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"La Famiglia Bélier:
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un film che racconta l'essere udenti
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in una famiglia di sordi.
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Una storia che ci porta a riflettere
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su cosa significhi nascere e crescere in un contesto familiare
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formato da persone sorde
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e sulle esigenze comunicative della comunità sorda."
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Nel 2014, in tutte le sale italiane,
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viene lanciato il film “La Famiglia Beliér”,
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brillante commedia francese che ha colpito il pubblico
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per il suo tema stravolgente.
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Ci troviamo precisamente in un paesino di campagna
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nell’ovest della Francia, a Lassay-les-Châteaux
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nel dipartimento di Mayenne,
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dove la famiglia Beliér vive ormai da generazioni gestendo una fattoria.
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Ciò che rende questo film tanto interessante
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quanto disorientante è che tutti, o quasi,
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in questa famiglia sono sordi:
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tutti tranne Paula, la figlia maggiore.
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Tra loro, tutti comunicano usando la lingua dei segni.
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E al di fuori di casa, per una visita medica,
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per parlare con i fornitori della fattoria, per una telefonata,
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la presenza di Paula, udente, è fondamentale.
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È fondamentale per fare da ponte linguistico come interprete
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tra la sua famiglia e gli interlocutori udenti con cui si interfacciano.
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Accompagna, per esempio, i genitori ad una visita andrologica
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in cui si ritrova a tradurre il consulto per il papà,
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argomento particolarmente delicato
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e riguardante strettamente la coppia.
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Si ritrova a combattere tra la vergogna
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nell’ascoltare argomenti così intimi,
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la necessità di doverle tradurre
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e la rabbia di essere “ponte” linguistico.
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Sacrifica i suoi impegni per poter essere il supporto comunicativo
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dei genitori e del fratello sordo.
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Nel film si mette in evidenza il senso di iper-responsabilità di Paula:
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non si sente libera di poter scegliere cosa e dove studiare
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perché sa che la sua famiglia ha bisogno di lei
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per interfacciarsi con il mondo e sente di non poterli lasciare.
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Quando nella sua vita fa capolino
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la possibilità di studiare canto nella capitale francese,
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in una rinomata scuola, inizia una battaglia interiore molto dolorosa.
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Il film ci porta all’attenzione uno spaccato di vita
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in cui molti figli udenti di genitori sordi
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(Children Of Deaf Adults, CODA) si sono ritrovati.
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Paula, in quanto unica udente della famiglia,
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ne porta tutto il peso.
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Che si tratti di parlare coi fornitori,
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di accompagnare i genitori o il fratello,
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Paula ha la responsabilità di esserci sempre.
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Se, da una parte, la vita quotidiana e le vicissitudini di una famiglia di sordi
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potrebbe far sorridere, dall’altro lascia un po’ di amaro in bocca.
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Questo film ci permette, infatti,
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di riflettere su quanto sia importante, in determinate circostanze,
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poter contare su un professionista dell’interpretariato in lingua dei segni
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senza dover ripiegare su familiari e conoscenti creando,
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a volte, situazioni spiacevoli per entrambe le parti.
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Il cast del film è composto da persone udenti
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che interpretano il ruolo di persone sorde,
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suscitando qualche malumore tra la comunità sorda in quanto,
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a loro avviso, non riescono ad esprimere chiaramente i sentimenti,
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i comportamenti e le espressioni delle persone sorde.
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Nel 2021, però, nelle sale italiane viene proiettato
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il film “CODA – i segni del cuore”
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un remake in American Sign Language
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della pellicola francese “La Famiglia Bélier”,
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che presenta quasi la stessa trama.
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Nel cast Marlee Matlin e Troy Kotsur,
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veri attori sordi ed entrambi premi Oscar,
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che, sempre secondo la comunità sorda,
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riescono a consegnare al pubblico un’immagine più fedele della comunità.
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Il film vince, poi, il Premio Oscar come Miglior Film nel 2022.
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Restano entrambi due elementi validi della, seppure poca,
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produzione cinematografica in lingua dei segni,
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perciò non ti resta che correre a vederli!