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Aimee Mullins sulla corsa

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    Aimee ed io abbiamo pensato... Ciao, Aimee. - Ciao.
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    Aimee ed io abbiamo pensato di fare quattro chiacchiere,
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    e io vorrei che raccontasse a tutti come è diventata un'atleta molto particolare.
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    Beh, per chi ha visto la foto nella mia breve presentazione biografica...
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    ...la foto la dice lunga.
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    Ho una doppia amputazione, sono nata senza il pèrone in entrambe le gambe.
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    Me le hanno amputate quando avevo un anno,
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    e da allora corro come una pazza, dappertutto.
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    Cheryl: Racconta anche a loro, ad esempio, come sei arrivata a Georgetown.
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    Cominciamo da lì?
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    Sono all'ultimo anno del programma dei Servizi Internazionali a Georgetown.
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    Dopo le superiori ho vinto una borsa di studio per l'intero corso universitario;
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    scelgono ogni anno tre studenti in tutta la nazione
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    per questo programma sugli affari internazionali,
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    e così ho vinto il giro completo a Georgetown
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    e sono stata lì per quattro anni. Mi è piaciuto un sacco.
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    Cheryl: Quando Aimee era lì
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    ha pensato che era, come dire, interessata all'atletica leggera,
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    e così ha deciso di contattare qualcuno e ha iniziato ad informarsi...
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    Dai, perché non ci racconti quella storia?
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    Certo. Beh, credo di aver sempre fatto sport.
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    Da bambina ho giocato per cinque anni a softball...
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    ...ho sciato in modo competitivo durante tutte le superiori,
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    al college ero un po' insoddisfatta,
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    perché in quel periodo non ho fatto nulla di sportivo per un anno o due.
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    E non avevo mai partecipato a gare per disabili, ecco.
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    Avevo sempre gareggiato contro altri atleti senza disabilità fisiche.
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    Era sempre andata così.
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    In effetti, non ho mai incontrato altre persone amputate finché non ho avuto 17 anni.
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    E sentii, ecco, che facevano queste gare con corridori disabili,
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    e mi sono detta: "Non ne so nulla,
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    ma prima di giudicare, andiamo a vedere di cosa si tratta".
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    Così, mi sono iscritta e ho preso il volo per Boston - era il '95,
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    avevo 19 anni ed ero certamente l'outsider in quella corsa. Era la prima volta.
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    Avevo corso su un sentiero di ghiaia un paio di settimane prima della gara
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    per vedere quanto veloce andavo,
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    e dopo 50 metri ne avevo già abbastanza, ero senza fiato.
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    E avevo queste gambe che erano, beh...
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    ...un groviglio di legno e plastica, stavano attaccate col velcro
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    - con sopra quei calzettoni grossi e spessi -
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    cioè, non il massimo della comodità, ma era quello che avevo da sempre.
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    E arrivo lì a Boston, a concorrere con questa gente
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    con queste super gambe di carbonio, grafite
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    e, sai, ammortizzatori incorporati e tutto il resto,
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    e mi guardavano come - beh, sai:
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    "Ok, sappiamo chi NON vincerà questa gara."
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    E, insomma, ero andata là e mi aspettavo...
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    Beh, non lo so cosa mi aspettavo in realtà
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    ma, sai, quando ho visto un uomo a cui mancava tutta una gamba
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    partecipare al salto in alto, darsi la spinta con una gamba
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    e superare l'asta a 6 piedi e 2 pollici...
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    Dan O'Brien ha saltato 5'11'' nel '96 ad Atlanta,
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    beh, questo vi dà un'idea -
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    questi sono, cioè, veri atleti, in senso completo,
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    senza alcuna limitazione alla parola "atleta".
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    E così ho deciso di mettercela tutta, e, sai, col cuore in gola
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    ho corso la mia prima gara, e ho battuto il record nazionale
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    di 3 centesimi di secondo
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    e sono diventata detentrice del nuovo record al mio primo tentativo.
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    E sai, la gente mi diceva:
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    "Aimee, tu sei veloce - tu hai un talento naturale per la velocità -
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    ma non hai la tecnica, non hai stile.
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    Correvi tutta scomposta.
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    Abbiamo visto tutti quanta fatica facevi."
