Ricordo quando sono arrivata a Salvador, non avevo nessuno qui. Sono venuta con il sogno di studiare. Di laurearmi all'università. Quando sono arrivata, sono riuscita a entrarci, ma non a rimanerci. Ma avevo ancora il desiderio di rimanere a Salvador. Come persona nera, riscoprendomi transgender, all'inizio della mia transizione, con la voglia di studiare. L'unica cosa a fermarmi era la mancanza di un posto sicuro in cui stare. E poi mi è stato offerto supporto da Casa Aurora. Penso ci sia un'ignoranza sociale, c'è una... in breve, un'ingiustizia contro la nostra comunità. E quando nasce uno spazio che capisce, che dà priorità a supportare e accogliere la nostra comunità, una comunità sensibile e fragile, e c'è questo spazio... è di una importanza che non posso neanche spiegare. Ma, non lo so, forse monumentale, capisci? Casa Aurora nasce da un sogno. Io e la mia ex compagna accoglievamo persone nel nostro appartamento. Avevamo amici che venivano da fuori e avevano bisogno di aiuto, quindi rimanevano a casa nostra. E poi ci siamo accorti che i numeri continuavano ad aumentare. Quindi è nata da questa esigenza. E prima che potessimo rendercene conto, c'era un flusso costante di persone dentro la nostra casa. Poi abbiamo iniziato a ideare un progetto per poter accogliere queste persone. Innanzitutto, Casa Aurora mi ha aiutato a scoprirmi come persona, la mia identità. Mi ha aiutato a gettare le basi per la mia identità, a determinare e stabilire le fondamenta di chi sono oggi. Penso che Casa Aurora mi abbia formata come persona. Mi ha resa forte, mi ha fatta sognare, mi ha fatto credere in altre possibilità oltre quelle che la società prepara per noi. Così mi sento una persona decisamente migliore e non so cosa ne sarebbe stato di me se non fossi passata da Casa Aurora. È stata un'esperienza fondamentale nella mia vita. Casa Aurora, ma non solo Casa Aurora. Credo che anche tutti gli altri rifugi siano importanti.