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Il test di realtà sull'economia di Tim Jackson

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    Oggi vi voglio parlare di prosperità,
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    delle nostre speranze
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    di una prosperità condivisa e durevole.
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    E non solo nostra,
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    ma dei due miliardi di persone in tutto il mondo
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    che sono ancora cronicamente malnutrite.
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    E la speranza è realmente al cuore di tutto questo.
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    Infatti, la parola speranza in latino
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    è il cuore della parola prosperità.
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    "Pro-speras," "speras," speranza --
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    secondo le nostre speranze e aspettative.
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    Tuttavia, l'ironia è che
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    abbiamo svenduto la prosperità
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    quasi letteralmente in termini monetari e di crescita economica.
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    Abbiamo fatto crescere così tanto le nostre economie
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    che ora ci troviamo nella situazione
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    di reale pericolo
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    di minare la speranza --
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    esaurendo le risorse, abbattendo le foreste pluviali,
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    riversando petrolio nel Golfo del Messico,
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    cambiando il clima --
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    e l'unica cosa che effettivamente
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    ha fatto rallentare appena un po' la crescita altrimenti senza sosta
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    delle emissioni di carbonio negli ultimi due o tre decenni
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    è la recessione.
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    E naturalmente la recessione
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    non è esattamente una ricetta per la speranza,
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    come ora vedremo.
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    Insomma siamo in trappola.
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    E' un dilemma, un dilemma di crescita.
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    Non possiamo vivere con essa; non possiamo vivere senza.
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    Buttare via il sistema o distruggere il pianeta.
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    E' una scelta dura. Non è granché come scelta.
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    E la via di fuga migliore che abbiamo è in realtà
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    una specie di fede cieca
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    nella nostra intelligenza e tecnologia ed efficienza
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    e nel fare le cose in maniera più efficiente.
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    Ora, non ho niente contro l'efficienza.
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    E penso che a volte siamo una specie intelligente.
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    Ma penso che dovremmo anche verificare i numeri,
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    fare qui una verifica realistica, un "reality check".
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    Quindi voglio che immaginiate un mondo,
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    nel 2050, di circa nove miliardi di persone,
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    tutte che aspirano a redditi di livello occidentale.
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    a stili di vita occidentali.
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    E vi chiedo --
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    ah, ogni anno daremo loro anche quel 2% di aumento del reddito, dei salari,
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    perché crediamo nella crescita.
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    E vi chiedo:
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    quanto avanti e quanto velocemente dobbiamo andare?
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    Quanto dovremo essere intelligenti?
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    Di quanta tecnologia avremo bisogno in quel mondo
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    per conseguire i nostri obiettivi di riduzione delle emissioni?
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    Ed ecco qui il mio grafico.
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    A sinistra è dove siamo adesso.
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    Questa è l'intensità di carbonio e la crescita economica
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    nell'economia odierna.
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    E' intorno a 770 grammi di carbonio.
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    Nel mondo che vi sto descrivendo,
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    dovremo essere là, sul lato destro,
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    a sei grammi di carbonio.
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    E' un miglioramento di 130 volte,
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    ed è 10 volte più avanti e più rapido
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    di qualunque conquista mai fatta nella nostra storia industriale.
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    Forse ce la possiamo fare, forse è possibile - chi lo sa?
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    Forse possiamo andare anche più in là
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    ed ottenere un'economia che toglie carbonio dall'atmosfera,
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    che è quello di cui avremo bisogno
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    entro la fine del secolo.
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    Ma non dovremmo forse verificare prima
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    se il sistema economico che abbiamo
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    è capace di conseguire
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    un miglioramento simile?
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    Vorrei perciò dedicare un paio di minuti alla dinamica dei sistemi.
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    E' un po' complessa, scusate.
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    Ma cercherò di parafrasarla
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    in termini umanamente comprensibili.
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    Funziona all'incirca così.
