-
Da qualche parte, lungo il nostro cammino,
-
abbiamo cominciato a confondere
quella che è la comodità
-
con la felicità.
-
La vita moderna, oggi,
è un continuo bombardamento di stimoli.
-
E il nostro cervello
è estremamente ricettivo
-
a tutti gli stimoli
che provengono dall'esterno.
-
È frutto di quello che è
l'adattamento, la sopravvivenza.
-
Ma nonostante questo, dal 2010
gli esseri umani sono diventati
-
quella che si può considerare
una specie urbana.
-
Cioè la maggior parte di noi,
più della metà,
-
vive in un contesto urbano,
cioè nelle città,
-
ed è stimato che circa il 90 percento
del tempo di americani e degli europei
-
è passato indoor, al chiuso.
-
Noi oggi ne siamo una grande
rappresentanza, tutti qui seduti.
-
E del 10 percento che rimane del tempo,
-
il 5 percento viene speso nel traffico.
-
Chi è di Milano conosce bene
questa situazione, d'altra parte.
-
E oltretutto, nonostante questo,
c’è un interessante effetto secondario,
-
cioè che il nostro cervello
non è stato progettato
-
per ricevere una così alta quantità
di stimoli di memoria.
-
E tutto questo lo sta cambiando.
-
Sta cambiando la sua struttura.
-
Il cervello cambia, secondo
una regola chiamata plasticità,
-
quella che è la sua struttura,
e anche la sua dimensione.
-
Perché paradossalmente è più piccolo
di quello dei nostri antenati.
-
E la domanda è se siamo davvero
stati progettati per tutto questo.
-
Cioè se il disegno biologico
-
che la natura e l'evoluzione
hanno fatto per noi era questo,
-
cioè di rimanere seduti buona parte
del tempo della nostra giornata.
-
In effetti questo ci pone
in una condizione di cattività.
-
La città è diventata un ambiente ostile.
-
La spiegazione, probabilmente,
è sia antropologica che evolutiva.
-
L'Homo Sapiens,
quando diventa una specie -
-
brutta notizia,
-
non ha come intento la felicità,
ma la sopravvivenza.
-
Quindi sviluppa tutti quelli
che sono i meccanismi di difesa:
-
la paura, il senso di allerta,
il senso del pericolo.
-
Cioè tutto ciò che gli serviva
-
per reagire a quello
che era il mondo esterno.
-
Perché vi sto dicendo questo?
-
Perché io mi occupo del cervello.
-
Nel nostro lavoro ci occupiamo di studiare
-
quelle che sono tutte
le sensazioni ed emozioni
-
che passano nel cervello degli utenti.
-
E come veniva raccontato un attimo fa,
-
dieci anni fa ad un convegno
incontro un collega
-
e mostra quello che è
il primo elettroencefalogramma portatile.
-
Questo strumento incredibile
-
che ci permette di vedere,
attraverso quelle che sono le nostre onde,
-
quello che ci passa nel cervello.
-
Sembrano informazioni di poco conto:
-
ma fino a non molto tempo fa, di nuovo,
-
l’elettroencefalogramma era
uno strumento pieno di fili,
-
dove la vita veniva,
in qualche modo, simulata.
-
Simulata dentro delle stanze.
-
E da dieci anni a questa parte
-
abbiamo cercato di utilizzare
questo strumento
-
per misurare gli esseri umani
nella loro vita reale,
-
cioè quando fanno qualcosa
all'interno della loro vita.
-
Questo ci ha permesso oggi
di avere due sedi in Italia
-
e una sede all'estero,
a San Francisco, in California.
-
E siamo diventati esperti
-
in quelle che sono
le Real Life Experiences,
-
cioè nella misurazione
-
di quello che è l'essere umano
mentre svolge la sua vita quotidiana.
-
Lo facciamo per diverse multinazionali,
-
da quello che è il food
fino a quello che è il fashion.
-
Dall'automotive fino ai viaggi e altro.
