< Return to Video

La vita segreta dei Pronomi: James Pennebaker al TEDxAustin

  • 0:10 - 0:14
    Alcune delle parole più piccole
    e insignificanti
  • 0:14 - 0:18
    che usiamo ogni giorno,
    possono dire molto su chi siamo.
  • 0:18 - 0:20
    E questo lo dico non da linguista
  • 0:20 - 0:24
    o da informatico, ma da psicologo sociale.
  • 0:24 - 0:26
    Oggi vorrei raccontarvi una storia
  • 0:26 - 0:28
    che riassume gran parte della ricerca
  • 0:28 - 0:31
    condotta insieme ai miei colleghi
    e ai miei studenti
  • 0:31 - 0:35
    che mi hanno aiutato a giungere
    a questa comprensione.
  • 0:35 - 0:38
    Molti anni fa, stavo studiando la
    natura delle esperienze traumatiche
  • 0:38 - 0:41
    e il modo in cui questa è
    legata alla salute fisica.
  • 0:41 - 0:45
    Le cose che scoprivo
    mi lasciavano totalmente perplesso.
  • 0:45 - 0:49
    In sostanza, quando le persone vivono
    un'esperienza traumatica importante,
  • 0:49 - 0:52
    è molto più probabile che
    si ammalino
  • 0:52 - 0:54
    se tengono segreto l'evento traumatico,
  • 0:54 - 1:02
    che non se ne parlano
    apertamente con altri.
  • 1:02 - 1:07
    Questo m'infastidiva davvero.
    A quanto pare, tenere un segreto
  • 1:07 - 1:09
    è in qualche modo tossico.
  • 1:09 - 1:12
    Questo mi ha portato ad
    eseguire alcuni esperimenti
  • 1:12 - 1:14
    portando in laboratorio
    alcune persone
  • 1:14 - 1:17
    alle quali è stato chiesto
    di mettere per iscritto
  • 1:17 - 1:19
    le loro esperienze
    più traumatiche,
  • 1:19 - 1:21
    specie se erano state tenute segrete.
  • 1:21 - 1:24
    Si trattava di grandi traumi,
    cose come stupri,
  • 1:24 - 1:28
    grandi umiliazioni
    pubbliche o fallimenti.
  • 1:28 - 1:31
    I risultati ottenuti da
    questo studio furono sbalorditivi.
  • 1:31 - 1:36
    Scoprimmo che far scrivere le persone
    per soli 15 minuti al giorno,
  • 1:36 - 1:38
    per 3 o 4 giorni consecutivi,
  • 1:38 - 1:41
    apportava cambiamenti
    significativi alla loro salute fisica
  • 1:41 - 1:44
    e perfino alla loro
    funzione immunitaria.
  • 1:44 - 1:51
    Tradurre le esperienze, raccontarle
    a parole fa la differenza, ma perché?
  • 1:51 - 1:53
    Da allora sono state eseguite
    centinaia di studi
  • 1:53 - 1:56
    nei laboratori di tutto il mondo
    nel tentativo di rispondere a questa domanda,
  • 1:56 - 2:00
    ma nessuno è arrivato ad
    una spiegazione unitaria.
  • 2:00 - 2:04
    Il mio approccio personale era di
    osservare realmente i racconti
  • 2:04 - 2:06
    di queste persone,
    cercando di capire
  • 2:06 - 2:09
    se negli scritti ci fosse qualcosa
    che lasciasse presagire
  • 2:09 - 2:12
    chi avrebbe tratto beneficio
    dalla scrittura e chi invece no.
  • 2:12 - 2:14
    Ci ho provato ma
    non ci sono riuscito.
  • 2:14 - 2:17
    Così ho invitato diversi
    psicologi ed altri esperti
  • 2:17 - 2:20
    a leggere e scrivere
    centinaia di questi testi
  • 2:20 - 2:23
    e nemmeno loro sono riusciti
    a individuare uno schema.
  • 2:23 - 2:25
    Dovevo provare altre strategie.
  • 2:25 - 2:28
    Così, con l'aiuto di
    uno dei miei studenti,
  • 2:28 - 2:30
    Martha Francis, ho scritto
    un programma per computer.