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    Le imprese producono beni per le famiglie - cioè noi -
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    e ci danno un reddito,
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    che è anche meglio, perché possiamo spendere quel reddito
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    per comprare più beni e più servizi.
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    Viene chiamato il flusso circolare dell'attività economica.
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    Sembra abbastanza innocuo.
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    Voglio solo sottolineare una caratteristica chiave di questo sistema,
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    che è il ruolo degli investimenti.
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    Oggi gli investimenti rappresentano
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    solamente un quinto circa del reddito nazionale
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    nella maggior parte delle economie moderne,
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    ma giocano un ruolo assolutamente vitale.
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    Ciò che fanno è essenzialmente
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    di stimolare ulteriormente la crescita dei consumi.
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    Lo fanno in un paio di modi -
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    inseguendo una maggior produttività,
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    che abbassa i prezzi e ci incoraggia a comprare più cose.
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    Ma mi voglio concentrare
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    sul ruolo degli investimenti
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    nella ricerca della novità,
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    la produzione e il consumo di novità.
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    Joseph Schumpeter lo chiamava
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    "il processo di distruzione creativa."
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    E' un processo di produzione e riproduzione di novità,
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    che cerca continuamente di espandere i mercati dei consumatori,
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    dei beni di consumo, nuovi beni di consumo.
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    E qui la storia si fa interessante,
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    perché viene fuori che gli esseri umani
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    hanno uno speciale appetito per la novità.
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    Ci piacciono cose nuove -
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    sicuramente nuovi beni materiali -
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    ma anche nuove idee, nuove avventure,
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    nuove esperienze.
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    Ma anche la materialità conta.
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    Perché in tutte le società
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    che gli antropologi hanno esaminato,
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    i beni materiali
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    agiscono come una specie di linguaggio,
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    un linguaggio delle cose,
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    un linguaggio simbolico
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    che usiamo per narrarci l'un l'altro delle storie --
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    storie, per esempio,
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    su quanto importanti siamo.
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    I cospicui consumi legati allo status
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    si sviluppano rigogliosi dal linguaggio
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    della novità.
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    Ed ecco che qui, improvvisamente,
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    ci troviamo con un sistema
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    che incatena la struttura economica alla logica sociale --
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    le istituzioni economiche; e chi siamo come persone, incatenati gli uni agli altri
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    per far girare un motore di crescita.
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    E questo motore non è puro valore economico,
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    esso risucchia senza posa
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    risorse materiali nel sistema,
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    spinto dai nostri appetiti insaziabili,
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    spinto in realtà da un senso di ansietà.
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    Adamo Smith, 200 anni fa,
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    ha parlato del nostro desiderio
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    di una vita senza disonore.
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    Una vita decente:
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    ai suoi giorni voleva dire camicie di lino,
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    e oggi, sì, abbiamo ancora bisogno di camicie,
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    ma c'è bisogno dell'automobile ibrida,
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    della TV ad alta definizione, di due vacanze l'anno al sole,
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    del netbook e dell'iPad, e la lista continua -
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    una domanda pressoché inesauribile di beni,
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    sostenuta da quest'ansietà.
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    E anche se non li vogliamo,
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    dobbiamo comprarli,
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    perché, se non li compriamo, il sistema si sfascia.
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    E per ferrmarne lo sfascio
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    negli ultimi due o tre decenni,
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    abbiamo ampliato l'emissione di denaro,
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    esteso il credito e il debito,
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    di modo che la gente continuasse a comprare cose.
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    E naturalmente, quell'espansione è stata profondamente implicata nella crisi.
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    Ma a proposito -- voglio farvi vedere qui qualche dato.
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    Ecco com'è, essenzialmente,
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    questo sistema del credito e del debito, per il Regno Unito.
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    Questi sono gli ultimi 15 anni prima del crollo.
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    E potete vedere lì, il debito al consumo crebbe in modo spettacolare.
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    E' stato sopra al PIL per tre anni di seguito
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    appena prima della crisi.
