Caro rispettato Thay cara sorella perché c'è solo una sorella monaca qui e cari amici oggi è giovedì 1 dicembre 2016 siamo al New Hamlet questa mattina, quando è sorto il sole ho guardato fuori la prima cosa che ho notato è stato il cielo azzurro ed immediatamente mi è venuta in mente una canzone "La mente è un limpido cielo blu" C'è qualcuno qui conosce la canzone? alcuni, più di uno forse la possiamo cantare in inglese e in francese la mente è un limpido cielo blu la mente è un limpido cielo blu i pensieri vengono, i pensieri vanno la mente è un limpido cielo blu in francese l'’ésprit est un ciel tout bleu l'’ésprit est un ciel tout bleu les pensées vont et viennent, l’ésprit est un ciel tout bleu, grazie molte in questo ritiro invernale stiamo esaminando il nobile ottuplice sentiero abbiamo già esaminato della retta visione e abbiamo iniziato ad esaminare il retto pensiero oggi vorrei condividere un po' di più sul retto pensiero e sul pensiero in generale c'è cosi tanto da dire che ho difficoltà a scegliere di che cosa parlare il Dharma è profondo e amorevole il punto non è di cosa parlare, ma su cosa condividere vorrei iniziare condividendo alcune esperienze personali che riguardano la mente ed il pensiero quando ero giovane, attorno ai vent'anni sono stata colpita da forti episodi di emicrania e ho trovato un modo per guarire la mia emicrania l'unica cosa che potevo fare quando avevo l'emicrania era sdraiarmi - ma non completamente, un po' sollevata - tenere la stanza completamente al buio e con un po' di aria fresca se c'era anche solo un po' di luce, questa avrebbe peggiorato l'emicrania non potevo sopportare l'incenso: l’incenso, o un profumo forte, andavano direttamente su dal naso fino alla testa peggiorando la mia emicrania un giorno mentre ero sdraiata nella stanza buia al fresco, senza rumori o odori, né luci ho notato che se la mia mente era molto tranquilla e calma il dolore si calmava e potevo effettivamente essere e consapevole dei pensieri che passavano come nuvole nel cielo e di tanto in tanto era come se 'afferrassi' una nuvola ed entrassi in relazione con essa cioè era come se saltassi su quel pensiero e nel minuto - o nel secondo in cui facevo questo mi veniva un dolore in testa, come un lampo, ed era così doloroso che mi dicevo: "Non pensare" e immediatamente lasciavo andare e tornavo a questo spazio dove potevo vedere le nuvole cha passavano all'epoca non meditavo "ufficialmente" quindi volevo dare parole a questa esperienza e dopo averla sperimentata per la prima volta, lo facevo più volte quando emergeva l’emicrania: mi sdraiavo in una stanza buia e andavo in questo spazio dove potevo osservare le nuvole o piuttosto, dove ero consapevole dei pensieri che passavano nella mente e ogni volta che mi coinvolgevo con un pensiero mi dicevo: "Non pensare", e tornavo immediatamente a quell'altro spazio Quindi ho pensato: ho scoperto che ci sono due modi di pensare, e uno l'ho chiamato pensiero passivo i pensieri che vanno e vengono come le nuvole nel cielo l'altro tipo di pensiero l'ho chiamato pensiero attivo quando mi sentivo coinvolta in uno dei pensieri che mi passavano per la mente Ogni volta che avevo un emicrania, praticavo – ora direi così - e lentamente i periodi tra un emicrania e e l'altro si allungarono non era più ogni due settimane ma una volta al mese, ogni due mesi e improvvisamente una volta ho pensato “oh, non ho più avuto l’emicrania da sei mesi”, e poi un intero anno e poi ho dimenticato completamente di aver mai avuto delle emicranie. questa è un'esperienza che ho fatto con l'emicrania o con il pensiero poi mi sono iscritta ad un gruppo che praticava meditazione l'insegnante parlava di diversi tipi di scuole di meditazione e un giorno parlò del fatto che nella tradizione zen giapponese i praticanti non pensano, - questo è zen, non pensi - così pensai "io so come si fa e penso che andrò in Giappone" non avevo mal di testa e quindi non so quanto fossi motivata al non pensare tornerò su questo più tardi quindi [questa è] un esperienza con il pensiero che