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    Così decisi di chiamare l'allenatore di atletica a Georgetown.
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    E per fortuna non sapevo che gigante fosse nel campo dell'atletica leggera!
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    Ha allenato cinque atleti olimpionici, sai,
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    e il suo ufficio è ricoperto dal pavimento al soffitto
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    con tutti i certificati All America, sai,
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    di tutti gli atleti che ha allenato...
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    ...un personaggio che mette abbastanza in soggezione.
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    E io l'ho chiamato e gli ho detto: "Senta, ho corso ad una gara e ho vinto e...
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    (Risate)
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    ...vorrei sapere se posso, cioè,
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    vorrei sapere se posso assistere a qualche suo allenamento,
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    vedere che esercizi fa, cose del genere."
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    Ecco cosa volevo - solo un paio di allenamenti.
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    "Posso solo venire a guardare quello che fa?"
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    E lui ha risposto: "Beh, è meglio che ci incontriamo, prima di decidere qualunque cosa."
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    Sai, avrà pensato: "In che cosa mi sto imbarcando?"
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    Così l'ho incontrato, sono entrata nel suo ufficio,
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    e ho visto tutti i poster e le copertine con gli atleti che aveva allenato...
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    ...ci siamo seduti e abbiamo iniziato a parlare.
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    E ne è venuta fuori una grande collaborazione
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    perché lui non aveva mai allenato un atleta diversamente abile,
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    e così non aveva preconcetti
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    su cosa ero o non ero in grado di fare,
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    e io non ero mai stata allenata prima,
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    così era come - eccoci qui, iniziamo questa avventura.
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    Così ha cominciato dedicandomi la sua pausa pranzo quattro giorni alla settimana,
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    nel suo tempo libero, io lo raggiungevo in pista e mi allenavo con lui.
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    Ecco come ho conosciuto Frank.
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    Era l'autunno del '95, e poi, mentre finiva l'inverno,
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    mi ha detto: "Sai, sei abbastanza brava.
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    Puoi correre con la nostra squadra femminile di atletica."
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    Io gli ho detto: "No, dai, stai scherzando."
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    E lui: "No, no, davvero. Tu puoi.
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    Puoi correre con la nostra squadra femminile."
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    Così nella primavera del '96, con il mio obiettivo di entrare nella squadra Paralimpica degli States in maggio -
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    che si avvicinava alla velocità della luce - sono entrata nella squadra dell'università.
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    Questa cosa non l'aveva mai fatta prima un disabile, correre a livello universitario.
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    Così, non so, ha cominciato ad esserci una combinazione di cose interessante.
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    Cheryl: Bene, racconta anche come, sulla strada verso le Olimpiadi,
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    ti sono capitate un paio di situazioni indimenticabili a Georgetown,
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    perché non ce le racconti?
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    Sì, beh, sapete... avevo vinto tutto quello che un disabile può vincere,
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    ogni competizione a cui avevo partecipato, e, sai, allenandomi a Georgetown
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    sapevo che dovevo abituarmi al fatto
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    che avrei visto le altre atlete sempre di schiena
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    sai, correvo contro le future campionesse come era stata Flo-Jo
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    e loro mi guardavano come...
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    ...mmh, chi è quella, cioè, cosa succede qui?
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    Be', insomma, mi mettevo l'uniforme di Georgetown,
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    andavo là fuori e sapevo che
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    lo facevo per migliorare - nel mio campo ero già la migliore del Paese -
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    sai, per migliorare devi allenarti con gente che è migliore di te.
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    Così mi ero messa sotto, e mi ero iscritta alla Big East,
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    che è una specie di campionato, alla fine della stagione
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    e faceva molto, molto caldo.
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    E per la prima volta
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    - mi ero appena presa queste nuove gambe da corsa che avete visto nella foto all'inizio -
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    quindi non mi ero ancora resa conto, sai,
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    della quantità di sudore che avrei fatto nella calza,
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    che fa letteralmente da lubrificante
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    e io mi muovevo come un pistone nel cilindro.
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    Allora, dopo circa 85 metri della corsa dei 100, nel pieno del mio splendore,
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    sono caduta giù dalle gambe.
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    E sono caduta davanti a - tipo - 5000 persone.
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    E insomma, ero proprio mortificata...
