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Taking Refuge in the Island within Ourselves | Dharma talk by Sr Chân Đức, 2020 12 03, Plum Village

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    Caro Thay, caro Sangha
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    nei momenti difficili e anche
    nei momenti non difficili abbiamo la
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    pratica del tornare all'isola
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    dentro di noi
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    abbiamo una canzone
    "Essere un'isola per me"
  • 2:08 - 2:15
    e la meditazione guidata
    "Essere un'isola per me"
  • 2:15 - 2:23
    Come un’isola per me
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    c’e' un’isola in me
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    Buddha e' consapevolezza
  • 2:39 - 2:45
    che fa luce sulla Via
  • 2:45 - 2:51
    Dharma e' il mio respiro
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    che protegge e gioia da', liberta'
  • 2:58 - 3:05
    Come un’isola per me
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    dove pace sempre c’e'
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    Sangha e' i cinque skandha
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    che convivono in armonia
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    Mi rifugio in me,
    io ritorno dentro me.
  • 3:36 - 3:44
    Liberta', liberta', liberta'
  • 3:44 - 3:52
    Quindi questa pratica ci e' stata
    consigliata soprattutto
  • 3:52 - 3:57
    quando siamo in difficolta',
    ma per poterlo praticare
  • 3:57 - 4:01
    quando siamo in difficolta'
    abbiamo bisogno di una formazione
  • 4:01 - 4:06
    dobbiamo allenarci quando
    non e' difficile,
  • 4:06 - 4:10
    allenarci a tornare a noi stessi
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    Tante volte il Buddha ha parlato
    del non se' e ora noi stiamo praticando
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    il tornare a noi stessi
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    Il non se' e' un'idea e anche il se' e' un'idea
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    e il non se' e' il modo di curare l'idea del se'
  • 4:38 - 4:47
    Quindi principalmente tornare a
    noi stessi significa tornare nel corpo
  • 4:47 - 4:53
    Sentire il corpo cosi'
    com'e' nel momento presente
  • 4:53 - 5:00
    Abbiamo lo strato di pelle
    all'esterno del corpo
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    Quindi in un certo senso il corpo
    ha dei limiti ma sappiamo anche
  • 5:08 - 5:13
    che il nostro corpo dipende
    anche da ogni cosa al di fuori del corpo
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    Ma in questa pratica torniamo
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    principalmente al corpo
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    L'esempio che ha dato il Buddha
  • 5:27 - 5:33
    e' l'esempio di una tartaruga
    che ha la testa e quattro zampe
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    e una coda e quando la tartaruga
    e' in un momento difficile
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    la tartaruga ritirera' le zampe,
    la testa e la coda sotto la sua corazza
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    Quindi per noi significa
    ritirare i nostri
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    occhi, le orecchie, il naso
    e tutte quelle cose che
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    percepiscono il mondo intorno
    a noi non permettendoglielo
  • 6:06 - 6:14
    di uscire, di essere dispersi intorno
    a noi, ma ritornare cosi' possiamo tornare
  • 6:14 - 6:24
    dentro di noi ed essere li' per noi stessi,
    per prendersi cura di noi stessi
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    Perche' se non siamo li'
    per prenderci cura di noi stessi
  • 6:28 - 6:37
    non possiamo davvero essere li'
    per prenderci cura dell'altra persona
  • 6:37 - 6:42
    e quando ci prendiamo cura
    di qualcuno che e' molto malato
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    sappiamo benissimo che la prima cosa
    che dobbiamo fare
  • 6:46 - 6:54
    e' tornare ed essere solidi
    e stabili in noi stessi
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    Cosi' questo esercizio ci viene insegnato
    in modo che possiamo essere solidi
  • 7:01 - 7:09
    e possiamo essere stabili
    nel momento presente.
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    Quando sentiamo il suono della campana
    torniamo a quell'isola in noi stessi,
  • 7:14 - 7:22
    diventiamo un rifugio per noi stessi.
    La mente umana ha la tendenza ad andare
  • 7:22 - 7:26
    fuori e cercare di trovare rifugio
    nelle cose intorno
  • 7:26 - 7:30
    Ma sappiamo che se non siamo stabili
  • 7:30 - 7:36
    in noi stessi, allora non possiamo
    avere un luogo di rifugio
  • 7:36 - 7:44
    Cosi' pratichiamo il ritornare
    per essere un rifugio per noi stessi,
  • 7:44 - 7:51
    per essere un'isola per me stesso,
    un rifugio per me stesso.
  • 7:51 - 7:58
    E ognuno di noi e' quell'isola,
    e' quel rifugio
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    in cinese e in vietnamita si dice che
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    il Se' e' l'isola, il se' e' il rifugio,
    e lo stesso in pali
  • 8:25 - 8:32
    Poi il Buddha ci insegna
    a renderlo piu' chiaro:
  • 8:33 - 8:43
    il Dharma e' la tua isola,
    il Dharma e' il tuo rifugio
  • 8:43 - 8:48
    Cio' significa che quando torniamo
    al nostro vero se'
  • 8:48 - 8:55
    possiamo trovare il Buddha
    in noi stessi, il Dharma in noi stessi
  • 8:55 - 9:00
    e il Sangha in noi stessi
  • 9:02 - 9:11
    Questo meraviglioso insegnamento fu dato
    ad Ananda, l'assistente del Buddha
  • 9:11 - 9:19
    Tre volte, due volte individualmente
    e una volta con il resto del Sangha
  • 9:19 - 9:26
    Il Buddha ha dato questo
    insegnamento alla fine
  • 9:26 - 9:30
    della vita del Buddha, quando il Buddha
  • 9:30 - 9:35
    aveva gia' 80 anni.