ho chiamato pensiero passivo e attivo man mano che continuavo la mia pratica di meditazione sono tornata lentamente a focalizzare la mente su una sola cosa il mio respiro e usavo parole per accompagnare il mio respiro, come: inspiro/espiro questo è stato prima di venire a Plum Village “inspiro, espiro”, finché la mia mente si focalizzò soltanto su “inspiro, espiro”, poi lasciavo andare spontaneamente [le parole] “inspiro, espiro” e restavo ancora in questo spazio dove i pensieri semplicemente passano. Alcuni anni dopo, e dopo altre esperienze di vita stavo facendo un ritiro silenzioso di un mese avevo avuto dei momenti difficili nella mia vita e quando praticavo la meditazione seduta mi sforzavo veramente di concentrarmi. e ogni volta che notavo che la mia mente vagava, dicevo: no, torna indietro, questo è l’argomento, è su questo che mi sto focalizzando, la meditazione”. Dopo una settimana di quel ritiro silenzioso di un mese, ogni volta che andavo a sedermi sul cuscino immediatamente mi veniva un mal di testa lancinante e ci sono volute alcune meditazioni sedute scoprire che avevo creato un conflitto in me stessa, mi sforzavo non stavo guardando quello che sorgeva nella mente, lo sopprimevo e cercavo con forza di focalizzarmi sull'inspirazione e sull'espirazione per porre rimedio a questo decisi, che ogni volta che praticavo la meditazione seduta avrei lasciato che la mia mente andasse dove voleva andare lasciandola vagare in qualunque luogo restando semplicemente consapevole di dove andava se era lì, se stava pensando al domani, se stava pensando al giorno prima, oppure magari se era spaventata da qualcosa che stava succedendo in sala… Dopo alcuni giorni in cui facevo così, - e alcuni giorni significava parecchie sessioni di meditazione seduta - ho potuto andare, sedermi sul cuscino e concentrarmi tornare al respiro e davvero respirare con gioia. Un altra esperienza, è qualcosa che può capitare anche ad altri qui tra noi: ho avuto un periodo di depressione ero realmente sorpresa perché amo la natura e passavo del tempo in natura ma immusonita non consapevole di niente, ma fuori dalla casa dove vivevo, c'erano due bellissimi alberi di ciliegio era aprile ed erano entrambi fioriti, completamente fioriti uno con fiori bianchi e l'altro rosa quindi pensai: “Quei due alberi di ciliegio, ogni volta che li guardo, ogni anno in aprile , li guardo con gioia, ma ora esco, li vedo, e dico ‘uffa e allora?’ Forse li guarderò e mi fermerò semplicemente per un attimo a guardarli, solo a guardarli; so che c’è gioia in quegli alberi di ciliegio, l'ho sperimentato questo per molti anni". Quindi lo facevo ogni volta che uscivo dalla casa, guardavo gli alberi, li guardavo semplicemente, e dopo non molti giorni sono uscita li ho guardati, ho detto “oh!”, [poi di nuovo] “uffa”, un momento in cui ho detto “bellissimo”, poi basta, proprio un secondo, ma nel secondo in cui avevo di nuovo sperimentato la gioia, ho capito che c’era gioia negli alberi di ciliegio e ho continuato a farlo. E dopo che i ciliegi avevano smesso di fiorire, ho guardato altre cose attorno alla casa, cose che amavo e dopo poco tempo mi sentivo già molto meglio all'epoca ho anche realizzato che in tutte le meditazioni sedute che avevo fatto, concentrare la mente, essere in questo regno dove in cui i pensieri passano come nuvole in realtà non avevo imparato molto della mia mente così ho iniziato a cercare luoghi in cui praticare, sono arrivata a Plum Village e qui ho trovato quello che stavo cercando. A Plum Village noi pratichiamo yoniso manaskara che significa "attenzione appropriata" portare l'attenzione alle cose che nutrono il nostro benessere che ci aiuteranno ad aiutare gli altri a nutrire il loro benessere prestare attenzione in un modo che ci aiuterà a guarire e a trasformare la nostra sofferenza e condividerlo con altri, in modo che anche loro possano trasformare e guarire la loro sofferenza. Mi sono resa conto che quando uscivo dalla casa e guardavo agli alberi di ciliegio stavo praticando yoniso manaskara, anche se non ne sapevo