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WIPO Keynote

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    Voglio iniziare con una citazione di Jessica Litman.
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    Nel 1994, in un articolo intitolato
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    "The Exclusive Right to Read" (il diritto esclusivo di leggere)
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    Jessica scrisse: "All'inizio del secolo,
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    La legge sul diritto d'autore US era tecnica, incoerente
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    e difficile da capire.
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    Però non riguardava molta gente né molte cose."
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    "Per chi era autore o editore di libri
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    mappe, statistiche, dipinti, sculture, fotografie o partizioni,
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    un drammaturgo o un regista, o un tipografo
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    la legge sul diritto d'autore si applicava al proprio lavoro."
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    "Tuttavia i librai, gli editori di rotoli per pianole e di fonogrammi, i produttori di film,
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    i musicisti, studiosi, parlamentari e cittadini ordinari
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    potevano fare il loro mestiere senza mai imbattersi
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    in un problema di diritto d'autore."
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    90 anni dopo, la legge US sul copyright è diventata ancora più tecnica, incoerente e difficile da capire;
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    cosa più importante: riguarda tutti e tutto."
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    "La tecnologia, senza preoccuparsi della legge, ha sviluppato modalità
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    che inseriscono molteplici atti di riproduzione e trasmissione
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    - avvenimenti potenzialmente perseguibili sotto la regolamentazione del © - in banali transazioni quotidiane.
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    "La maggior parte di noi non può più passare una singola ora senza scontrarsi con la legge sul ©."
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    Nel 1906, quest'uomo, John Philip Souza, si recò in questo posto, il Congresso US
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    per parlare di questa tecnologia, che chiamava le "macchine parlanti".
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    Souza non era un fan delle macchine parlanti.
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    Ecco cosa aveva da dire: "Queste macchine parlanti stanno per rovinare
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    lo sviluppo artistico della musica in questo paese.
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    Quando ero ragazzo ... davanti ad ogni casa, le sere d'estate
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    trovavi giovani che si radunavano a cantare le ultime canzoni o quelle antiche.
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    Oggi, senti queste macchine infernali funzionare notte e giorno.
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    Non ci rimarrà una singola corda vocale", Souza disse,
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    "Le corde vocali verranno eliminate da un processo evolutivo,
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    come fu eliminata la coda dell'uomo quando discese dalla scimmia."
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    Questa è l'immagine sulla quale vi chiedo di concentrarvi, l'immagine dei giovani radunati
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    a cantare le ultime canzoni o quelle antiche.
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    È un'immagine della cultura. La potremmo chiamare, usando la terminologia informatica moderna,
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    una specie di cultura leggi-scrivi.
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    È una cultura dove la gente partecipa nella creazione e nella ri-creazione della propria cultura.
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    In quel senso, è una cultura leggi-scrivi. E Souza temeva che perdessimo la capacità
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    di partecipare a questa creatività leggi-scrivi a causa di queste "macchine infernali".
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    L'avrebbero tolta, spostata, e invece di essa, avremmo avuto il contrario
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    della creatività leggi-scrivi, ciò che potremmo chiamare, utilizzando la terminologia informatica moderna,
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    una specie di cultura di sola lettura.
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    Una cultura dove la creatività viene consumata, ma il consumatore non è un creatore.
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    Una cultura che, in questo senso, è top-down,
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    dove le corde vocali di milioni di persone ordinarie sono andate perse.
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    Se esaminate la cultura del 900
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    almeno in quel che chiamiamo "il mondo sviluppato",
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    è difficile non concludere che John Philip Souza aveva ragione.
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    Mai prima, nella storia della cultura umana,
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    la sua produzione era stata così concentrata
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    Mai prima era stata così tanto professionalizzata.
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    Mai prima la creatività dei creatori ordinari era stata così effettivamente spostata
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    e spostata, come Souza disse, a causa di queste "macchine infernali".
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    Una tecnologia di telediffusione e di dischi vinile
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    ha prodotto questa cultura passiva di consumo.
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    Questa tecnologia ha consentito un consumo efficiente
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    - ciò che potremmo chiedere "lettura" - ma è inefficace almeno in quel che chiameremmo
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    la produzione dilettante - quel che voglio chiamare "scrittura".
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    Era una grande cultura per ascoltare, ma una tecnologia meno grande per parlare;
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    una grande tecnologia per scrivere, ma non una grande tecnologia per la creazione democratica.
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    Il 900 è stato quel secolo unico nella storia della cultura umana
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    in cui la cultura era diventata "in sola lettura",
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    in un contesto di creatività leggi/scrivi che risale agli inizi della cultura umana.
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    Bene, questa era l'introduzione all'argomento che voglio difendere qui oggi.