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    E nel frattempo, i risparmi personali sono assolutamente precipitati.
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    Il tasso di risparmio, i risparmi netti,
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    erano sotto zero a metà 2008,
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    appena prima del crollo.
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    Questa è la gente che aumenta il debito, che dà fondo ai risparmi,
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    solo per restare in gioco.
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    Questa è una storia strana, abbastanza perversa,
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    per metterla il termini molto semplici.
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    E' una storia su di noi, la gente,
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    che veniamo persuasi
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    a spendere denaro che non abbiamo,
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    per cose di cui non abbiamo bisogno,
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    per creare impressioni che non dureranno
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    su gente di cui non ci interessa niente.
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    (Risate)
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    (Applausi)
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    Ma prima di arrenderci alla disperazione,
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    forse dovremmo semplicemente tornare indietro e chiederci: "Abbiamo capito bene?
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    La gente è davvero così?
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    Ma è proprio così che si comportano gli economisti?"
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    E quasi immediatamente
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    ci imbattiamo in un paio di anomalie.
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    La prima è la crisi stessa.
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    Nella crisi, nella recessione, cosa vuol fare la gente?
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    Vuole acquattarsi. Le persone vogliono guardare al futuro.
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    Vogliono spendere meno e risparmiare di più.
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    Ma risparmiare è esattamente la cosa sbagliata da fare
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    dal punto di vista del sistema.
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    Keynes lo ha chiamato il "paradosso della frugalità" --
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    risparmiare rallenta la ripresa.
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    Eppure i politici ci chiedono continuamente
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    di contrarre più debiti,
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    di dare ancor più fondo ai nostri risparmi,
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    quanto basta per rimettere in carreggiata lo spettacolo,
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    così da tenere in vita questa economia basata sulla crescita.
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    E' un'anomalia,
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    è un punto in cui il sistema si scontra
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    con quel che siamo in quanto persone.
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    Poi eccone un'altra - completamente diversa.
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    Com'è che
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    non facciamo le cose totalmente ovvie che dovremmo fare
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    per combattere il cambiamento climatico,
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    cose molto, molto semplici
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    come comprare elettrodomestici energeticamente efficienti,
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    mettere luci efficienti, ogni tanto spegnerle
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    coibentare le nostre case?
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    Queste cose fanno risparmiare carbonio, fanno risparmiare energia,
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    ci fanno risparmiare soldi.
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    Allora com'è che, anche se sono economicamente sensate,
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    non le facciamo?
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    Ho avuto il mio personale approfondimento in proposito
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    alcuni anni fa.
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    Era una domenica sera, domenica pomeriggio,
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    ed era subito dopo --
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    in realtà, a essere onesti, troppo tempo dopo --
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    che avevamo traslocato in una nuova casa.
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    Mi ero messo finalmente a chiudere un po' di fessure,
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    mettendo degli isolamenti intorno alle finestre e alle porte
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    per chiudere gli spifferi.
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    E mia figlia, che aveva allora cinque anni,
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    mi stava aiutando, al modo dei bimbi di 5 anni.
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    Stavamo facendo questi lavori da un po',
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    quando lei si è rivolta a me molto solennemente e ha detto:
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    "Davvero questo terrà fuori le giraffe?"
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    (Risate)
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    "Eccole, le giraffe".
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    Potete sentire il rumore della testolina di cinque anni al lavoro.
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    Le giraffe, è interessante, stanno 400 miglia più a nord
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    fuori Barrow-in-Furness in Cumbria.
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    Dio solo sa come se cavano con il tempo che c'è nella Regione dei Laghi.
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    Ma in realtà quell'infantile fraintendimento
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    mi è rimasto impresso,
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    perché all'improvviso mi è diventato chiaro
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    perché non facciamo le cose assolutamente ovvie.