nulla ufficialmente, quindi, quando osserviamo la nostra mente poniamoci la domanda quale è l'attuale inclinazione della nostra mente quale è l'attuale tendenza della nostra mente vediamo delle possibilità o vediamo dei problemi le situazioni che incontriamo durante la nostra vita quotidiana, tendiamo a vederle come difficoltà o come opportunità, come possibilità? il Buddha disse: “Qualunque cosa noi pensiamo o su cui riflettiamo frequentemente diventa l’inclinazione della nostra mente”. E come possiamo sapere qual è l’inclinazione della mente, come lo scopriamo? Come scopriamo questa inclinazione della mente? Il discorso sul modo migliore per vivere soli il Buddha insegnò le seguenti cose sul modo migliore per vivere soli Non inseguite il passato Non perdetevi nel futuro Il passato non c’è più il futuro non è ancora arrivato Osservando a fondo la vita così com’è proprio qui e ora, il praticante dimora nella stabilità e nella libertà Dobbiamo essere diligenti oggi, domani sarebbe troppo tardi: la morte arriva inaspettata. Come si può scendere a patti con essa? Il saggio chiama una persona che dimora nella presenza mentale notte e giorno “colui che conosce il modo migliore per vivere soli” che cosa si intende con inseguire il passato? Quando noi con­sideriamo come era il nostro corpo in passato, come erano le nostre sensazioni in passato come erano le nostre percezioni in passato come erano le nostre for­mazioni mentali in passato come era la nostra coscienza in passato quando consideriamo queste cose e la nostra mente è oppressa e attaccata a queste cose che appartengono al passato allora quella persona sta inseguendo il passato. Non dice che non possiamo pensare al passato, dice: "siate consapevoli di come pensate al passato", possiamo pensare al passato, possiamo osservare a fondo le esperienze del passato e capire come quelle esperienze sono venute in essere e quello che possiamo aver imparato da quelle esperienze quindi pensare al passato è qualche cosa che io talvolta chiamo "un tentativo di riscrivere la storia", ho passato molte ore a cercare di farlo, ma non sono riuscita a cambiare nulla, non sono andata lontano... Perciò, quando notiamo questa tendenza, la pratica è esserne consapevoli e tornare al momento presente. Tornare al momento presente per praticare yoniso manaskara l'attenzione appropriata e nutrirci in un modo da trovare pace e calma quando la nostra mente è calma ed in pace abbiamo chiarezza e possiamo praticare yoniso manaskara e vedere le cose del passato e osservare a fondo come sono successe, e non ne saremo trascinati via. Il Buddha continua così: "Quando consideriamo il modo in cui era il nostro corpo in passato, le nostre sensazioni in passato, le percezioni le formazioni mentali la coscienza quando consideriamo queste cose, ma la nostra mente non é schiava né attaccata a queste cose che appartengono al passato allora non stiamo inseguendo il passato. Quindi guardare a fondo come sono successe queste cose, è guardare nel passato senza inseguire queste cose che appartengono al passato. Cosa si intende per perdersi nel futuro? Quando consideriamo il modo in cui il nostro corpo sarà in futuro, come saranno le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali, la coscienza, quando consideriamo queste cose e la nostra mente è oppressa e fa sogni a oc­chi aperti su queste cose che appartengono al futuro, allora ci stiamo perdendo nel futuro. Questi sono gli scenari che riguardano il futuro. Ho scritto molti scenari sul futuro e forse non sono l'unica. A seconda dell'inclinazione della nostra mente, questi scenari sono scenari di disastro, oppure sono eventi splendidi, fantastici. gli scenari disastrosi ci causano molta paura ci rendono spaventati del futuro e ci portano via la capacità di essere nel momento presente. Quando arriva il momento presente nel futuro, cioè quando il momento presente diventa futuro - visto che abbiamo programmato la nostra mente pensando che sarebbe stato un disastro, oppure abbiamo completamente sopravvalutato il futuro - quando esso