  • 2:30 - 2:34
    L'idea del programma
    era di entrare in un dato testo
  • 2:34 - 2:36
    e di calcolare, al suo interno,
    la percentuale di parole
  • 2:36 - 2:40
    che esprimevano emozioni positive,
    emozioni negative
  • 2:40 - 2:42
    o concetti connessi ad argomenti quali
  • 2:42 - 2:46
    morte, sesso, violenza,
    religione o famiglia.
  • 2:46 - 2:49
    Mentre scrivevamo
    il programma,
  • 2:49 - 2:52
    pensai che si potevano aggiungere
    anche alcune parti del discorso,
  • 2:52 - 2:57
    pronomi, preposizioni. Perché?
    Era facile da fare, dunque perché no?
  • 2:57 - 3:01
    Quindi, ricominciai ad analizzare
    questi scritti traumatici
  • 3:01 - 3:06
    e scoprii ben presto che, negli scritti
    di quelle persone, il contenuto
  • 3:06 - 3:09
    non era determinante ai fini del
    miglioramento delle loro condizioni di salute.
  • 3:09 - 3:14
    Erano, invece, queste parole
    inutili, pronomi, articoli,
  • 3:14 - 3:18
    preposizioni e così via,
    ad essere importanti.
  • 3:18 - 3:19
    Ora riflettete su questo.
  • 3:19 - 3:23
    Queste persone stavano scrivendo
    su questioni profondamente inquietanti
  • 3:23 - 3:29
    ma i veri argomenti che affrontavano
    tragedie, devastazione, cose orribili,
  • 3:29 - 3:32
    gli argomenti stessi e
    le parole associate
  • 3:32 - 3:34
    a quegli argomenti erano indifferenti.
  • 3:34 - 3:39
    Quelle che importavano, Invece,
    erano paroline come "Io" e "il" e "e".
  • 3:39 - 3:42
    Io avevo cercato ciò che
    era ovvio, di fatto,
  • 3:42 - 3:45
    avevo prestato attenzione
    a ciò che la gente diceva,
  • 3:45 - 3:48
    ma non al modo
    in cui lo diceva.
  • 3:48 - 3:52
    E allora come faccio ad analizzare
    il "cosa" contrapposto al "come"?
  • 3:52 - 3:54
    Bene, si è scoperto che
    esistono diverse classi di parole
  • 3:54 - 3:58
    che si rifanno a questa
    distinzione, ed una di queste è
  • 3:58 - 4:00
    che se osservate
    ciò che le persone scrivono
  • 4:00 - 4:02
    state osservando le cosiddette
    "parole contenuto".
  • 4:02 - 4:07
    Queste consistono in nomi e verbi
    regolari, aggettivi e alcuni avverbi.
  • 4:07 - 4:10
    Queste sono l'oggetto del pensiero,
    il materiale della comunicazione.
  • 4:10 - 4:12
    Stavamo cercando
    di parlare con qualcuno.
  • 4:12 - 4:17
    Google e i termini di ricerca sono
    tutti basati sulle parole contenuto
  • 4:17 - 4:19
    L'altro gruppo di termini
    è una classe di parole
  • 4:19 - 4:22
    generalmente
    chiamate "parole funzione".
  • 4:22 - 4:27
    E le parole funzione sono le parole
    più noiose che possiate immaginare.
  • 4:27 - 4:31
    Sono costituite da pronomi:
    "Io", "me", "lui", "lei";
  • 4:31 - 4:38
    preposizioni: "verso", "di", "per";
    verbi ausiliari: "sono", "è", "ho".
  • 4:38 - 4:42
    Mi toccherà svegliarvi se continuo a
    parlarvi delle parole funzione.
  • 4:42 - 4:47
    Tuttavia pare che queste parole
    funzione siano davvero interessanti,
  • 4:47 - 4:52
    innanzitutto perché in inglese
    esistono solo circa 500 parole funzione,
  • 4:52 - 4:55
    che dunque rappresentano
    meno dell' 1%
  • 4:55 - 4:57
    di tutte le parole che conosciamo,
    ascoltiamo, e leggiamo.