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    E quell'argomento invoca un'idea di cui il mio amico e collega Jamie Boyle
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    parla da più di dieci anni.
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    L'idea è che riconosciamo per prima che la creatività avviene in un'ecologia.
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    Un'ecologia, un ambiente che determina le condizioni di scambio.
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    2° punto: queste ecologie si differenziano in modo importante.
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    Ci sono diverse ecologie della creatività.
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    Alcune sono incentrate sul denaro
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    Altre non sono incentrate sul denaro.
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    E alcune abbinano il denaro e pratiche che non dipendono centralmente dal denaro
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    Sono ecologie diverse della creatività.
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    Pensate alle ecologie professionali della creatività,
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    ecologie per le quali i Beatles, o Dylan o John Philip Souza hanno creato.
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    Per queste ecologie, il controllo della creatività è importante
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    per assicurare il compenso necessario all'artista
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    per creare gli incentivi affinché quell'artista crei.
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    Queste ecologie professionali dipendono da
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    un sistema efficace ed efficiente di copyright.
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    Ma in quella che potremmo chiamare un'ecologia dilettante della creatività
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    e non intendo "dilettantesca", invece intendo un'ecologia
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    dove il creatore crea per l'amore della creatività
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    e non per il denaro. In quel tipo di ecologia,
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    un'ecologia che vive in quella che potremmo chiamare, seguendo Yochai Benkler,
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    l'economia della condivisione. È l'economia in cui vivono i bambini
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    o gli amici, o gli amanti -
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    in quei tipi di economia, per quelli -
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    la gente non utilizza il denaro per esprimere il valore
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    e per definire la condizioni del loro scambio.
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    Infatti se si introducesse il denaro in quelle economie della condivisione,
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    se ne cambierebbe radicalmente la natura.
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    Immaginate amici che invitassero l'altro a pranzo la settimana successiva
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    e la risposta fosse: "Certo - d'accordo per 50 dollari?"
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    O immaginate mollare soldi nel mezzo di questo tipo di relazione
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    la trasformeremmo in qualcosa di molto diverso.
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    Occorre riconoscere che la creatività, in molti contesti,
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    nel contesto che Souza romanticizzava,
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    è una creatività che esiste all'infuori di un'economia monetaria.
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    In questo senso, questa ecologia dilettante non dipende dal controllo
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    e dal copyright, bensì dipende dalla possibilità di un uso libero e della condivisione.
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    Infine, pensate all'ecologia scientifica
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    della creatività, dello scienziato, o del docente, o dello studioso.
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    Ecco un quadro molto interessante, questo studioso cinquecentesco
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    notate la sua espressione colpevole. E guardate in basso
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    cosa sta facendo esattamente: sta copiando da quel libro.
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    È soltanto un pirata dai tempi remoti, questo studioso qua, vero?
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    Perché ovviamente, lo studio avanzato è ed è sempre stato questa attività
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    di creare in un'economia mista di gratuito e di remunerato.
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    Qui i creatori provano amore per la loro creatività,
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    un amore che oltrepassa quanto vengono pagati.
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    Ma è quell'economia che definisce l'ecologia mista della conoscenza scientifica.
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    Questa ecologia non dipende dal controllo esclusivo, bensì
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    dall'uso libero e giusto (free and fair use) del lavoro creativo sul quale nuove opere vengono elaborate
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    poi diffuse. La chiave qui è di riconoscere che queste ecologie
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    coesistono e si completano l'una l'altra.
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    E qui sta il punto cruciale: un sistema di copyright deve sostenere
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    ciascuna di queste ecologie separate. Non basta che ne sostenga una
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    e distrugga le altre. Deve sostenere ognuna di esse, deve
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    sostenere l'ecologia professionale della creatività,
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    tramite incentivi adeguati e sufficienti.
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    Però deve anche sostenere le ecologie dilettanti e scientifiche della creatività
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    tramite le libertà essenziali dalle quali esse dipendono.
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    O di nuovo, in modo più grafico, il copyright deve fare due cose, non soltanto una.
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    Deve fornire gli incentivi necessari ai professionisti
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    proteggendo le libertà necessarie alle creazioni dilettanti e scientifiche.
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    Queste ecologie mutano. Le tecnologie le fanno mutare,
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    le tecnologie di diffusione e del vinile le hanno cambiate
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    nel modo che Souza temeva. I governi le cambiano.
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    Pensate al rapporto del governo cinese
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    con il patrimonio culturale tibetano.
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    L'economia le cambia. Nel Settecento l'opera lirica regnava
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    e i cantanti erano trovatori. Nel Novecento l'economia ha incoronato
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    i trovatori, e l'opera lirica è stata sempre meno frequentata.