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    ...perché poi ero iscritta nei 200 metri, pensa, che iniziavano dopo mezz'ora.
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    (Risate)
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    Allora sono andata dal mio allenatore. "Per favore, non farmelo fare.
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    Non posso correre così davanti a tutta quella gente. Mi verranno via le gambe.
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    Se mi son venute via dopo 85 metri non ho speranze di arrivare a 200!"
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    E lui, lui si è messo a sedere proprio così.
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    Ed è stato insensibile alle mie suppliche - per fortuna -
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    perché lui è - ecco - quello che viene da Brooklyn
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    - è grande e grosso - e mi ha detto: "Aimee, le tue gambe saltano via? E allora?
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    Tu le raccogli, ti rimetti quei maledetti aggeggi
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    e finisci quella stramaledetta gara!"
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    (Applausi)
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    E l'ho fatto! E questo mi ha, sai, mi ha fatto andare avanti.
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    Mi ha tenuta sulla strada giusta.
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    Cheryl: Allora, in seguito Aimee va alle Paralimpiadi del 1996,
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    ed è molto eccitata. La raggiunge tutta la famiglia - è una cosa importante.
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    Erano - erano due anni che stavi correndo?
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    Aimee: No, uno.
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    Cheryl: Un anno. Perché non racconti quello che è successo
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    appena prima della gara?
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    Ok, bene. Atlanta.
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    Le Paralimpiadi, giusto per chiarire un attimo,
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    sono le Olimpiadi per persone con disabilità fisiche
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    - con amputazioni, paralisi, atleti su sedia a rotelle -
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    a differenza delle Special Olympics,
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    che sono per persone con ritardo mentale.
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    Allora, siamo ad Atlanta, una settimana dopo le Olimpiadi,
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    e a me non passa nemmeno per la testa che
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    solo un anno prima, su una stradina di ghiaia, non ero riuscita a correre neanche per 50 metri.
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    Adesso, io sono lì - non ho mai perso.
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    Ho fatto dei nuovi record agli U.S. Nationals - le prove olimpiche - in maggio,
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    e sono, ecco, sicura di tornare a casa con l'Oro.
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    Ero anche l'unica, come la chiamano loro, "sotto il ginocchio bilaterale".
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    Ero l'unica donna che faceva il salto in lungo.
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    Avevo già fatto il salto in lungo,
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    e un ragazzo a cui mancavano entrambe le gambe era venuto da me e mi aveva detto:
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    "Come hai fatto a farlo? Sai, noi abbiamo un piede dritto,
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    non riusciamo a darci la spinta dalla pedana."
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    Io gli ho detto: "Boh, l'ho fatto e basta, nessuno me l'aveva detto".
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    Che buffo! Sono a meno di tre pollici dal record mondiale,
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    e continuavo da quel punto, sai,
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    e così sono iscritta nel salto in lungo - iscritta?
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    No, il salto in lungo l'ho già fatto - e sono iscritta nei 100 metri.
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    E sono proprio sicura di farcela, sai.
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    Ero già nella prima pagina del quotidiano della mia città,
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    proprio quello che per sei anni avevo consegnato di casa in casa.
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    Insomma, era il mio momento di massimo splendore.
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    Ed eravamo nello stadio di riscaldamento, nel circuito di prova,
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    che è a un paio di isolati dallo stadio olimpico.
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    E queste gambe che avevo - che vi prendo fuori adesso -
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    sono stata la prima persona nel mondo con queste gambe.
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    Ho fatto da cavia - e, insomma,
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    erano come una specie di attrazione turistica.
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    Tutti mi scattavano delle foto, "Su cosa corre quella ragazza?"
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    E io mi guardo tutt'intorno per capire, dov'è la mia competizione?
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    È il mio primo incontro a livello internazionale.
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    Cercavo di avere informazioni da chiunque, sai,
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    chi sono, come sono, sai, contro chi devo gareggiare?
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    "Oh, Aimee, adesso ci informiamo e poi ti diciamo di quello."
  • 9:56 - 9:58
    Volevo vedere il tabellone con i tempi.
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    "Ma non ti preoccupare, lo sai, sei stata grande."
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    Questo 20 minuti prima della mia corsa nello stadio olimpico,
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    e arrivano i tempi delle prove. Io vado a vedere...