  • 4:57 - 5:00
    Tuttavia, esse
    riflettono dal 55% al 60%
  • 5:00 - 5:04
    di tutte le parole
    che ci circondano,
  • 5:04 - 5:07
    sono ovunque, eppure
    non ci facciamo caso.
  • 5:07 - 5:10
    In inglese, come in altre lingue,
    sono le parole più brevi
  • 5:10 - 5:13
    e quando vengono pronunciate
    o mentre si legge,
  • 5:13 - 5:17
    sfrecciano nel cervello
    in meno di 0.2 secondi,
  • 5:17 - 5:21
    il che vuol dire che vengono elaborate
    essenzialmente in modo non consapevole.
  • 5:21 - 5:23
    Ma c'è qualcosa di ancora
    più interessante su queste parole,
  • 5:23 - 5:27
    si tratta di parole sociali,
    profondamente sociali.
  • 5:27 - 5:29
    Vi faccio un esempio: diciamo
    che voi state passeggiando
  • 5:29 - 5:32
    e vedete un bigliettino a terra, lo
    prendete e sopra c'è scritto,
  • 5:32 - 5:36
    "Io lo sto mettendo sul tavolo."
  • 5:36 - 5:38
    Bene, ciò ha più o meno senso.
  • 5:38 - 5:40
    "Io lo sto mettendo sul tavolo."
    Ci sono due parole contenuto:
  • 5:40 - 5:42
    "mettendo" e "tavolo";
  • 5:42 - 5:48
    tutto il resto sono parole
    funzione: "io", "lo","sul".
  • 5:48 - 5:51
    Ora la ragione per cui questa frase
    non ha senso per la maggior parte di noi è
  • 5:51 - 5:53
    che non abbiamo alcuna idea
    di chi sia "io".
  • 5:53 - 5:57
    "Sto" suggerisce il tempo presente.
    Quando è stato scritto?
  • 5:57 - 5:59
    "lo" ? Non abbiamo idea
    di cosa sia "lo".
  • 5:59 - 6:03
    "Sul tavolo", "il tavolo"
    vuol dire un tavolo
  • 6:03 - 6:05
    che l'autore
  • 6:05 - 6:08
    e il destinatario di riferimento
    del biglietto conoscevano,
  • 6:08 - 6:09
    ma di cui nessun altro sapeva.
  • 6:09 - 6:14
    Infatti, questa nota ha
    significato solo per l'autore
  • 6:14 - 6:16
    e per il destinatario del biglietto
  • 6:16 - 6:19
    in un momento particolare,
    in un luogo particolare.
  • 6:19 - 6:22
    Anzi, se ora portassi
    questa nota al suo autore
  • 6:22 - 6:24
    dopo 6 mesi e gli chiedessi
    di cosa si tratta,
  • 6:24 - 6:27
    c'è una buona probabilità
    che l'autore risponderebbe,
  • 6:27 - 6:29
    "Non ne ho idea."
  • 6:30 - 6:33
    Le parole funzione sono sociali,
  • 6:33 - 6:35
    ci dicono qualcosa dell'autore,
  • 6:35 - 6:36
    ci parlano della relazione
  • 6:36 - 6:38
    tra l'autore e il destinatario
  • 6:38 - 6:42
    e della relazione tra l'autore
    e l'argomento stesso.
  • 6:42 - 6:46
    E questo è il nocciolo di ciò
    di cui voglio parlarvi oggi.
  • 6:46 - 6:50
    Analizzando le parole funzione,
    cominciamo a farci un'idea
  • 6:50 - 6:52
    di chi sono le persone,
    quali sono le loro relazioni,
  • 6:52 - 6:56
    l'idea che hanno di se stesse e come
    entrano in relazione con gli altri.
  • 6:57 - 6:59
    Ci sono un sacco di parole funzione,
  • 6:59 - 7:03
    e francamente, potrei parlarvi
    per ore delle parole funzione.
  • 7:03 - 7:07
    Ma ve lo risparmierò e per oggi
    mi concentrerò solo su un paio,
  • 7:07 - 7:11
    giusto per darvi un assaggio
    del perché siano tanto interessanti.
  • 7:11 - 7:12
    Cominciamo con i pronomi
  • 7:12 - 7:15
    e, per l'esattezza, con i pronomi
    di terza persona
  • 7:15 - 7:16
    come "lui", "lei", "loro".
