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Non diamo un'immagine falsata dell'Africa

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    Voglio cominciare con
    un piccolo avvertimento:
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    il mio compito, stasera,
    sarà quello di fare un po' la guastafeste,
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    quindi abbiate pazienza
    per qualche minuto, sapendo che dopo
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    tutto apparirà chiaro come il sole.
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    Perciò, Iniziamo!
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    So che molti di voi conosceranno
    il motto del viaggatore:
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    non rubare nulla tranne degli scatti,
    non lasciare nulla tranne le tue impronte.
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    Bene, voglio dirvi
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    che credo non sia né così innocuo
    né così semplice come sembra
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    soprattutto per chi è del settore,
    che viaggia ritraendo gli abitanti
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    nei paesi del terzo mondo,
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    nei paesi in via di sviluppo
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    e fotografando gli indigenti.
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    Queste persone sono reporter, ricercatori
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    o dipendenti delle ONG;
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    sospetto che molti di loro
    siano in mezzo al pubblico stasera.
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    Viaggiamo all'estero e torniamo a casa
    con immagini come queste:
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    di chi soffre in maniera inaudita,
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    degli sfollati,
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    di chi patisce la fame
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    del lavoro minorile
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    o dell'esotico.
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    Bene, Susan Sontag ci ricorda
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    che le fotografie, in parte, definiscono
    cosa abbiamo il diritto di osservare,
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    ma, ben più importante,
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    dettano il limite morale del vedibile.
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    Credo sia giunto il momento
    di rivalutare questo limite;
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    ora che le aziende di reportage,
    ricerca e gli sforzi profusi dalle ONG
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    stanno collassando e mutando,
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    in parte a causa di ciò
    che sta accadendo all'economia.
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    tutto ciò sta contribuendo
    alla costruzione di nuovi legami.
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    E questi nuovi rapporti
    hanno dei confini labili.
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    Nel mio lavoro ho vissuto
    sulla mia pelle questa condizione
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    e voglio condividere con voi
    alcune delle mie osservazioni.
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    La mia etica del vedibile è influenzata
    da 25 anni di esperienza come reporter
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    specializzata in economie emergenti
    e relazioni internazionali.
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    Io credo fermamente
    nella stampa libera ed indipendente.
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    Penso che il giornalismo
    sia un bene comune.
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    Ma sta diventando difficile
    fare questo lavoro,
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    Da un lato, per i licenziamenti collettivi
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    causati da budget per il reportage
    ridotti all'osso e insufficienti,
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    le nuove tecnologie e piattaforme
    che chiedono contenuti moderni,
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    in più, sono nati moltissimi nuovi tipi
    di giornalismo:
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    C'è il giornalismo attivista,
    quello umanitario, quello pacifista,
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    e cerchiamo tutti di raccontare
    le storie più importanti del nostro tempo.
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    Perciò andiamo dalle ONG chiedendo
    di essere inclusi nel progetto.
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    Questo perché stanno facendo
    un lavoro notevole in luoghi interessanti.
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    Ecco un esempio:
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    questo è un progetto che ho seguito
    in Etiopia, sul Nilo Azzurro.
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    Le ONG conoscono i vantaggi
    dell'avere dei reporter
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    tra le loro fila.
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    Le ONG hanno bisogno di pubblicità,
    hanno tutti gli occhi puntati addosso,
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    si trovano a gareggiare in un mercato
    della compassione già saturo,
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    cosicché finiscono per cercare giornalisti
    o assumere dei freelance
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    che elaborino il materiale
    per le pubbliche relazioni
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    ed il materiale mediatico.
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    Gli stessi ricercatori
    sono spesso sotto pressione.
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    Hanno il fiato sul collo perché divulghino
    il loro sapere anche fuori dalle scuole.
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    Perciò collaborano coi giornalisti,
    perché la stragrande maggioranza di essi
  • 3:00 - 3:04
    ha difficoltà nello scrivere
    una storia che sia semplice e chiara.
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    E a vantaggio dei giornalisti
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    va la possibità di lavorare nel campo
    della ricerca, uno dei più prestigiosi.
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    E non occupandosi solo di scienza,
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    ma conoscendo altresì
    interessanti scienziati,
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    come la mia tutor per il dottorato:
    Revi Sterling,
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    che è una delle migliori ricercatrici
    nel suo campo.
