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Il cancro non è un gioco ma, per i bambini, può esserlo | Simone Lehwess Mozzilli | TEDxSaoPauloSalon

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    Sono una pubblicitaria,
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    ho sempre lavorato nella comunicazione,
    nell'information technology.
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    Ma facevo anche la volontaria in ospedale
    con i bambini malati di cancro.
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    E sono stata accanto ai bambini
    per molti anni.
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    E, nonostante le mie conoscenze
    nel campo della comunicazione,
  • 0:32 - 0:36
    molte volte non riuscivo a spiegare
    ai bambini cos'è il cancro,
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    o il trattamento, i protocolli,
    i procedimenti.
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    E loro sapevano
    che avevo una cisti ovarica
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    che i medici chiamavano teratoma.
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    Un giorno uno di loro disse:
    "Ci aprono la testa,
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    ci aprono la pancia per togliere un tumore
    e tu non ti fai togliere una cisti?"
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    Beh, mi avevano sfidata, no?
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    Potevo farmi operare
    in quello stesso ospedale.
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    Conoscevo già i dottori e gli infermieri.
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    E decisi di farmi operare lì.
  • 1:03 - 1:04
    Mi feci coraggio.
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    Non ero mai stata ricoverata,
    mai messo punti, niente.
  • 1:09 - 1:12
    Entrai per un intervento di due ore,
    una procedura semplice.
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    Mi svegliai dieci ore dopo,
    in terapia intensiva.
  • 1:15 - 1:18
    La stessa dove ero solita stare
    con i bambini malati di cancro.
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    Guardai giù e vidi tutti questi tubicini
    e queste cinghie...
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    (Risate)
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    la pancia piena di punti.
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    Chiamai l'infermiera e chiesi: "Cancro?"
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    Rispose: "Sì".
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    Chiesi se potevo chiamare i miei genitori,
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    ma mi disse che non era orario di visite.
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    Quindi le chiesi se poteva tenermi la mano
    finché non mi fossi addormentata.
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    Più tardi mi svegliai nella camera.
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    Avevo un cancro, metastasi
    e linfonodi compromessi.
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    Dicevo sempre ai bambini
    di non cercarlo su Google,
  • 1:50 - 1:54
    perché alla fine non era
    il posto migliore per cercare
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    neanche quando si ha fortuna.
  • 1:57 - 2:01
    Quindi cercai informazioni
    in un posto sicuro.
  • 2:01 - 2:04
    Iniziai dai siti web degli ospedali.
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    L'unica informazione "rassicurante"
    in quel momento era che sarei morta,
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    perché era il tumore più aggressivo,
    con poche speranze di cura.
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    Un po' alla volta ho capito
    che buona parte dell'informazione
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    a volte non aiutava e non ti coinvolgeva.
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    Come si fa a coinvolgere qualcuno
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    se spesso non riusciamo neanche
    a dire "cancro" a voce alta?
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    Ero calva
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    e la parrucca mi dava fastidio,
    faceva caldo e pizzicava.
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    Ma i miei amici stavano donando
    i capelli per aiutarmi.
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    In quel momento capii
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    che tipo di informazione avevano ricevuto
    per donare i capelli per me.
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    In realtà la parrucca non era per me;
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    la parrucca era per loro
    che non riuscivano a vedermi calva.
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    Così iniziai a vedere
    molte altre informazioni
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    che non mi sembravano le più appropriate.
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    Quando arrivai calva in ospedale,
  • 2:58 - 2:59
    i bambini dissero:
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    "Wow! Ti sei rasata i capelli
    per essere come noi!"
  • 3:02 - 3:05
    Io dissi: "No, adesso sono come voi!
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    Ho preso il cancro. L'ho preso da voi.
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    No! Calmatevi, non è contagioso.
    Potete avvicinarvi. Non lo prenderete."
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    Ma scherzi a parte,
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    i bambini cominciarono
    a parlare di varie cose
  • 3:18 - 3:21
    e a raccontarmi delle procedure.
  • 3:21 - 3:25
    Quando andai a inserire il catetere,
  • 3:25 - 3:28
    perché prima avevo fatto la chemio,
    la prima endovenosa che avevo fatto,
  • 3:28 - 3:30
    ricevetti un kit dall'ospedale.