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    Queste ecologie mutano, e in modo interessante e ovvio l'internet
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    le ha cambiato drammaticamente, ha cambiato le ecologie
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    professionali della creatività tramite tecnologie come Napster
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    o Apple con la sua bottega musicale iTunes, producendo mercati
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    radicalmente nuovi. e una crescita radicale della diversità di culture accessibile.
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    la possibilità di comprare e consumare cultura prodotta
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    ovunque e in qualsiasi forma è l'opportunità che questa cultura digitale
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    ha prodotto per questa forma di creatività.
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    Nel contesto scientifico, vi è stato un cambiamento epocale
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    nel modo di produzione e di condivisione del sapere scientifico
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    grazie a listserv straordinari che facilitano la diffusione immediata
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    del sapere in certi campi, e a pubblicazioni libere
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    come la Public library of science che garantisce per sempre l'accesso libero
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    ai lavori preliminari, e a una diffusione crescente persino
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    di strutture blog che producono una possibilità radicalmente nuova
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    di diffondere ampiamente queste idee. E nella cultura dilettante,
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    c'è stata un'esplosione, tramite piattaforme come YouTube,
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    di ciò che chiamerei una specie di cultura "call and response" (chiama e rispondi)
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    che ha ridato vita alla cultura read/write (leggi/scrivi).
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    Voglio mostrarvene alcuni esempi,
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    per chiarire quel che intendo dire:
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    Tutti conoscono questo -
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    (musica) brano di Pachelbel, il canone in re?
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    Un adolescente, seduto nella sua camera, ne ha fatto un remix.
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    (musica del remix)
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    79 milioni di persone hanno guardato questo remix
  • 12:38 - 12:42
    e - cosa che per me è più importante, mentre 79 milioni di persono lo hanno guardato,
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    più di 2600 persone lo hanno reinterpretato, così,
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    scrivendo la propria versione per farla vedere da altri su YouTube.
  • 12:53 - 12:56
    Altro esempio - questo video:
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    (video)
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    ha ispirato qualcuno a produrre questo video:
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    che ha poi ispirato qualcuno a produrre questo video:
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    Altro esempio ancora. Tutti dovrebbero conoscere il Brad Pack
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    un gruppo di attori che si esibivano inizialmente al Breakfast Club
  • 13:58 - 14:03
    e hanno ispirato una certa cultura,
  • 14:03 - 14:09
    una certa generazione. La canzone Listomania, prodotta dal gruppo Phoenix,
  • 14:09 - 14:14
    è diventata una specie di icona culturale per una generazione.
  • 14:14 - 14:17
    Qualcuno ha deciso di prendere il video
  • 14:17 - 14:23
    del Breakfast Club e di usarlo per fare un remix video
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    per Listomania. Ecco il risultato:
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    Vedete che qui sono stati soltanto modificati i movimenti, sincronizzandoli con la musica
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    Poi qualcuno ha pensato di dover creare (una variazione?) proprio di questo. Così
  • 14:57 - 15:00
    Brooklyn ha deciso di iniziare,
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    E naturalmente, per non essere di resto, San Francisco decise di fare la stessa cosa
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    E ci sono ventine di queste variazioni su YouTube, da città in tutto il mondo (?)
  • 16:06 - 16:11
    create da gente che reinterpretano le stesse partiture originali e e crea
  • 16:11 - 16:16
    la propria versione in questa ecologia dilettante della creatività,
  • 16:16 - 16:20
    che condivide, ispirando altri a creare (...)
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    È questo che intendo con "remix". Però quel che vorrei che voi riconosciate
  • 16:23 - 16:27
    è che è la stessa cosa che Souza evocava con nostalgia romantica
  • 16:27 - 16:31
    quando parlava dei giovani che si radunavano a cantare le canzoni
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    moderne e antiche. Ma oggi, questo radunarsi
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    non avviene più nei cortili, bensì tramite questa piattaforma digitale gratuita
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    che incoraggia la gente di tutto il mondo a partecipare
  • 16:42 - 16:46
    a questo atto di reinterpretazione culturale e a condividerlo
  • 16:46 - 16:51
    in un'ecologia che non si basa sui soldi, ma è un'ecologia
  • 16:51 - 16:54
    che si basa invece su questa attività di condivisione.
  • 16:55 - 16:57
    L'internet ha cambiato queste 3 ecologie della creatività.
  • 16:57 - 17:02
    Ma la questione cui questa organizzazione si deve confrontare è:
  • 17:02 - 17:07
    "Il copyright ha seguito il cambiamento in queste ecologie?