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    Forse molte persone hanno
    preso rifugio nel Buddha,
  • 9:40 - 9:44
    c'era la pratica dei tre rifugi
  • 9:44 - 9:49
    in India a quel tempo, e le persone
    quando venivano e ascoltavano
  • 9:49 - 9:55
    l'insegnamento del Buddha, praticavano:
    "Prendo rifugio nel Buddha,
  • 9:55 - 10:01
    prendo rifugio nel Dharma,
    prendo rifugio nel Sangha"
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    Forse le persone quando
    prendevano rifugio nel Buddha
  • 10:04 - 10:10
    stavano prendendo rifugio
    in un Buddha fuori di loro,
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    ma quel Buddha come ogni altra cosa
    era impermanente e non sarebbe stato li'
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    molto piu' a lungo,
    ecco perche' il Buddha ha dato
  • 10:24 - 10:27
    quell'insegnamento ad Ananda.
  • 10:29 - 10:32
    Il venerabile Ananda era
    un meraviglioso assistente del Buddha,
  • 10:32 - 10:41
    il venerabile Ananda ha dato
    tutta la sua vita,
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    tutto il suo essere
    per assistere il Buddha,
  • 10:44 - 10:48
    e quindi non ebbe tanto tempo
    per esercitarsi a tornare
  • 10:48 - 10:51
    a se stesso
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    Negli ultimi ritiri delle piogge
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    il Buddha era vivo
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    in Vaishali
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    Il Buddha si ammalo' gravemente
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    e nel sutra si dice che
    fu vicino alla morte
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    Quindi il Buddha soffriva molto
    e il suo corpo divenne estremamente debole
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    Nei momenti in cui il corpo
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    e' molto dolente e debole
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    e' facile lasciare che il corpo muoia.
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    Il Buddha sapeva che nei momenti
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    in cui era cosi' malato, poteva morire,
  • 11:57 - 12:00
    e sapendolo
  • 12:01 - 12:07
    guardando in profondita' e sapendo
    che non aveva preso congedo dal Sangha,
  • 12:07 - 12:15
    non aveva detto addio al Sangha,
    forse c'erano delle ultime istruzioni
  • 12:15 - 12:21
    di cui il Sangha aveva ancora bisogno
    e che il Buddha non avesse ancora dato
  • 12:21 - 12:28
    Quindi si dice che il Buddha dovette
    prendere una forte risoluzione,
  • 12:28 - 12:36
    una forte determinazione
    basata sulla forza vitale
  • 12:36 - 12:44
    una forte determinazione a vivere
    ancora qualche momento per poter dare
  • 12:44 - 12:51
    gli insegnamenti di cui il Sangha
  • 12:51 - 12:54
    aveva ancora bisogno.
  • 12:56 - 12:59
    Mi ricordo di una volta in cui
  • 13:00 - 13:08
    Thay, il nostro insegnante,
    era molto malato in Germania
  • 13:08 - 13:12
    e non ha potuto mangiare nulla
    per molto tempo
  • 13:12 - 13:19
    e ha detto:
    "Vivo grazie al cibo della volizione".
  • 13:19 - 13:23
    Sappiamo che il cibo della volizione
    e' il terzo tipo di cibo
  • 13:23 - 13:30
    un alimento molto importante per noi.
    Quindi quando il Buddha
  • 13:30 - 13:35
    ha preso la risoluzione di vivere
    ancora per qualche momento
  • 13:35 - 13:40
    il Buddha stava usando il cibo
    della volonta', quel cibo che arriva
  • 13:40 - 13:46
    dall'interno, quando torniamo
    all'isola del se'
  • 13:46 - 13:52
    Quel cibo non viene da fuori.
  • 13:54 - 14:01
    Se pensiamo alle cinque formazioni
    mentali particolari,
  • 14:01 - 14:09
    la prima e' chanda, l'intenzione
  • 14:09 - 14:14
    volere davvero qualcosa, e la seconda e'
  • 14:14 - 14:18
    adimoksha, che significa
  • 14:20 - 14:29
    determinazione e risoluzione.
    Sappiamo tutti che nella nostra pratica
  • 14:29 - 14:36
    sviluppiamo queste formazioni mentali,
    la formazione mentale
  • 14:36 - 14:42
    della determinazione, perche'
    quando ci avviciniamo alla pratica
  • 14:42 - 14:49
    e forse dopo molti anni abbiamo
    molte energie dell'abitudine
  • 14:49 - 14:56
    e se vogliamo davvero trasformarle
    abbiamo bisogno
  • 14:56 - 15:01
    di una forte determinazione,
    una forte risoluzione.
  • 15:01 - 15:13
    Si dice quindi che il Buddha
    prese la risoluzione,
  • 15:13 - 15:17
    sulla base della prima delle
    6 formazioni mentali universali,
  • 15:24 - 15:28
    le formazioni mentali universali
    nella tradizione Theravada,
  • 15:28 - 15:36
    che e' Jivitandriya, la forza vitale
  • 15:36 - 15:43
    che e' presente in tutti noi,
    nella nostra coscienza,
  • 15:43 - 15:46
    e cosi' il Buddha ha dato
    attenzione a questa
  • 15:46 - 15:56
    formazione mentale, la forza vitale,
  • 15:56 - 16:01
    e cosi' usando la concentrazione,
    che e' un'altra
  • 16:01 - 16:10
    delle formazioni mentali particolari,
    che sono lo zelo,
  • 16:11 - 16:15
    la risoluzione o determinazione,
    la seconda,
  • 16:15 - 16:20
    e la terza e' la consapevolezza,
    la concentrazione e' la quarta,
  • 16:20 - 16:26
    e la quinta e' la visione profonda.