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    Siamo troppo impegnati a tener fuori le giraffe --
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    a mettere i bambini sull'autobus la mattina,
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    a cercare di arrivare in orario al lavoro,
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    a sopravvivere al sovraccarico di email
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    e alla politica da osteria,
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    a cercare negozi di alimentari, arrangiare alla meglio pasti,
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    a fuggire per quelle preziose due ore serali
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    da spendere alla TV di prima serata
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    o TED online,
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    passando da un giorno all'altro,
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    a tenere fuori le giraffe.
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    (Risate)
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    Qual è l'obiettivo?
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    "Qual è l'obiettivo del consumatore?"
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    si chiedeva Mary Douglas in un saggio sulla povertà
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    scritto 35 anni fa.
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    "E'," diceva
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    "di aiutare a creare il mondo sociale
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    e di trovare in esso un posto credibile."
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    E' una visione profondamente umanizzante
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    delle nostre vite,
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    ed è una visione completamente diversa
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    da quella che risiede al cuore
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    di questo modello economico.
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    Allora chi siamo?
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    Chi è questa gente?
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    Siamo noi questi individui cercatori di novità, edonistici,
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    egoisti?
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    Noi, occasionalmente, potremmo essere
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    qualcosa come l'altruista disinteressato
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    rappresentato in questo delizioso, delizioso schizzo?
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    Ora, la psicologia effettivamente dice
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    che c'è una tensione,
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    una tensione tra comportamenti che riguardano noi stessi
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    e comportamenti che riguardano gli altri.
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    E queste tensioni hanno profonde radici evoluzionistiche.
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    Perciò il comportamento egoista
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    in certe circostanze è adattivo --
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    lotta o fuga.
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    Ma i comportamenti che riguardano gli altri
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    sono essenziali per la nostra evoluzione
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    come esseri sociali.
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    E forse ancor più interessante dal nostro punto di vista,
  • 11:03 - 11:06
    un'altra tensione tra comportamenti di ricerca della novità
  • 11:06 - 11:09
    e tradizione o conservazione.
  • 11:10 - 11:12
    La novità è adattiva quando le cose stanno cambiando
  • 11:12 - 11:14
    e devi adattarti.
  • 11:14 - 11:17
    La tradizione è essenziale per impostare la stabilità
  • 11:17 - 11:20
    per tirar su famiglie e formare gruppi sociali coesi.
  • 11:20 - 11:22
    Allora qui, improvvisamente,
  • 11:22 - 11:25
    stiamo guardando una mappa del cuore umano.
  • 11:25 - 11:28
    E ci rivela, all'improvviso,
  • 11:28 - 11:30
    il punto cruciale della questione.
  • 11:30 - 11:32
    Quello che abbiamo fatto è stato creare delle economie.
  • 11:32 - 11:34
    Abbiamo creato dei sistemi,
  • 11:34 - 11:37
    che sistematicamente privilegiano, incoraggiano,
  • 11:37 - 11:39
    uno stretto quadrante
  • 11:39 - 11:41
    dell'animo umano
  • 11:41 - 11:44
    e trascurano gli altri.
  • 11:44 - 11:47
    E nella stessa forma, la soluzione diventa chiara,
  • 11:47 - 11:49
    perché non si tratta, quindi,
  • 11:49 - 11:51
    di cambiare la natura umana.
  • 11:51 - 11:54
    Non si tratta, infatti, di ridurre le possibilità.
  • 11:54 - 11:56
    Si tratta di aprire.
  • 11:56 - 11:58
    Si tratta di concedere a noi stessi la libertà
  • 11:58 - 12:00
    di diventare pienamente umani,
  • 12:00 - 12:02
    di riconoscere le mancanze e l'ampiezza
  • 12:02 - 12:04
    della psiche umana
  • 12:04 - 12:06
    e costruire istituzioni
  • 12:06 - 12:10
    per proteggervi il fragile altruista di Rembrandt.
  • 12:11 - 12:14
    Che senso ha tutto questo per l'economia?