  • 3:30 - 3:35
    In quel kit c'erano una saponetta,
    spazzolino e dentifricio,
  • 3:35 - 3:39
    ma anche shampoo, una cuffia e un pettine.
  • 3:39 - 3:41
    E io non avevo capelli.
  • 3:42 - 3:44
    Questa per me è informazione.
  • 3:44 - 3:46
    Iniziai a fotografare le procedure,
  • 3:46 - 3:48
    a fotografare tutte le cose che facevo.
  • 3:48 - 3:50
    Mandavo le foto ai bambini
    cercando di spiegare:
  • 3:50 - 3:53
    "Ecco, farete questo e poi quest'altro."
  • 3:53 - 3:54
    E cos'è successo?
  • 3:54 - 3:58
    Che i bambini iniziarono a spiegarmi
    le loro procedure.
  • 3:58 - 4:01
    Mi mostravano cose, mi mandavano video
    quando facevano le punture,
  • 4:01 - 4:04
    durante la chemio e la radioterapia.
  • 4:04 - 4:08
    Mi mostrarono tante procedure,
    anche alcune che io non avevo fatto.
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    Così andavamo avanti, giocavamo insieme...
  • 4:11 - 4:14
    Ma noi pensiamo che i bambini
    non capiscano, vero?
  • 4:14 - 4:16
    Pensiamo che non sappiano.
  • 4:16 - 4:19
    Invece sanno cos'è il protocollo,
    il nome della chemioterapia,
  • 4:20 - 4:22
    i procedimenti, tutto.
  • 4:22 - 4:24
    A volte i genitori non ne parlano
    perché vogliono proteggerli,
  • 4:24 - 4:26
    ma pensateci, direste:
  • 4:27 - 4:30
    "Ah, la chemioterapia è un trattamento
    forte, per questo cadono i capelli."
  • 4:30 - 4:33
    Poi il bambino
    va con la madre in farmacia,
  • 4:33 - 4:36
    il farmacista dice che è un trattamento
    forte, e lui cosa penserà?
  • 4:36 - 4:38
    Che gli cadranno i capelli!
  • 4:38 - 4:42
    Ma quando abbiamo spiegato
    che la chemio causa la perdita dei capelli
  • 4:42 - 4:45
    perché uccide le cellule
    che si duplicano rapidamente,
  • 4:45 - 4:49
    e che non solo le cellule tumorali
    si duplicano rapidamente,
  • 4:49 - 4:51
    ma anche le cellule dei capelli,
  • 4:51 - 4:54
    hanno capito e hanno detto:
    "Ah! Sta funzionando!"
  • 4:54 - 4:56
    Questo iniziò a coinvolgere i bambini.
  • 4:56 - 4:59
    Iniziammo a parlare molto delle procedure.
  • 4:59 - 5:02
    Finché un giorno i dottori
    hanno cominciato a chiamarmi:
  • 5:02 - 5:07
    "C'è un paziente a cui dobbiamo
    inserire un catetere, puoi venire?"
  • 5:07 - 5:08
    Andai.
  • 5:08 - 5:11
    "C'è un paziente a cui verrà
    amputata una gamba, puoi venire?"
  • 5:11 - 5:15
    E io dicevo: "Mi mancano cinque organi,
    ma ho tutte e due le gambe."
  • 5:15 - 5:18
    "E allora corri!"
  • 5:18 - 5:19
    Andai.
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    Fino al giorno in cui non potei
    più lavorare nella pubblicità.
  • 5:24 - 5:28
    Chiamai i medici, i professionisti
    della salute e i miei amici creativi,
  • 5:28 - 5:30
    e decidemmo di fondare una ONG:
  • 5:30 - 5:31
    aprimmo Beaba.
  • 5:31 - 5:34
    Si chiama Beaba perché è l'ABC del cancro.
  • 5:34 - 5:35
    Cosa abbiamo fatto?