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    Il mio tempo migliore, che era il record mondiale, era 15,77.
  • 10:12 - 10:16
    Ora guardo - la corsia successiva, la numero 2, è 12,8.
  • 10:16 - 10:21
    Corsia 3: 12,5. Corsia 4: 12,2. Chiedo: "Ma cosa sta succedendo?"
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    Ci infilano tutti nella navetta per lo stadio, e...
  • 10:23 - 10:25
    ...tutte le donne che c'erano erano senza una mano!
  • 10:25 - 10:32
    (Risate)
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    E io sono così...
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    Tutti gli altri mi guardavano con una faccia da "Quale è diversa da tutte le altre?" - Avete presente?
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    E io sto lì seduta, "Oh mio Dio, oh mio Dio."
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    Ve l'ho detto, non avevo mai perso,
  • 10:51 - 10:53
    cioè, dalla borsa di studio, al resto...
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    ...avevo vinto sei medaglie d'oro sugli sci. In tutto, arrivavo prima.
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    Anche a Georgetown, sai, era stato grandioso.
  • 11:01 - 11:07
    Stavo perdendo, ma quello è stato l'allenamento migliore di tutti, perché ero ad Atlanta.
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    Eccomi lì, la crème de la crème,
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    e non c'erano dubbi che avrei perso di un bel po'.
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    E pensavo, sai,
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    "Mio Dio, tutta la mia famiglia, sai, che si è messa sul furgone
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    ed è arrivata fin qui dalla Pennsylvania."
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    E poi, ve l'ho detto: ero l'unica donna sprinter per gli Stati Uniti.
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    E allora, ecco, ci chiamano fuori:
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    "Signore, avete un minuto."
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    E mentre prendevo posizione ai blocchi di partenza, ero così indignata,
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    perché c'era tutto un mormorio che veniva dalla folla,
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    sai, da quelli che erano abbastanza vicini alla linea di partenza per vedere.
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    Mi sentivo come "Lo so! Guardate, lo vedete anche voi. Non è giusto!"
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    Ho pensato che la mia ultima carta da giocare lì era,
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    almeno, sai, se non posso battere queste ragazze
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    voglio fare un po' di casino, ok?
  • 11:55 - 11:57
    (Risate)
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    Voglio dire, mi sentivo certamente come Rocky IV, io contro la Germania,
  • 12:00 - 12:06
    sai, tutte le altre, Estonia, Polonia, che mi stavano davanti.
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    E poi lo sparo ha dato il VIA! e tutto quello che mi ricordo è,
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    sai, arrivare ultima e
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    cacciare indietro le lacrime di frustrazione e, da non crederci proprio,
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    questa sensazione di essere sopraffatta.
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    E ho dovuto ripensare al perché di tutto questo, sai,
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    se fino ad allora avevo sempre vinto tutto, allora, qual era il punto?
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    Con tutto quell'allenamento, avevo trasformato la mia vita.
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    Ero diventata un'atleta universitaria, ero diventata un'atleta olimpica.
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    E mi sono davvero messa a pensare su come, sai,
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    il risultato finale portasse lì.
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    Insomma, mi sono rivista quando, solo un anno e tre mesi prima,
  • 12:45 - 12:49
    pensando di diventare un'atleta olimpica mi dicevo, sai,
  • 12:49 - 12:51
    qui c'è la mia vita, va in questa direzione,
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    voglio tenerla per un po',
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    e vedere quanto lontano posso spingermi in questo verso.
  • 12:55 - 12:59
    E il fatto che ho chiesto aiuto? Quanta gente è salita a bordo?
  • 12:59 - 13:03
    Quanta gente ha messo il suo tempo, la sua esperienza,
  • 13:03 - 13:06
    la sua pazienza, sai, per darmi una mano?
  • 13:06 - 13:09
    Quello era stato un successo collettivo:
  • 13:09 - 13:12
    c'erano, cioè, 50 persone dietro di me
  • 13:12 - 13:16
    che avevano condiviso questa cosa incredibile di andare ad Atlanta.