    Queste sono formazioni mentali
  • 16:26 - 16:32
    che possiamo scegliere
    di praticare oppure no.
  • 16:33 - 16:38
    Possiamo scegliere di usarle
    in modo salutare o non salutare,
  • 16:38 - 16:44
    sono chiamate
    formazioni mentali particolari.
  • 16:45 - 16:49
    Cosi' il Buddha uso' la concentrazione
  • 16:49 - 16:55
    per poter superare il dolore
  • 16:56 - 17:02
    e fu in grado di riprendersi
    dalla sua malattia,
  • 17:02 - 17:10
    usci' dalla sua capanna
    e si sedette fuori.
  • 17:10 - 17:18
    Ananda vide che il Buddha era seduto
    fuori e fu sopraffatto dalla gioia.
  • 17:18 - 17:24
    "Il Buddha e' ancora vivo,
    il Buddha vivra'!".
  • 17:25 - 17:28
    Ananda ando' dal Buddha
    e disse: "Che meraviglia,
  • 17:28 - 17:34
    che meraviglia, ci sei ancora,
    stai meglio
  • 17:34 - 17:36
    e verrai con noi!".
  • 17:37 - 17:44
    Poi Ananda disse:
    "Quando il Buddha era cosi' malato
  • 17:44 - 17:51
    le mie ginocchia tremavano,
    ho perso la concentrazione
  • 17:51 - 17:55
    la mia mente divenne confusa"
  • 17:57 - 18:02
    E il Buddha disse:
  • 18:03 - 18:05
    "Cosi' non va bene, Ananda"
  • 18:06 - 18:13
    e poi ha dato l'insegnamento di
    essere un'isola per se stessi,
  • 18:13 - 18:21
    per trovare il Buddha in se stessi.
    Il Buddha disse: "Tra poco
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    il Buddha non sara' piu' con te, quindi
    ora e' il momento di praticare l'essere
  • 18:28 - 18:35
    un'isola per te stesso,
    essere un rifugio per te stesso,
  • 18:35 - 18:44
    per trovare il Buddha dentro di te".
  • 19:02 - 19:08
    E Ananda disse al Buddha:
    "Sebbene tu fossi molto malato,
  • 19:08 - 19:17
    avevo la speranza che tu potessi
    riprenderti e stare con noi piu' a lungo,
  • 19:17 - 19:24
    perche' non ci avevi ancora detto
    cosa fare quando non ci
  • 19:24 - 19:29
    saresti piu' stato,
    non ci avevi detto chi avrebbe
  • 19:29 - 19:35
    guidato il Sangha dopo la tua scomparsa".
  • 19:37 - 19:44
    Allora il Buddha ha detto:
    "Oh Ananda, perche'?"
  • 19:44 - 19:49
    Ananda rispose:
  • 19:50 - 19:54
    "Stavamo aspettando che tu facessi
  • 19:54 - 20:01
    qualche annuncio sul Sangha,
  • 20:01 - 20:04
    su chi avrebbe guidato il Sangha"
  • 20:05 - 20:08
    E il Buddha disse:
  • 20:09 - 20:18
    "Che altro si aspetta il Sangha?
    Vi ho insegnato tutto,
  • 20:18 - 20:24
    vi ho insegnato tutte le pratiche",
    e aggiunse:
  • 20:24 - 20:27
    "Non sono un insegnante col pugno
    chiuso, non ho trattenuto nulla,
  • 20:27 - 20:36
    tutto cio' che ho praticato l'ho
    trasmesso ai miei discepoli,
  • 20:36 - 20:44
    quindi cos'altro vi aspettate?
    Se state aspettando
  • 20:44 - 20:50
    che vi dica chi vi guidera',
  • 20:50 - 20:57
    questo non succedera', perche'
    il Buddha non ha mai pensato:
  • 20:57 - 21:04
    "Sono responsabile del Sangha,
    guido il Sangha, il Buddha
  • 21:04 - 21:12
    e' solo un Bhikkhu come gli altri.
    Quindi, se il Buddha non guida il Sangha,
  • 21:12 - 21:18
    perche' dovrebbe indicare qualcun altro
  • 21:18 - 21:32
    affinche' guidi il Sangha?"
  • 21:35 - 21:38
    Dopodiche',
  • 21:42 - 21:49
    il Buddha parti' per il suo ultimo viaggio,
  • 21:51 - 21:56
    probabilmente con l'intenzione di tornare
  • 21:57 - 22:04
    a Kapilavastu, il luogo da cui
    proveniva, dove era cresciuto.
  • 22:09 - 22:17
    Cosi', da Nalanda, da Rajagriha,
    si diresse
  • 22:17 - 22:29
    in quella direzione,
    e nel sutra si dice che
  • 22:29 - 22:32
    quando arrivo' a Sravasthi
  • 22:33 - 22:36
    il Buddha ricevette la notizia
    della morte
  • 22:36 - 22:45
    di Shariputra e Mahamogallana,
    ma e' strano perche' Shavasti
  • 22:45 - 22:49
    non e' proprio sulla strada
  • 22:49 - 22:56
    da Rajagriha a Kapilavastu,
    serve una deviazione di 200 km.
  • 22:56 - 23:00
    Quindi forse e' un errore,
  • 23:00 - 23:04
    non era in Sravasthi ma altrove.
  • 23:07 - 23:11
    Cosi' poi,
  • 23:12 - 23:21
    Se guardiamo nel Samyutta Nikaya
  • 23:21 - 23:27
    nel capitolo 47,
    che riguarda la pratica della
  • 23:27 - 23:34
    consapevolezza, troveremo tre sutra
  • 23:34 - 23:42
    sulla fine della vita del Buddha.