diventa presente e siamo davvero messi davanti a quello che sta succedendo nel presente, potremmo cadere di colpo sul pavimento o potremmo non essere in grado di vedere che cosa sta succedendo davvero, e come per lo scenario disastroso non saremo in grado di reagire in modo da dare una risposta appropriata alla situazione. Poi continua: “Cosa significa non essere catturati dal presente, cosa significa non perdersi nel presente? Quando noi pensiamo: questo corpo è me; io sono questo corpo Queste sensazioni sono me io sono queste sensazioni Questa percezioni sono me, io sono queste percezioni, questa formazione mentale è me, io sono questa formazio­ne mentale, questa coscienza è me, io sono questa coscienza, allora siamo sopraffatti dal presente”; quando facciamo il contrario non siamo catturati dal presente. Il retto pensiero significa retta visione il retto pensiero deriva dalla visione e retta visione significa vedere la natura dell'interessere di tutto ciò che è vedere la natura impermanente e di non sé di tutto ciò che è vedere che il se è fatto di elementi di non se. Abbiamo un canto bellissimo che si chiama "Il sutra della visione profonda che ci conduce all'altra riva" conosciuto anche come "Sutra del Cuore" quando leggiamo il Sutra del Cuore, o lo cantiamo, possiamo essere molto colpiti dalla visione veramente profonda degli esseri illuminati che hanno composto questo testo. La visione profonda che ci porta all'altra riva è una pratica è una guida alla pratica Corpo, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza sono vuote di un sé separato; non sono entità con un sé separato quando abbiamo realizzato questo allora abbiamo il retto pensiero Quindi come scopriamo qual è l'inclinazione della nostra mente? Se vogliamo imparare a conoscere la mente dobbiamo osservare la mente e possiamo farlo durante la meditazione seduta, ma non solo durante la meditazione seduta, possiamo farlo anche nella nostra vita quotidiana naturalmente quando sediamo possiamo osservare quali sono i nostri pensieri e quando vediamo un pensiero possiamo dire: bene, qual è la natura di questo pensiero? In altre parole: che cosa sto pensando e come sto pensando a qualcosa, come sto pensando quello che sto pensando? Di nuovo, vedo possibilità o vedo dei problemi? Il mio pensiero esprime la visione profonda che non sono un’entità senza un sé separato, oppure il mio pensiero esprime l'esperienza di essere catturata dall'idea di essere un'entità con un sé separato? Di essere catturata dall'idea di avere un se separato che non ha niente a che fare con nessun altro? Forse possiamo ascoltare un suono di campana. Quindi, quando stiamo pensando a qualcosa che è accaduto nel passato qualche cosa che abbiamo fatto, qualcosa che abbiamo detto, qualcosa che abbiamo fatto o detto di cui non siamo veramente contenti, e ci biasimiamo, e ci incolpiamo tutto il tempo ci giudichiamo, ci diciamo che siamo cattivi, terribili - questo è quello che chiamiamo dialogo interiore è un modo di parlare a noi stessi, molto negativo; abbiamo sviluppato la tendenza nella nostra mente a parlare a noi stessi in modo negativo Nel 1990 nel primo ritiro dei 21 giorni dal 6 di giugno sino alla fine di giugno, Thay ci diede da fare una meditazione di gentilezza amorevole. Ho portato i miei appunti dell'epoca è una buona idea tenere gli appunti e riguardarli di tanto in tanto [per ricordare] che cosa Thay ci ha insegnato e che cosa davvero pratichiamo, di tutte le cose che abbiamo ricevuto. Thay ci diede una meditazione sulla gentilezza amorevole e ci chiese di osservare a fondo come siamo diventati. Una meditazione di maitri, che facciamo prima per noi stessi e poi per gli altri, e Thay ha detto: Prima di tutto visualizza te stesso, visualizza il tuo fisico, il tuo corpo vedi te stesso, così come sei ora, guarda il tuo stato di salute così come è adesso, e poi guarda il tuo stato di salute com'era all'epoca di un particolare evento della tua vita di cui non sei molto contento; poi osserva il tuo stato mentale com'è ora, e ricorda com'era