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Marina Abramović: Embracing Fashion | "Exclusive" | Art21

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    L'arte deve essere bella. L'artista deve essere bello.
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    L'arte deve essere bella...
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    L'arte deve essere bella. L'artista deve essere bello...
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    Negli anni '70 quando un'artista aveva il rossetto rosso e lo smalto, o qualsiasi relazione con la moda,
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    veniva criticata come una pessima artista, perché è in quel modo che volevi approvare te stessa,
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    non potendolo fare con il tuo lavoro. Era un grande "No, no, no, no."
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    Mi presentavo in un solo modo, molto austera, molto monastica.
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    Nei vecchi tempi, i vestiti per le performance erano sempre gli stessi,
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    Tutti nudi o nero sporco o bianco sporco. E basta.
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    Mai un rossetto, mai uno smalto, mai scarpe col tacco, molto severo.
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    Una visione quasi mascolina di me stessa. E quando ho iniziato a lavorare da sola all'inizio degli anni '70,
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    Il mio lavoro tendeva a spingere i limiti fisici fino al punto
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    in cui avrei potuto avere un incidente o una pessima fine.
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    [Uomo e donna] Ahh..... Ahh.....
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    Ahh...
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    Ulay, per come lo vedo ora, era davvero una soluzione nuova che potevamo inserire per inventarlo insieme,
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    Per creare una sorta di terza identità.
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    E quindi Ulay è arrivato come una benedizione per me.
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    E ha funzionato.
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    Ahh...Ah...Ahh...
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    E nello stesso modo in cui un rapporto funziona, arriva alla fine ed è stato molto difficile per me,
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    perché odio i fallimenti, e non volevo ammettere che non funzionasse più.
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    Ma è arrivata la fine, ed è il motivo per cui una fine tanto perfetta è stata la Muraglia Cinese.
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    Ho finito di passeggiare sulla muraglia cinese ed ho detto addio al mio partner, Ulay.
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    E sono stati i momenti più dolorosi della mia vita e tutto si è scontrato contro di me.
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    Il mio lavoro e la mia vita privata. Ero arrivata al niente.
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    Volevo solo ridere. Volevo la risata, essere di nuovo viva. Volevo essere di nuovo felice.
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    Volevo essere di nuovo donna.
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    Dopo aver finito la Muraglia cinese non avevo più bisogno di provare niente a nessuno.
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    E' stato davvero un punto di svolta,
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    Quando ho detto "Okay, penso che sono un'artista okay. Posso godermi me stessa ed abbracciare la moda."
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    E questa fu un'altra cosa liberatrice. E penso che vada bene, non me ne vergogno.
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    E' totale vanità. E mostra la contraddizione.
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    Perché, sì, posso stare 736 giorni nel MoMA, una performance estremamente dura.
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    Ed il giorno dopo andare a una cena di moda organizzata da Givenchy, in cui avevo un vestito stupendo,
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    Creato da Riccardo Tisci, e la giacca era fatta di 101 serpenti.
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    Se non altro, sono sicura che siano morti di morte naturale, ma non importa.
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    Vedi, ottenere quest'attenzione della moda a 65 anni è molto diverso.
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    Quando la fai a 20, intorno ai 20 è naturale.
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    Ma ora ne ho 65. E sono stata sulla copertina di V magazine, nella moda.
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    E' molto più divertente perché spinge la mia fiducia in me stessa,
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    Che non avevo mai avuto così, come donna. Come artista, sì.
Title:
Marina Abramović: Embracing Fashion | "Exclusive" | Art21
Description:

Episodio #155: Ripresa nel suo ufficio di New York nel 2011, Marina Abramović discute di come il suo rapporto con la moda e la femminilità sia evoluto nel corso di 40 anni di carriera. Negli anni '70 la Abramović si presentava in performance severe con uniformi neutre che erano sempre "o nude o nero sporco o bianco sporco". Ha raggiunto un punto di svolta nel 1988 dopo la separazione con il suo collaboratore artistico Ulay Laysiepen, che culminò nell'opera "La passeggiata sulla grande muraglia" (1988). Il successivo slancio della Abramović per la moda e la femminilità accompagnarono la sua rinascita come artista di performance solista negli anni '90 e nel 2000.

Pioniera della performance come forma d'arte visiva, Marina
Abramović usa il suo corpo come soggetto e mezzo nelle performance che mettono alla prova i limiti fisici, mentali ed emotivi -spesso spingendosi oltre di essi e persino rischiando la vita- alla ricerca di una coscienza amplificata, di una trascendenza e di un'auto-trasformazione. Caratterizzata da comportamenti ripetitivi, azioni di lunga durata ed intense interazioni con il pubblico, l'opera della Abramović richiama i temi universali della vita e della morte come motivi ricorrenti, mentre traccia un segno sulla biografia personale dell'artista e riflette sugli eventi della contemporaneità.

Scopri di più su Marina Abramović:
http://www.art21.org/artists/marina-abramovic

CREDITS: Produttore: Ian Forster. Produttore consultivo: Wesley Miller & Nick Ravich. Intervista: Charles Atlas. Video: Paul Gibson. Audio: Mark Mandler. Montaggio: Lizzie Donahue & Morgan Riles. Opere in gentile concessione di: Marina Abramović Archives & Sean Kelly Gallery. Fotografie in gentile concessione di: ELLE Serbia, Givenchy, Museum of Modern Art, Dusan Reljin, Mario Testino / Art Partner & V Magazine. Ringraziamenti speciali: Danica Newell & Sidney Russell. Sigla: Peter Foley

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Video Language:
English
Team:
Art21
Project:
"Extended Play" series
Duration:
05:39
Giulia Di Pietro added a translation

Italian subtitles

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