-
Ci chiedono di capire
-
cosa passa dentro di noi
mentre facciamo qualcosa.
-
Ma cos’è che ci chiedono?
Cos'è che ci caratterizza?
-
La cosa più straordinaria
che appartiene alla nostra specie:
-
le emozioni.
-
Le emozioni sono il regalo più grande
-
che la natura e l'evoluzione
ci hanno lasciato come retaggio.
-
Sono, al tempo stesso,
-
la cosa più semplice
e più complicata in assoluto
-
che noi possiamo sperimentare.
-
Se anche solo adesso io vi chiedessi
-
di descrivermi in una sola parola,
o in pochi concetti,
-
cos'è l'emozione?
-
Che cosa sono?
-
Come si sentono le emozioni?
-
Dove si sentono?
-
Come si sente la rabbia,
da dove parte, com’è fatta?
-
L’emozione, per essere tale,
ha bisogno di due componenti:
-
quello che è il vostro cervello -
spero che qui ne siate tutti dotati,
-
e quello che è il vostro corpo,
e questi li vedo tutti.
-
Questo ci permette di essere
-
degli uomini e delle donne
che hanno uno straordinario dono,
-
che è quello delle emozioni.
-
Però, c'è un però.
-
Studiando le emozioni della gente,
nel corso di questi anni,
-
ci siamo resi conto, anche,
-
che gli esseri umani stanno,
progressivamente,
-
perdendo la loro serenità.
-
Ci stiamo, in un qualche modo, ammalando.
-
Ci stiamo ammalando di quella
che è la nostra stessa malattia,
-
cioè della modernità e delle comodità
che noi stessi abbiamo creato.
-
E ci cominciano a dare
una serie di problemi,
-
che tutti conosciamo.
-
Abbiamo imparato moltissimo di modernità,
di tecnologia, di cemento, di città.
-
E paradossalmente,
il rimedio a questa malattia
-
non è altro che una cosa
estremamente semplice,
-
e lo abbiamo visto proprio misurandolo.
-
Immaginate una terapia.
-
Una terapia che possa essere
facile da eseguire,
-
che è priva di effetti collaterali noti,
-
che ha un funzionamento migliorativo
rispetto al vostro sistema cognitivo,
-
e soprattutto è priva di costi,
anche se non ve la passa la mutua.
-
E questa esiste, e si chiama natura.
-
Da centinaia d’anni,
-
gli uomini si curano
con quella che la è natura,
-
non è una novità.
-
Ma la vera domanda
che ci siamo fatti noi è,
-
quale natura?
-
Funzionano tutte allo stesso modo?
-
Tutte le persone che stanno
passeggiando in un parco, oggi,
-
che vedono e si godono la bella giornata,
-
tutte stanno provando la stessa emozione?
-
Tutte le persone che vanno
in un bosco dolomitico -
-
e tanti di voi ci vanno,
vanno in vacanza, vanno in campagna -
-
Qual è l'emozione reale che provate?
-
E soprattutto, possiamo
noi cristallizzarla?
-
In modo tale che questa emozione
-
possa essere come trasportata
a qualcun altro?
-
Misurata, in qualche modo capita?
-
Perché se riusciamo a capire le cose,
-
riusciamo anche, in un qualche modo,
a renderle nostre e portarle avanti.
-
E per riuscirci, abbiamo iniziato
a fare una serie di ricerche.
-
Perché è un tema che ci è molto caro.
-
E per farlo, di nuovo,
vorrei rendervi colleghi.
-
Siamo tutti colleghi in questo momento.
-
Siete tutti neuroscienziati,
avete ricevuto tutti la laurea ad honorem.
-
Vi racconto come funziona il cervello.
-
Il cervello ha tre piccole sovrastrutture
-
che evolutivamente, una sopra l'altra,
hanno cominciato a svilupparsi.