all'epoca di quell'episodio; osserva anche la tua situazione economica, nella vita, così come è ora e com'era all'epoca di quell'evento; poi osserva la tua situazione sociale così com'è ora e com'era all'epoca di quell'evento. Allora capirai che qualunque siano state le tue azioni all'epoca, sono state così per tutte quelle cause e condizioni: la tua salute fisica, il tuo benessere mentale, il tuo ambiente sociale, la tua situazione economica tutti quegli elementi sono le condizioni che ti hanno formato a quell'epoca. In questo modo possiamo acquisire una migliore comprensione del perché abbiamo pensato, detto, e fatto qualunque cosa abbiamo fatto, così possiamo generare comprensione e compassione per noi stessi. Inoltre un elemento importante è questo: all'epoca abbiamo avuto accesso a qualunque tipo di insegnamento che ci aiutasse a capire noi stessi? Questo è un elemento chiave, e capendolo possiamo anche capire che, considerando tutte quelle condizioni, abbiamo fatto del nostro meglio. Qualche volta si dice: " non avrei dovuto dire quello, non avrei dovuto fare quello", si, adesso abbiamo la visione profonda che forse non è stato il modo più abile di agire, adesso, ma in quel momento non avevamo quella intuizione profonda, non sapevamo come reagire a quella situazione no sapevamo come guardarla per capirla, ed è così che sorge la compassione. Poi Thay ci ha chiesto di fare la stessa cosa per gli altri. Per quello che riguarda il nostro ambiente sociale ci è stato anche chiesto di considerare com'è stata la nostra infanzia, come siamo stati condizionati dalla nostra infanzia. Questo è successo 26 anni fa, io penso che possiamo riscrivere quella meditazione e inserire tutti gli elementi che nel frattempo abbiamo già capito, per esempio l'importanza dell'innaffiare in modo selettivo i semi della nostra coscienza deposito attraverso yoniso manaskara, l'attenzione appropriata. L'inclinazione della nostra mente è fondamentalmente un espressione della manifestazione dei semi più forti della nostra coscienza deposito; i semi che emergono di più, questi sono l'inclinazione della nostra mente; quindi se non siamo tanto felici dell'inclinazione della nostra mente, controlliamo per vedere quali semi stiamo innaffiando in noi nella giornata. Pratichiamo la consapevolezza dei pensieri che emergono e quando vediamo che un certo pensiero è un pensiero che non porta benessere a me stesso o agli altri, pratichiamo quello che viene chiamato "cambiare il piolo" o cambiare la traccia di un CD, non so come lo chiamate adesso, o un MP4, di qualunque cosa si tratti, cambialo, ascolta qualcos'altro, scegli qualcos'altro. Per essere in grado di scegliere, dobbiamo essere in grado di tornare al momento presente, essere nel momento presente ed è questo che facciamo quando ascoltiamo la campana. Quando ascoltiamo la campana, che ascolteremo tra un attimo, portiamo la mente a casa nel corpo, diventiamo consapevoli che il nostro corpo respira, che siamo vivi e possiamo semplicemente dire: bene, cosa sto pensando? Qual è la tendenza della mia mente proprio in questo momento? Qual è l'inclinazione della mia mente espressa da questo pensiero? Forse possiamo ora ascoltare un suono della campana e fare esattamente questo. Una domanda: quando stavamo tornando a casa in noi stessi diventando consapevoli dei nostri pensieri, stavamo praticando yoniso manaskara? Che cosa avrebbe dovuto essere yoniso manaskara in quel momento? "Non dovrei pensare a quella cosa" sarebbe definibile come yoniso manaskara? Non necessariamente. Qualunque cosa io stia pensando, questo è quello che sto pensando e va bene, il punto fondamentale è che io lo sappia, questo è yoniso manaskara. Quindi quando ascoltiamo il suono della campana, pratichiamo il tornare a noi stessi, diventiamo consapevoli di quello che stiamo pensando e abbracciamolo con gentilezza amorevole parliamo a noi stessi in modo amorevole: questa è attenzione appropriata. Poi potremmo dire: "Quel pensiero che è emerso, è emerso perché il seme di quel pensiero è molto forte"; quando