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Title:
Il mito degli occhi rubati - Nathan D. Horowitz
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Description:
Segui la lezione integrale su: https://ed.ted.com/lessons/the-amazonian-myth-of-the-goblins-revenge-nathan-d-horowitz
Nel cuore della foresta amazzonica, lungo il fiume Nea'ocoyá viveva un banco di pesci particolarmente grossi e appetitosi. Apparivano con le piene dovute alla piogge e scomparivano una volta ritirate le acque. Le genti lungo le rive li inseguirono fino a una laguna e si accamparono. Ma un giovane sciamano presto presagì che non erano affatto soli. Nathan D. Horowitz racconta i dettagli della leggenda Siekopai sui goblin dell'aria.
Lezione curata da Nathan D. Horowitz, diretto da Yijia Cao & Mohammad Babakoohi, narrato da Jack Cutmore-Scott].
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Speaker:
Nathan D. Horowitz
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Nel cuore della foresta amazzonica,
nel fiume Nea'ocoyà,
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viveva, secondo un mito Siekopai,
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un banco di pesci assai grandi e saporiti.
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Comparivano con le piogge,
all'innalzarsi delle acque
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e sparivano non appena
il livello tornava alla normalità.
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Le genti del fiume
celebravano questa caccia eccezionale,
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e ne volevano di più.
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Li seguirono risalendo il fiume
nel profondo della giungla,
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fino a una laguna che risuonava
con il fragore di pesci saltellanti.
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L'intero villaggio si accampò
sulla rive della laguna,
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portando con sé il barbasco,
un veleno per stordire i pesci.
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Nel frattempo, il giovane sciamano
fece due passi.
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Aveva la sensazione
di non essere completamente solo.
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Giunse fino a un albero
dal quale usciva un mormorio così forte
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da sovrastare persino
il fragore dei pesci.
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Era la prova certa
che fosse abitato dagli spiriti.
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Tornato al campo base, avvertì gli altri
che i pesci avevano un proprietario.
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Decise che lo avrebbe trovato.
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Fino al suo ritorno,
nessuno avrebbe dovuto pescare.
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Si recò all'albero bisbigliante.
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Il grande tronco cavo ospitava
una casa piena di indaffarati tessitori.
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Il loro capo lo invitò ad entrare,
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spiegandogli che i piccoli e succosi
frutti di siripia erano quasi maturi,
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e intrecciavano ceste per la raccolta.
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Sebbene avessero sembianze e modi umani,
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lo sciamano sapeva che erano Juri,
o goblin dell'aria,
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capaci di volare e controllare i venti.
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Gli insegnarono l'arte dell'intreccio.
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Prima che lo sciamano se ne andasse,
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il capo goblin gli sussurrò all'orecchio
alcune misteriose indicazioni.
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Infine gli suggerì di legare
un ciuffo d'ananas fuori da un tronco cavo
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e ripararcisi durante quella notte.
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Tornato al campo, vide gli altri pescare
con il barbasco, cucinare e mangiare.
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Solo sua sorella minore si era astenuta.
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Infine, tutti gli altri
caddero in un sonno profondo.
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Lo sciamano e sua sorella
gridarono e li scossero,
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ma nessuno si svegliò.
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Stava per calare la notte,
così lo sciamano e sua sorella
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annodarono il ciuffo d'ananas
a un tronco e si intrufolarono dentro.
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Si alzò un forte vento,
segno dell'arrivo dei goblin d'aria.
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Spezzò rami e abbattè alberi.
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Si udirono le grida
di caimani, boa e giaguari.
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L'acqua iniziò a salire.
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I pesci balzarono giù
dagli essicatori e fuggirono via.
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Il ciuffo d'ananas si trasformò in cane.
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Abbaiò tutta la notte, tenendo alla larga
le creature della giungla dall'albero caduto.
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Alle prime luci dell'alba,
le acque si ritirarono.
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I pesci erano spariti,
come quasi tutte le persone:
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gli animali selvaggi li avevano divorati.
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Sopravvissero solo
i familiari dello sciamano.
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Quando si volsero verso di lui,
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lo sciamano comprese quali frutti
intendessero davvero cogliere i goblin:
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non erano interessati
ai frutti di siripia,
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bensì agli occhi umani.
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La sorella maggiore
chiamò a sé lo sciamano,
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cercando di toccargli il viso
con le lunghe unghie affilate.
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Egli indietreggiò
e ricordando le parole del capo goblin
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lanciò semi di palma
sul volto della sorella.
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I semi si tramutarono in occhi.
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Ma lei divenne
un pecari dalle labbra bianche e fuggì;
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ancora viva, ma non più umana.
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La comunità dello sciamano
e della sorella minore era sparita.
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Si spostarono in un altro villaggio,
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dove insegnarono a tutti
a intrecciare ceste,
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come i goblin avevano fatto con loro.
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Ma non dimenticò
le ultime parole del capo goblin
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su come ottenere vendetta.
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Ritornò alla dimora dei goblin dell'aria
con dei peperoncini avvolti in foglie.
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Mentre i goblin scrutavano
dai fori nel tronco,
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lo sciamano appiccò un fuoco
e vi gettò dentro i peperoncini.
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Le fiamme ben presto
iniziarono a fumigare l'albero.
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I goblin che si erano cibati
degli occhi umani morirono.
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Quelli che non l'avevano fatto,
erano abbastanza leggeri da volare via.
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Perciò sia goblin che umani,
pagarono un prezzo molto alto.
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Tuttavia vissero per raccontare la storia,
proprio come lo sciamano.
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Nei miti Siekopai,
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dove il mondo degli uomini
e degli spiriti si incontrano,
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non esistono vincitori indiscussi,
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e persino la morte
è un'occasione per il rinnovamento.