  • 13:16 - 13:20
    E così, adesso... adesso applico questo tipo di filosofia
  • 13:20 - 13:23
    a tutto quello che faccio, come questo, ecco,
  • 13:23 - 13:25
    mi metto lì e mi concentro sul percorso,
  • 13:25 - 13:29
    tipo: quanta strada ho fatto oggi verso quell'obiettivo, sai.
  • 13:29 - 13:33
    È importante focalizzarmi su un obiettivo, credo, ma, sai,
  • 13:33 - 13:36
    anche saper capire i tuoi progressi nell'arrivarci,
  • 13:36 - 13:38
    e quanto sei cresciuto come persona, capite.
  • 13:38 - 13:41
    È questo il risultato, penso. Il vero risultato.
  • 13:41 - 13:42
    Cheryl: facci vedere le tue gambe.
  • 13:42 - 13:44
    Aimee: Oh, certo!
  • 13:44 - 13:46
    Cheryl: Intendo, facci vedere anche altre paia di gambe.
  • 13:46 - 13:48
    Aimee: beh, queste sono le mie gambe belle.
  • 13:48 - 13:49
    (Risate)
  • 13:49 - 13:57
    No, davvero, queste sono le mie gambe estetiche, sul serio,
  • 13:57 - 14:01
    e sono assolutamente bellissime.
  • 14:01 - 14:02
    Dovreste venire qui e vederle da vicino.
  • 14:02 - 14:07
    Ci sono i pori, e mi posso dare lo smalto sulle unghie.
  • 14:07 - 14:10
    E, essenziale, posso mettermi i tacchi.
  • 14:10 - 14:12
    Cioè, voi uomini non potete capire cosa vuol dire
  • 14:12 - 14:16
    poter entrare in un negozio di scarpe e comprare quello che vi piace.
  • 14:16 - 14:17
    Cheryl: Puoi scegliere l'altezza?
  • 14:17 - 14:19
    Aimee: posso scegliere l'altezza, esatto.
  • 14:19 - 14:22
    (Risate)
  • 14:22 - 14:26
    Patrick Ewing, che giocava a basket per Georgetown negli anni '80,
  • 14:26 - 14:28
    torna a casa tutti gli anni in estate.
  • 14:28 - 14:32
    E io mi sono divertita un sacco scherzando con lui in palestra
  • 14:32 - 14:33
    perché aveva delle ferite ad un piede...
  • 14:33 - 14:35
    "Toglitelo! Non c'è problema, lo sai,
  • 14:35 - 14:39
    puoi diventare alto anche 2 metri e mezzo, fatteli tagliare".
  • 14:39 - 14:42
    (Risate)
  • 14:43 - 14:48
    Comunque non lo trovava così divertente come me, credo.
  • 14:48 - 14:52
    Ok, queste invece sono le mie gambe da corsa, fatte di grafite,
  • 14:52 - 15:01
    come vi dicevo prima, e devo guardare bene di metterci le calze giuste,
  • 15:01 - 15:03
    oh, ho troppe gambe qui dentro...
  • 15:05 - 15:08
    Queste sono... - me la puoi tenere un attimo? -
  • 15:08 - 15:12
    Queste sono altre gambe che uso per il tennis, il softball, eccetera.
  • 15:12 - 15:16
    Hanno un ammortizzatore dentro, si sente questo "shhhh", questo suono pulito
  • 15:16 - 15:20
    quando ci salti sopra. Bene.
  • 15:20 - 15:23
    E questa è quella cosa in silicone che devo arrotolare,
  • 15:23 - 15:27
    una guaina di silicone che mi devo arrotolare su per tenerla ferma quando sudo,
  • 15:27 - 15:29
    sai, qui sembro un pistone che fa su e giù.
  • 15:29 - 15:32
    Cheryl: Hai un'altezza diversa?
  • 15:32 - 15:33
    Aimee: Su queste?
  • 15:33 - 15:34
    Cheryl: Sì, su quelle.
  • 15:34 - 15:37
    Aimee: Non lo so. Credo di no.
  • 15:37 - 15:42
    Forse sono un po' più alta. A proposito, posso anche mettermele tutte e due.
  • 15:42 - 15:47
    Cheryl: Aimee non riesce a stare ferma su questo paio di gambe. Deve muoversi...