  • 7:17 - 7:19
    Si è scoperto che
    alcune persone là fuori
  • 7:19 - 7:23
    usano con grande frequenza
    questi pronomi di terza persona,
  • 7:23 - 7:25
    altre con frequenza minore.
  • 7:25 - 7:28
    Quale tipologia di persona userebbe
    questi pronomi?
  • 7:28 - 7:31
    Bisogna pensare ai pronomi
    e a tutte le parole funzione
  • 7:31 - 7:36
    come indicatori di dove sia
    rivolta l' attenzione delle persone.
  • 7:36 - 7:38
    Se state usando i
    pronomi di terza persona,
  • 7:38 - 7:41
    per definizione state prestando
    attenzione ad altre persone.
  • 7:41 - 7:44
    Vi preoccupate di altre persone,
    state pensando ad altre persone,
  • 7:44 - 7:46
    e le persone che li usano
    frequentemente
  • 7:46 - 7:48
    sono molto più
    impegnate socialmente.
  • 7:48 - 7:50
    Possiamo analizzare email,
    tweet e così via
  • 7:50 - 7:52
    e farci un'idea dell'impegno
    sociale di qualcuno
  • 7:52 - 7:54
    semplicemente facendo
    caso a tutto questo.
  • 7:54 - 7:58
    Che dire dei pronomi di prima persona
    singolare, "Io", "me" e "mio"?
  • 7:59 - 8:02
    OK, adottando una
    prospettiva attenzionalista,
  • 8:02 - 8:05
    chiunque prestasse attenzione
    ai propri pensieri, sentimenti
  • 8:05 - 8:08
    comportamenti, a se stesso in qualche
    modo userebbe di più queste parole.
  • 8:08 - 8:12
    Che tipologia di persona pensate
    usi di più le parole "io"?
  • 8:12 - 8:15
    Spero che voi presenti qui
    stiate pensando,
  • 8:15 - 8:17
    "Be', una persona
    egocentrica, altezzosa,
  • 8:17 - 8:24
    narcisista, bramosa di potere
    una persona di status elevato."
  • 8:24 - 8:27
    Siete completamente fuori strada.
  • 8:27 - 8:30
    Infatti la persona di status elevato
  • 8:30 - 8:33
    usa pochissimo le parole "Io".
  • 8:34 - 8:35
    Permettetemi di riformulare il concetto,
  • 8:35 - 8:39
    più lo status di una persona è elevato,
    meno userà le parole "io";
  • 8:39 - 8:44
    se lo status è inferiore, maggiore sarà
    l'uso dei pronomi di prima persona.
  • 8:44 - 8:48
    L'ho scoperto
    analizzando email,
  • 8:48 - 8:51
    messaggistica istantanea,
    conversazioni informali,
  • 8:51 - 8:53
    gruppi di lavoro e così via.
  • 8:53 - 8:54
    E le conseguenze
    sono state enormi.
  • 8:55 - 8:57
    Ho guardato questi
    risultati e ho pensato,
  • 8:57 - 9:00
    "Oh, dev'essere
    vero per gli altri
  • 9:00 - 9:02
    ma non è possibile che
    sia vero per me."
  • 9:03 - 9:05
    Sapete che voglio bene
    a tutti in ugual modo.
  • 9:06 - 9:08
    Così sono entrato nella mia posta
    e ho analizzato le mie e-mail.
  • 9:08 - 9:11
    Io sono coome tutti gli altri.
  • 9:11 - 9:15
    Ho esaminato le email
    che ricevo da uno studente,
  • 9:15 - 9:17
    "Gentile Dr Pennebaker,
    mi piacerebbe sapere
  • 9:17 - 9:19
    se sia possibile incontrarci
  • 9:19 - 9:21
    poiché penso di dover
    cambiare la mia classe."
  • 9:21 - 9:25
    E io gli rispondo, "Caro
    Studente, grazie mille per la tua email.
  • 9:25 - 9:30
    Purtroppo, il il sistema di formazione
    delle classi, bla, bla, bla."
  • 9:30 - 9:32
    Do un'occhiata alle mie
    email dirette al preside.