  • 17:07 - 17:11
    Ha seguito i cambiamenti mentre influenzavano
  • 17:11 - 17:16
    queste 3 ecologie?" Secondo me, la risposta a questa domanda è
  • 17:16 - 17:18
    molto semplice: No.
  • 17:18 - 17:24
    Il copyright ha fallito. Ha fallito nel garantire incentivi adeguati
  • 17:24 - 17:28
    nella cultura professionale, e ha fallito nel proteggere
  • 17:28 - 17:33
    le libertà necessarie nella cultura dilettante, critica o scientifica.
  • 17:33 - 17:38
    Ha fallito in tutti e due i suoi scopi e il suo fallimento non è
  • 17:38 - 17:45
    un incidente. Il suo fallimento è un'implicazione dell'architettura
  • 17:45 - 17:47
    del copyright quale ci è stato tramandato.
  • 17:47 - 17:52
    Questa architettura non ha senso nel contesto di un ambiente digitale.
  • 17:52 - 17:57
    L'architettura che provoca l'applicazione della legge sul diritto d'autore
  • 17:57 - 18:00
    quando viene prodotta una copia non ha senso in un ambiente
  • 18:00 - 18:07
    numerico: Regolamenta troppo, e in modo troppo scadente.
  • 18:07 - 18:10
    Pensate all'esempio semplice di un libro nello spazio fisico.
  • 18:10 - 18:13
    Se questi sono tutti gli usi di un libro nello spazio fisico,
  • 18:13 - 18:17
    un insieme importante di questi usi non sono tecnicamente regolamentati
  • 18:17 - 18:20
    dalla legge sul diritto d'autore nello spazio fisico.
  • 18:20 - 18:22
    Leggere un libro non è un "fai use" del libro,
  • 18:22 - 18:26
    è un uso libero del libro, perché leggere un libro non produce una copia
  • 18:26 - 18:29
    Regalare un libro a qualcuno non è un "fai use" del libro,
  • 18:29 - 18:32
    è un uso libero del libro, perché regalare un libro a qualcuno non produce una copia
  • 18:32 - 18:35
    Vendere un libro è specificamente rimosso dall'applicazione della legge sul diritto d'autore
  • 18:35 - 18:38
    in molte giurisdizioni, inclusi gli Stati Uniti,
  • 18:38 - 18:40
    è un uso libero del libro, perché vendere un libro non produce una copia
  • 18:40 - 18:43
    Nessuna giurisdizione al mondo regolamenta l'atto di dormire su un libro
  • 18:43 - 18:45
    perché dormire su un libro non produce una copia
  • 18:45 - 18:52
    Questi atti non regolamentati sono bilanciati da un insieme di atti regolamentatati necessari
  • 18:52 - 18:56
    per creare incentivi adatti per la creazione di grandi opere nuove.
  • 18:56 - 19:00
    Poi nella tradizione americana, vi è un sottile strato di eccezioni,
  • 19:00 - 19:03
    atti che altrimenti sarebbero regolamentati dalla legge
  • 19:03 - 19:06
    ma che secondo la legge devono rimanere liberi
  • 19:06 - 19:09
    affinché la cultura possa costruire sulla base di queste opere creative
  • 19:09 - 19:12
    senza essere ostacolata dalla legge. Entra in scena l'internet,
  • 19:12 - 19:16
    dove - poiché è una piattaforma digitale - ogni singolo uso
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    produce una copia. E passiamo da questo equilibrio tra usi regolamentati e non,
  • 19:22 - 19:27
    e "fair uses", alla presunzione di regolamentazione di ogni singolo uso,
  • 19:27 - 19:30
    soltanto perché la piattaforma tramite cui accediamo
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    alla nostra cultura è cambiata. È la conseguenza
  • 19:33 - 19:40
    di un'architettura, dell'architettura della legge sul diritto d'autore e delle tecnologie digitali.
  • 19:40 - 19:42
    È questa architettura che ha causato quel che Jessica descriveva
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    quando diceva "un mondo dove non possiamo passare nemmeno un'ora
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    senza scontrarci con la legge sul diritto d'autore", e lo scontro no è un problema
  • 19:51 - 19:56
    di una data generazione che non riesce ad imparare a rispettare le regole,
  • 19:56 - 20:01
    è un problema della struttura di questo sistema di regolamentazione.
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    A 15 anni di questa rivoluzione, mentre stiamo facendo la guerra
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    - beh, negli US abbiamo fatto molte guerre, però la guerra particolare qui a
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    la guerra del copyright - contro le implicazioni di questa nuova tecnologia,
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    una guerra che il mio amico, il fu Jack Valenti, ex-capo della
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    Motion Pictures Association of America descriveva come
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    la sua propria "guerra al terrorismo", dove pare che i terroristi in questa guerra
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    siano i nostri figli, dopo 15 anni di questa guerra al terrorismo, dobbiamo alla fine riconoscere
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    il fallimento non dei nostri bambini, bensì di questa architettura.
