Da tiratore scelto all'azione diretta per difendere le specie a rischio | Damien Mander | TEDxJacksonHole

Questo discorso è stato tenuto a un evento TEDX locale, prodotto indipendentemente dalle Conferenze TED.

Come un ex tiratore scelto ha deciso di dedicarsi alla protezione dell'ambiente per mettere fine al bracconaggio dei rinoceronti.
Damien è un ex tiratore scelto delle Forze Speciali Australiane, che ha combattuto in Iraq e in Afghanistan, oltre ad aver diretto la Iraq Special Police Training Academy come responsabile dell'addestramento di 700 cadetti per volta. Durante un viaggio in Zimbabwe è rimasto colpito dalla mancanza di risultati nell'applicazione delle leggi e dall'incapacità dei governi nazionali di fermare i bracconieri di rinoceronti. Per questo motivo ha fondato la International Anti-Poaching Foundation (IAPF), con un addestramento delle unità dedite alla salvaguardia degli animali basato su tecniche militari, nel tentativo di proteggere le specie in via di estinzione nel mondo intero.

Il mio sogno più grande
è rimanere senza lavoro,

cadere nel dimenticatoio,

perché non ci sarà più bisogno di chi,
come me, proteggerà questi animali.

Questo è Piglet.

Io c'ero quando è nato.

Adesso ha quattro anni.

Pesa quasi una tonnellata
e corre fino a 55 km orari.

Nel corso di milioni di anni
quasi non si è evoluto.

È una macchina del tempo
che vive e respira.

È il legame diretto

a un identico antenato
vissuto in tempi lontani.

Agli inizi del XIX secolo

il continente africano ospitava
milioni di rinoceronti.

Oggi ne rimangono 25.000.

Questi animali
e tutto ciò che rappresentano

sono in via di estinzione
a causa dell'avidità dell'uomo.

Il valore del loro corno
nell'Estremo Oriente

può raggiungere
i 60.000 dollari al chilo.

Perché questa specie è così importante?
Perché è una specie chiave di volta.

È la creatura più difficile del pianeta
da proteggere.

È l'animale per cui i bracconieri
farebbero di tutto, pur di ucciderlo.

Sviluppare e implementare
strategie per proteggerlo

significa prendersi cura
di quell'intero ecosistema.

Se lo confrontiamo
con altre importanti tematiche globali:

riscaldamento globale, deforestazione,
crescita demografica,

l'intervento più immediato
che possiamo compiere, oggi,

è proteggere quanto ci rimane.

Ecco perché il rinoceronte
è fondamentale.

Io sono Damian Mander.

Nella Marina Militare Australiana
ero un sub addetto a rimuovere le mine

prima di passare,
dopo l'11 settembre,

a una nuova unità
del governo australiano,

la Tactical Assault Group East,
dove divenni tiratore scelto.

Nel 2005 lasciai l'Australia
e partii per l'Iraq,

utilizzando le mie competenze

come libero professionista,
per guadagnare quanto mi serviva.

Lavorai in Iraq.

Compii 12 missioni,
guadagnando bene.

Forse il mio incarico più rilevante
fu come project manager

all'accademia di addestramento
delle forze speciali di polizia,

a nord di Baghdad, dove reclutavamo gente
dalle comunità locali,

comunità rurali ad alto asso
di analfabetismo,

la addestravamo
e la mandavamo a combattere.

Le lezioni che imparai a quel tempo
mi avrebbero aiutato a superare

una rivolta che affrontai
in Mozambico 10 anni dopo.

Lascia l'Iraq e mi sentii perso,

come accade spesso
a chi torna dalla guerra

o dall'esercito con una formazione
simile alla mia.

Partii per l'Africa del sud.

Volevo occuparmi
di anti-bracconaggio,

con un ruolo nella difesa
della fauna selvatica.

Inizialmente fu per avventura.

Quando arrivai

cominciai a viaggiare in Zambia,
Sudafrica, Botswana, Namibia

e mi fermai in Zimbabwe,

dove vissi con i ranger, sul campo,

e vidi come vivono queste persone,
giorno dopo giorno,

vidi i sacrifici che compiono.