  • 9:32 - 9:35
    "Gentile Preside, Sono Jamie
    Pennebaker e vorrei chiederle
  • 9:35 - 9:37
    se posso fare questo, questo
    e quest'altro."
  • 9:37 - 9:40
    E il preside mi risponde:
    "Caro Jamie,
  • 9:40 - 9:44
    Grazie mille per la tua email..."
    e così via.
  • 9:44 - 9:49
    Tutti si si comportano in modo assolutamente
    educato, nessuno vuole denigrare l'altro.
  • 9:49 - 9:52
    Questo è il linguaggio del
    potere derivante dallo status;
  • 9:52 - 9:55
    ci indica dov'è rivolta
    l'attenzione delle persone.
  • 9:55 - 9:57
    Una persona di status elevato
    guarda fuori verso il mondo,
  • 9:57 - 10:01
    la persona di status inferiore tende
    a guardare più verso l'interno.
  • 10:01 - 10:02
    Che dire degli altri stati?
  • 10:02 - 10:07
    Andiamo oltre lo status
    e diamo un'occhiata agli stati emotivi.
  • 10:07 - 10:09
    Si potrebbe pensare
    che qualcuno
  • 10:09 - 10:11
    presti maggiore
    attenzione a se stesso
  • 10:11 - 10:16
    se soffre. Potrebbe trattarsi sia di sofferenza
    fisica sia di sofferenza emotiva.
  • 10:16 - 10:19
    Infatti, se osserviamo i depressi,
  • 10:19 - 10:20
    abbiamo condotto
    molti studi su questo,
  • 10:20 - 10:22
    sappiamo che i depressi
  • 10:22 - 10:24
    prestano più attenzione
    a sè stessi
  • 10:24 - 10:26
    e usano di più la parola "io".
  • 10:26 - 10:28
    Infatti uno dei nostri primi
    studi era sulle poesie
  • 10:28 - 10:31
    di poeti morti suicidi e non.
  • 10:31 - 10:34
    Abbiamo condotto questa
    ricerca procedendo
  • 10:34 - 10:35
    ad analizzare le loro poesie,
  • 10:35 - 10:37
    ed inizialmente ho pensato,
    "Be', la grande differenza sta
  • 10:37 - 10:40
    nella frequenza con cui usano
    parole emotivamente negative."
  • 10:40 - 10:42
    Non era così.
  • 10:42 - 10:44
    Sia i poeti suicidi che i non suicidi
  • 10:44 - 10:47
    tutti utilizzano percentuali elevate
    di parole emotivamente negative.
  • 10:47 - 10:50
    Penso che faccia parte della
    descrizione delle mansioni.
  • 10:50 - 10:52
    (Risate)
  • 10:52 - 10:55
    La grande differenza stava
    nell'uso della parola "io".
  • 10:55 - 10:58
    I poeti suicidi usano
    di più la parola "io".
  • 10:58 - 11:00
    Considerate questa poesia
    di Sylvia Plath
  • 11:00 - 11:03
    che successivamente si suicidò.
  • 11:03 - 11:07
    Ascoltate il modo in cui
    usa la parola "io"
  • 11:07 - 11:08
    e la prima persona singolare.
  • 11:10 - 11:13
    Leggerò alcuni versi dalla sua poesia
    "Canzone d'amore di una ragazza folle".
  • 11:14 - 11:17
    Io chiudo gli occhi e tutto il mondo muore;
  • 11:17 - 11:21
    Schiudo le palpebre e tutto rinasce
  • 11:21 - 11:24
    (Sono convinta d'averti inventato.)
  • 11:24 - 11:26
    Speravo che tornassi, l'hai promesso,
  • 11:26 - 11:28
    Ma ora invecchio e dimentico il tuo nome.
  • 11:29 - 11:31
    (Sono convinta d'averti inventato.)
  • 11:33 - 11:36
    Potete quasi vedere Plath
  • 11:36 - 11:39
    che abbraccia il proprio sconforto,
    la propria infelicità e così via
  • 11:39 - 11:44
    e potete confrontare il suo stile
    con altri poeti, non suicidi,
  • 11:44 - 11:46
    che hanno scritto di amori perduti.