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    E dobbiamo sistemarla. Come faremo?
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    Attraverso l'Atlantico per venire all'OMPI e dire che
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    l'OMPI deve dirigere questa riforma. E questa riforma ha due
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    componenti: a breve e a lungo termine. A breve termine,
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    l'OMPI dovrebbe incoraggiare attivamente sistemi di licenze volontarie
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    che creano un equilibrio migliore tra le ecologie tradizionali
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    della produzione culturale nell'ambito professionale
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    e le ecologie dilettante e scientifica della creatività
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    che ho identificato. Era questo l'obiettivo del progetto
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    che ho contribuito a fondare, il progetto Creative Commons,
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    che mirava a concepire un modo semplice in cui autori ed aventi diritti
  • 21:41 - 21:45
    potessero contrassegnare i loro contenuti con le libertà che desideravano assegnare ad esse.
  • 21:45 - 21:50
    Perciò anziché l'automatico Tutti diritti riservati, questo era un modello Alcuni diritti riservati
  • 21:50 - 21:53
    dove il titolare del copyright si riservava certi diritti
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    e ne conferiva altri al pubblico. Ottenete questa licenza
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    andando sul nostro sito, o su numerosi siti che l'hanno implementata
  • 22:01 - 22:06
    indipendentemente, e selezionando gli usi o le libertà che vorreste autorizzare.
  • 22:06 - 22:09
    Vorreste permettere ad altri di fare un uso commerciali della vostra opera?
  • 22:09 - 22:12
    Volete permettere ad altri di farvi modifiche, e se ne fanno,
  • 22:12 - 22:16
    volete imporre che pubblichino la loro opera modificata
  • 22:16 - 22:19
    sotto una licenza simile, quel che chiamiamo "condividere allo stesso modo".
  • 22:19 - 22:23
    Queste scelte producono una licenza. `E la cosa che da riconoscere è
  • 22:23 - 22:28
    il modo in cui queste licenze diverse sostengono queste ecologie diverse
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    in modi diversi. Così, la licenza più semplice e più libera, di sola attribuzione,
  • 22:33 - 22:37
    sostiene ciascuna di queste ecologie, perché produce risorse libere
  • 22:37 - 22:40
    che queste ecologie possono sfruttare per fare qualsiasi cosa
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    ogni persona in queste ecologie vuole. La licenza "non commerciale"
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    sostiene l'ecologia dilettante della creatività,
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    permettendo alle persone di sapere che la propria opera verrà usata da altri
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    secondo le regole della condivisione, e non secondo quelle della compravendita.
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    In quell'ambito non commerciale abbiamo aggiunto quel che chiamiamo un "CC+ protocol"
  • 23:04 - 23:10
    che offre l'opzione di munire, con un clic, di una licenza per scopi commerciali
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    un'opera rilasciata al mondo sotto condizioni non commerciale.
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    Così, potete rilasciare una fotografia permettendo alla gente di utilizzarla e di condividerla
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    in modo non commerciale, però avere un modo semplice e senza costi di transazione
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    di indicare un link a un'ente licenziante che potrebbe licenziare la stessa opera
  • 23:27 - 23:32
    per scopi commerciali. La licenza "condividere allo stesso modo" è proiettata per facilitare
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    la collaborazione nella cultura sia professionale sia dilettante.
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    Per questa ci siamo ispirati al sistema operativo GNU-Linux
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    che è licenziato sotto una licenza copyleft simile
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    che autorizza sviluppi sia commerciali sia non commerciali
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    e abbiamo esteso questo alla cultura. Poi proprio quest'anno, abbiamo rilasciato
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    un insieme di protocolli per facilitare l'indicazione che un'opera è nel pubblico dominio
  • 23:56 - 24:01
    o per rinunciare a diritti che potrebbero esistere altrimenti, affinché l'opera possa sostenere
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    ciascuna di queste ecologie diverse in modi diversi.
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    Lo scorso anno è stato tra i più importanti nella storia di questa organizzazione.
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    Al Jazeera ha annunciato che un immenso archivio di materiali video
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    sui conflitti nel Medio Oriente sarebbe reso disponibile sotto
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    una licenza "solo attribuzione". Significa che potete prendere le registrazioni video grezze
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    e utilizzarle in un film, trasmetterla in TV, o in applicazioni commerciali,
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    a patto che attribuiate semplicemente la fonte ad Al Jazeera.