-
C’è il cervelletto,
il famosissimo cervelletto,
-
che è la sede delle nostre,
come potremmo dire,
-
reazioni più istintive;
-
il sistema limbico, direttamente sopra,
-
che si è creato,
e forse non tutti lo sanno,
-
quando siamo diventati una specie,
-
ed è la sede delle nostre emozioni.
-
Quando abbiamo cominciato
a diventare una specie,
-
e parlare e comunicare tra di noi,
-
abbiamo avuto bisogno di farlo
anche attraverso le emozioni,
-
e di leggerlo attraverso gli altri.
-
E in ultimo,
-
solo alla fine, tardissimamente,
-
è arrivata quella che è la corteccia,
che è il sistema razionale.
-
La tanto decantata razionalità,
e pensiero superiore.
-
Arriva solo molto tardi.
-
In realtà, a noi interessano
le ultime due, quelle che stanno sotto,
-
che in fondo sono quelle che decidono
-
e a cui frega poco di quel che pensate.
-
Sono quelle che quando state
davanti al negozio, qui in centro,
-
e avete il paio di scarpe -
non lo volete comprare,
-
ma in realtà quello sotto
aveva già deciso
-
che la vostra carta di credito
-
sta per uscire dal portafoglio
per andare a comprarlo.
-
Per farlo, voglio portarvi due esempi:
torniamo alla natura, vogliamo il centro.
-
Due esempi interessanti
di come funziona questa natura.
-
E il primo di questi esempi -
cioè la natura sul cervello -
-
il primo di questi esempi è il Madagascar.
-
Questa terra straordinaria.
-
E in questo esempio,
in questo scenario in particolare
-
voglio raccontarvi
-
di quando la natura selvaggia
incontra quello che è l'uomo.
-
Questa è una foto che ho scattato io,
-
quindi per dirvi quanto sia facile
scattare una fotografia oggi,
-
ma in realtà anche
quanto è bello il Madagascar.
-
Per farlo abbiamo portato,
per una settimana,
-
un gruppo di persone, di volontari,
-
che si sono sottoposti
a questa tortura incredibile,
-
che sono venuti con noi,
-
e abbiamo visitato
tantissimi scenari differenti:
-
i fiumi di mangrovie -
-
siamo stati su spiagge bianchissime,
fino a foreste non ancora antropizzate.
-
Cioè abbiamo cercato, con loro, di capire
-
come differenti tipi di nature
impattavano realmente su di loro.
-
Siamo andati con le piroghe,
abbiamo fatto delle robe straordinarie.
-
Abbiamo cercato di vivere
-
nel modo più consono
e meno impattante possibile
-
quella che fosse questa realtà.
-
Per capire bene
come sono stati i risultati,
-
voglio di nuovo rendervi miei colleghi
e spiegarvi come poterli leggere.
-
Parliamo di un indice che si chiama,
la dico all’italiana,
-
asimmetria frontale,
-
ovvero quando c'è
una polarizzazione di onde
-
in un lobo piuttosto che in un altro.
-
Quando queste onde, in questo caso
le onde alfa emesse dal nostro cervello,
-
si trovano a sinistra
dei vostri lobi frontali,
-
gli esseri umani si è notato
che hanno un atteggiamento positivo,
-
di approccio verso quello
che stanno vivendo.
-
Quando queste sono verso destra,
l’atteggiamento è negativo, di repulsione,
-
cioè sono un po' [a disagio].
-
E udite udite, di tutte le esperienze
-
che queste persone hanno
vissuto in una settimana,
-
le due esperienze a più alto tasso
di, chiamiamolo, discomfort,
-
ovvero il fiume di mangrovie
e la foresta di Lokobe,
-
sono state le esperienze
che hanno gradito di più in assoluto.
-
Detto così, sembra una cosa da poco,
ma in realtà - immaginatevi la foresta.
-
La foresta non è una roba comoda.
-
C’erano serpenti, li ho visti davvero.
-
Boa di sei metri
che dormivano sotto gli alberi,
-
gli insetti, umidità - discomfort.