  • 12:14 - 12:16
    Come sarebbero le economie
  • 12:16 - 12:18
    se prendessimo quella visione della natura umana
  • 12:18 - 12:20
    che hanno al loro centro
  • 12:20 - 12:22
    e le strirassimo
  • 12:22 - 12:24
    lungo queste dimensioni ortogonali
  • 12:24 - 12:26
    della psiche umana?
  • 12:26 - 12:28
    Ecco, potrebbe assomigliare un po'
  • 12:28 - 12:30
    alle 4000 imprese a statuto sociale
  • 12:30 - 12:33
    che sono spuntate nel Regno Unito negli ultimi cinque anni
  • 12:33 - 12:36
    e una crescita simile c'è stata per le imprese con responsabilità sociale,
  • 12:36 - 12:38
    imprese
  • 12:38 - 12:40
    che hanno obiettivi ecologici e sociali
  • 12:40 - 12:42
    iscritti nei loro statuti
  • 12:42 - 12:44
    al cuore stesso dell'impresa,
  • 12:44 - 12:47
    imprese, in pratica, come questa, Ecosia.
  • 12:47 - 12:49
    Voglio farvelo vedere rapidamente.
  • 12:49 - 12:51
    Ecosia è un motore di ricerca Internet.
  • 12:51 - 12:53
    I motori di ricerca Internet funzionano
  • 12:53 - 12:55
    ricavando entrate da link sponsorizzati
  • 12:55 - 12:57
    che compaiono quando si fa una ricerca.
  • 12:57 - 13:00
    Ecosia funziona più o meno nello stesso modo.
  • 13:01 - 13:03
    Possiamo farlo qui.
  • 13:03 - 13:05
    Mettiamo un termine di ricerca.
  • 13:05 - 13:08
    Ecco, Oxford, il posto in cui siamo. Guardate cosa viene fuori.
  • 13:08 - 13:10
    La differenza di Ecosia tuttavia
  • 13:10 - 13:12
    è che, nel suo caso, Ecosia
  • 13:12 - 13:15
    prende i ricavi nello stesso modo,
  • 13:15 - 13:17
    ma destina
  • 13:17 - 13:20
    l'80% di quelle entrate
  • 13:20 - 13:22
    per un progetto di protezione della foresta pluviale amazzonica.
  • 13:22 - 13:24
    Facciamolo.
  • 13:24 - 13:26
    Faremo solo un click su Naturejobs.uk
  • 13:26 - 13:28
    Nel caso che qualcuno stia cercando un lavoro in tempi di recessione,
  • 13:28 - 13:30
    è la pagina giusta su cui andare.
  • 13:30 - 13:32
    E quel che è successo è che
  • 13:32 - 13:35
    lo sponsor ha generato delle entrate per Ecosia,
  • 13:35 - 13:37
    ed Ecosia darà l'80 per cento di quelle entrate
  • 13:37 - 13:39
    a un progetto di protezione della foresta pluviale.
  • 13:39 - 13:41
    Prende i profitti da una parte
  • 13:41 - 13:43
    e li alloca
  • 13:43 - 13:45
    nella protezione di risorse ecologiche.
  • 13:45 - 13:47
    E' un tipo diverso di impresa
  • 13:47 - 13:49
    per una nuova economia.
  • 13:49 - 13:51
    Se volete, è una forma
  • 13:51 - 13:53
    di altruismo ecologico --
  • 13:53 - 13:56
    forse qualcosa in quella direzione. Forse è quello.
  • 13:56 - 13:58
    Qualunque cosa sia,
  • 13:58 - 14:01
    qualunque cosa sia questa nuova economia,
  • 14:01 - 14:04
    quello che abbiamo bisogno che l'economia faccia, in realtà,
  • 14:04 - 14:06
    è di mettere gli investimenti
  • 14:06 - 14:08
    di nuovo al centro del modello,
  • 14:08 - 14:10
    di ripensare gli investimenti.