    Il primo e' il sutra numero 9
  • 23:42 - 23:48
    che si chiama Gelanna Sutta, che
    significa malattia, e riguarda il tempo
  • 23:48 - 23:55
    in cui il Buddha era malato.
    E il secondo, il numero 13,
  • 23:55 - 24:01
    si chiama Chunda, che e' il nome
    dell'assistente
  • 24:01 - 24:06
    del venerabile Shariputra.
  • 24:06 - 24:13
    Shariputra veniva da Nalanda,
    e ritorno' a Nalanda
  • 24:13 - 24:18
    con il Buddha, e quando il Buddha
    e Shariputra erano
  • 24:18 - 24:22
    a Nalanda forse Shariputra sapeva
  • 24:22 - 24:28
    che non avrebbe incontrato piu' il Buddha,
    e cosi' ando' dal Buddha e gli disse:
  • 24:28 - 24:33
    "Di tutti i Buddha
    che ci sono stati in passato,
  • 24:33 - 24:37
    che ci saranno in futuro e che ci sono
  • 24:37 - 24:43
    nel momento presente,
    tu sei il piu' importante,
  • 24:43 - 24:48
    sei il primo Buddha, e il Buddha
    rispose a Shariputra:
  • 24:48 - 24:53
    "Come puoi dire questo, Shariputra?
    Conoscevi tutti i Buddha
  • 24:53 - 24:57
    in passato, conosci tutti
    i Buddha nel presente
  • 24:57 - 25:03
    e nel futuro per dire che sono il primo?"
  • 25:03 - 25:09
    Shariputra dovette ammettere di non
    conoscere tutti quei Buddha, ma disse:
  • 25:09 - 25:13
    "Quando guardo la pratica del Buddha,
  • 25:13 - 25:22
    come il Buddha custodisce i sei sensi,
    pratica sempre la consapevolezza, non posso
  • 25:22 - 25:27
    pensare che alcun essere umano
    potrebbe mai
  • 25:27 - 25:32
    praticare meglio di cosi', ed e' per
    questo che dico che il Buddha e' il
  • 25:32 - 25:37
    principale di tutti i Buddha.
    Naturalmente,
  • 25:37 - 25:41
    praticano anche i Buddha
    del passato e del futuro
  • 25:41 - 25:44
    per custodire i sesti sensi".
  • 25:45 - 25:50
    ma alla fine il Buddha
    disse a Shariputra:
  • 25:50 - 25:54
    "Questo e' un buon insegnamento
    che puoi dare
  • 25:54 - 26:00
    alle persone, e cioe' che il Buddha
    e' colui che pratica
  • 26:00 - 26:05
    il custodire in ogni momento i sei sensi.
  • 26:05 - 26:13
    Ma Shariputra non avrebbe
    vissuto a lungo
  • 26:13 - 26:17
    e dopo che il Buddha lascio' Nalanda,
  • 26:17 - 26:21
    Shariputra chiese di restare indietro,
  • 26:21 - 26:26
    e anche Shariputra si ammalo' gravemente
  • 26:26 - 26:35
    e mori', e il suo attendente Chunda,
    dopo la cremazione,
  • 26:35 - 26:39
    porto' le ceneri,
    porto' la veste e la ciotola
  • 26:39 - 26:44
    al Buddha, dovunque fosse il Buddha.
  • 26:45 - 26:50
    E come prima cosa quando Chunda
    arrivo' dov'era il Buddha
  • 26:50 - 26:57
    ando' da Ananda e racconto' ad Ananda
    quello che era successo,
  • 26:57 - 27:05
    che il venerabile Shariputra era morto,
    e Ananda rispose che era una notizia
  • 27:05 - 27:12
    che insieme avrebbero dovuto portare
    al Buddha. Cosi' insieme
  • 27:12 - 27:18
    Chunda e Ananda andarono dal Buddha
  • 27:19 - 27:26
    e raccontarono al Buddha quello che
    era successo, e poi Ananda disse di nuovo:
  • 27:26 - 27:32
    "Quando ho sentito che Shariputra era morto,
  • 27:32 - 27:39
    le mie ginocchia hanno tremato,
  • 27:39 - 27:46
    ho perso la stabilita',
    mi sono sentito mentalmente confuso
  • 27:47 - 27:50
    perche'
  • 27:50 - 27:58
    abbiamo perso il nostro fratello
    maggiore. Il Buddha rispose:
  • 27:58 - 28:04
    "Morendo, Shariputra ha portato
    con se' la tua consapevolezza?
  • 28:04 - 28:11
    Ti ha portato via la tua concentrazione
    e la tua visione profonda?"
  • 28:13 - 28:20
    Ananda rispose: "No, non l'ha fatto,
  • 28:20 - 28:27
    ma Shariputra era un fratello maggiore,
    in cui tutti abbiamo preso rifugio,
  • 28:27 - 28:31
    sapevamo che avrebbe potuto offrirci
    gli insegnamenti di cui avevamo bisogno,
  • 28:31 - 28:35
    e ora non e' piu' presente nel Sangha".
  • 28:36 - 28:40
    E allora per la seconda volta
    il Buddha insegno' ad Ananda:
  • 28:40 - 28:46
    "Ananda, dovresti essere un'isola per te
    stesso, essere un rifugio per te stesso,
  • 28:46 - 28:52
    lascia che il Dharma sia la tua isola,
    lascia che il Dharma
  • 28:52 - 28:59
    sia il tuo rifugio,
    e non prendere rifugio
  • 28:59 - 29:04
    in nessun'altra persona,
    in nessun'altra cosa".
  • 29:11 - 29:15
    Quindi questa e' stata la seconda volta
    in cui Ananda ha ricevuto l'insegnamento
  • 29:15 - 29:19
    sull'essere un'isola per se stesso.