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    La Casa Bianca ha rilasciato i suoi contenuti sotto una licenza Creative Commons,
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    Wikipedia ha adottato le licenze Creative Commons
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    come infrastruttura di tutti i suoi materiali sotto licenza.
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    Perciò l'anno scorso abbiamo visto la più grande crescita di Creative Commons
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    sin dal suo inizio: le licenze contrassegnano ora almeno 350 milioni di oggetti online.
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    Secondo me, organizzazioni come l'OMPI, e l'OMPI in particolare
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    devono adottare questa architettura: non soltanto Creative Commons,
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    bensì ciascuna di queste architetture che importano e asseriscono il valore della
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    licenza sul copyright. Certo, il Creative Commons non è
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    un'alternativa al copyright, esso si basa sul copyright.
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    E' una licenza semplice, valida e tradizionale il cui fine primario era quello
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    di supportare queste ecologie di creatività.
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    Ma nel sostenerle, sostiene anche gli incroci
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    con le ecologie professionali della creatività. E queste licenze
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    sono valide e possono essere imposte, come abbiamo scoperto la settimana scorsa in un tribunale belga,
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    che ha attribuito a questo gruppo un risarcimento di € 4500 perché la loro
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    opera era stata utilizzata in un modo incompatibile con la licenza Creative Commons
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    sotto la quale era stata rilasciata. Quindi la licenza protegge gli autori e garantisce che le loro opere
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    vengano utilizzate come loro intendevano, e mantiene il meccanismo di imposizione del copyright
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    aperto per quelli che violano o vanno oltre queste condizioni.
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    Secondo me, questi sistemi volontari non bastano.
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    Oltre ad essi, ci occorrono cambiamenti
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    nella legge, ed è questo il necessario cambiamento a lungo termine.
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    Di nuovo, secondo me, l'OMPI deve dirigere questo cambiamento a lungo termine.
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    E sostengo molto fortemente il suggerimento fatto
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    dal Direttore Generale, cioè che nel contesto di questo esame a lungo termine
  • 26:32 - 26:36
    L'OMPI dovrebbe supportare qualcosa come la commissione Blue Sky,
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    un gruppo che ha la libertà di individuare quale architettura di copyright ha senso
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    nell'era digitale, liberata dall'attuale impostazione di copyright
  • 26:47 - 26:52
    che abbiamo ereditato dalla fase analoga della cultura.
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    Secondo me, le conclusioni di tale commissione offriranno raccomandazioni
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    per gli elementi di qualsiasi sistema di copyright: stipuleranno che il sistema debba essere semplice.
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    Se il copyright regolamenterà i 15enni, deve essere qualcosa che i 15enni
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    possano capire. Attualmente, non lo capiscono. Veramente nessuno capisce l'intera estensione o la complessità del diritto d'autore (della legge sul copyright).
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    Lo studio intensamente da 15 anni e faccio tuttora errori fondamentali e ovvi.
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    Il copyright va rifatto per renderlo semplice. E può essere rifatto
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    per renderlo semplice, se questo fosse un obiettivo della riforma.
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    Numero 2: deve essere efficiente. Il copyright è un sistema di proprietà,
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    Ma è anche il sistema piu' inappropriato esistente.
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    Il concetto più semplice dei sistemi di proprietà è sapere chi possiede cosa.
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    Nel sistema attuale non possiamo sapere chi possiede cosa
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    perché il sistema è stato elaborato per rinunciare all'infrastruttura necessaria
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    per sapere chi possiede cosa. Il solo rimedio a questo problema è di procedere verso
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    una versione moderna delle formalità, non al momento della creazione,
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    ma almeno per mantenere i diritti sotto copyright. E in questo, sono felice di
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    riconoscere che la RIAA ed io concordiamo sull'importanza delle formalità in un'architettura digitale
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    per il copyright nel 21o secolo. La RIAA ha espressamente sostenuto l'idea
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    di considerare le formalità come un modo di garantire l'efficienza del copyright
  • 28:27 - 28:29
    e secondo me, questo suggerimento è assolutamente corretto.
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    Numero 3: la legge deve essere mirata. Questo significa che deve regolamentare selettivamente.
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    Se pensiamo alla differenza tra prendere copie intere dell'opera di un terzo,
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    e fare un remix di quell'opera, e alla differenza tra gli ambiti professionale e dilettante
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    Scusatemi, sono un universitario, quindi non posso fare a meno di pensare in matrici come questa,
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    abbiamo una matrice del genere. Attualmente, il copyright pretende di regolamentare tutti
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    gli ambiti. Ma questa presunzione non fa senso. Certo, il copyright deve regolamentare
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    efficacemente ed efficientemente, per impedire che i professionisti piratino copie delle opere
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    sotto copyright di altri. Questo va regolamentato come campo centrale
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    della regolamentazione del copyright. Però altrettanto evidentemente, i remix di opere altrui fati da dilettanti
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    dovrebbero essere liberi dalla regolamentazione del copyright: non "fair use" (uso ragionevole), bensì "free use" (uso libero).