  • 14:10 - 14:12
    Solo che adesso, gli investimenti
  • 14:12 - 14:14
    non saranno per
  • 14:14 - 14:16
    inseguire spensieratamente e senza posa
  • 14:16 - 14:18
    la crescita dei consumi.
  • 14:18 - 14:21
    Gli investimenti devono essere un affare diverso.
  • 14:21 - 14:23
    Gli investimenti devono essere,
  • 14:23 - 14:25
    nella nuova economia,
  • 14:25 - 14:27
    proteggere e nutrire
  • 14:27 - 14:30
    il patrimonio ecologico da cui dipende il nostro futuro.
  • 14:30 - 14:32
    Devono riguardare la transizione.
  • 14:32 - 14:34
    Si deve investire in tecnologie a bassa impronta ecologica
  • 14:34 - 14:36
    e infrastrutture.
  • 14:36 - 14:39
    Dobbiamo investire, in realtà,
  • 14:39 - 14:42
    nell'idea di una prosperità con un significato,
  • 14:42 - 14:45
    fornendo i mezzi
  • 14:45 - 14:48
    perché le persone possano prosperare.
  • 14:48 - 14:50
    Ovviamente, questo compito ha dimensioni materiali.
  • 14:50 - 14:53
    Sarebbe insensato parlare di persone che prosperano
  • 14:53 - 14:55
    se non hanno cibo, vestiti e riparo.
  • 14:55 - 14:58
    Ma è anche chiaro che la prosperità va al di là di questo.
  • 14:58 - 15:01
    Ha intenti sociali e psicologici --
  • 15:01 - 15:03
    la famiglia, l'amicizia,
  • 15:03 - 15:05
    l'impegno, la società,
  • 15:05 - 15:08
    partecipare alla vita di quella società.
  • 15:08 - 15:10
    E anche questo
  • 15:10 - 15:13
    richiede investimenti,
  • 15:13 - 15:15
    investimenti, per esempio, in posti,
  • 15:15 - 15:17
    posti dove ci si possa riunire,
  • 15:17 - 15:19
    posti dove possiamo partecipare,
  • 15:19 - 15:21
    spazi condivisi,
  • 15:21 - 15:23
    sale da concerto, giardini,
  • 15:23 - 15:25
    parchi pubblici,
  • 15:25 - 15:27
    librerie, musei, centri tranquilli,
  • 15:27 - 15:30
    posti di allegria e celebrazione,
  • 15:30 - 15:33
    posti di tranquillità e contemplazione,
  • 15:33 - 15:35
    posti per la "coltivazione
  • 15:35 - 15:38
    di una cittadinanza comune"
  • 15:38 - 15:41
    per usare la deliziosa frase di Michael Sandel.
  • 15:41 - 15:45
    Un investimento -- investimento, dopo tutto, è un concetto economico talmente basilare --
  • 15:45 - 15:47
    non è né più né meno
  • 15:47 - 15:49
    che una relazione
  • 15:49 - 15:51
    tra il presente e il futuro,
  • 15:51 - 15:54
    un presente condiviso e un futuro comune.
  • 15:54 - 15:56
    Abbiamo bisogno di quella relazione per riflettere,
  • 15:56 - 15:59
    per recuperare speranza.
  • 16:00 - 16:03
    Allora fatemi tornare, con questo senso di speranza,
  • 16:03 - 16:05
    ai due miliardi di persone
  • 16:05 - 16:07
    che ancora cercano di vivere ogni giorno
  • 16:07 - 16:10
    con meno del prezzo di un latte scremato
  • 16:10 - 16:12
    al bar accanto.
  • 16:12 - 16:14
    Cosa possiamo offrire a quelle persone?
  • 16:14 - 16:16
    E' chiaro che abbiamo una responsabilità
  • 16:16 - 16:18
    nell'aiutare a farle uscire dalla povertà.
