooperazione,
  • 14:20 - 14:22
    collaborando,
  • 14:22 - 14:25
    e questo vuol dire che il soft power acquisisce grande importanza:
  • 14:25 - 14:27
    è l'abilità di organizzare sistemi
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    per gestire questi problemi
  • 14:29 - 14:32
    e di essere in grado di cercare cooperazioni.
  • 14:32 - 14:34
    In altre parole,
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    quando si parla di potere nel ventunesimo secolo,
  • 14:37 - 14:39
    dobbiamo abbandonare l'idea
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    che il potere è sempre a somma zero --
  • 14:41 - 14:44
    se vinco, tu perdi, e viceversa.
  • 14:44 - 14:47
    Il potere può anche voler dire
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    che se tu vinci, vinco anch'io.
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    Se la Cina sviluppa una maggiore sicurezza energetica
  • 14:53 - 14:55
    e una maggiore capacità
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    di gestire i suoi problemi di emissioni di carbonio,
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    è di vantaggio per noi,
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    per la Cina
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    e per tutti gli altri.
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    Dunque, autorizzare la Cina
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    a risolvere i propri problemi di emissioni
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    è positivo per tutti
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    e non è a somma zero -- io vinco, tu perdi.
  • 15:14 - 15:16
    Ci possiamo guadagnare tutti.
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    Quindi, quando pensiamo al potere
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    in questo secolo,
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    dobbiamo lasciar perdere questa idea
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    per cui se uno vince, l'altro perde per forza.
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    Ora, non è che voglio fare la Pollyanna.
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    Le guerre ci sono ancora. Il potere anche.
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    Il potere militare è importante.
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    Mantenere gli equilibri è importante.
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    Tutto questo ancora c'è.
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    L' "hard power" esiste
  • 15:38 - 15:40
    e continuerà ad esistere.
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    Ma a meno che non impariamo a usare
  • 15:42 - 15:44
    hard power e soft power insieme
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    per adottare così strategie che io chiamo "smart power"
  • 15:47 - 15:49
    non riusciremo ad affrontare i nuovi problemi
  • 15:49 - 15:52
    che ci stanno davanti.
  • 15:52 - 15:55
    Dunque, dobbiamo chiederci:
  • 15:55 - 15:57
    come possiamo collaborare
  • 15:57 - 16:00
    per produrre beni pubblici globali,
  • 16:00 - 16:03
    cose da cui tutti possano trarre beneficio?
  • 16:03 - 16:05
    Come possiamo definire i nostri interessi nazionali
  • 16:05 - 16:07
    cosicché non ci siano solo dinamiche a somma zero
  • 16:07 - 16:09
    ma anche a somma positiva?
  • 16:09 - 16:11
    In questo senso, se noi definiamo i nostri interessi,
  • 16:11 - 16:13
    per gli Stati Uniti, per esempio,
  • 16:13 - 16:16
    come fece la Gran Bretagna nel diciannovesimo secolo --
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    mantenendo aperto il proprio sistema commerciale,
  • 16:19 - 16:22
    conservando la stabilità monetaria, mantenendo la libertà dei mari --
  • 16:22 - 16:24
    queste cose erano buone per la Gran Bretagna,
  • 16:24 - 16:26
    ma anche per gli altri.
  • 16:26 - 16:29
    E nel ventunesimo secolo, dobbiamo fare una cosa analoga.
  • 16:29 - 16:32
    Come produrre beni pubblici globali
  • 16:32 - 16:34
    buoni per noi
  • 16:34 - 16:36
    ma allo stesso tempo per tutti?
  • 16:36 - 16:38
    E in questo senso ci sono buone notizie
  • 16:38 - 16:40
    che hanno a che fare col modo in cui
  • 16:40 - 16:43
    pensiamo al potere nel secolo corrente.
  • 16:43 - 16:46
    Possiamo ridefinire i nostri interessi
  • 16:46 - 16:49
    proteggendoci con l'hard power,
  • 16:49 - 16:52
    ma allo stesso tempo organizzandoci in reti
  • 16:52 - 16:55
    per produrre non solo beni pubblici
  • 16:55 - 16:58
    ma modi per usare sempre di più il nostro soft power.
  • 16:58 - 17:01
    Guardando alle dichiarazioni
  • 17:01 - 17:03
    su questo argomento,
  • 17:03 - 17:05
    sono rimasto colpito da cosa ha detto Hillary Clinton
  • 17:05 - 17:07
    sulla politica estera
  • 17:07 - 17:09
    dell'amministrazione Obama:
  • 17:09 - 17:12
    ha detto che la politica estera del governo di Obama
  • 17:12 - 17:15
    sarebbe stata caratterizzata dallo smart power:
  • 17:15 - 17:17
    ha detto, "usando tutti gli strumenti
  • 17:17 - 17:20
    che abbiamo a disposizione nella nostra politica estera."
  • 17:21 - 17:23
    E se vogliamo gestire
  • 17:23 - 17:26
    i due cambiamenti di potere di cui ho parlato,
  • 17:26 - 17:29
    cioè quello di transizione tra stati
  • 17:29 - 17:31
    e quello riguardante
  • 17:31 - 17:34
    la diffusione di potere,
  • 17:34 - 17:37
    dobbiamo sviluppare una nuova narrativa di potere
  • 17:37 - 17:40
    e combinare hard power e soft power
  • 17:40 - 17:43
    per poi ottenere strategie di smart power.
  • 17:43 - 17:46
    È questa la buona notizia. Possiamo farcela.
  • 17:46 - 17:48
    Grazie mille.
  • 17:48 - 17:54
    (Applausi)
Title:
Joseph Nye: i cambiamenti di potere a livello globale
Speaker:
Joseph Nye
Description:

Joseph Nye, storico e diplomatico, ci offre una panoramica sul passaggio di potere tra Cina e Stati Uniti e sulle implicazioni a livello globale dei cambiamenti a livello di "soft power", potere economico e politico.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
17:55
Laura Innocenti added a translation

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