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    C'è stata una discussione con Revi,
    in paricolare,
  • 3:25 - 3:28
    che ci ha spinte verso il sottile confine
    tra giornalista e ricercatrice,
  • 3:28 - 3:30
    quei famosi confini labili.
  • 3:30 - 3:31
    E quel giorno le dissi:
  • 3:31 - 3:35
    "Non vedevo l'ora di visitare
    i paesi in via di sviluppo,
  • 3:35 - 3:39
    fare della buona ricerca e occuparmi
    allo stesso tempo di storie interessanti."
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    Lei rispose, "Non credo proprio,
    amica mia."
  • 3:43 - 3:47
    E questo dissenso comune
    ci ha portate a pubblicare un articolo
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    sul senso morale discordante
    e sulle metodologie opposte
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    della ricerca e del giornalismo.
  • 3:52 - 3:54
    Abbiamo iniziato con la consapevolezza
  • 3:54 - 3:58
    che i ricercatori e i giornalisti
    sono come lontani cugini,
  • 3:58 - 4:01
    entrambi scrittori di storie
    ed entrambi analisti della società.
  • 4:01 - 4:06
    Ma il modo di vedere e ritrarre
    le comunità emergenti è diverso.
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    Ecco un tipico esempio:
    siamo in Somalia nel 1992,
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    ma potrebbe essere la Somalia di oggi.
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    E questa è una procedura ordinaria
  • 4:15 - 4:18
    per molti dei video o delle immagini
    trasmesse ai notiziari:
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    i gruppi di reporter
    vengono caricati su degli autocarri,
  • 4:21 - 4:24
    scortati sul luogo del disastro,
  • 4:24 - 4:27
    dove raccolgono il loro materiale,
    scattano foto e fanno interviste,
  • 4:27 - 4:29
    infine sono riaccompagnati fuori.
  • 4:29 - 4:32
    Decisamente non si tratta
    di un contesto di ricerca.
  • 4:32 - 4:35
    A volte, ci capita di lavorare
    su articoli d'approfondimento.
  • 4:35 - 4:37
    Questa è una foto
    che scattai a una donna
  • 4:37 - 4:40
    nel villaggio di Bhongir,
    in Andra Pradesh, in India,
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    durante una riunione di microfinanza.
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    è davvero una storia stupenda.
  • 4:44 - 4:47
    Il punto importante è che la donna
    sia identificabile,
  • 4:47 - 4:48
    potete vederne il viso.
  • 4:48 - 4:51
    Questa che vedrete non è
    un'immagine scientifica,
  • 4:51 - 4:54
    è qualcosa di molto più rappresentativo
    e significativo di essa:
  • 4:54 - 4:59
    è un centro di ricerca: qui vedete delle
    giovani alle prese con nuove tecnologie.
  • 5:00 - 5:04
    È più di un'istantanea,
    è la documentazione di una ricerca.
  • 5:04 - 5:06
    Non potrei usarla per fare notizia,
  • 5:07 - 5:10
    non racconta abbastanza
    e di conseguenza non venderebbe.
  • 5:10 - 5:13
    Ma esistono differenze
    ancor più significative.
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    Revi e io abbiamo analizzato alcune
    prescrizioni impartite ai ricercatori.
  • 5:18 - 5:21
    Devono rispettare regolamenti rigidissimi
  • 5:21 - 5:23
    redatti dai comitati di ricerca
    delle università.
  • 5:23 - 5:27
    Quando si tratta di contenuti
    e riservatezza,
  • 5:27 - 5:32
    i ricercatori devono produrre documenti
    che riportino il consenso informato.
  • 5:32 - 5:35
    Da reporter, se attacco
    un microfono su qualcuno,
  • 5:35 - 5:36
    quello è consenso.
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    E quando si tratta di costruire la storia,
    guardo ai fatti con l'occhio del reporter,
  • 5:41 - 5:44
    ma lo faccio senza l'aiuto di nessuno.
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    Invece, i sociologi, i ricercatori
  • 5:46 - 5:48
    e soprattutto i membri
    di ricerche collettive,
  • 5:48 - 5:52
    lavorano spesso con le comunità
    per costruire una narrazione condivisa.
  • 5:53 - 5:55
    E quando si deve pagare
    per ottenere informazioni,
  • 5:55 - 5:59
    staccare assegni per garantirsi lo scoop
    è fortemente sconsigliato,
  • 5:59 - 6:03
    perché l'informazione ottenuta
    risulta compromessa,
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    anche se i sociologi riconoscono
    che il tempo di ciascuno è prezioso,
  • 6:07 - 6:08
    perciò sono disposti a pagarlo.