  • 29:19 - 29:24
    La terza volta e' riportata in un sutra
    che tutti conosciamo,
  • 29:24 - 29:28
    perche' fa parte
    del nostro libro dei canti,
  • 29:28 - 29:31
    chiamato il "Discorso sul
    prendere rifugio in se stessi",
  • 29:31 - 29:36
    e' cosi' che l'abbiamo tradotto.
    Se cerchiamo
  • 29:36 - 29:42
    Samyukta Agama 639
  • 29:52 - 29:56
    vedremo che viene chiamato
    Uposatha Sutra,
  • 29:56 - 29:59
    questo perche' Uposatha
  • 30:00 - 30:04
    indica il giorno in cui vengono
    recitati i precetti
  • 30:04 - 30:09
    e accadde che fosse
    il giorno della luna piena
  • 30:09 - 30:12
    quando il Buddha offri' questo sutra.
  • 30:12 - 30:19
    In pali e' nel Samyutta Nikaya,
  • 30:19 - 30:26
    il numero 14 e si chiama Ocacela (?),
    che e' solo il nome
  • 30:26 - 30:38
    del luogo in cui il Buddha
    ha dato questo insegnamento.
  • 30:53 - 30:57
    "Ho sentito queste parole del
    Buddha una volta quando il signore
  • 30:57 - 31:02
    stava nel boschetto di mango, all'ombra
    fresca degli alberi di mango,
  • 31:02 - 31:06
    lungo la riva del fiume Gange,
    nella foresta di Maghada.
  • 31:06 - 31:13
    Gli anziani Shariputra e Maudgalya'yana
    erano morti da poco
  • 31:13 - 31:17
    Era il giorno di luna piena,
    dedicato alla cerimonia dell’Uposatha
  • 31:17 - 31:21
    e alla recitazione dei precetti.
  • 31:22 - 31:26
    Il Buddha dispose la sua stuoia e sedette
    rivolto verso la comunita' li' riunita
  • 31:26 - 31:31
    Dopo averla abbracciata
    con lo sguardo, disse:
  • 31:31 - 31:35
    “Mentre osservo la nostra comunita',
    sento l’enorme vuoto lasciato
  • 31:35 - 31:41
    dai Venerabili Shariputra e Maudgalya'yana"
  • 31:42 - 31:50
    Nella versione pali dice:
    "Mi sembra che ci sia uno spazio vuoto
  • 31:50 - 31:58
    nel nostro Sangha". "Sembrava"
    che ci fosse uno spazio vuoto
  • 31:58 - 32:02
    perche' dove erano stati
    Shariputra e Maudgalya'yana,
  • 32:02 - 32:07
    li' nel Sangha,
    non era piu' possibile vederli.
  • 32:07 - 32:15
    Ah, ho dimenticato di dire che due
    settimane dopo la morte di Shariputra
  • 32:15 - 32:19
    mori' anche il venerabile Maudgalya'yana.
  • 32:20 - 32:24
    Cosi' nel momento in cui Buddha
    offri' questo sutra sia Shariputra
  • 32:24 - 32:32
    che Maudgalya'yana erano morti.
    Quindi, il Buddha dice:
  • 32:32 - 32:38
    "Mi sembra che ci sia uno spazio vuoto.
  • 32:38 - 32:44
    Prima potevamo sempre fare affidamento
    su Maudgalya'yana e Shariputra
  • 32:44 - 32:47
    e ora vediamo che non ci sono".
  • 32:52 - 32:58
    Il Buddha usa la parola
    "sembra" per dire che
  • 32:58 - 33:03
    sembra cosi' ma non e' proprio cosi',
  • 33:04 - 33:12
    volendo possiamo ancora trovare
    Shariputra e Maudgalya'yana.
  • 33:21 - 33:27
    "Nel nostro Sangha questi venerabili erano
    i monaci piu' eloquenti nel dare
  • 33:27 - 33:32
    discorsi di Dharma, i piu' abili
    a incoraggiare e istruire tutti gli
    altri monaci, le monache e i laici".
  • 33:32 - 33:41
    Poi il Buddha usa la parola
  • 33:41 - 33:49
    "cercando", "rincorrendo":
  • 33:49 - 33:55
    Monaci, la gente cerca
    due tipi di ricchezze:
  • 33:55 - 33:57
    quelle materiali e quelle di Dharma.
  • 33:58 - 34:03
    Nella loro ricerca di ricchezze materiali
    possono rivolgersi alla gente del mondo.
  • 34:03 - 34:11
    Nella ricerca delle ricchezze di Dharma
    possono sempre rivolgersi a persone
  • 34:11 - 34:18
    come i Venerabili Shariputra e
    Maudgalya'yana. Il Tathagata, invece,
  • 34:18 - 34:23
    e' colui che non cerca piu' nulla, ne'
    di materiale ne' relativo al Dharma".
  • 34:29 - 34:41
    Se ricordate, c'e' un verso nel
    Dharmapada in sanscrito
  • 34:41 - 34:51
    che dice che il cervo
    si rifugia nei campi,
  • 34:52 - 34:58
    gli uccelli si rifugiano nel cielo,
  • 34:59 - 35:07
    coloro che discriminano
    si rifugiano nel Dharma
  • 35:07 - 35:15
    e gli arhat, coloro
    che sono illuminati,
  • 35:15 - 35:18
    si rifugiano nel nirvana
  • 35:20 - 35:27
    Quindi noi siamo coloro che discriminano,
    nel senso di distinguere
  • 35:27 - 35:33
    tra cio' che e' salutare
    e cio' che e' malsano;
  • 35:33 - 35:40
    che facciamo affidamento sulla pratica
    dei precetti, della consapevolezza,
    concentrazione e visione profonda
  • 35:40 - 35:46
    per allenarci
    nella nostra vita quotidiana.