E mi resi conto che c'è di più,

nella vita, del cercare avventure.

Il momento in cui la mia vita cambiò

fu quello in cui vidi un bufalo
preso in una trappola.

Aveva lottato tanto a lungo

da aprirsi in due il bacino
cercando di liberarsi.

E quando lo sopprimemmo,
partorì un piccolo senza vita.

Quel momento per me cambiò tutto.

Compresi

che gli animali non chiedono molto
su questo pianeta.

Non vogliono un bel lavoro,

né una bella automobile,

non vogliono una casa grande;

non hanno un ego.

Vogliono una cosa sola:

vogliono sopravvivere, e la nostra specie
continua a impedirglielo.

In quel momento mi dissi
che io avevo due cose:

competenze e denaro,
e che avevo un problema.

Mettendo insieme soldi e competenze
avrei iniziato a risolvere il problema.

Era basilare.

In Iraq applicavamo
principi di base

per cominciare ad affrontare i problemi

nelle zone in cui operavamo.

Ho fondato l'IAPF: International
Anti-poaching Foundation,

un'organizzazione ad azione diretta
che collabora con le autorità.

Siamo registrati ufficialmente
in sei Paesi

con personaggi come Dr. Jane Goodall
nel nostro comitato consultivo.

Lavoriamo a fianco di governi
e sostenitori locali,

sempre nel rispetto delle leggi
del Paese in cui operiamo.

Nel 2013 mi dissero che i rinoceronti
si erano estinti

in Mozambico, un Paese
dell'Africa meridionale.

Lo vedete qui.

Questo è il Mozambico,

che confina, per 355 km,
con un parco nazionale in Sudafrica,

chiamato Kruger National Park.

Il Kruger National Park ospita
il 40% dei rinoceronti rimasti al mondo,

per cui non io non capivo

come, da un lato del confine
ci fossero 10.000 rinoceronti

e dall'altro fossero estinti.

Andammo a fondo della questione.

Nella metà inferiore
del Kruger National Park,

vedete il Kruger qui,

c'è il confine, al centro,
tra Sudafrica e Mozambico.

In questo terzo del Kruger National Park,

il 70% dei rinoceronti del Kruger
costituisce

la maggior popolazione
di rinoceronti al mondo.

In proporzione, ci sono
più rinoceronti in quest'area

di quanti ne ospitino
le 450 riserve private di caccia

del Sudafrica.

L'anno scorso, il Kruger National Park
è stato responsabile del 68%

dei 1.215 rinoceronti
uccisi in Sudafrica.

Il Sudafrica conta il 75%
dei rinoceronti del pianeta.

L'80% dei bracconieri

è arrivato dal Mozambico,

attraversando il confine.

Dopo 7 anni di battaglie perse
ci sono oltre 400 ONG a tutelarli,

a occuparsi del problema
dentro i confini sudafricani.

Nel GLC, provavano ad aiutare
i proprietari terrieri, qui.

Non c'era niente.

Niente sul campo per provare
a dargli una mano.

È il terreno più critico del pianeta
per la protezione dei rinoceronti.

È quel che rimane
tra la maggior parte dei rinoceronti

e la maggior parte dei bracconieri.

È il pezzo di terra
che aveva il minor sostegno

ma godeva del maggior numero
di rinoceronti.

Per 18 mesi noi abbiamo operato là
con sostenitori locali

creando una strategia per aiutarli,

a fianco del governo,
con i permessi del governo.

È una strategia molto basilare.

Ed è questo il punto del mio discorso:
torniamo all'essenziale.

Quando abbiamo cominciato
a operare in quella zona

se un rinoceronte passava il confine
con il Mozambico

la sua aspettativa di vita
non superava le 12-24 ore.

Ecco con cosa abbiamo a che fare.

Entriamo nell'occhio del ciclone.

Siamo entrati là,
ad aiutare i sostenitori locali,

cominciando nel Sabi Game Park.

La zona ha 45 km in comune
con il Kruger National Park.

Quest'area in comune,
la Lower Greater Lubombo Conservancy,

confina per circa 112 km
con il Kruger National Park.