-
Qualsiasi cosa di umanamente -
-
in questa stanza,
voi siete seduti comodamente,
-
In realtà è particolarmente complicato.
-
Eppure, guardate, è stato
il risultato più eclatante.
-
Abbiamo cercato di indagare a fondo,
-
e capire che cosa sia successo
nel loro cervello,
-
mentre stava nella foresta.
-
E questo lo facciamo grazie a due indici.
-
Il primo è il carico cognitivo,
-
cioè quanto sforzo la loro parte razionale
ha cercato di mettere
-
per capire, comprendere
l’ambiente che gli stava intorno.
-
E l'altro, invece,
il coinvolgimento, l’engagement,
-
cioè la loro capacità
di sentirsi a proprio agio.
-
Entro la prima parte del loro tempo,
-
gli esseri umani -
i nostri tester, in questo caso -
-
hanno speso circa un'ora
per capire dove erano.
-
Per capire se era pericoloso,
se dovevano stare all’erta o no.
-
Vi ricordate? Il cervello è tarato
sulla paura e la sopravvivenza.
-
Ma dopo un'ora che sono nella foresta,
-
crolla il loro impegno
cognitivo, misteriosamente,
-
e lascia spazio a quello che è, invece,
la parte di coinvolgimento emotivo.
-
Come se, ad un certo punto,
il cervello avesse detto:
-
“Ehi, tranquillo. Il massimo
che può succedere è questo”.
-
I decibel arrivano
solo fino a un certo punto,
-
gli animali li abbiamo
in un qualche modo catalogati,
-
le persone che stanno qui
in un qualche modo non sono pericolose..."
-
Ha cominciato a mettere in atto
una serie di meccanismi
-
come se si sentisse a casa.
-
E il risultato è talmente eclatante
-
che è riuscito a surclassare
addirittura posti come questo.
-
Questa è la bellissima Nosy Iranja.
-
È una lingua di sabbia
che collega due isolotti,
-
che compare e scompare
al ritmo delle maree,
-
e ci tenevo molto a mostrarvela
anche per sottolineare
-
quanto dura è stata la settimana
che abbiamo trascorso in Madagascar.
-
(Risate)
-
Vi giuro: nessuno di noi,
del nostro team, voleva -
-
una mattina abbiamo litigato
per andare in spiaggia.
-
È stata una roba veramente complicata.
-
Quelli lì siamo noi piccolini.
-
È una foto aerea fatta col drone.
-
Basta spiaggie, cambiamo capitolo.
-
Parliamo di ...
-
miele!
-
Di quando la natura entra nel piatto.
-
Il miele è una sostanza straordinaria.
-
Un regalo che ci viene fatto
da questi esseri minuscoli,
-
che - tra parentesi,
una notizia che ho letto ieri:
-
il 50 percento del raccolto
di miele di quest'anno
-
andrà perduto per via
del cambiamento climatico.
-
Il miele sta scomparendo!
-
E, in aggiunta a questo,
forse non tutti qui sanno
-
che un miele su due
di quelli venduti in commercio
-
proviene dall'estero.
-
In Italia, chiaramente.
-
Quindi provengono dalla Cina
o dai paesi dell'Est.
-
E il 75 percento dei mieli
presenti in grande distribuzione
-
non è miele, ma sono una miscela
di zuccheri aromatizzanti, melassa,
-
che lo rende aromaticamente simile,
al miele, ma non è miele!
-
Il 75 percento,
-
cioè meriterebbe un talk solo questo,
per potercelo raccontare.
-
E, in aggiunta, e che lo rende
ancora più complicato,
-
è che il prodotto vero,
il miele delle api,
-
costa circa tre volte il miele-non-miele.
-
E la domanda che ci siamo posti,
-
ma anche diverse associazioni
di apicoltori ci hanno posto,
-
proprio in rispetto a questo problema, è:
-
il nostro cervello è in grado,
spontaneamente,
-
di riconoscere un prodotto autentico
da un prodotto che non lo è?