  • 35:46 - 35:53
    Cosi' qui si dice che
    possiamo prendere rifugio
  • 35:53 - 36:01
    nei nostri insegnanti
    per le ricchezze del Dharma,
  • 36:01 - 36:07
    e noi siamo sempre alla ricerca
    delle ricchezze del Dharma,
  • 36:07 - 36:14
    per aiutarci a trasformare
    le nostre afflizioni.
  • 36:15 - 36:22
    Coloro che hanno trasformato
    le loro afflizioni non hanno piu' bisogno
  • 36:22 - 36:28
    di cercare il Dharma, forse hanno
    trovato il Dharma dentro di se',
  • 36:28 - 36:33
    e quindi semplicemente praticano
  • 36:33 - 36:40
    la consapevolezza, la concentrazione
    e la visione profonda.
  • 36:40 - 36:43
    Dovremmo ricordare che anche
    se non cercano piu' nulla,
  • 36:43 - 36:49
    gli arhat praticano comunque
    la consapevolezza,
  • 36:50 - 36:56
    tutte le quattro le coppie e gli otto
    tipi di persone sante nel Sangha
  • 36:56 - 37:04
    da coloro che sono entrati nella
    corrente agli arhat, tutti loro
  • 37:04 - 37:11
    praticano la consapevolezza, la
    concentrazione e la visione profonda.
  • 37:11 - 37:19
    Quando diventi un arhat non smetti
    di praticare la consapevolezza.
  • 37:26 - 37:33
    Questo, quindi, significa che
    quando cerchiamo il Dharma
  • 37:33 - 37:40
    non siamo in grado di essere
    in contatto con il nirvana?
  • 37:41 - 37:48
    No, non significa questo, il nirvana
    e' disponibile per noi
  • 37:49 - 37:55
    quando entriamo nella corrente
    o anche prima,
  • 37:56 - 38:03
    ma non possiamo essere in contatto
    con il nirvana per tutto il tempo,
  • 38:03 - 38:10
    quindi dobbiamo continuare
    ad ascoltare il Dharma,
  • 38:10 - 38:14
    contemplare il Dharma
    e metterlo in pratica
  • 38:14 - 38:24
    per poter essere in contatto
    con il nirvana in ogni momento
  • 38:31 - 38:38
    Quindi il Buddha da' l'esempio
    dell'albero, un grande albero
  • 38:38 - 38:43
    un grande albero molto vecchio,
  • 38:43 - 38:48
    come la quercia a Lower Hamlet,
  • 38:49 - 38:57
    e il Buddha ha detto che quell'albero
    e' fatto di buon legno,
  • 38:57 - 39:04
    ha al suo interno dell'ottimo legno,
    non e' marcio dentro,
  • 39:04 - 39:09
    e quell'albero e' il Sangha,
    che ha otto tipi e quattro coppie
  • 39:09 - 39:13
    di persone sante il Sangha,
    che pratica la consapevolezza.
  • 39:13 - 39:20
    la concentrazione e la visione
    profonda e' come un albero,
  • 39:20 - 39:27
    un albero che all'inizio aveva due
    grandi rami, che sono i rami piu' antichi,
  • 39:27 - 39:33
    il fratello maggiore o la sorella
    maggiore dei rami del Sangha,
  • 39:34 - 39:43
    e poi affidandosi a tutti quei rami
    sono cresciuti anche altri rami sull'albero,
  • 39:43 - 39:51
    proprio come un albero di banana ha
    le foglie, e le prime due foglie
  • 39:51 - 39:55
    nutrono tutte le altre foglie
  • 39:55 - 39:58
    che nascono dopo,
  • 39:59 - 40:03
    Quindi Shariputra e Maudgalya'yana
    erano come i rami grandi
  • 40:03 - 40:09
    e quando si sono rotti, spezzati,
  • 40:09 - 40:13
    c'erano ancora tutti gli altri rami
  • 40:13 - 40:18
    e l'albero, il Sangha, era ancora li'.
  • 40:20 - 40:26
    Cosi' il Buddha ha dato quell'esempio,
  • 40:29 - 40:37
    nel Sangha del Tathagata,
    Shariputra e Maudgalya'yana
  • 40:37 - 40:41
    erano i migliori studenti,
    quindi era naturale
  • 40:41 - 40:46
    che sarebbero entrati
    per primi nel nirvana.
  • 40:49 - 40:56
    Il paragrafo successivo riguarda
    cio' che e' naturale.
  • 40:57 - 41:06
    In realta', se ci riferiamo
    alla versione cinese,
  • 41:06 - 41:17
    dice: "Tutti i fenomeni che nascono
    o sorgono o si creano
  • 41:17 - 41:22
    o sono fenomeni condizionati,
  • 41:24 - 41:27
    tutti questi fenomeni
  • 41:27 - 41:34
    devono disintegrarsi,
    devono decadere,
  • 41:34 - 41:42
    non possono esistere senza
    che un giorno si decompongano,
  • 41:42 - 41:45
    senza disintegrarsi".
  • 41:47 - 41:51
    Poi dice:
  • 41:51 - 41:57
    "Se vuoi che qualsiasi fenomeno
  • 41:58 - 42:06
    non decada, questo e' qualcosa
    di impossibile".
  • 42:06 - 42:15
    In qualche modo nella mente abbiamo
    un'idea di qualcosa che e' impossibile.
  • 42:15 - 42:21
    "Tutti i fenomeni" significa
    fenomeni psicologici,
  • 42:21 - 42:25
    fenomeni fisiologici,
  • 42:26 - 42:32
    fenomeni fisici, tutti si disintegrano
  • 42:32 - 42:35
    dopo un po' di tempo.