nell'arco della giornata divento consapevole di quel tipo di pensiero che emerge, posso dire: " Bene posso pensare a qualunque cosa io stia pensando, ma in modo diverso?". Vediamo qualcuno, per esempio vedo una delle mie sorelle che attraversa la sala da pranzo mette qualcosa sul tavolo e poi esce dalla sala da pranzo, e il mio pensiero è questo: " Sta lasciando le cose in giro, non è il posto per lasciare le cose". Questo pensiero da dove arriva? Questa è una mente giudicante, ma posso anche pensare: "Sta andando da qualche parte ha messo lì le cose per qualche motivo, probabilmente ha un buon motivo per metterle lì, tornerà e le raccoglierà, e altrimenti posso sempre prenderle io e metterle dove devono andare", va bene, no? In questo modo sto innaffiando un altro seme il seme della comprensione, della gentilezza amorevole e della compassione, e più innaffiamo quel tipo di seme e più emergerà e diventerà l'inclinazione della nostra mente, il che è meraviglioso per noi stessi e per gli altri. Il corpo e la mente con cui viviamo la nostra vita quotidiana è lo stesso corpo e mente che portiamo sul cuscino quando pratichiamo la meditazione seduta qualche volta diciamo: "mi siederò, voglio avere un po' di pace" e andiamo, agitati, camminiamo molto velocemente verso l'angolo tranquillo in cui sederci, e mentre ci sediamo possiamo ancora sentire questa energia nel corpo, questa irrequietezza, questa agitazione nella nostra mente ed è qui che subentra di nuovo la pratica di abbracciare. "Bene, sono qui, il mio corpo non è ancora calmo, la mia mente non è ancora calma, l'abbraccerò e starò con lei". Ispirando, sono consapevole del corpo/ Espirando, lascio andare la tensione nel corpo. Inspirando, sono consapevole delle mie formazioni mentali/ Espirando, calmo le mie formazioni mentali. Calmare le formazioni mentali. per esempio l'agitazione, l'irritazione, forse la rabbia, respirando e abbracciandole con il nostro respiro: possiamo farlo come pratica mentale, essendo consapevoli di quello stato mentale ed abbracciandolo con il nostro respiro. Possiamo anche controllare per vedere dove questa agitazione, questa irritazione, questa rabbia si esprime come sensazione fisica nel mio corpo: è un senso di tensione al petto, al plesso solare? Nell'addome, nelle spalle? Qualunque cosa ci sia nella mente è anche nel corpo, quello che c'è nel corpo è nella mente. Se scopriamo che pratichiamo, che cerchiamo di praticare, abbracciando la formazione mentale ad un livello mentale, continuiamo ad essere trascinati via dalla narrazione e forse investiamo più energia nella storia, rendendo così ancora più forte la formazione mentale, allora potrebbe essere bene controllare dove e come si esprime nel corpo e respirare con quella sensazione fisica. Ogni volta che la nostra mente vaga verso la storia diciamo: "sto respirando con te" prendendoci cura della sensazione fisica. Nella mia esperienza, quando la sensazione fisica si calma, quando in un certo senso si scioglie e se ne va, miracolosamente anche l'agitazione nella mente si calma, e allora sono pronta a guardare come si è verificata, cosa è successo davvero. Forse possiamo goderci un altro suono di campana Il retto pensiero vuol dire anche essere consapevoli dell'impermanenza; c'è una frase che uso quando vengo catturata dal pensiero che le cose resteranno così per sempre. Quando mi trovo in una situazione che ritengo difficile, mi dico: "anche questo passerà" e questo mi dà energia, non sono più persa nella disperazione. Quando sono in una situazione che mi piace davvero molto: essere con il sangha, un tempo meraviglioso, un bel ritiro, mi dico: "anche questo passerà" e così no spreco il mio tempo e me lo godo davvero, mi permetto di esserne nutrita: questa è l'impermanenza. Il retto pensiero è anche espressione del non sé, è sapere che la felicità non è una questione individuale. Quando mia sorella non è felice, per quanto io mi sforzi non posso essere felice; in qualche modo il suo dolore è il mio dolore, benché io non voglia necessariamente accettarlo, ma la mia