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    Il presupposto dovrebbe essere che tale uso è fuori dall'applicazione del copyright,
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    e questo presupposto dovrebbe guidare e incoraggiare questa costruzione dilettante in base al
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    nostro passato culturale. Poi nel mezzo ci sono casi che sono più ibridi e complicati,
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    per i quali la legge deve attentamente individuare su come assicurare che gli incentivi siano protetti,
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    garantendo, in contempo, le libertà. Però lo scopo di questo modello è di comprendere
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    che l'obbiettivo deve essere di deregolamentare un ambito significativo della cultura
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    relativa all'architettura attuale del copyright, e di concentrare la regolamentazione laddove può avere un effetto positivo.
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    Numero 4: la legge deve essere efficace, deve funzionare realmente,
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    ossia, fare in modo che gli artisti vengano pagati. E come ve lo dirà qualsiasi artista, il sistema attuale di copyright
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    non lo fa molto bene.
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    Infine, numero 5: deve essere realistico quanto alla capacità della legge
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    di regolamentare il comportamento umano. Se pensate al problema della condivisione P2P
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    di file a livello internazionale, a quel che la gente descrive come pirateria,
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    dopo un decennio di questa guerra, una guerra totalmente fallita,
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    il cui obiettivo era l'eliminazione della "pirateria" del copyright,
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    so che la risposta di alcuni a una guerra totalmente fallita, forse
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    di alcuni nella mia parte del mondo, è di continuare una guerra ancora più efficace
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    contro il nemico, di alzare la posta in gioco, di punire con maggior vigore
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    per vincere la guerra. Suggerisco di adottare la strategia opposta,
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    di trovare un modo di concordare la pace e di adottare proposte
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    dove le licenze obbligatorie sono licenze collettive volontarie
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    che raggiungono gli obiettivi del copyright di pagare gli artisti
  • 31:13 - 31:19
    senza le conseguenze insufficienti del regime attuale.
  • 31:19 - 31:26
    Dovremmo riconoscere che se avessimo impostato questi sistemi dieci anni fa,
  • 31:26 - 31:31
    quando furono suggeriti inizialmente da persone che proponevano di modificare il regime esistente
  • 31:31 - 31:35
    durante questi ultimi dieci anni gli artisti avrebbero ricevuto più denaro
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    di quanto ne hanno ricevuto sotto il sistema attuale, perché nel sistema attuale, la condivisione di file via P2P
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    non ricompensa nessuno, salvo gli avvocati che intentano processi per mettere fine alla condivisione di file via P2P.
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    Le ditte avrebbero visto una maggiore concorrenza, poiché più persone sarebbero state incoraggiate a partecipare
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    ad un comportamento costruito su questo tipo di uso creativo, perché le regole sarebbero state più chiare.
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    Però per me, come padre di tre bambini piccoli, l'aspetto più importante
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    è che non avremmo avuto una generazione di delinquenti che sono cresciuti
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    sentendosi dire da noi che sono delinquenti e interiorizzando l'idea
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    che sono delinquenti, e vivendo la loro vita secondo questa idea interiorizzata.
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    Lo scopo di questa commissione Cielo Azzurro sarà di iniziare un processo di almeni 5 anni
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    per preparare quel che potremmo considerare come Berna 2, oppure vi incoraggerei a venire a Boston
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    e a farlo in Boston come Boston 1, ma potrebbero cominciare a pensare a un sistema
  • 32:27 - 32:33
    che potesse funzionare nel contesto di questa cultura digitale. Permettetemi di concludere con un'ultima
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    riflessione. Una volta sono stato invitato a partecipare a un evento
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    alla Association of the Bar della città di New York. Bill Patry, che mi pare parlerà
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    dopo, era a quell'evento assieme a me. La sala per quell'evento era questa bellissima sala
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    con questi tendaggi di velluto rosso e questo tappeto rosso. E presenziavano tante persone
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    molto diverse, da artisti e creatori ad almeno alcuni giuristi
  • 32:59 - 33:08
    tutti desiderosi di sapere come il sistema del fair use (uso ragionevole) potesse sostenere la propria forma di creatività digitale.
  • 33:08 - 33:15
    Nel diritto americano, il fair use ha 4 componenti, quindi gli organizzatori dell'evento
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    avevano deciso di chiedere a 4 giuristi di parlare per 15 minuti su ciascuno di questi 4 elementi.