Abbiamo iniziato
nel Sabi Game Park

a fianco dei sostenitori locali

e dopo 4 mesi vi posso dire

che ora ci sono
25 rinoceronti nel Paese

e la popolazione cresce di continuo.

(Applausi)

Abbiamo aiutato a ricreare
una popolazione di rinoceronti

in un Paese
dove li avevano dichiarati estinti.

E sta crescendo.

Ora ci stiamo espandendo.

La missione è trovare i fondi

necessari a espanderci, replicare
il successo nell'intera zona,

chiudere la parte di confine
più critica e proteggere

la più numerosa popolazione
di rinoceronti al mondo,

l'animale più difficile
da proteggere.

È la nostra missione,
e se proteggiamo loro,

proteggeremo l'intera biodiversità
della zona.

So che il nostro lavoro,
l'anti-bracconaggio,

ci porta ad affrontare il problema
in prima linea.

La nostra dedizione è totale.

Lavoriamo a fianco di iniziative locali.

E io so bene che la mia
non è la soluzione.

La risposta vera
giace nel vecchio cliché

che dice di coinvolgere i cuori
e le menti delle comunità.

È una discussione che va avanti
da decenni.

Io non so quale sia la risposta
e non è compito mio trovarla.

Persone molto più in gamba di me
la stanno cercando.

Interi dipartimenti di governo
ci stanno provando, in tutto il mondo.

Io sono quello che ferma l'emorragia.

Quello che, con in nostri ranger,
guadagna tempo,

ed è questo che dobbiamo fare,
proteggere quello che rimane.

Ecco perché il progetto
è così importante,

per quel che rappresenta,
per quel che questa specie rappresenta.

C'è un gruppo di persone al mondo,
fatto della gente più tenace,

ma uno dei meno apprezzati.

Che collaboriate con una ONG
per la tutela ambientale,

che amiate fotografare la natura,

che vogliate partire per un safari,
che siate un cacciatore,

che abbiate un capanno in Africa,

che amiate respirare l'aria fresca,

o bere l'acqua da fonti naturali,

è tutto grazie a un gruppo di persone.

È un gruppo che opera
anche fino a 14 giorni senza sosta,

rischiando la vita,

non tanto a causa dei bracconieri
che intende fermare

ma a causa degli animali
che vuole proteggere.

È il gruppo dei ranger guardaparco,

il cui compito è proteggere
il cuore e i polmoni del pianeta.

La cosa più importante da ricordare
è che i ranger sono l'arma migliore.

Un ranger motivato,
che crede in ciò che fa,

con addestramento
ed equipaggiamento di base adeguati,

in contatto, faccia a faccia,
con un responsabile, ogni giorno,

non gente da abbandonare nel bush
mandandola 14 giorni in ricognizione.

Qualcuno a cui tenete,
in cui credete,

perché un ranger trattato in quel modo
sarà l'arma migliore.

Si sveglieranno a ogni ora del giorno

per percorrere 35 km a piedi
in un ambiente pieno di pericoli.

Quando si inoltrano per 35 km
in un ambiente ostile,

lasciando le orme nella polvere,
trovano le tracce dei bracconieri.

Quando ne trovano le tracce,
le seguono,

li arrestano, e ciò lancia un messaggio

ai bracconieri in attesa
del proprio turno

per uccidere elefanti, rinoceronti
e tutto quanto rappresentano.

Non c'è mai stato un periodo
più cruciale per la nostra specie,

per la nostra generazione,
per dimostrare

che abbiamo quello che ci vuole
per proteggere quanto rimane.

Il modo migliore di proteggere
quel che rimane

è sostenere coloro che lo difendono
con la propria vita.

Smettiamo di cercare un'unica soluzione

pensando che risolverà ogni cosa.

La soluzione esiste già.

È ll ranger guardaparco

con il suo coraggio, il suo valore
e la sua tenacia.

E mentre noi sediamo qui, stasera,

questi uomini, queste donne, là fuori,
lottano, sanguinano, ma perseverano.

Sono l'esercito verde di madre natura.

Vi prego, non dimenticate mai
il loro sacrificio.

Grazie di cuore.

(Applausi)