Cosa significa davvero "Machiavellico" - Pazit Cahlon e Alex Gendler

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Dalle opere di Shakespeare agli sceneggiati TV, il cospiratore senza scrupoli per il quale il fine giustifica i mezzi è diventato un personaggio familiare che ci piace detestare. Per secoli ci siamo riferiti a questo tipo di personaggio con una sola parola: machiavellico. Possibile che per tutto il tempo questa parola sia stata utilizzata in modo scorretto? Pazit Cahlon e Alex Gendler indagano sulle origini del termine.

Lezione di Pazit Cahlon e Alex Gendler, regia di TOGETHER.

Dalle opere di Shakespeare
agli sceneggiati TV,

il cospiratore senza scrupoli
per il quale il fine giustifica i mezzi

è diventato un personaggio familiare
che ci piace detestare.

In effetti, ci è così familiare

che da secoli usiamo una sola parola
per descrivere questo personaggio:

machiavellico.

Ma è possibile che
abbiamo sempre sbagliato ad usarla?

Niccolò Machiavelli, uomo di stato
degli inizi del sedicesimo secolo

scrisse numerose opere storiche,
filosofiche e drammi.

Ma la sua fama deriva
da un breve saggio politico

noto come Il Principe,

presentato come una guida
per sovrani attuali e futuri.

Machiavelli non fu il primo a farlo.

C'era un'intera tradizione di lavori noti
come "Speculum principis"

scritti fin dai tempi antichi.

Ma a differenza dei suoi predecessori,

Machiavelli non cercò di descrivere
un governo ideale

o di esortare i suoi lettori
a regnare con giustizia e virtù.

Invece, si concentrò
sulla questione del potere,

come conquistarlo e come mantenerlo.

E nei decenni successivi
alla sua pubblicazione,

Il Principe si guadagnò
una fama diabolica.

Durante le guerre di religione in Europa

sia i cattolici che i protestanti
incolpavano Machiavelli

di ispirare atti di violenza e tirannia
commessi dai loro avversari.

Alla fine del secolo,

Shakespeare usava "Machiavellico"
per indicare un opportunista amorale,

dando vita al nostro uso popolare
del termine "Machiavellico"

come sinonimo di malvagità manipolatrice.

A prima vista,
la reputazione de Il Principe

come manuale della tirannia
sembra meritata.

Machiavelli sembra assolutamente
non interessarsi di moralità,

tranne quando questa è utile o dannosa
per il mantenimento del potere.

Per esempio, ai principi viene detto

di considerare tutte le atrocità
necessarie per conquistare il potere,

e di commetterle in un colpo solo

per assicurarsi futura stabilità.

Attaccare territori confinanti
e opprimere minoranze religiose

sono indicati come modi efficaci
di occupare la popolazione.

Quanto al comportamento
personale del principe,

Machiavelli consiglia
di mantenere una parvenza di virtù

come onestà e generosità,
ma di essere pronto ad abbandonarle

non appena i propri interessi
vengono minacciati.

Com'è noto, dice che per un sovrano

"è molto più sicuro
essere temuto che amato."

Il trattato termina persino
con un appello a Lorenzo de' Medici,

da poco divenuto signore di Firenze,

invitandolo a unire le frammentate
città-stato italiane sotto il suo governo.

Molti hanno giustificato Machiavelli
come motivato da realismo pratico

e dal desiderio di pace in un'Italia
lacerata da conflitti interni ed esterni.

Secondo questa visione,

Machiavelli fu il primo
a capire una difficile verità:

il bene superiore della stabilità politica

giustifica qualunque losca tattica
necessaria per ottenerla.

Il filosofo Isaiah Berlin suggerì
che piuttosto che essere amorale,

Il Principe si rifà
alla moralità dell'antica Grecia

e mette la gloria dello stato

al di sopra dell'ideale cristiano
della salvezza individuale.

Ma quello che sappiamo di Machiavelli
potrebbe non corrispondere a quest'idea.

L'autore aveva servito la nativa Firenze
per 14 anni come diplomatico,

difendendo strenuamente
i governi repubblicani eletti

contro gli aspiranti monarchi.

Quando i Medici presero il potere,

non solo perse la sua posizione,

ma fu addirittura torturato ed esiliato.

In quest'ottica,

è possibile leggere il trattato
che scrisse dalll'esilio

non come una difesa
del governo del principe,

ma come una feroce descrizione
del suo modo di agire.

Infatti, rappresentanti dell'Illuminismo
come Spinoza

lo considerarono come un avvertimento
ai cittadini liberi

sui vari modi in cui possono essere
soggiogati da aspiranti sovrani.

In effetti, entrambe le interpretazioni
potrebbero essere corrette.

Machiavelli scrisse
un manuale per tiranni,

ma nel condividerlo

svelò anche le carte ai governati.

Così facendo,
rivoluzionò la filosofia politica,

diventando precursore di Hobbes
e dei futuri pensatori

nello studio delle vicende umane
sulla base della realtà concreta,

invece che sulla base
di ideali precostituiti.

Attraverso la sua onestà
brutale e scioccante,

Machiavelli cercò
di infrangere le illusioni

su cosa sia davvero il potere.

E come scrisse a un amico
poco prima di morire,

sperava che le persone

"imparassero la via
dello Inferno per fuggirla".