  • 33:20 - 33:25
    E la teoria era che dopo un'ora, il pubblico avrebbe capito la legge del fair use
  • 33:25 - 33:30
    e sarebbe ripartito a creare in conformità con la legge. Però mentre stavo seduto lì a guardare il pubblico
  • 33:30 - 33:35
    la reazione dopo un'ora assomigliava piuttosto a questo. E quella reazione
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    mi condusse a una specie di sogno ad occhi aperti: mentre guardavo questa sala, iniziai a chiedermi
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    cosa mi ricordava. Perché sapevo che c'era qualcosa che questa stanza mi ricordava
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    con i suoi colori e la sua teatralità. E capii che mi ricordava qualcosa che facevo un tempo
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    da ragazzo. Subito dopo il college ho viaggiato a lungo in questa parte del mondo
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    concentrandomi su questo sistema di governo. E pensavo, mentre ero seduto lì
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    a guardare quella sala, cominciai a chiedermi trasognato quando, nella storia
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    del sistema sovietico, sarebbe stato possibile convincere i membri del Politburo
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    che il sistema era fallito. Quando, nella storia? 1976 era di gran lunga troppo presto:
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    nel 1976 il sistema tirava avanti abbastanza bene. 1989 era troppo tardi: se non l'avevano capito
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    nel 1989, non l'avrebbero mai capito, no? Allora quando, tra
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    il 1976 e il 1989 avrebbero potuto capirlo? Cosa più importante:
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    cosa avreste potuto dir loro per convincerli che l'idea romantica con la quale
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    erano cresciuti era fracassata e bruciata, e che continuare con il sistema sovietico avrebbe
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    rivelato un certo tipo di pazzia? Perché mentre ascoltavo questo dibattito tra giuristi,
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    almeno quelli tra noi negli Stati Uniti che partecipano a questo dibattito,
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    giuristi che mantengono che nulla è cambiato, che le stesse regole valgono,
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    che sono i pirati ad essere i devianti - forse hanno ragione su questo - ma che sono i pirati
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    ad essere i devianti, incomincio a credere che siamo noi ad essere pazzi, qui.
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    Il sistema di copyright non potrebbe mai funzionare
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    nell'architettura digitale dell'internet. O forzerà la gente a smettere di creare, oppure
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    provocherà una rivoluzione. E secondo me, tutte e due le opzioni sono inaccettabili.
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    Noi, particolarmente in questa sede, dobbiamo riconoscere che fuori sta crescendo un movimento per l'abolizione del copyright.
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    Gente che pensano che il copyright era forse una buona idea per altri secoli
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    però non ha alcun senso nell'era moderna. Sono contro l'abolizionismo.
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    In questo, mi sento più vicino a Gorbaciov che a Ieltsin.
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    Mi sento come un vecchio comunista che cerca di preservare questo sistema
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    in un'era nuova. E faccio la guerra a questi due estremismi. Perché entrambi
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    porteranno alla distruzione del valore fondamentale del copyright.
  • 36:05 - 36:12
    Se e soltanto se, secondo me, l'OMPI dirige questo dibattito, avremo una chance
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    di evitare questi estremismi. La maggior parte della gente del mondo non tiene
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    a preservare il copyright. Perciò, un'ultima preghiera, se siete in quel campo,
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    cosa non molto verosimile se siete qui, però un'ultima preghiera: tutti, dobbiamo riconoscere
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    che non uccideremo queste tecnologie. Possiamo soltanto farne dei delitti.
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    Non impediremo ai nostri figli di essere creativi in un modo in cui io, perlomeno, non ero creativo
  • 36:37 - 36:41
    quando sono cresciuto nel secolo scorso, possiamo soltanto cacciare la loro creatività nella clandestinità.
  • 36:41 - 36:46
    Non li renderemo passivi. Possiamo soltanto farne dei pirati.
  • 36:46 - 36:52
    E la questione che ci dobbiamo porre è se questo è un bene per le società libere.
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    In America, i bambini vivono in un'era di proibizione. Tantissime attività delle loro vite sono
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    tecnicamente contro la legge, e vivono le loro vite contro la legge.
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    Ma quel modo di vivere la vita corrode e corrompe il potere della legge
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    in una democrazia. Questo ente deve portare il sistema del copyright fuori
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    da quel regime di violazioni che corrompono la legge. E dopo 15 anni, vi chiedo con urgenza
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    di almeno cominciare insieme questo processo. Grazie tante.
Title:
WIPO Keynote
Description:

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Video Language:
English
Duration:
37:40

Italian subtitles

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