esperienza è che non posso essere felice davvero. Il tempio cinese Bailin è un tempio dove un maestro chiese ad un praticante: "Hai visto l'albero di cipresso nel cortile" E' un koan. Sul cancello di entrata ci sono due parole in cinese "non due", non dice uno, dice "non due" penso che mia sorella ed io non siamo due, non siamo esattamente uno, ma non siamo due, e questo mi aiuta, se ho una difficoltà, a sedermi e a pensare qual è veramente questa difficoltà, che cos'è, qual è "il problema"? Qualche volta noto che sto cercando la risposta al di fuori del problema, come se da una parte ci fosse il problema e la soluzione fosse da un'altra parte, ma ho scoperto che se voglio conoscere la soluzione al problema, devo guardare a fondo il problema, questo è l'unico luogo dove posso trovarla, "non due" soluzione/problema, "non due" cose separate; non sé, non-due è il non sé, e [devo] praticare questo nella vita quotidiana con la calligrafia di Thay "La felicità non è una questione individuale". Poi trovo un modo di comunicare con la sorella per arrivare alla pace, per arrivare di nuovo alla pace. Non due, non sé, è retto pensiero. Thay ci ha posto tre domande in passato per aiutarci a praticare yoniso manaskara, l'attenzione appropriata e il retto pensiero. La prima è una calligrafia che mi piace davvero, ce l'ho sullo schermo del mio laptop "Sei sicuro?" Sei sicura che siete davvero due persone completamente diverse che non hanno a che fare l'una con l'altra? Sei davvero sicura che la salute della Terra non ha niente a che fare con la tua salute? Penso che tutti noi sappiamo già qual è la risposta a questa domanda: Sei sicura? Sei sicuro che la difficoltà che hai è tutta colpa dell'altro e non tua? Sei davvero sicura? Anche se sei davvero sicura controlla di nuovo, questo è quello che Thay ci consiglia di fare La seconda domanda è: "Che cosa sto facendo?" Quello che sto facendo è innaffiare i semi positivi? Siamo consapevoli di quello che stiamo facendo fisicamente? Se siamo consapevoli di quello che stiamo facendo potremmo anche essere consapevoli di come lo stiamo facendo e a Plum Village la nostra pratica è di fare tutto in presenza mentale, per coltivare l'energia della presenza mentale in modo da poter essere consapevoli del nostro pensiero, delle nostre parole e delle nostre azioni. La terza è: "Ciao energia dell'abitudine, stiamo pensando in un modo che innaffi i semi della sofferenza in noi stessi e negli altri?" La nostra parola, la nostra azione nasce dal nostro pensiero, il nostro pensiero nasce dalla nostra visione. La quarta è: "Generare la mente d'amore, il profondo desiderio di coltivare la comprensione e la compassione" Queste sono le quattro domande che Thay ci ha dato molti anni fa. C'è una pratica che mi piace molto, è il Toccare la Terra. Mi piace praticare il Toccare la Terra, i Cinque Toccare la Terra Chi non ha ancora praticato i Cinque Toccare la Terra li può trovare nel libro dei canti e li può trovare anche sul sito di Plum Village I Cinque Toccare la Terra ci aiutano a capire noi stessi e gli altri; per me questa è una pratica che porta a ricominciare da capo e alla guarigione ristabilendo relazioni, relazioni sane mi è piaciuta molto anche la pratica dei Tre Toccare la Terra; di nuovo se non la avete praticati li trovate nel libro, se avete praticato il toccare la terra con Sister Chan Kong, avete avuto la combinazione dei tre e dei cinque insieme e anche di più, ma potrebbe piacervi vedere da dove vengono quindi il Toccare la Terra di Sister Chan Kong è nato dalla sua esperienza dei tre e dei cinque Toccare la Terra. I Tre Toccare la Terra mi hanno aiutato a vedere che sono la continuazione dei miei antenati, e che loro sono molto presenti dentro di me. Io pratico per loro, per guarirli, e prendo rifugio in loro quando ho bisogno di forza. Proprio nel momento in cui dirigiamo la nostra attenzione a ciò che è integro, sano e che porta al nostro benessere e al benessere degli altri, allora stiamo praticando yoniso manaskara, e c’è un modo di dire che conosciamo tutti