  • 6:09 - 6:11
    Mentre i giornalisti
    sono in posizione agiata
  • 6:11 - 6:14
    per trasmettere la bellezza
    del metodo scientifico,
  • 6:14 - 6:17
    e aggiungerei, dei meccanismi delle ONG,
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    che succede se qualcosa va storto?
  • 6:18 - 6:23
    Cosa succede se un progetto di ricerca
    non è stato ben pianificato?
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    O se il progetto di una ONG
    non raggiunge gli scopi prefissati?
  • 6:27 - 6:29
    O qualcos'altro non va come previsto?
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    Sapete bene cosa accade quando fa buio
    e quando si beve.
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    Gli ambienti di ricerca, le trasferte
    per i reportage, i progetti delle ONG
  • 6:39 - 6:41
    sono ambienti estremamente intimi;
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    si stringono buone amicizie
    mentre si fa un bel lavoro,
  • 6:44 - 6:47
    ma quando cala la notte e i giornalisti
    si concedono un bicchiere,
  • 6:47 - 6:51
    cosa succede sulla sottile linea
    tra l'essere integrati
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    e finire a letto con un collega?
  • 6:53 - 6:55
    Come porsi rispetto a bizzarrie
    o atteggiamenti odiosi?
  • 6:55 - 6:59
    Il punto è questo:
    si vuole stabilire in anticipo
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    cosa diventa ufficiale
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    e cosa rimane confidenziale.
  • 7:02 - 7:05
    Ora mi sposterò su alcune immagini
    delle ONG
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    che qualche spettatore
    riconoscerà di sicuro.
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    (video) Con circa 70 centesimi,
    si può comprare un lattina di soda,
  • 7:13 - 7:14
    normale o dietetica.
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    In Etiopia, con solo
    70 centesimi al giorno
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    un bambino come Jamal può sfamarsi
    con un pasto nutriente.
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    Con pressappoco 70 centesimi
    si può anche comprare una tazza di caffè.
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    In Guatemala, con 70 centesimi al giorno,
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    si può aiutare una bimba come Vilma
    a procurasi i vestiti per andare a scuola.
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    Leslie: Ora, esistono immagini
    molto comuni
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    che circolano da ormai 40 anni,
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    parte della campagna
    contro la carestia di Struthers.
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    Alcune di queste sono molto note:
    la Madonna con Bambino.
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    Donne e bambini sono molto efficaci
    se inseriti nella campagne delle ONG.
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    Ci siamo soffermati su queste icone
    per molto tempo,
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    per centinaia di anni;
    la Madonna con bambino.
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    Questa è una Madonna di Duccio,
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    questa invece è di Michelangelo.
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    La mia preoccupazione è la seguente:
    generalizziamo il sesso
  • 8:08 - 8:13
    nei nostri racconti sulla povertà
    nei paesi in via di sviluppo?
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    Le donne sono considerate vittime,
    e gli uomini i soli colpevoli?
  • 8:18 - 8:21
    Sono questi gli uomini che imbracciano
    gli AK47 o i bambini soldato?
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    Perché questo
    non lascia spazio alle storie
  • 8:24 - 8:29
    come quell'uomo che vendeva gelati
    ai rifugiati in un campo nel sud del Sudan
  • 8:29 - 8:30
    dove seguivamo un progetto,
  • 8:30 - 8:35
    oppure le storie degli uomini
    che lavoravano al ponte sul Nilo Azzurro.
  • 8:35 - 8:37
    Perciò mi chiedo:
  • 8:37 - 8:40
    queste storie sono inadatte
    ad essere raccontate?
  • 8:40 - 8:42
    E che dire di questo messaggio?
  • 8:44 - 8:46
    Questo è un gioco per generare profitto
  • 8:47 - 8:51
    e il suo scopo è rendere
    il progresso divertente.
  • 8:51 - 8:55
    Una domanda potrebbe essere:
    hanno inavvertitamente esagerato?
  • 8:55 - 8:59
    Un altro tipo di domanda sarebbe: dove
    sono finiti i diritti di questi bambini?
  • 8:59 - 9:02
    Hanno dei diritti
    che tutelino la loro privacy?
  • 9:02 - 9:03
    Vengono pagati?