  • 15:47 - 15:50
    Aimee: Eh sì, certo, devo essere in movimento,
  • 15:50 - 15:53
    e l'equilibrio è come una parte stessa dell'arto, con queste.
  • 15:53 - 15:58
    Ma senza le calze di silicone, su queste scivolo.
  • 16:00 - 16:07
    Ecco, correndo su queste gambe ho sconvolto mezzo mondo.
  • 16:07 - 16:17
    (Applausi)
  • 16:17 - 16:24
    Queste sono fatte per simulare la forma reale di un velocista mentre corre.
  • 16:24 - 16:26
    Se avete mai guardato un velocista,
  • 16:26 - 16:28
    l'unica cosa che tocca terra è l'avampiede.
  • 16:28 - 16:29
    E io, quando sono su queste gambe,
  • 16:29 - 16:32
    ho i glutei e i tendini posteriori contratti
  • 16:32 - 16:36
    come se avessi i piedi, e fossi appoggiata sulla loro punta.
  • 16:36 - 16:38
    (qualcuno dal pubblico: "Chi le ha fatte?")
  • 16:38 - 16:41
    Aimee: un'azienda di san diego, la Flex-Foot.
  • 16:41 - 16:45
    Ho fatto da cavia, e spero di farlo ancora
  • 16:45 - 16:49
    per ogni nuovo arto protesico che inventeranno.
  • 16:49 - 16:52
    Ma queste, come ho già detto, sono il prototipo più recente.
  • 16:52 - 16:56
    Devo prenderne un nuovo paio perché nell'ultima gara è successo, sai,
  • 16:56 - 16:59
    come un... ho fatto tutto il giro in tondo.
  • 16:59 - 17:01
    Moderatore: "Aimee e il designer di quelle gambe saranno a TED Med 2,
  • 17:01 - 17:03
    e parleremo della loro ideazione".
  • 17:03 - 17:04
    Aimee: Sì, lo faremo.
  • 17:04 - 17:05
    Cheryl: Ci sarai.
  • 17:05 - 17:08
    Aimee: Allora, queste sono le gambe da corsa, posso rimettermi le altre...
  • 17:08 - 17:10
    Cheryl: Chi ha progettato le altre?
  • 17:10 - 17:13
    Aimee: Queste le ho prese in un posto che si chiama Bournemouth, in Inghilterra,
  • 17:13 - 17:15
    circa due ore a sud di Londra.
  • 17:15 - 17:19
    Sono l'unica persona ad averle qui negli Stati Uniti,
  • 17:19 - 17:22
    ed è un vero peccato, perché sono proprio belle.
  • 17:22 - 17:25
    E non voglio mica dire, cioè, le dita e tutto il resto,
  • 17:25 - 17:29
    è che, sai, così come in pista sono un'atleta seria,
  • 17:29 - 17:34
    così fuori dalla pista voglio essere femminile; penso che sia molto importante
  • 17:34 - 17:36
    non essere limitati in nessun senso,
  • 17:36 - 17:41
    si tratti, che so, di potersi muovere o anche di vestirsi alla moda.
  • 17:41 - 17:43
    Insomma, mi piace molto il fatto che posso entrare in ogni negozio
  • 17:43 - 17:47
    e scegliermi quello che voglio, le scarpe che mi piacciono, le gonne che mi piacciono.
  • 17:47 - 17:52
    Spero di riuscire a farle arrivare anche qui
  • 17:52 - 17:55
    e renderle accessibili a un gran numero di persone.
  • 17:55 - 17:58
    Anche queste sono di silicone.
  • 17:58 - 18:02
    Qui sotto è una protesi molto molto elementare,
  • 18:02 - 18:05
    e qui c'è un piede come quello di Barbie.
  • 18:05 - 18:06
    (Risate)
  • 18:06 - 18:08
    Sì, insomma, sta sempre bloccato in questa posizione,
  • 18:08 - 18:10
    e io devo indossare un tacco di due pollici.
  • 18:10 - 18:15
    E così, è molto... fatemelo togliere, così potete vedere.
  • 18:15 - 18:18
    Non so se lo vedete bene, ma, è così...
  • 18:18 - 18:22
    Ci sono le vene dei piedi... quelle sul tallone, sono rosate...
  • 18:22 - 18:25
    e anche il tendine d'Achille, si muove anche un pochino.
