Io e la neurodiversità

Un progetto di Fixers condotto da Jess Benton: http://www.fixers.org.uk/index.php?module_instance_id=11208&option=fetch_revision&core_alternate_io_handler=view_news&data_ref_id=15340&display_news=true&revision_number=3#11208

Jess, di Birmingham, vuole incoraggiare le persone con autismo ad essere orgogliose di chi sono.

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[Io e la neurodiversità]

La prima volta che i miei genitori
mi dissero di essersi chiesti

se fossi autistica da bambina
è quando avevo 14 anni.

All'epoca, soffrivo una crisi
di bullismo alla scuola media

e mi stavo esaurendo a chiedermi
cosa non andasse in me

e perché non potessi essere
come tutti gli altri.

Portò un mix di emozioni:

un senso di sollievo,
che finalmente capivo me stessa,

ma anche rassegnazione.

I ritratti che i media facevano di persone
sullo spettro autistico di cui sapevo

erano di cause perse:

da compatire o cambiare
per adattarsi agli altri.

Poi, a 15 anni trovai
un segno di speranza.

Mi imbattei in una community online
di attivisti autistici:

gente normale sullo spettro che sosteneva
qualcosa di nuovo e meraviglioso:

l'accettazione dell'autismo.

Parlavano di neurodiversità,

che accettava l'autismo come differenza
naturale nei cervelli umani.

con le persone autistiche
che vanno accettate nella società

e accolte,

non guardate dall'alto in basso

o viste come un mistero astratto
da risolvere

da parte della prossima scoperta medica.

Le idee di accettazione dell'autismo,
orgoglio e diversità senza esagerazione

hanno salvato la mia vita e mi hanno resa
una persona più felice e più forte.

Le persone autistiche meritano di essere
apprezzate e accettate come sono.

Meritano di sapere che sono potenti

per riuscire a vivere, sopravvivere
e riuscire in un mondo non fatto per loro.

Meritano di essere orgogliose di chi sono,

non sulla base di quando possano agire
normalmente

o della loro intelligenza percepita,

ma sulla base del fatto che sono umane.

Le persone con l'autismo non sono
un puzzle da risolvere.