  • 11:46 - 11:50
    Quando lo fanno, potete quasi vedere
    che lo tengono a distanza,
  • 11:50 - 11:55
    lo guardano da una
    prospettiva in terza persona, più distante.
  • 11:55 - 12:00
    In psicologia esiste un'importante teoria,
    molto interessante,
  • 12:00 - 12:03
    sulla depressione. Si pensa che
    le persone depresse
  • 12:03 - 12:07
    siano persone con una forte
    consapevolezza di sé, centrate su se stesse.
  • 12:07 - 12:12
    E in più tendono ad essere
    anche estremamente sincere
  • 12:12 - 12:20
    Infatti, molti studi dimostrano
    che hanno questa difficoltà
  • 12:20 - 12:23
    e non sono capaci di avere immagini
    positive di se stessi.
  • 12:23 - 12:26
    Quelli di noi che non sono
    depressi tirano avanti ogni giorno
  • 12:26 - 12:29
    conservando folli
    illusioni sulla vita.
  • 12:29 - 12:32
    Invece queste persone sono
    brutalmente sincere.
  • 12:32 - 12:34
    Questo mi ha fatto pensare:
  • 12:34 - 12:36
    metti un attimo da parte la depressione.
  • 12:36 - 12:38
    Possiamo capovolgere
    tutta questa situazione
  • 12:38 - 12:40
    e capire se i soggetti depressi...
  • 12:40 - 12:45
    o se noi potessimo usare un programma
    come un rivelatore linguistico di bugie.
  • 12:45 - 12:48
    Intendo per chiunque.
    Infatti abbiamo effettuato alcuni studi
  • 12:48 - 12:49
    dove abbiamo condotto
    i soggetti nel laboratorio,
  • 12:49 - 12:51
    li abbiamo indotti a dire
    bugie oppure la verità,
  • 12:51 - 12:54
    abbiamo analizzato le trascrizioni giudiziarie
    di persone che erano tutte state dimostrate colpevoli,
  • 12:54 - 12:57
    la metà delle quali venne
    successivamente scagionata
  • 12:57 - 13:00
    e gli effetti furono davvero
    alquanto impressionanti.
  • 13:00 - 13:02
    Abbiamo fatto
    un ottimo lavoro nel dire
  • 13:02 - 13:04
    se qualcuno mentiva o
    diceva la verità
  • 13:04 - 13:07
    ed una delle parole più
    usate era la parola "io".
  • 13:07 - 13:09
    Le persone che dicono la verità
  • 13:09 - 13:13
    usano di più la parola "io",
    riconoscendo ciò che dicono.
  • 13:13 - 13:17
    I bugiardi tendono a stare alla
    larga, prendono le distanze.
  • 13:18 - 13:21
    Ora, la rilevazione di
    bugie, la depressione,
  • 13:21 - 13:24
    lo status, sono tutte cose
    che possiamo osservare,
  • 13:24 - 13:26
    ma una delle cose che
    più m'interessa ora
  • 13:26 - 13:28
    è osservare i gruppi,
  • 13:28 - 13:30
    osservare le relazioni
    tra due persone.
  • 13:30 - 13:32
    È possibile dire se due persone
    vanno d'accordo
  • 13:32 - 13:37
    analizzando il modo in cui usano
    tra loro le parole funzione?
  • 13:37 - 13:38
    La risposta è "sì".
  • 13:38 - 13:41
    Abbiamo osservato le percentuali
    di ogni classe di parole
  • 13:41 - 13:44
    e abbiamo fornito un criterio che chiamiamo
    "corrispondenza dello stile linguistico".
  • 13:44 - 13:48
    Più due persone sono affini
    nell'uso delle parole funzione,
  • 13:48 - 13:50
    più sono sulla stessa lunghezza d'onda
  • 13:50 - 13:53
    e più parleranno di qualcosa
    allo stesso modo.
  • 13:53 - 13:55
    Una delle situazioni in cui
    abbiamo cominciato ad osservare ciò
  • 13:55 - 13:57
    erano gli incontri lampo.