  • 18:25 - 18:30
    È un tipo di gamba proprio incredibile. Ce le ho da un anno e due settimane.
  • 18:30 - 18:34
    Questo è un pezzo di pelle fatta col silicone.
  • 18:34 - 18:36
    Insomma, è successo che due anni fa
  • 18:36 - 18:38
    questo signore in Belgio ha detto, sai:
  • 18:38 - 18:40
    "Santo cielo, se puoi andare al museo delle cere di Madame Tussauds
  • 18:40 - 18:44
    e vedere Jerry Hall riprodotta fin nel colore dei suoi occhi
  • 18:44 - 18:47
    che pare così vera che ti sembra che respiri,
  • 18:47 - 18:49
    perché non possono fare una protesi per qualunque persona
  • 18:49 - 18:53
    che assomigli a una gamba, un braccio o una mano veri?"
  • 18:53 - 18:55
    Insomma, fanno le orecchie per chi ha subito delle ustioni.
  • 18:55 - 18:57
    Fanno della roba incredibile col silicone.
  • 18:57 - 19:00
    Cheryl: Due settimane fa Aimee partecipava alla consegna del riconoscimento Arthur Ashe al premio ESPY.
  • 19:00 - 19:04
    È arrivata in città tutta di corsa, dicendo:
  • 19:04 - 19:06
    "Devo comprare un paio di scarpe nuove!"
  • 19:06 - 19:08
    Mancava un'ora alla cerimonia,
  • 19:08 - 19:10
    pensava di aver preso scarpe con tacchi di due pollici
  • 19:10 - 19:12
    ma in realtà erano tacchi altri tre pollici.
  • 19:12 - 19:14
    Aimee: Questo era un problema,
  • 19:14 - 19:17
    perché voleva dire camminare in quel modo tutta la serata.
  • 19:17 - 19:21
    Cheryl: Per 45 minuti, abbiamo... per fortuna quell'hotel era fantastico.
  • 19:21 - 19:24
    Hanno mandato qualcuno a segare le scarpe.
  • 19:24 - 19:26
    (Risate)
  • 19:26 - 19:30
    Aimee: Ho detto alla reception: "Insomma, ho molta fretta." Cheryl era di fianco a me.
  • 19:30 - 19:33
    Ho detto: "Senta, avete qualcuno qui che può aiutarmi
  • 19:33 - 19:35
    con questo problema?"
  • 19:35 - 19:37
    Beh, ovviamente subito stavano per mandarmi a quel paese:
  • 19:37 - 19:39
    "Guarda, siamo desolati che non ti piacciano le tue scarpe. Ma è un po' tardi."
  • 19:39 - 19:42
    "No, no, no, no... Ho questi piedi particolari, ok?
  • 19:42 - 19:45
    Vanno con tacchi di due pollici. Ho tacchi di tre pollici.
  • 19:45 - 19:47
    Ho bisogno di una tagliatina".
  • 19:47 - 19:49
    Ok. Sai, non si sono nemmeno avvicinati,
  • 19:49 - 19:52
    non ne volevano sapere di toccare le gambe. Hanno giusto tagliato i tacchi!
  • 19:52 - 19:55
    Davvero, queste gambe sono grandiose.
  • 19:55 - 19:59
    Fra un paio di settimane torno dove le fabbricano
  • 19:59 - 20:01
    per avere qualche miglioria.
  • 20:01 - 20:04
    Vorrei un paio di gambe come queste fatte per scarpe basse,
  • 20:04 - 20:07
    per potermi mettere delle scarpe da tennis, perché con queste non posso.
  • 20:07 - 20:09
    Moderatore: È tutto!
  • 20:09 - 20:11
    Cheryl: Signore e signori, Aimee Mullins!
  • 20:11 - 20:14
    (Applausi)
Title:
Aimee Mullins sulla corsa
Speaker:
Aimee Mullins
Description:

In questo video del 1998 dall'archivio TED, la scattista Aimee Mullins parla della sua carriera piena di record nella corsa, e delle strabilianti protesi alle gambe in carboresina (allora ancora un prototipo) che l'hanno aiutata a tagliare il traguardo.

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Video Language:
English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
20:26
Annalisa Paini added a translation

Italian subtitles

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