  • 42:35 - 42:40
    Ma nella mente abbiamo l'idea
    che devono esserci cose
  • 42:40 - 42:43
    che non si disintegreranno,
  • 42:43 - 42:46
    le persone che amiamo
    non si disintegreranno,
  • 42:46 - 42:50
    e per questo quando
    questo accade soffriamo,
  • 42:50 - 42:54
    perche' non siamo preparati.
  • 42:56 - 43:02
    Quindi cio' che facciamo
    nella pratica e' prepararci.
  • 43:02 - 43:06
    La stessa meditazione che
    abbiamo fatto questa mattina,
  • 43:06 - 43:10
    "Sono della natura di ammalarmi",
    e' un modo per prepararci
  • 43:10 - 43:18
    ad affrontare la realta' di cio'
    che accade, in modo da non vivere
  • 43:18 - 43:22
    in un mondo di cose che
    non sono possibili,
  • 43:22 - 43:29
    da non desiderare cose
    che non sono possibili.
  • 43:33 - 43:41
    Qui si parla di "cose che sono nate",
    e con questo si intende
  • 43:41 - 43:46
    esseri viventi che nascono
  • 43:48 - 43:52
    dal grembo materno o dall'uovo.
  • 43:53 - 44:00
    Poi si parla di "cose che sorgono",
    intendendo cose che nascono
  • 44:00 - 44:10
    in modo dipendente da altre cose, cose
    che sorgono come i fiori, gli alberi,
  • 44:11 - 44:21
    e le "cose che sono fatte" sono cio'
    che un essere umano puo' fare,
  • 44:21 - 44:24
    quei fenomeni
  • 44:26 - 44:34
    come i vestiti che indossiamo,
    anche loro si disintegrano.
  • 44:34 - 44:41
    Non c'e' niente che possa sfuggire
    alla disintegrazione,
  • 44:42 - 44:45
    non solo gli esseri umani.
  • 44:48 - 44:56
    E tutte le cose che vengono indicate
    come "fenomeni condizionati"
  • 44:56 - 45:05
    sono cose che per essere presenti
    si basano su cio' che non sono.
  • 45:05 - 45:11
    Quindi ad esempio noi siamo fenomeni
    condizionati in quanto facciamo
    affidamento sul cibo che mangiamo,
  • 45:11 - 45:17
    facciamo affidamento
    su chi ci circonda per continuare
  • 45:17 - 45:24
    a manifestarci. Se ci guardiamo intorno,
    la maggior parte delle cose
  • 45:24 - 45:28
    sono condizionate, quasi tutto
    e' dharma condizionato.
  • 45:28 - 45:33
    Si dice che solo una cosa
    non e' condizionata,
  • 45:33 - 45:41
    e questo e' il nirvana,
    perche' il nirvana e'
  • 45:42 - 45:48
    la rimozione di tutti i concetti.
  • 45:52 - 45:56
    "Tutto cio' che amiamo
    e abbiamo a cuore oggi,
  • 45:56 - 46:02
    dovremo lasciarlo andare
    ed esserne separati.
  • 46:05 - 46:10
    Tra poco moriro' anch'io,
  • 46:10 - 46:16
    quindi esercitati a essere
    un'isola per te stesso,
  • 46:16 - 46:22
    sappi prendere rifugio in te stesso
    e non prendere rifugio
  • 46:22 - 46:28
    in nessuno o in qualsiasi altra cosa.
    Praticando il prendere rifugio
  • 46:28 - 46:32
    nell'isola del Dharma - il Dharma qui
  • 46:32 - 46:37
    significa la pratica
    della consapevolezza -
  • 46:39 - 46:44
    meditando sul corpo nel corpo,
  • 46:46 - 46:51
    nutrendo la retta comprensione
    e la retta consapevolezza"
  • 46:53 - 47:00
    In questa versione si parla
    solo di meditare sul
  • 47:00 - 47:05
    corpo nel corpo, ma se leggiamo il sutra,
  • 47:05 - 47:11
    scopriamo che di dice anche di meditare
    sulle sensazioni nelle sensazioni,
  • 47:11 - 47:15
    sulle percezioni nelle percezioni,
    sulla mente nella mente,
  • 47:15 - 47:22
    e sui dharma nei dharma,
    includendo quindi tutti e quattro
  • 47:22 - 47:27
    fondamenti della consapevolezza.
  • 47:37 - 47:45
    Anche se il Buddha si riprese
    dalla sua malattia,
  • 47:45 - 47:54
    il suo corpo era molto debole,
  • 47:54 - 48:01
    e disse ad Ananda che praticava
    qualcosa dal nome
  • 48:01 - 48:08
    animitta cetosamadhi, che significa
  • 48:09 - 48:22
    il samadhi, la concentrazione
    sull'assenza di segni.
  • 49:22 - 49:25
    Animitta significa "segno",
  • 49:26 - 49:34
    la sofferenza e' un segno,
    e anche nessuna sofferenza e' un segno,
  • 49:34 - 49:38
    la permanenza e' un segno,
    anche l'impermanenza e' un segno.
  • 49:38 - 49:47
    un segno significa una caratteristica,
    un segno appunto di com'e' qualcosa.
  • 49:48 - 49:52
    Quindi in inglese possiamo chiamarlo
    assenza di segni (signlessness).
  • 50:26 - 50:35
    Quando abbiamo dolore nel corpo,
    in genere questo si accompagna
  • 50:35 - 50:41
    a una sofferenza mentale, normalmente
    e' cosi': non appena c'e' dolore nel corpo
  • 50:41 - 50:47
    la mente comincia a sentire dolore,
  • 50:47 - 50:52
    ed e' per questo che a volte
    diciamo mente e corpo
  • 50:53 - 50:57
    soffrono all'unisono,
    o la mente e il corpo
  • 50:57 - 51:03
    sono felici all'unisono,
    si puo' dire cosi'.