  • 9:03 - 9:04
    Dovrebbero essere pagati?
  • 9:04 - 9:06
    Dovrebbero partecipare ai profitti?
  • 9:06 - 9:08
    Ripeto, è un gioco per generare guadagni.
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    Hanno firmato una dichiarazione?
  • 9:10 - 9:13
    Io dovevo averle
    quando lavoraravo con le ONG
  • 9:13 - 9:16
    o con documentaristi
    qui negli Stati Uniti.
  • 9:16 - 9:20
    Negli USA prendiamo
    la questione della privacy
  • 9:20 - 9:21
    molto sul serio.
  • 9:21 - 9:25
    Cosa significa quindi fare
    un lungo viaggio aereo
  • 9:25 - 9:27
    e vedere questi diritti svanire nel nulla?
  • 9:27 - 9:30
    Non voglio prendere di mira
    solo i nostri amici del gaming,
  • 9:30 - 9:32
    mi rivolgo anche alle arti grafiche,
  • 9:32 - 9:38
    dove spesso incontriamo
    storie monolitiche ed omogenee
  • 9:38 - 9:40
    sulla grande nazione che è l'Africa.
  • 9:42 - 9:45
    Ma l'Africa non è una semplice nazione,
    è un continente.
  • 9:45 - 9:49
    Contiente 54 stati
    e migliaia e migliaia di idiomi.
  • 9:50 - 9:54
    Mi domando:
    queste immagini sono produttive
  • 9:54 - 9:55
    oppure riduttive?
  • 9:55 - 9:57
    So per certo che sono popolari.
  • 9:57 - 10:01
    l'USAID ha appena lanciato
    la campagna "Forward"
  • 10:01 - 10:05
    FWD: Famine, War, Drought
    (Carestia, Guerra, Siccità).
  • 10:05 - 10:09
    E guardandola, si potrebbe pensare
    che tutto questo accade ogni secondo
  • 10:09 - 10:10
    in tutta l'Africa.
  • 10:10 - 10:13
    Invero questo riguarda ciò che accade
    nel corno d'Africa.
  • 10:13 - 10:18
    E sto ancora cercando di capire il senso
    di inserire l'Africa in una fetta di pane,
  • 10:19 - 10:20
    vorrei tanto capirlo.
  • 10:20 - 10:24
    Germaine Greer si è chiesta
    la stessa cosa e ha detto:
  • 10:24 - 10:27
    "A colazione e pranzo
    possiamo rafforzare il nostro appetito
  • 10:27 - 10:31
    con una ricca dose
    di pornografia di guerra, di genocidi
  • 10:31 - 10:33
    indigenza e malattia."
  • 10:33 - 10:36
    Ha ragione. Abbiamo
    ingigantito il nostro appetito,
  • 10:36 - 10:39
    ma anche le nostra sensibilità.
  • 10:39 - 10:43
    Non si tratta sempre di guerra,
    insurrezioni e malattie.
  • 10:44 - 10:46
    Questa è un'istantanea del sud Sudan
  • 10:46 - 10:49
    un paio di mesi prima
    che nascesse il nuovo stato.
  • 10:49 - 10:54
    Continuerò a lavorare come ricercatrice
    e reporter nei paesi in via di sviluppo,
  • 10:54 - 10:57
    ma lo farò con un'etica
    del vedibile diversa,
  • 10:58 - 11:01
    mi chiederò se le mie foto
    si conformano alla tendenza,
  • 11:01 - 11:04
    se danno adito a stereotipi,
  • 11:04 - 11:06
    se le immagini centrano il messaggio.
  • 11:07 - 11:11
    Sono compiacente o complice?
  • 11:12 - 11:13
    Grazie a tutti.
  • 11:13 - 11:14
    (Applausi)
Title:
Non diamo un'immagine falsata dell'Africa
Speaker:
Leslie Dodson
Description:

Raccontare le cose come stanno è complicato: l'Africa non è una nazione e soprattutto non è una zona di catastrofi, ci spiega la reporter e ricercatrice Leslie Dodson. L'appello è rivolto ai giornalisti, ai ricercatori e alle ONG per smettere di rappresentare interi continenti come un'unica grande tragedia.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
11:26
Alessandra Tadiotto approved Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto accepted Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Alessandra Tadiotto edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
Jacopo Ghislanzoni edited Italian subtitles for Don't misrepresent Africa
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