  • 16:18 - 16:20
    E' chiaro che abbiamo una responsabilità
  • 16:20 - 16:22
    nel far posto alla crescita
  • 16:22 - 16:25
    dove la crescita conta davvero in quelle poverissime nazioni.
  • 16:25 - 16:28
    Ed è anche chiaro che non otterremo mai tutto questo
  • 16:28 - 16:31
    a meno che non siamo capaci di ridefinire
  • 16:31 - 16:34
    un senso significativo di prosperità nelle nazioni più ricche,
  • 16:34 - 16:36
    una prosperità che sia più significativa
  • 16:36 - 16:38
    e meno materialistica
  • 16:38 - 16:40
    del modello basato sulla crescita.
  • 16:40 - 16:42
    Questa non è solo
  • 16:42 - 16:45
    una fantasia occidentale post-materialista.
  • 16:45 - 16:48
    Difatti, un filosofo africano mi ha scritto
  • 16:48 - 16:50
    quando è stato pubblicato "Prosperità senza crescita",
  • 16:50 - 16:52
    segnalando le similitudini
  • 16:52 - 16:54
    tra questa visione della prosperità
  • 16:54 - 16:57
    e il concetto africano tradizionale di ubuntu.
  • 16:57 - 17:00
    Ubuntu significa, "io sono
  • 17:00 - 17:02
    perché noi siamo."
  • 17:02 - 17:05
    La prosperità è uno sforzo condiviso.
  • 17:05 - 17:07
    Le sue radici sono lunghe e profonde.
  • 17:07 - 17:09
    I suoi fondamenti, ho cercato di mostrarlo,
  • 17:09 - 17:12
    esistono già, dentro ciascuno di noi.
  • 17:12 - 17:14
    Non si tratta quindi
  • 17:14 - 17:16
    di ostacolare la via dello sviluppo.
  • 17:16 - 17:18
    Non si tratta
  • 17:18 - 17:20
    di rovesciare il capitalismo.
  • 17:20 - 17:22
    Non si tratta
  • 17:22 - 17:24
    di cercare di cambiare la natura umana.
  • 17:24 - 17:26
    Quel che c'è da fare
  • 17:26 - 17:28
    è di intraprendere pochi semplici passi
  • 17:28 - 17:31
    verso un'economia adatta allo scopo.
  • 17:31 - 17:34
    E al cuore di quell'economia,
  • 17:34 - 17:36
    mettiamo una visione più credibile,
  • 17:36 - 17:38
    più robusta,
  • 17:38 - 17:41
    e più realistica
  • 17:41 - 17:44
    di cosa significa essere umani.
  • 17:44 - 17:46
    Grazie mille.
  • 17:46 - 17:55
    (Applausi)
  • 17:55 - 17:58
    Chris Anderson: Mentre tolgono il pulpito, solo una domanda veloce.
  • 17:58 - 18:01
    Prima di tutto, non ci si aspetta dagli economisti che siano capaci di ispirare,
  • 18:01 - 18:03
    ma avresti bisogno di lavorare un po' sull'enfasi.
  • 18:03 - 18:05
    (Risate)
  • 18:05 - 18:07
    Riesci a immaginare i politici che ci stanno?
  • 18:07 - 18:09
    Intendo, riesci a immaginare
  • 18:09 - 18:12
    un politico in Gran Bretagna che si alza e dice:
  • 18:12 - 18:15
    "Il PIL è sceso del due percento quest'anno. E' una buona notizia!
  • 18:15 - 18:17
    Siamo realmente tutti più felici, e il nostro paese è più bello,
  • 18:17 - 18:19
    e le nostre vite sono migliori."
  • 18:19 - 18:21
    Tim Jackson: Ecco, non è esattamente la cosa da fare.
  • 18:21 - 18:23
    Non si fa notizia di cose che cascano a pezzi.
  • 18:23 - 18:26
    Si fa notizia da cose che dicono che stiamo prosperando.
  • 18:26 - 18:28
    Se mi immagino dei politici che lo fanno?