  • 51:03 - 51:10
    Ma se pratichi, puoi riconoscere
  • 51:10 - 51:17
    che il dolore nel corpo non deve essere
  • 51:17 - 51:24
    dolore nella mente,
    puoi prenderti cura della mente
  • 51:24 - 51:30
    in modo che il dolore
    non influenzi la mente.
  • 51:31 - 51:35
    A quel punto
  • 51:35 - 51:40
    non sei catturato
    dal segno della sofferenza.
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    Nel sutra Vajracchedika (o del Diamante)
    si insegna semplicemente a non essere
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    catturati dai segni,
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    non essere catturati dai fenomeni,
    ma anche non essere
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    catturati dai segni.
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    In questo sutra si parla
    di diversi tipi di segni,
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    come il se', l'essere umano,
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    gli esseri viventi
  • 52:35 - 52:43
    e la durata della vita,
    ma ci sono molti altri segni
  • 52:43 - 52:49
    in cui possiamo essere catturati,
    tra cui anche la sofferenza
  • 52:49 - 52:52
    in cui essere intrappolati.
  • 52:56 - 53:01
    Infatti, quando nel buddismo
    Theravada si parla dei tre segni,
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    la sofferenza e' uno di essi, insieme
  • 53:07 - 53:14
    all'impermanenza e al non se'.
    Ma la sofferenza ha un opposto
  • 53:14 - 53:22
    il cui nome "non sofferenza" e in
    termini delle Quattro Nobili Verita'
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    la prima di esse e' la sofferenza
    e la terza e'
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    la non sofferenza, la fine,
    la cessazione della sofferenza.
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    Se la sofferenza e' un segno,
    allora lo e' anche la non sofferenza,
  • 53:41 - 53:48
    e possiamo essere catturati dal segno
    della sofferenza ma possiamo anche
  • 53:48 - 53:54
    esserlo dal segno della non sofferenza.
  • 53:54 - 54:01
    Secondo il Buddha pratichiamo
    la via di mezzo,
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    che e' non essere catturati
    in nessuno dei due estremi.
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    Quindi praticando questo samadhi,
    questa concentrazione di non essere
  • 54:18 - 54:26
    catturati dai segni, il Buddha
    era in grado di vivere
  • 54:26 - 54:33
    quanto necessario negli ultimi mesi
    della vita del Buddha
  • 54:33 - 54:38
    per dare l'insegnamento
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    di essere un'isola per se stessi.
  • 54:43 - 54:51
    Se il Buddha non avesse vissuto
    quegli ultimi mesi,
  • 54:51 - 54:58
    potremmo non avere ora l'insegnamento
    su come essere un'isola per se stessi,
  • 54:58 - 55:01
    qualcosa che tutti possiamo praticare
  • 55:01 - 55:05
    nella nostra vita quotidiana.
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    Abbiamo bisogno di esercitarci
    nella vita quotidiana,
  • 55:11 - 55:18
    in modo che quando ci imbattiamo in
    difficolta', possiamo davvero ritornare
  • 55:18 - 55:23
    e prenderci cura della mente,
    e in questo modo possiamo anche
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    prenderci cura del corpo.
  • 55:50 - 55:57
    Quindi, tornare alla
    consapevolezza del corpo e'
  • 55:57 - 56:03
    il primo fondamento della consapevolezza,
    e il secondo fondamento e'
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    tornare alle nostre sensazioni
    e prendercene cura.
  • 56:12 - 56:17
    Le sensazioni sono la causa
    sia della sofferenza che
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    della non sofferenza, che sono
    dovute a due tipi di sensazioni.
  • 56:24 - 56:28
    Quando pratica la concentrazione
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    sull'assenza di segni,
    dobbiamo anzitutto riconoscere
  • 56:36 - 56:38
    che quella e' sofferenza,
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    questa sensazione e' sofferenza,
  • 56:43 - 56:53
    ma poi dobbiamo andare oltre
    il segno e riconoscere
  • 56:54 - 57:01
    che quella sensazione proviene solo
    da cio' che sta accadendo nel nostro corpo
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    e non deve influenzare la mente,
    e che la sensazione
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    non ha un se' separato,
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    e' impermanente e cambia in ogni momento.
  • 57:16 - 57:22
    Cosi' possiamo concentrarci sull'isola
    in noi stessi in termini
  • 57:22 - 57:27
    delle nostre sensazioni e non solo
    in termini di corpo. Ma quando iniziamo
  • 57:27 - 57:32
    a concentrarci sull'isola in noi stessi,
  • 57:32 - 57:37
    torniamo al corpo e quindi
    riconosciamo le sensazioni.
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    Il Buddha ha detto che quei praticanti,
  • 57:57 - 58:03
    monaci, monache, laici o laiche,
    che riescono a tornare all'isola del se',
  • 58:03 - 58:10
    a prendere rifugio nell'isola del se',
    a ritornare all'isola della Dharma,
  • 58:10 - 58:14
    a prendere rifugio
    nell'isola del Dharma,
  • 58:14 - 58:21
    sono i migliori praticanti, sia nel
    momento in cui il Buddha era ancora vivo
  • 58:21 - 58:38
    e anche dopo che il Buddha
    non sarebbe stato piu' in vita.
  • 58:50 - 58:53
    [Campana]
Title:
Taking Refuge in the Island within Ourselves | Dharma talk by Sr Chân Đức, 2020 12 03, Plum Village
Description:

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Video Language:
English
Duration:
01:00:17

Italian subtitles

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