  • 13:57 - 14:01
    Devo dire che io
    adoro gli incontri lampo,
  • 14:01 - 14:02
    (Risate)
  • 14:02 - 14:05
    non vi parteciperei mai e poi mai,
  • 14:05 - 14:06
    (Risate)
  • 14:06 - 14:08
    ma vi invito tutti ad andarci
  • 14:08 - 14:09
    e quando lo farete,
  • 14:09 - 14:11
    invitate anche un ricercatore
  • 14:11 - 14:14
    perché non esiste
    paradigma migliore.
  • 14:15 - 14:17
    Noi siamo stati coinvolti in
    progetti di incontri lampo
  • 14:17 - 14:19
    in cui le persone arrivano,
  • 14:19 - 14:22
    noi registriamo
    i loro 4 minuti d'ncontro,
  • 14:22 - 14:24
    loro sanno che lo stiamo facendo,
  • 14:24 - 14:27
    e poi trascriviamo il
    modo in cui parlano.
  • 14:27 - 14:29
    Più il loro linguaggio
    è simile,
  • 14:29 - 14:31
    più e probabile che
    usciranno insieme.
  • 14:31 - 14:33
    Possiamo prevedere chi
    uscirà insieme
  • 14:33 - 14:38
    con un grado di precisione leggermente superiore
    rispetto agli stessi interessati.
  • 14:38 - 14:40
    Abbiamo condotto studi con
    giovani coppie.
  • 14:40 - 14:44
    Per far parte della nostra
    indagine, dovevano consegnarci
  • 14:44 - 14:46
    10 giorni della loro messaggistica
    istantanea o MI.
  • 14:47 - 14:49
    Quindi non facciamo che
    analizzare i loro messaggi
  • 14:49 - 14:52
    col criterio della corrispondenza di stile,
  • 14:52 - 14:54
    e riusciamo molto, molto meglio
    di quanto facciano loro stessi,
  • 14:54 - 14:56
    a prevedere se saranno ancora
    insieme nei 3 mesi successivi.
  • 14:56 - 14:58
    (Risate)
  • 14:58 - 15:01
    La questione è che queste parole
    ci dicono in che modo gl'individui
  • 15:01 - 15:04
    e le coppie
    entrano in connessione.
  • 15:04 - 15:05
    Che dire dei gruppi?
  • 15:05 - 15:07
    Attualmente, stiamo lavorando
    in quest'area.
  • 15:07 - 15:08
    Stiamo osservando dei gruppi di lavoro,
  • 15:08 - 15:10
    con alcuni di questi
    abbiamo già lavorato,
  • 15:10 - 15:12
    sono persone che hanno
    una formazione in economia,
  • 15:12 - 15:14
    osserviamo persone
    nei gruppi di autopresentazione,
  • 15:14 - 15:17
    facciamo gruppi educativi.
    Il risultato è che
  • 15:17 - 15:20
    osservando un gruppo di,
    diciamo, 5 o 6 persone,
  • 15:20 - 15:23
    possiamo farci un'idea di
    quanto quel gruppo sarà produttivo
  • 15:23 - 15:25
    e anche del grado
    di coesione che avrà,
  • 15:25 - 15:28
    semplicemente osservando
    la corrispondenza di stile.
  • 15:28 - 15:31
    Qui le cose cominciano
    a farsi interessanti:
  • 15:31 - 15:33
    monitorando un gruppo
    in interazione
  • 15:33 - 15:36
    e supponendo che tutti i componenti
    stiano interagendo online,
  • 15:36 - 15:40
    possiamo monitorare con un computer
    il modo in cui il gruppo si comporta.
  • 15:40 - 15:41
    Immaginate ad esempio,
  • 15:41 - 15:44
    di essere in questo gruppo,
  • 15:44 - 15:46
    e che un istruttore computerizzato
    s'inserisca nel vostro gruppo
  • 15:46 - 15:50
    di tanto in tanto, con
    un messaggio di questo tipo
  • 15:50 - 15:53
    "Ragazzi, non vi state
    ascoltando l'un l'altro,
  • 15:53 - 15:57
    è necessario che prestiate più attenzione a
    ciò che gli altri stanno dicendo", oppure
  • 15:57 - 16:00
    "Ragazzi, negli ultimi minuti
    vi siete allontanati dal tema,
  • 16:00 - 16:04
    cercate di tornare sull'argomento",
    oppure rivolgendosi al logorroico del gruppo,
  • 16:04 - 16:08
    il computer s'inserisca dicendo:
    "John, negli ultimi 5 minuti
  • 16:08 - 16:11
    hai pronunciato il 50% delle parole,
    perchè non ti fai da parte
  • 16:11 - 16:14
    e incoraggi gli altri a parlare?"