  • 5:35 - 5:38
    Di solito, le persone che forniscono
    informazione sanitarie
  • 5:38 - 5:40
    sono professionisti
    della salute, pubblicitari,
  • 5:40 - 5:43
    ma dite che l'informazione
    è centrata sul paziente.
  • 5:43 - 5:46
    Ma il paziente l'approva solo alla fine.
  • 5:46 - 5:49
    È centrata sul paziente,
    ma questo è coinvolto solo alla fine.
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    Abbiamo deciso di mettere il paziente
    al "centro" del processo.
  • 5:52 - 5:54
    E abbiamo messo i bambini al lavoro.
  • 5:55 - 5:59
    Ci siamo messi a fare una lista
    per sapere cosa potevamo migliorare,
  • 5:59 - 6:03
    le domande che avevamo e le cose dette
    dai dottori che noi non capivamo.
  • 6:03 - 6:09
    Così abbiamo illustrato i termini
    più comuni dell'oncologia.
  • 6:09 - 6:14
    L'abbiamo fatto con l'aiuto
    di professionisti della salute,
  • 6:14 - 6:16
    ma con un'aggiunta molto importante:
  • 6:16 - 6:20
    a volte siccome una cosa è ovvia,
    non serve spiegarla.
  • 6:20 - 6:22
    Quando vi piace qualcuno
  • 6:22 - 6:26
    e gli scrivete "Ti amo" con un cuore,
    disegnate i ventricoli?
  • 6:26 - 6:28
    Non credo.
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    Noi abbiamo iniziato a farlo.
  • 6:30 - 6:33
    Così i bambini cominciavano
    a capire le procedure.
  • 6:33 - 6:36
    Da queste definizioni, è nato il nostro
    primo materiale, una guida.
  • 6:37 - 6:40
    Questa guida viene distribuita
    ai bambini in trattamento.
  • 6:40 - 6:45
    Purtroppo possiamo pubblicare solo
    tra le due e tre mila guide l'anno.
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    Se c'è uno sponsor tra il pubblico...
  • 6:47 - 6:48
    (Risate)
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    In Brasile ogni anno viene diagnosticato
    il cancro a 13 mila bambini.
  • 6:52 - 6:54
    E cos'è successo?
  • 6:55 - 6:58
    Gli ospedali hanno iniziato
    a usare la guida, a richiederla.
  • 6:58 - 7:01
    Siamo in più di 40 ospedali
    in tutto il Brasile.
  • 7:01 - 7:04
    Bambini di tutto il mondo
    hanno cominciato a vederla e a chiederla.
  • 7:04 - 7:06
    Bambini dalla Nuova Zelanda,
    dal Giappone, da vari paesi.
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    Dicevo: "Ma è in portoghese!"
    Rispondevano: "Ma abbiamo un traduttore!"
  • 7:10 - 7:13
    La guida è molto richiesta
    nel nord e nel nord-est del Brasile,
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    perché i bambini e i loro genitori
    sono spesso analfabeti.
  • 7:18 - 7:19
    Quindi i dottori la richiedono,
  • 7:19 - 7:23
    e segnano le pagine dove sono riportate
    le procedure che i bambini devono seguire.
  • 7:23 - 7:28
    Così abbiamo iniziato a spiegare
    e a coinvolgere il paziente
  • 7:28 - 7:30
    e a fare molte altre cose.
  • 7:30 - 7:33
    L'informazione, gente, è molto importante.
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    A volte l'informazione, voglio dire,
    la tecnologia dell'informazione,
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    non è solo modernità,
    complessità, 3D, robotica.
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    A volte l'informazione
    è un pettine in un kit.
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    Quindi cosa diciamo? Cosa insegniamo?
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    C'è bisogno di avere
    informazioni per tutto.
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    Ad esempio, non so se lo sapete,
    ma durante gli eventi che organizziamo,
  • 7:56 - 8:00
    i bambini senza capelli
    ricevono più regali e attenzioni
  • 8:00 - 8:02
    di quelli che li hanno.
  • 8:02 - 8:06
    Ma a volte il bambino calvo ha già fatto
    il trattamento ed è guarito
  • 8:06 - 8:09
    e quelli con i capelli hanno il cancro
    perché non stanno facendo la chemio.