e possiamo applicare questo modo di dire a yoniso manaskara: "Non c'è una via per yoniso manaskara, yoniso manaskara è la via". Yoniso manaskara è la via per rendere il nostro dialogo interiore integro, pieno di comprensione e compassione e anche per rendere le nostre interazioni con gli altri piene di compassione e comprensione. Infine, qualcuno ha chiesto: "Che cosa faccio? Io dubito, dubito così tanto, sono indeciso non so se fare questo o quello, cosa devo fare? Devo fare questo oppure devo fare quell'altro? Ho un problema." Di nuovo, cerchiamo sempre di trovare la risposta a quella domanda da qualche altra parte, al di fuori del momento presente. Per sapere cosa fare, la cosa migliore nella mia esperienza è di tornare al momento presente. Qualche volta uno dei nostri amici dice: non so se devo stare a Plum Village o se devo andare da un'altra parte, fare qualcosa di diverso, se devo tornare qui oppure no; siamo a Plum Village e la cosa migliore da fare per capire se dobbiamo restare o andarcene, è di essere al 100% a Plum Village (lo ripete). Facciamo questo e sapremo se dobbiamo restare o andarcene. ma finché non siamo qui al 100% non lo sapremo. Magari potremmo andare, stare da un altra parte e dire: "Ma devo tornare indietro a Plum Village? O forse dovrei restare qui?" Stessa cosa, se te ne vai, vai e stai al 100% dove sei, e saprai se è il posto per te, oppure se magari desideri tornare a Plum Village. Quindi possiamo praticare l'osservazione del "problema" e troveremo lì la soluzione, perché non sono due [problema e soluzione non sono due]. Quindi come pratica, soprattutto per il vostro tempo qui a Plum Village, praticate alla luce delle parole del Buddha: "Ogni cosa che frequentemente pensiamo, o su cui riflettiamo, diventa l'inclinazione della nostra mente." Quando ascoltiamo il suono della campana non limitiamoci a fermarci, godiamo del nostro respiro e diciamo: qual è l'inclinazione della mia mente? Che tipo di seme c'è qua sotto? Forse invece di innaffiare quel seme posso stare più attenta ad innaffiare un altro seme Quando camminiamo diventiamo consapevoli di ciò che stiamo pensando, potremmo essere consapevoli di ciò che stiamo pensando, dell'inclinazione forse posso lasciare quel pensiero da parte e stare con i miei passi. Thay dice:" quando camminiamo, investiamo il 100% nel camminare e fermiamo la nostra RPC la nostra Radio del Pensiero Continuo." Ci ho pensato e mi sono detta: che cosa di sta dicendo di smettere di fare Thay? E sono tornata alla mia esperienza del pensiero attivo e del pensiero passivo, e ho pensato: forse Thay intende quello che io avevo chiamato "pensiero attivo"; posso lasciare andare i pensieri che io elaboro e ritornare ai miei passi, i pensieri passano semplicemente come le nuvole nel cielo; non sono questi che io voglio fermare, se facessi questo, creerei un conflitto, si calmeranno da soli. Se io continuo a tornare ai miei passi e a gioire dei miei passi, i pensieri possono stare da qualche parte sullo sfondo e va bene. lo stesso quando mangio, quando pulisco il pavimento -cosa che talvolta faccio se nessuno sta guardando, perché se stanno guardando magari mi portano via la scopa, perché le sorelle anziane non devono spazzare il pavimento, lo fanno le sorelle giovani. Quindi quando ho l'occasione di spazzare il pavimento, che è una cosa che mi piace fare, qualunque cosa stia facendo, qualunque azione fisica, cerco di portare sempre la mente al mio corpo e quando scopro che sono trascinata via - per esempio da un pensiero molto emozionante, che alla fine magari non è emozionante affatto - posso lasciarlo andare e tornare a quello che sto facendo portando la mente a casa nel corpo. In questo modo noi sviluppiamo yoniso manaskara e avremo la pace e la calma per guardare a fondo, per vedere la natura impermanente e di non sé di tutto quello che è e questo è il Retto Pensiero. Quindi cominciamo a praticare la consapevolezza del nostro pensiero quotidiano, Questa potrebbe essere la porta per il Retto Pensiero. Vi ringrazio tanto per essere stati qui