  • 18:28 - 18:30
    In realtà, ne sto già vedendo una piccola parte.
  • 18:30 - 18:33
    Quando ho cominciato questo tipo di lavoro,
  • 18:33 - 18:35
    i politici si alzavano, il portavoce del Tesoro si alzava,
  • 18:35 - 18:38
    e ci accusava di voler tornare indietro e vivere nelle caverne.
  • 18:38 - 18:40
    Effettivamente nel corso
  • 18:40 - 18:42
    dei 18 anni trascorsi durante i quali ho lavorato --
  • 18:42 - 18:44
    in parte a causa della crisi finanziaria
  • 18:44 - 18:47
    e con un po' di umiltà nella professione dell'economia --
  • 18:47 - 18:50
    le persone si stanno impegnando in questo tema
  • 18:50 - 18:52
    in tutti i paesi del mondo.
  • 18:52 - 18:55
    CA: Ma sono principalmente i politici che dovranno unire le loro azioni;
  • 18:55 - 18:58
    o dovrà invece essere di più un compito della società civile e delle imprese?
  • 18:58 - 19:01
    TJ: Devono essere le imprese. Deve essere la società civile.
  • 19:01 - 19:04
    Ma deve avere una leadership politica.
  • 19:04 - 19:06
    Questo è un tipo di agenda,
  • 19:06 - 19:08
    nella quale in realtà è come se gli stessi politici
  • 19:08 - 19:10
    fossero intrappolati nel dilemma,
  • 19:10 - 19:12
    perché sono ancorati essi stessi al modello di crescita.
  • 19:12 - 19:14
    Ma effettivamente aprendosi
  • 19:14 - 19:16
    a pensare a differenti modi di governare,
  • 19:16 - 19:18
    a differenti tipi di politica,
  • 19:18 - 19:20
    e creando lo spazio
  • 19:20 - 19:22
    per la società civile e per le imprese per agire in modo diverso --
  • 19:22 - 19:24
    assolutamente vitale.
  • 19:24 - 19:26
    CA: E se qualcuno ti convincesse
  • 19:26 - 19:28
    che ce la faremo -- quanto era? --
  • 19:28 - 19:30
    il miglioramento di 130 volte dell'efficienza,
  • 19:30 - 19:32
    della riduzione dell'impronta ecologica,
  • 19:32 - 19:35
    ti piacerebbe allora quell'immagine della crescita economica
  • 19:35 - 19:37
    basata su beni più intrisi di conoscenza?
  • 19:37 - 19:39
    TJ: Vorrei comunque sapere che lo si può fare
  • 19:39 - 19:41
    e andare sotto zero entro la fine del secolo,
  • 19:41 - 19:43
    in termini di sottrazione di carbonio dall'atmosfera,
  • 19:43 - 19:45
    e risolvere il problema della biodiversità
  • 19:45 - 19:47
    e ridurre l'impatto sull'uso del suolo
  • 19:47 - 19:50
    e fare qualcosa a proposito dell'erosione superficiale e la qualità dell'acqua.
  • 19:50 - 19:52
    Se riesci a convincermi che possiamo fare tutto questo,
  • 19:52 - 19:55
    allora, sì, mi prenderei anche il due percento.
  • 19:56 - 19:59
    CA: Tim, grazie per questo discorso importante. Grazie.
  • 19:59 - 20:02
    (Applausi)
Title:
Il test di realtà sull'economia di Tim Jackson
Speaker:
Tim Jackson
Description:

Nel momento in cui il mondo si confronta con la recessione, il cambiamento climatico, la diseguaglianza e altro ancora, Tim Jackson piazza una sfida pungente a principi economici consolidati, spiegando come potremmo smetterla di alimentare le crisi e cominciare a investire nel nostro futuro.

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English
Team:
closed TED
Project:
TEDTalks
Duration:
20:02
Paolo Santinello added a translation

Italian subtitles

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