  • 8:09 - 8:13
    Seguono cure palliative o magari
    non hanno niente in quel momento.
  • 8:14 - 8:17
    Questo non succede solo con i bambini,
  • 8:17 - 8:19
    ma con tutta la società.
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    Mentre seguivo il trattamento,
    c'è quella cosa della società,
  • 8:22 - 8:24
    purtroppo, e io sono pubblicitaria,
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    sappiamo che se mettiamo un bambino calvo
    triste, depresso si venderà molto di più,
  • 8:29 - 8:31
    si raccoglieranno molti più soldi.
  • 8:31 - 8:34
    Ma se guardate il sito di Beaba,
    non c'è niente di tutto questo.
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    E cosa succede quando sei un paziente?
  • 8:37 - 8:39
    Molto spesso ero
    nella mia stanza d'ospedale,
  • 8:39 - 8:42
    mi sentivo stanca, debilitata,
    ricevevo questo materiale e pensavo:
  • 8:42 - 8:45
    "Finirò anch'io in questo stato?"
  • 8:45 - 8:49
    Poi ricevevo chiamate
    da genitori di bambini sani
  • 8:49 - 8:53
    che mi dicevano: "Vede, mia figlia
    ci dà molti problemi in casa.
  • 8:53 - 8:57
    Vorrei portarla in ospedale per farle
    capire cos'è una situazione difficile."
  • 8:57 - 8:59
    Per la madre va bene farlo,
  • 8:59 - 9:01
    ma ha pensato che in quella stanza
  • 9:01 - 9:03
    c'è un bambino, un adulto,
    che in quel caso ero io,
  • 9:03 - 9:06
    che la gente può vedere
    quando passa davanti alla finestra
  • 9:06 - 9:08
    e dirsi: "La mia vita è bella!"?
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    In momenti come questo,
    quando abbiamo bisogno di aiuto,
  • 9:11 - 9:13
    di legittimazione e di autostima,
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    troviamo solo informazioni
    che ci fanno stare peggio.
  • 9:17 - 9:21
    Quindi penso che si debba dare
    molta attenzione anche a questo,
  • 9:21 - 9:23
    non solo per i pazienti,
    ma anche per la società.
  • 9:24 - 9:28
    Facciamo informazione
    con tutte queste persone che aiutano,
  • 9:28 - 9:30
    ma anche con molto amore,
  • 9:30 - 9:32
    perché pensiamo che sia molto importante.
  • 9:32 - 9:35
    Sono entrata in ospedale
    per aiutare dei bambini,
  • 9:35 - 9:37
    loro mi hanno salvato la vita,
  • 9:37 - 9:39
    e tutto quello che posso fare oggi
  • 9:39 - 9:42
    è preparare informazioni
    che ci consentano di salvare molti altri.
  • 9:42 - 9:43
    Grazie.
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    (Applausi) (Esultanza)
Title:
Il cancro non è un gioco ma, per i bambini, può esserlo | Simone Lehwess Mozzilli | TEDxSaoPauloSalon
Description:

Simone Mozzilli ci parla di come un'informazione appropriata possa spiegare il cancro, coinvolgere i pazienti nel trattamento e salvare vite, inclusa la sua.
Laureata in comunicazione (FAAP), Design (Escola Panamericana), con una laurea magistrale in Information Technology (USP) e medicina integrata (Albert Einstein), ha lavorato per 10 anni nel campo della tecnologia e dell'intrattenimento per clienti come Apple, Disney e Sony. Faceva volontariato con i bambini dal 2008, finché non scoprì di avere un cancro in stadio avanzato nel 2011. Durante il suo trattamento, notò la difficoltà nel trovare materiale appropriato che coinvolgesse il paziente. Decise di chiudere la sua casa di produzione per aprire una ONG per l'information technology centrata sull'oncologia.

Questo talk fa parte di un evento TEDx, che usa il format delle conferenze TED, ma è organizzato indipendentemente da una comunità locale. Per saperne di più, visita: http://ted.com/tedx

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Video Language:
Portuguese, Brazilian
Team:
closed TED
Project:
TEDxTalks
Duration:
09:56

Italian subtitles

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