    (Risate)
  • 16:14 - 16:17
    Beh, noi abbiamo creato un
    programma che fa questo,
  • 16:17 - 16:21
    e lo abbiamo collaudato
    su centinaia di gruppi,
  • 16:21 - 16:25
    ottenendo
    risultati molto promettenti.
  • 16:25 - 16:28
    Ora, potete rendervi conto del
    perchè io sia tanto entusiasta
  • 16:28 - 16:30
    di questo mondo delle parole funzione,
  • 16:30 - 16:34
    che stiamo ora conducendo
    verso direzioni,
  • 16:34 - 16:36
    che non avrei mai immaginato.
  • 16:36 - 16:40
    Lo stiamo esaminando come
    faremmo con degli archivi storici.
  • 16:40 - 16:44
    È possibile determinare se un certo esploratore
    si sia suicidato o sia stato assassinato?
  • 16:44 - 16:46
    Abbiamo fatto un
    progetto su questo.
  • 16:46 - 16:48
    È possibile osservare un'azienda
    e farsi un'idea
  • 16:48 - 16:51
    di come funzionino
    le sue comunicazioni interne?
  • 16:51 - 16:53
    Con che grado di efficienza
    consentano di comunicare con altri
  • 16:53 - 16:55
    all'interno dell'azienda stessa
    o con i clienti.
  • 16:55 - 17:00
    Osserviamo le relazioni di bilancio
    aziendale o le telefonate di ogni trimestre
  • 17:00 - 17:03
    per farci un'idea delle dinamiche
    di gruppo interne alla compagnia.
  • 17:03 - 17:05
    Abbiamo lavorato con il governo
  • 17:05 - 17:07
    per cercare di comprendere
    i gruppi terroristici
  • 17:07 - 17:10
    e se vi sia la probabilità che
    commettano dei crimini.
  • 17:10 - 17:13
    Abbiamo aiutato le persone a
    riordinare la loro vita amorosa.
  • 17:15 - 17:16
    Potete iniziare a vedere che
  • 17:16 - 17:20
    sfruttando il potere
    delle parole funzione,
  • 17:20 - 17:23
    possiamo comprendere
    gli individui e i gruppi
  • 17:23 - 17:25
    e il modo in cui le persone
    entrano in connessione.
  • 17:26 - 17:28
    Ora, vi esorterei a fare questo,
  • 17:29 - 17:32
    vorrei che stasera
    tornaste a casa
  • 17:32 - 17:35
    e cominciaste
    a guardare le vostre email,
  • 17:35 - 17:38
    i vostri tweet, i vostri messaggi
    istantanei, qualunque cosa,
  • 17:38 - 17:41
    e spero che, facendolo,
    iniziate a vedere
  • 17:41 - 17:43
    che, prima di tutto, imparate
    qualcosa in più
  • 17:43 - 17:45
    sulle vostre relazioni con gli altri,
  • 17:45 - 17:47
    ma più di ogni altra cosa,
  • 17:47 - 17:49
    spero che impariate
    qualcosa di più su voi stessi.
  • 17:49 - 17:51
    Grazie mille.
  • 17:51 - 17:56
    (Applausi)
Title:
La vita segreta dei Pronomi: James Pennebaker al TEDxAustin
Description:

Io, Tu, Me, Noi, Ci... brevi parole che hanno la straordinaria abilità di far luce su chi siamo e come ci sentiamo. Preside del Dipartimento di Psicologia di una delle più grandi università del Paese, Jamie approfondisce l'uso che facciamo del linguaggio e il modo in cui esso può rispecchiare e rimodellare la nostra comprensione di noi stessi, le nostre interazioni con gli altri e i nostri sentimenti sommersi di forza e potere.

more » « less
Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
17:59

Italian subtitles

Revisions Compare revisions