-
Ovvero, siamo in grado, noi,
-
di riconoscere un prodotto
che proviene dalla natura,
-
rispetto ad un prodotto
creato in laboratorio?
-
Quindi abbiamo preso
un altro gruppo di utenti,
-
sottoposti all'ennesimo test
per vedere come funzionava,
-
e abbiamo preso tre campioni di miele
equiparabili per tipologia,
-
di cui l'ultimo, il miele bio,
è l'unico vero.
-
E abbiamo chiesto loro di assaggiarli,
-
e poi abbiamo chiesto consapevolmente
di esprimere una preferenza,
-
di dirci quale fosse il loro preferito,
se notavano qualche tipo di differenza.
-
Chiaramente era un test alla cieca,
-
nessuno di loro sapeva
qual era quello vero,
-
né tantomeno lo scopo del test.
-
E nel frattempo noi misuravamo.
-
Quando veniva richiesto,
-
nessuno esprime la preferenza netta
per il miele vero -
-
per il miele delle api, per intenderci.
-
Ma guardate nella loro testa
cosa è successo:
-
l'elettroencefalogramma,
cioè la loro parte più istintiva,
-
riesce a beccare 10 volte su 10
quello che è il miele vero!
-
Come se il nostro cervello
sapesse delle cose
-
che nemmeno noi siamo
in grado di interpretare!
-
Di più, maggiormente:
-
è riuscito, il miele vero,
a stimolare delle aree -
-
tipo quella temporale,
che vediamo qui illuminata,
-
che è la sede dei nostri ricordi,
-
dell'attivazione piacevole,
di armonia con quello che sta accadendo,
-
e ha mosso addirittura delle onde,
chiamate onde Theta,
-
che sono tipiche della meditazione
e del rilassamento profondo.
-
Il miele!
-
Ed è una cosa incredibile,
-
che nemmeno gli utenti
riuscivano a riconoscere.
-
Dove voglio arrivare con questo?
-
C'è tantissimo là fuori da scoprire.
-
Oggi siamo come affacciati
a questo bordo enorme
-
che ci permette di guardare
un po' più in là,
-
rispetto a quella che è
tutta la situazione, tutta la Terra.
-
E ci portiamo addosso per tutta la vita
-
il sistema più meraviglioso e complesso
che l'Universo abbia creato,
-
che è il nostro cervello.
-
Eppure, l'ignoranza che noi abbiamo,
rispetto a questo tema di complessità,
-
è abissale: non conosciamo nulla.
-
E solo negli ultimi anni
siamo riusciti a fare un po' di luce
-
su quelle che sono le sue regole,
i suoi sistemi, i suoi meccanismi.
-
E la ragione di questo
ritardo scientifico è presto detta:
-
per studiare sistemi complessi
servono i computer.
-
Grazie alla tecnologia,
-
noi oggi possiamo studiare
enormi quantità di dati
-
che prima non era possibile analizzare.
-
In realtà è come se ci dicessimo
che solo grazie alla tecnologia
-
oggi possiamo recuperare
la nostra parte più antica.
-
Anche il contatto con la natura.
-
Quindi il nostro desiderio,
il nostro sogno, su tutto questo
-
è che il nostro sforzo,
per quanto modesto,
-
possa essere parte
di uno sforzo collettivo.
-
Di una volontà collettiva
di riuscire a vedere
-
quali meraviglie accadono
dentro al nostro cervello
-
e quale meraviglia,
nonostante quello che succede,
-
sono gli esseri umani.
-
Perché di fondo,
-
cercando un po' di proteggere
quello che ci sta attorno, e di amarlo,
-
sentiremo il desidero di farlo nostro.
-
E solo cercando di salvare
-
il nostro rapporto
con la natura e con il mondo
-
cercheremo un po'
di salvare anche noi stessi.
-
Grazie.
-
(Applausi)